Chi avrebbe mai
detto che sarei tornata nel fandom dei transformers dopo anni? :'D
Prima che iniziate a leggere voglio chiarire una cosa: questa one shot
a caso è slegata dalle altre cose sul Deviant Team che ho in
giro, incluse quelle su altri siti.
Buona lettura!
«’Taka».
«Sì, ‘Star?»
«Ricordami come e perché siamo finite qui
dentro».
“Qui dentro”, alias uno sgabuzzino malmesso,
stipato di roba
cybertroniana e polveroso, in cui le due transformer entravano per un
pelo.
Una situazione bizzarra ma c’era da dire che, nei loro
milioni di anni di vita, Mintaka e Deathstar -rispettivamente una
motocicletta
girgia, blu e nera e una jetformer nera, rossa e bianca- si erano
ritrovate in
situazioni molto più
strane.
«Questa volta non c’è bisogno di
riflettere granché per
concludere che non è tutta colpa nostra… ma
perlopiù di Stylequeen e del rosa
più rosa dell’Universo» disse Mintaka.
«EH! Quello!»
La loro amica Stylequeen era un’automobile, e probabilmente
era anche la femme rosa più rosa tra le femmes rosa.
Solo che il rosa di cui era dipinta la sua carrozzeria
attualmente aveva iniziato a sembrarle un po’slavato, ragion
per cui si era
messa in testa di cercare nientemeno che il rosa più rosa
dell’Universo con cui
ridipingersi.
Aveva costretto Pkangu -il tecnico nonché unico maschio del
gruppo- a cercare suddetta vernice in tutti i modi, in tutti i luoghi,
in tutti
i laghi (?) e soprattutto in tutte le reti in cui fosse riuscito a
penetrare,
incappando infine nel sito d’un tal Stuart Semple col suo
“Pinkest Pink”.
Peccato che ci fossero diversi problemi: per esempio che la
spedizione di quei prodotti fosse disponibile solo sul pianeta chiamato
Terra,
che suddetto pianeta fosse praticamente dall’altra parte del
cosmo e che la
piccola astronave del loro gruppo non possedesse un sistema adeguato
per
arrivare lì in tempi brevi. Era una tecnologia a
disposizione solo delle basi
militari presenti in tutte le colonie cybertroniane, e loro non si
erano mai
voluti schierare.
Solo che Stylequeen, per raggiungere il “suo” rosa,
non si
era fatta fermare da nulla di tutto ciò.
Escludendo dai propri recettori uditivi qualunque voce
ragionevole, nottetempo aveva convinto Deathstar e Mintaka ad aiutarla
a
infiltrarsi nella prima base Autorobot che avevano trovato.
Deathstar e Mintaka non erano precisamente due tipe
discrete, specialmente quando erano insieme, però Deathstar
era portatrice di
qualcosa che nessun’altra creatura conosciuta possedeva: il
mitico PDBDC, alias
il Potere Della Botta Di Culo. Proprio quel che serviva per entrare in
una base
militare e sfruttarne il teletrasporto a lungo raggio, insomma.
Era filato tutto abbastanza liscio, principalmente perché
Deathstar e Mintaka avevano premuto a caso un pulsante che aveva dato
il via a
un allarme che aveva causato un’evacuazione generale e fatto
svuotare la base
intera, ma le cose erano precipitate appena dopo la partenza di
Stylequeen,
quando vari soldati Autorobot erano rientrati e le avevano trovate
vicine al
teletrasporto.
Le due si erano gettate dentro immediatamente, venendo
teletrasportate via appena dopo aver visto un Autorobot precipitarsi al
computer per tentare di bloccarle, ed ora eccole lì, nello
sgabuzzino di chissà
quale edificio in chissà quale posto
dell’Universo.
«Non credo che Stylequeen abbia trovato qui la sua
vernice»
disse Deathstar «A dirla tutta mi chiedo anche se noi due
troveremo qui
Stylequeen, perché francamente questo non mi sembra un posto
molto vernicioso».
«Visto che hanno tentato di bloccarci è possibile
che siamo
finite in un luogo diverso da quello stabilito»
osservò Mintaka «Io dubito che
Stylequeen sia sbucata qui. Un po’ me lo auguro pure,
perché se no chi la
sente?»
«Ohé! Chi rosa vuole apparire un po’deve
soffrire!» sentenziò
la jetformer «Usciamo di qui e andiamo a cercarla,
va’».
