Disclaimer:
I personaggi presenti nella fanfiction non mi appartengono, ma sono
proprietà di Masashi Kishimoto. Questa storia è
stata
scritta senza alcuno scopo di lucro.
Will
things ever change?
Barcollava,
le gambe
instabili e la schiena dolorante. Ma le stampelle sarebbero state un
accorgimento inutile: era piena di graffi e lividi sulle braccia. Per
non parlare del dolore sparso su tutto il corpo, dai capelli alla punta
dei piedi: in effetti, mai prima d'ora era stata messa K.O. a quel
livello.
Tuttavia, celava gli spasmi dietro a un'espressione composta, pronta ad
allargarsi in un sorriso ogni volta che incrociava qualcuno nei
corridoi. Era l'unico modo per persuadere le infermiere a farla andare
da Lee. Al diavolo, lei in quella snervante attesa, prima di rimettersi
completamente, non ci rimaneva.
Stando a quello che le aveva detto il maestro Gai, le fitte che le
penetravano fin quasi nelle ossa, ad ogni passo, non erano niente in
confronto a quello che doveva sentire il compagno.
Non potrà più essere un ninja...
Il sensei l'aveva pregata di non farne parola con Lee. Per il momento,
si trattava solo dell'opinione di alcuni ninja medico di primo
soccorso; dovevano ancora essere fatti gli esami di accertamento.
Certo che se ha così tante microfratture...
Tenten scosse il capo con forza, rischiando però di perdere
il suo già precario equilibrio.
Un'infermiera le corse incontro, domandandole con un misto di stupore e
rimprovero che cosa ci facesse in piedi.
- E' un'incosciente, torni in camera. - la sorresse, un
braccio
intorno alle spalle.
- Ma mi sento bene, basta che cammini con calma. -
- Dove stava andando? - chiese sospettosa: per insistere
tanto, non
doveva essere una semplice passeggiata di piacere.
- Un mio compagno di squadra è ricoverato qui.
Credo sia
grave. - ed aggiunse, notando lo scetticismo dell'infermiera, - Si
chiama Rock Lee, ha fratture serie sul lato sinistro del corpo... -
Si interruppe, vedendo gli occhi della donna accendersi:
- Sì, è nel blocco B. Ma lei
dovrà
aspettare domani per vederlo: la sua pressione è ancora
bassa, deve dormire e... -
- La accompagno io. -
Il viso di Tenten si illuminò, una sorta di abitudine.
In realtà non avrebbe
voluto, in quella circostanza. Non dopo che Neji aveva cercato di
uccidere
Hinata Hyuuga.
- D'accordo. - acconsentì l'infermiera, sollevata
ed al contempo
intimorita dal nuovo arrivato. - La affido a lei, mi raccomando. -
Così, purtroppo, Tenten doveva essergli riconoscente per
averla liberata da
quell'impiccio. Soltanto per quello, dato che, per il resto, non le
offrì di certo il braccio per aiutarla a camminare.
Però, ripensandoci, qualcosa non le tornava...
- Cosa ci fai in ospedale? -
La prese larga. Non voleva insinuare nulla, probabilmente si stava solo
facendo un sacco di castelli in aria. Eppure... era proprio sul suo
piano, camminava verso la sua
stanza...
- Sono venuto a trovarti. - confessò senza
esitazione.
A momenti Tenten non perdeva ancora l'equilibrio.
- Ah, sì? - si finse sorpresa.
- Devo sapere quando ti dimetteranno. Ho circa un mese per
allenarmi. -
A momenti a Tenten non cedevano le gambe una volta per tutte.
Illusa...,
si disse,
sconsolata. Se Neji non avesse dovuto gareggiare, gli avrebbe cacciato
un malocchio terribile. Lo scrutò di sottecchi, gli occhi
ridotti a una fessura, mentre valutava le opzioni possibili.
- Non ha senso quello che stai facendo - la riprese, lo
sguardo fisso
davanti a sè, sul corridoio che stavano percorrendo.
Tenten si irrigidì. Come aveva fatto a...
- Cosa pensi di dirgli? Lo umilierai ulteriormente e basta. -
La kunoichi tirò mentalmente un sospiro di sollievo: si
riferiva a Lee.
Neji aveva ragione, lei lo sapeva. Da ninja meritevole, Rock Lee non
tollerava la compassione. Come lei, come Neji. Dopotutto,
però, si trattava solo di un esame non superato, non di
un'occasione unica nella vita. Probabilmente non lo avrebbe confortato
sapere di non essere l'unico squalificato del team, ma sarebbe certo
stata
incoraggiante per lui la prosettiva di allenarsi insieme a lei per
ritentare la selezione dei chunnin e...