Furono costrette a prendere in mano alcuni oggetti per poter
riuscire ad arrivare alla porta e ad aprirla.
Trovandosi davanti un Demolisher qualunque che in quel
momento stava passando proprio di lì.
«Ciao Coso!» lo salutò Deathstar
«Hai mica idea di dove
possiamo trovare la tizia rosa più rosa che tu abbia mai
visto?»
Il povero ufficiale Decepticon, troppo attonito per
rispondere e con la bocca semispalancata, rimase in silenzio.
«Vabbè, continuiamo a cercare. Grazie lo
stesso» sospirò
Mintaka, appioppando in mano al mech gli oggetti che aveva preso dallo
sgabuzzino.
«A buon rendere!» aggiunse Deathstar, rifilando a
Demolisher
anche i propri oggetti.
Entrambe corsero via e, finalmente, quando scomparvero
dietro l’angolo Demolisher si riebbe abbastanza da lasciar
cadere a terra tutto
quel che aveva in mano.
«Ma che diavolo?!...
devo avvisare subito Megatron!» esclamò.
Corse via a sua
volta, verso l’esterno, sapendo che avrebbe trovato
lì il suo capo. Il giorno
prima gli Auturobot si erano accaparrati il minicon e Megatron dunque,
come
testimoniava la presenza di nuovi crateri sul suolo lunare, era ancora
di
malumore.
Normalmente sarebbe stata un’ottima ragione per stargli
più
lontano possibile, però c’erano degli intrusi
nella base, quindi Demolisher
riteneva di doverlo avvertire. «Megatron!...»
«Che vuoi?!»
Un’accoglienza non delle migliori, che soffermandosi
sull’espressione del leader dei Decepticon e sulla Spada
Stellare che egli
stringeva saldamente in mano diventava pessima, però
l’ufficiale si fece
coraggio. «Ci sono degli intrusi, Megatron!»
«Cosa?! Intrusi! Mi stai dicendo che Optimus Prime e i suoi
cagnolini hanno osato penetrare nella mia base?!»
«No… trattasi di due femme sconosciute uscite da
uno
sgabuzzino, signore!»
Per un lungo, lunghissimo
attimo, Megatron lo guardò senza proferire verbo.
Poi però…
«IDIOTA!»
sbraitò.
«Ma
Megatron-»
«Non sono in vena di stare a sentire assurdità del
genere!»
lo interruppe questi «Femme che escono da uno sgabuzzino! Per
chi mi hai
preso?! Nemmeno Cyclonus crederebbe a una simile idiozia. Hai cinque
secondi
per toglierti di torno prima che decida di farti fondere!
Uno…»
«Ma ci sono davvero, lo giuro!» insistette
l’ufficiale.
«Cinque!»
«Va bene, va bene!» esclamò Demolisher,
allontanandosi più
in fretta possibile «Poi però che non si venga a
lamentare con me se succede
qualcosa, io glielo avevo detto» borbottò
«Anche se in effetti, due femme che
escono dallo sgabuzzino… forse me lo sono
sognato…»
Guardando Demolisher allontanarsi, Megatron scosse la testa
con fare seccato. «Un soldato con un livello di intelligenza
normale. Uno. Non mi sembra di
chiedere tanto» disse
tra sé e sé «Eppure a quanto pare
è troppo anche questo!»
La colpa di ciò era in parte imputabile a lui,
perché in
realtà non gli piaceva avere attorno persone di intelligenza
pari o superiore
alla sua, però era qualcosa che non avrebbe mai ammesso; e
con un ultimo sbuffo
seccato, dopo aver dato un’occhiata ai buchi nel terreno
creati dalle sue
cannonate, decise che sarebbe rientrato nella base a breve.
Base in cui nel frattempo Deathstar e Mintaka continuavano a
vagabondare indisturbate.
«Stylequeeeeen!
STYLEQUEEEEEEEEEEEEEEN!» strillò
Deathstar «RISPONDIIII-»
«STYLEQUEEEEEEN! Ho la
corazza graffiata da ridipingere!» urlò Mintaka
«…ok, non è ancora arrivata di
corsa, dunque mi sa proprio che non è qui. Ovunque sia
“qui”. A proposito, il
tizio di prima aveva simboli addosso?»
«Io non ci ho fatto caso. Chi diavlo
c’è?!» esclamò la jetformer,
affacciandosi in una stanza a
caso «Nessuno… chi diavlo
c’è?!»
gridò di nuovo poco dopo, facendo la stessa cosa in
un’altra stanza «Di nuovo
nessuno…»
«’Star, qui c’è
qualcuno» disse Mintaka, trascinando l’amica
in una stanza all’altro lato del corridoio.
Il qualcuno cui si riferiva Mintaka era nientemeno che
Cyclonus che, tanto per cambiare, stava poltrendo alla grandissima
sdraiato su
un paio di grosse scatole contenenti chissà che cosa.
Il suo sonno beato però ebbe vita molto breve,
perché le due
femme iniziarono a scuoterlo.
«Ehi!»
« Coso Due! Sveglia!»
«M-Ma che succed-» farfugliò
l’elicottero, ancora assonnato.
«Buongiorno!» lo salutarono in coro, sorridendo.
«Di’: è mica passata di qui la tizia
rosa più rosa che tu
abbia mai visto?» gli domandò Mintaka.
«Oltre che essere rosa è anche bona. Per la
precisione è
bona assai»
puntualizzò Deathstar.
«Eh, sarebbe bello averla vista!»
sospirò Cyclonus «Ormai è
da un pezzo che qui le donne più o meno belle ce le sogniamo
e basta… come sto
facendo io in questo momento, per esempio» aggiunse.
«A beh» Deathstar fece spallucce «Allora
noi continuiamo a
cercarla. Grazie lo stesso, Coso Due!»
«Mi chiamo Cyclonus. Fate, fate… non
c’è di che» sbadigliò
il Decepticon, per poi tornare a dormire.
«Comincio a chiedermi se troveremo Stylequeen entro
oggi»
disse Mintaka, uscendo dalla stanza assieme a Deathstar.
«Comincio a chiedermelo pure io. Non che in realtà
abbia
tutta questa fretta di trovare Chiacchiera» tale era il
soprannome di
Stylequeen «O meglio, una Chiacchiera che non ha avuto la sua
vernice… ma
perdersi in tre è meglio che perdersi in due, anche
perché lei ha più senso
dell’orientamento di noialtre».
«Un buon motivo per continuare a chiamarla, ‘Star. STYLEQUEEEEEEEEEN!»
«STYLEQUEEEEEEN!...
Mintaka, una cosa».
«Dimmi».
«Tu hai fatto caso alla presenza o meno di un simbolo sul
tizio che dormiva?» domandò Deathstar, continuando
a camminare.
Ormai erano arrivate davanti a un incrocio di corridoi in
cui sarebbe servito riflettere attentamente sulla direzione da prendere
-o
prenderne una a caso, come invece era tipico di loro.
Mintaka si diede un pugno in fronte. «L’ho
dimenticato! E va
beh, cerchiamo di farci caso col prossimo che incontriamo, se lo
incontriamo».
«Voi due chi siete?!»
Alla loro sinistra era spuntato un seeker dagli occhi
aranciati, che teneva la mano destra sull’elsa di una spada
ricavata dalla sua
ala sinistra. Dei Decepticon che le avevano incontrate fino ad ora,
Starscream
era l’unico a ritenerle qualcosa più di un sogno o
di traveggole.
«Ehi, ciao Coso Tre! Noi siamo Deathstar e Mintaka, stiamo
cercando una nostra amica che forse è qui dentro»
disse la jetformer, con la
massima nonchalance «Tu sai per caso dove possa essere la
tizia rosa più rosa
che tu abbia mai visto?»
«Quando abbiamo detto che avremmo continuato a cercarla,
Cyclonus ha detto “Fate, fate”» disse
Mintaka.
«Mi chiamo Starscream, non Coso Tre!... conoscete
Cyclonus?»
si stupì leggermente Starscream, togliendo la mano
dall’elsa.
Le due annuirono.
“Forse avrei dovuto immaginarlo. Sembrano due tipe piuttosto
scoppiate, come lui del resto” pensò il seeker,
guardando dritto nei loro
sensori ottici rossi prima una, poi l’altra.
«Quindi conoscete Cyclonus e c’è
una vostra amica che si è persa».
«Eh già. Allora? Hai visto una femme rosa
rosissima molto
rosa con gli occhi azzurri oppure no?» gli chiese Mintaka.
«No, mi spiace. Tsk… quel deficiente non
può far venire qui
delle civili e lasciarle girare tranquillamente. È una base
militare, non un
parco giochi» sbuffò Starscream.