Ma non dirne, Tenten...
Queste erano solamente giustificazioni che aveva costruito per
nascondervisi dietro. A voler essere onesti con se stessi, era preoccupata da morire per Lee. Voleva appurare di persona il suo stato fisico, per potersi convincere
che le sue paure fossero prive di fondamento.
- Non potrà più essere uno shinobi, lo
sai? - Neji
parve sorridere.
- Sì. - annuì, pensando che doveva
essersi
sbagliata.
- Se solo mi avesse dato ascolto - fece spallucce lui.
Tenten alzò un sopracciglio:
- In che senso? -
- Rock Lee è un illuso, vuole opporsi alla natura,
alla
realtà dei fatti. Avrebbe dovuto arrendersi. - sorrise
beffardo, guardandola, - Non potrà mai diventare un
ninja, uno come lui. -
La kunoichi si fermò bruscamente, proprio quando ormai erano
a pochi metri dalla stanza di Lee.
- Sarà perchè anche io non ho
capacità
innate e non appartengo a nessun clan prestigioso, - fissò le
iridi nocciola in quelle incolori di Neji, con una determinazione che
ricordò al genio di Konoha quella suicida di Hinata, - ma ho
stima totale di Rock Lee. -
Neji celò difficilmente il proprio turbamento: Tenten non
gli aveva mai parlato così, non gli aveva mai dato contro. A
dirla tutta, non aveva mai espresso un proprio parere. Probabilmente
perchè lui, taciturno e riservato, non gliene
dava l'opportunità e, ad ogni modo, non l'avrebbe ascoltata.
Erano compagni di squadra,
facevano coppia negli allenamenti. Punto.
In quel momento, Neji realizzò di avere sempre apprezzato
che lei non lo giudicasse:
lo rilassava molto e lo fortificava, perchè tutto
sommato il suo era una sorta di tacito assenso ai propositi e ai valori
per cui lui combatteva.
A dispetto di qualsiasi previsione, ora si ritrovava attaccato dalla
persona che, stimava, lo avrebbe seguito sempre silenziosamente, in
ogni sfida.
In quel momento, Neji si sentì a disagio.
- E' vero, l'ho ripreso un sacco di volte per la sua
ostinazione, perché lo portava solo a farsi del male. -
continuò Tenten, aspettandosi una simile obiezione da parte
dello Hyuuga, - Ma la sconfitta con Temari mi ha dato da
riflettere: migliorerò e la prossima volta saprò
batterla. E' stato proprio Lee a insegnarmi a non
rinunciare
mai ai miei obiettivi. Per quanto siano lontani da me e dal mio
presente,
in un futuro, col duro e incessante esercizio, li
raggiungerò. Nonostante io faccia parte della categoria 'uno
come lui'. -
Neji rise, scuotendo il capo:
- Anche tu. -
Poi ricambiò la forza di quello sguardo con la sua
espressione più glaciale.
- Sei destinata a soccombere, allora, lo sai bene. Come lui.
-
accennò col mento alla camera sulla sua sinistra, con
disprezzo. Prima che lei potesse ribattere, le lanciò una
frecciatina fatale per quella sua ostentata sicurezza.
- Sei un'ipocrita, Tenten. Non sei tu quella che legge le
carte prima di
ogni missione? -
La ragazza esitò, evidentemente colpita in un
punto sensibile.
- E' solo un passatempo. - balbettò, gli occhi
meno convinti
di prima.
- Però significa che credi nel destino, in un
disegno
già scritto prima della nostra nascita. -
La posizione di
Neji si rafforzava parola dopo parola. Ora era lui a tenere le redini
della conversazione, lo sapevano entrambi.
Già... in che
cosa credo io?
Tenten era combattuta. Sì, riteneva che il percorso di ogni
individuo fosse già tracciato. Dopo l'incontro delle
semifinali, però, aveva cominciato a pensare che forse
nessuno potesse
conoscere dove il suo cammino si interrompesse o
deviasse e ciò avrebbe spronato la gente a combattere per i
propri
ideali.
Ma se una persona non fosse stata destinata ad avere
successo... La battaglia, allora, sarebbe stata inutile.
Quindi, aveva ragione Neji? E se nel destino di Tenten non
fosse stato scritto che lei sarebbe diventata la
migliore kunoichi del villaggio? Un'intera esistenza trascorsa a
raggiungere un orizzonte. Ma, si sa,
l'orizzonte si spostava insieme a chi lo rincorreva.