«In questo posto per caso avete il Pinkest Pink di Stuart
Semple? È una vernice che hanno sulla Terra»
spiegò Deathstar «La nostra amica
Stylequeen è venuta qui per quella».
«Quello in cui ci troviamo è un posto che si
chiama Luna, è
il satellite del pianeta Terra» disse Starscream, facendo
loro segno di
seguirlo fino a un’apertura nel muro «Che
è quello che vedete laggiù» lo
indicò
«E comunque no, ovviamente non abbiamo una vernice in quel
modo».
«Allora non siamo sulla Terra!» esclamò
Mintaka «Come
pensavo, è andato storto qualcosa nel teletrasporto quando
siamo passate noi.
Lei però dovrebbe essere arrivata nel posto
giusto».
«Quindi non siete venute qui per fare visita a
Cyclonus»
osservò Starscream.
«Una cosa non esclude l’altra»
spallucciò Deathstar «Il
bagno dove sta? Se aspetto un altro minuto ti ritroverai una pozza di
energon
esausto vicino ai piedi, te lo dico!»
«Vi accompagno» disse il seeker, dopo una breve
esitazione.
La strada per raggiungere il bagno fu breve e durante il
tragitto nessuno disse una parola.
Una volta arrivati, Starscream aprì loro la porta.
«Prego.
Io vi aspetto qui fuori».
«Grazie, grazie!» sorrise Mintaka, entrando con
Deathstar e
chiudendo la porta dietro di loro «’Star, mi sa che
dobbiamo- cosa c’è?»
La jetformer, con un cenno del capo, indicò un robot scuro
assolutamente enorme che aveva appena finito di scaricare
l’energon esausto -e
che dunque non aveva ancora rimesso al suo posto
l’armamentario adibito allo
scopo.
Essendo tutti uomini solitamente non c’erano problemi di
sorta per quanto riguardava il bagno, però loro due non
erano uomini, e il
robot gigantesco in questione con un’espressione che gridava
“Voi siete donne
oddio cosa ci fate qui”.
«Oh. Eh… saaalve» disse Mintaka
«Noi non abbiamo visto
niente!»
«Come hai fatto a non vedere niente?!»
allibì Deathstar «È
grosso e lungo quanto il mio braccio, spalla e mano compresa! Fagli i
complimenti, se mai. Complimenti!» disse poi al gigante, con
un breve e sentito
applauso.
«Tydal Wave ringrazia» borbottò il
transformer.
«Ascolta, già che ci sei puoi mica aiutarci a
salire lassù?»
gli chiese Mintaka, indicando un ampio condotto di aerazione
«Io e la mia amica
dobbiamo fare dei lavori, siamo qui apposta».
Tydal Wave non si fece domande -un po’per la scarsa
intelligenza e un po’perché era ancora imbarazzato
e voleva solo che
quell’incontro finisse il più presto possibile- e
le accontentò, issandole fino
al condotto, nel quale le due si infilarono dopo un “Ciao
ciao!”.
«A quanto pare siamo finite in mezzo ai Decepticon,
‘Taka».
«Eh sì, ‘Star, quindi facciamo meglio a
cercare uno straccio
di teletrasporto o navetta d’emergenza, augurandoci che ce
l’abbiano, e andare
sulla Terra. Sperando che Stylequeen sia lì per davvero e
non sia dispersa qui
dentro» disse Mintaka, mentre lei e Deathstar procedevano a
gattoni nel
condotto.
«Se tre persone dicono di non averla vista vuol dire che non
c’è. Non è che sia molto discreta,
sai… e se finendo sulla Terra non ha trovato
la vernice che cerca, Primus abbia pietà di chi sta avendo a
che fare con lei
in questo momento!»
*** Terra, base degli
Autorobot ***
C’era un certo fermento all’interno della base e,
per una
volta, i minicon non c’entravano nemmeno un po’.
«Se anche è una terrena non importa, la faccio
volare io»
dichiarò Jetfire «In tutti i sensi che
vuole!»
«Ehi! Tieni giù le mani, ci sono prima io, Hot
Shot ha
mandato le immagini a me!» protestò il giovane
Sideswipe.
«Ah, ma andiamo! Quella non è una femme adatta a
un
ragazzetto, e io sono il vice comandante nonché un
pluripremiato asso
dell’aviazione. Fatti da parte che è
meglio» disse il jetformer, con voce
annoiata «Per l’amor di Primus! Una
femme!»
Sembrava che Hot Shot, durante un giro di ricognizione,
avesse trovato una cybertroniana poco lontana dalla base.
Avendo appurato che era una civile e che non aveva le idee
ben chiare né su dove si trovasse né sulla
propria destinazione, dopo aver
inviato delle immagini ai compagni per una breve verifica aveva chiesto
e
ottenuto il permesso di portarla alla base.
«Ti consiglio una doccia fredda, almeno non farai fare una
figura barbina a tutta la squadra» sbuffò
Scavenger, seccato «È una femme, e
allora?»
«Finalmente vedo una femme, dopo tutto questo tempo! E che femme! Avete visto che paraurti? E
vogliamo parlare del bagagl-»
«Sei il penultimo che è arrivato qui, Jetfire, hai
smesso di
avere compagnia femminile da molto meno tempo di noi! E in ogni caso
cerca di
contenerti con il linguaggio» gli ordinò Optimus
«Stiamo dando asilo a una
civile dispersa».
«Ma Optimus!...»
«Hai sentito il comandante. Contollati»
tagliò corto
Scavenger.
«Seh, seh… va bene» si arrese Jetfire
«Però ricordatevi che
l’ho prenotata io!»
Smokescreen alzò gli occhi al cielo. «Non puoi
prenotarla,
non è una cena in un locale».
«Meglio passare direttamente al dopocena infatt-»
«Jetfire!» lo riprese Optimus.
«Sì… scusa».
Nei comm-link di tutti giunse il segnale di una
comunicazione in entrata.
– Qui Hot Shot,
siamo arrivati, aprite.
Dalla voce sembrava che il giovane Autorobot fosse piuttosto
abbacchiato, però i più pensarono che fosse solo
un’impressione, mentre altri
non ci badarono proprio.
Fu in quel momento che gli umani fecero il proprio ingresso
nella stanza.
«Ehi Optimus! Che succede?» domandò Rad.
«Hot Shot sta tornando alla base insieme a una civile della
nostra razza» sintetizzò Bloor, lapidario come suo
solito.
«“Una” civile? Una femmina?» si
stupì Alexis «Ci sono delle
transformer femmine?! Quindi è così che nascono
nuovi transformers!»
«Per la creazione di nuovi individui abbiamo più
di un
metodo, alcuni richiedono più tempo e altri meno…
ma non penso sia opportuno
approfondire» si limitò a dire Optimus, che li
riteneva troppo giovani per
discutere di certe cose.
«Eccola! Arriva!» esclamò Jetfire,
esaltato nel sentire il
rumore della porta che si apriva «Non vedo l’ora
di-»
«… ho attraversato metà Universo per
avere quella vernice,
quindi metterete da parte la ricerca dei minicon e mi aiuterete a
trovare il
Pinkest Pink di Stuart Semple, senza se, senza ma e senza protestare di
continuo come hai fatto tu. Possibile che i mech di oggi non siano
più disposti
a dare una mano a una femme giovane e bella come me?! Dove sono finite
la
galanteria e la cavalleria di una volta? Io allibisco! Ma che modi! Ma
che
roba!»
Sentendo ciò, tutti i presenti si scambiarono occhiate che
la dicevano molto lunga.
«Tutta tua!» sentenziò Jetfire, dando a
Sideswipe una pacca
su una spalla.
«No no, l’hai prenotata tu!» si
tirò indietro questi.
«Disdico!»
«Eccoci Optimus» disse Hot Shot, arrivando
finalmente sul
posto, con aria scocciata e sfinita «Questa
è-»
Un turbine del color rosa più rosa che si fosse mai visto
entrò nella stanza subito dopo di lui, dirigendosi
immediatamente verso il
comandante.
«Tu sei Optimus Prime, giusto? È un vero piacere
fare la tua
conoscenza. Il mio nome è Stylequeen» si
presentò la femme, con un sorriso
smagliante «E ho tanto, tanto bisogno dell’aiuto di un baldo e intrepido eroe» disse con aria supplichevole, stringendogli entrambe le mani «È una questione di vitale importanza! Aiutami a trovare la vernice color Pinkest Pink di Stuart Semple!»
Il più completo silenzio calò nella stanza per
almeno
quindici secondi.