Oppure, finire come Lee. Scoprire a quattordici anni di avere chiuso
con la propria gara all'inseguimento dell'impossibile. In effetti, se
ognuno avesse potuto conoscere i propri successi e fallimenti fin dalla
nascita, si sarebbero potute risparmiare tante sofferenze e delusioni.
Forse è Neji
ad essere nel giusto...
- Per Lee era solo una questione di tempo. Se non ci fosse
stato quel
Gaara dal villaggio della Sabbia, un giorno avrebbe comunque sbattuto
il muso contro il muro dell'ineccepibile verità, perdendo
contro di me. - infierì Neji, armato della posizione di
vantaggio che si era guadagnato.
- Lo avresti ucciso?", gli domandò indignata, ma
solo con un
filo di voce. Sintomo che la freddezza di quel cuore stava
devitalizzando le sue difese. -Come volevi fare con tua cugina... -
Lo Hyuuga sembrò scuotersi e la fulminò
prontamente.
- Non ti immischiare in cose che non ti riguardano. -
Tenten avrebbe voluto replicare, ma la voce si era bloccata in fondo
alla gola, insieme all'ultimo respiro che aveva preso.
- Comunque, - proseguì lui, - sì, li
avrei uccisi entrambi,
se ne avessi avuto
l'occasione. Dopotutto, a cosa servono al mondo due perdenti come loro?
Ascoltami, Tenten. Tu sei ancora in tempo per tirarti indietro. Al
momento l'unica carta a tuo favore rispetto a loro due è che
tu
contribuisca ad allenare un eletto come me.
Ma in un futuro dovrai fare i conti coi limiti che la natura ti ha
imposto. Anche se, forse, non è molto lontano...- squadrò da capo a piedi le
fasciature, i cerotti e i lividi sparsi su tutto il corpo di
Tenten.
Questo prima che una cinquina stampata sulla guancia lo facesse
ciondolare.
- Di sicuro, - gli disse con voce tremante, - di sicuro una
cosa
accadrà molto presto. -
Tenten incontrò i suoi occhi,
dapprima sbarrati, poi rabbiosi.
- Trovati qualcun altro con cui
esercitarti. Non voglio perfezionare la tecnica di un assassino. Ah,-
aggiunse, prima di superarlo, - e se
devi entrare da Lee per dirgli certe cattiverie... allora vattene. -
Aveva il cuore a pezzi.
Al di là dell'insicurezza su se stessa che Neji aveva
alimentato, Tenten soffriva ora per qualcosa di ben più
irreparabile: il suo amore infranto.
Come avrebbe voluto che Neji fosse un'altra persona.
Già solo il pensarlo le torceva ulteriormente il cuore,
impedendole quasi di respirare.
Fin quando non si sentì strattonare per il polso. Non se ne
accorse tanto per il gesto in sè, piuttosto per la fitta
lancinante che le provocò, sotto le bende.
Come se quel dolore non fosse bastato a paralizzarla,
gli occhi di
Neji la colpirono con un intento quasi omicida che la
disarmò. Non avrebbe mai voluto, proprio davanti a lui, ma
cominciò a tremare.
- Tu farai quello che dico io. -
La verità, e anche Tenten lo avrebbe compreso se solo non
fosse stata così accecata dal terrore, era che Neji non
poteva trovare nessun partner migliore della maestra d'armi per
migliorarsi nella rotazione suprema.
Tenten, il volto che lottava per non contrarsi in una smorfia di
dolore, cercò di liberarsi dalla presa, invano.
- Hai capito? - le momorò, impassibile.
- Voi due! -
Un'infermiera si affacciò esasperata da una delle camere.
- Avete finito di discutere? I pazienti devono riposare! -
Neji si ricompose in un attimo,
senza che la donna potesse scorgere il movimento rapido della sua mano.
Si
scusarono entrambi e, soprattutto, Tenten ne approfittò per
sgattaiolare sulla maniglia della stanza di Lee.
Prima di entrare si voltò con occhi lucidi verso lo
Hyuuga, ancora in piedi nello stesso punto in cui lo aveva lasciato. La
medesima espressione gelida.
- Sei una persona orribile, Neji. Nessuno ti vorrà
mai stare
accanto. Neanche io. -
Così il ragazzo rimase solo, in mezzo al corridoio del
blocco B. Solo, con
gli occhi fissi su una porta chiusa e la mente piena di quelle parole.
Soprattutto le ultime due.
Se nemmeno lei, allora era vero sul serio.
Solo. Di nuovo.
Neji serrò la mandibola e trasse un profondo respiro,
incamminandosi verso l'uscita.
Ma dopotutto, padre, non
è meglio così?
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