«La vernice» ripeté Optimus, senza
sapere bene cos’altro
dire,
«Esatto. Il creatore di quella vernice ne definisce il
colore come “Il rosa più rosa
dell’Universo”, il che ovviamente la rende
perfetta per me perché, beh, guardami» disse
Stylequeen «Il punto è che la
vendono solo su questo buco di pianeta all’altro capo
dell’Universo, quindi per
arrivare qui in tempi decenti io e due mie amiche abbiamo dovuto
introdurci in
una delle tue basi e sfruttarne il teletrasporto, ma tu sei una persona
saggia,
sono certa che puoi comprendere che avevo ottimi motivi!... a proposito
delle
mie amiche, in realtà non ho idea di dove siano, avrebbero
dovuto essere con me»
aggiunse, quasi tra sé e sé «Immagino
che non siano riuscite a partire o sia
andato storto qualcosa durante il passaggio, ma tanto stanno bene di
sicuro…»
«Siete entrate in una base militare senza permesso e siete
venute fin qui per una vernice? Ci stai prendendo in giro o hai qualche
transistor saltato?!» allibì Scavenger, persona
troppo pratica per ritenere una
cosa del genere anche solo minimamente sensata.
«Zitto! Sto
parlando con Optimus Prime, non ti ho mai interpellato!»
ribatté Stylequeen con
un’occhiata tale che, se fosse stata un laser, avrebbe
incenerito il veterano
sul posto «So che avete da fare una guerra e trovare i
minicon e bla bla bla»
disse, tornando a rivolgersi a Optimus «Però
potete mettere da parte queste
cosette e aiutare una povera donzella in difficoltà,
vero?»
“Sarà una Decepticon sotto copertura?”
pensò Optimus “Però
se lei e le sue amiche, sempre che siano in giro davvero, fossero delle
Decepticon, ammettere di essersi introdotte in una delle mie basi per
venire
qui sarebbe assurdo. Per non parlare del fatto che se fossero delle
Decepticon
avrebbero utilizzato una delle loro… insomma, io dovrei
credere che questa
femme abbia fatto tutto ciò per avere una
vernice?!”
«Ehm. Io penso di poterti aiutare» disse Alexis.
Stylequeen si chinò immediatamente verso di lei.
«Tu sei una
femmina della tua specie, vero? Certo che lo sei. Chi altri avrebbe
potuto
capirmi se non una ragazza? Allora, sai dove posso trovare la mia
vernice?»
«In verità quello che stai cercando tu
è un pigmento, quindi
è in polvere, però volendo può
tranquillamente diventare la vernice che cerchi.
Posso fartelo provare, ho portato con me il barattolino
perché devo fare un
lavoro per scuola».
Carlos sollevò le sopracciglia. «Hai veramente
quel rosa
lì?»
“Sì, quindi glielo faccio provare, così
che poi ne ordini
uno stock e se ne torni presto a Cybertron” pensò
la ragazzina. «Certo. Ce l’ho
di là…»
«Hot Shot, accompagna nell’altra stanza i ragazzi e
la
nostra ospite» ordinò Optimus «Intanto
direi di cercare notizie sulle altre due
disperse, prima che finiscano in mano ai Decepticon».
«Sissignore» sospirò
l’Autorobot, rassegnato.
«Ci sono i Decepticon qui in giro? Allora sono sicuramente
finite lì per un qualunque motivo più o meno
assurdo ma non preoccupatevi,
ricompariranno presto» minimizzò Stylequeen
«Sapevo che sareste riusciti ad
aiutarmi, siete proprio brave persone. Grazie, grazie e
grazie!»
Appena Stylequeen si fu allontanata, il leader degli
Autorobot si lasciò andare a un sospiro. «Non so
bene come dovrei prendere
tutto questo. Non avevano il permesso di entrare nella nostra base ma
infierire
su qualcuno che ha già dei problemi ai transistor va contro
l’etica nella
nostra fazione».
«Io intanto ho contattato le nostre basi, una di esse ha
confermato che tre intruse sono entrate e hanno usato il
teletrasporto» disse
Red Alert «Problemi ai transistor o meno, le amiche di
Stylequeen sono
veramente in giro da qualche parte qui vicino. Spero per loro che non
siano
veramente finite in mano ai Decepticon».
«In quel caso invece di riunire il terzetto andando a
salvarle potremmo riunirlo consegnando a Megatron quella svitata di
là»
commentò Jetfire.
«Fare una cosa del genere è fuori
discussione» disse subito
Optimus, serissimo «In questa guerra non siamo noi gli
aggressori, consegnare quella
civile ai Decepticon ci renderebbe più spietati verso i
nostri nemici di quanto
loro siano con noi».
«… MA NON È
POSSIBILE!»
si sentì gridare Stylequeen dall’altra stanza
«Ho fatto questo viaggio assurdo
per una vernice che è dieci volte più slavata
della mia?! Si chiama Pinkest
Pink! Doveva essere il rosa più rosa del’Universo,
una cosa del genere non è
possibile! Fanno pubblicità ingannevole! Se non è
il rosa più rosa
dell’Universo allora non dovevano chiamarlo così!
Come hanno potuto?!»
«Hai senz’altro ragione, Optimus» disse
Scavenger «Io
propongo di cercare le altre due e trovare un modo di liberarcene in
fretta…
anche se non so come dato che, se il teletrasporto dalle nostre colonie
a qui
funziona, al momento quello inverso è inattivo».
«Mi inventerò qualcosa. Dividiamoci, chiediamo ai
ragazzi di
aiutarci con Laserbeak e cerchiamo le due disperse».
«Sissignore!»
*** Luna, base dei
Decepticon ***
«Ci conviene uscire da qui e scendere a cercare
teletrasporto o navette, da dentro questi condotti non si vede
granché» disse
Mintaka.
Deathstar indicò una grata alla loro destra.
«Buttiamola
giù!»
Rimossa la grata a suon di calci, le due sbucarono in una
grande stanza il cui elemento centrale era un trono di metallo. Sopra
di esso
era appeso un drappo rosso che contornava il simbolo violaceo dei
Decepticon e,
appoggiata contro il trono, c’era una grossa spada dalla
luminescenza
azzurrina.
«Uuuh, bella questa» disse Deathstar
«Niente teletrasporto
però è carina. ’Taka!»
«Dimmi!... che fai con quel drappo?»
Deathstar, ora in piedi sul trono con la spada in mano e il
drappo a mo’di mantello, si schiarì la voce.
«Io, Lady Deathstar, nomino te,
Lady Mintaka, cavaliere di… di che?»
«Del “che diavlo
è”, direi!»
«Eh! Giusto! Io Lady Deathstar» poggiò
la lama della spada
sulla spalla destra di Mintaka «Nomino te, Lady Mintaka,
primo e unico cavaliere
dell’ordine del Che Diavlo È!»
«Primo, unico e se non metti subito giù la mia
Spada
Stellare anche ultimo!»
Megatron -già pronto a sparare cannonate alle intruse-
sembrava
solo arrabbiato, ma in realtà si era sorpreso non poco
scoprendo che le due
femmes che Demolisher aveva visto uscire dallo sgabuzzino erano reali
al cento
per cento.
E che, pur sapendo per forza di cose di trovarsi in una base
Decepticon, si erano messe a giocare con il drappo.
Nonché con la Spada Stellare che lui, accorgendosi di non
avere nemmeno un cubo di energon extra forte in uno scomparto o
lì vicino,
aveva lasciato incustodita quarantadue secondi netti per andare a
prenderne un
paio dalle sue stanze private.
Quarantadue secondi netti che erano bastati e avanzati per
mandare la giornata ancor più a puttane, a quanto sembrava.
«Aaah…»
disse
Mintaka, guardandolo con gli occhi sbarrati.
Lei e Deathstar potevano non conoscere gli ufficiali
Decepticon ma la figura di Megatron, già solo per le corna,
era nota perfino a
loro.
«Eeeh… ciao»
disse la
jetformer, rivolta a Megatron «Di’, hai mica visto
passare di qua la femme rosa
più rosa che tu-»
«COOOOOOORRIIIIIIIIII!»
urlò Mintaka, trascinando via Deathstar appena prima che
venisse colpita da una
cannonata -la quale distrusse metà trono-.
«Non lascerete questo posto, tantomeno da vive! A tutti i
Decepticon, ci sono degli intrusi!» gridò nel
comm-link mentre si lanciava
all’inseguimento delle due donne «Bloccate tutte le uscite!»
– È da prima che io e
Tydal Wave cerchiamo di dare l’allarme, il sistema
è guasto!–
esclamò Starscream.
– Tydal Wave insegue.–
– Ma quindi non me le
ero sognate?– domandò Cyclonus.
– Io l’avevo detto che
erano uscite dallo sgabuzzino – disse Demolisher
– Thrust dove diavolo è?!
–
– Sto ancora studiando
il campo di battaglia per la trappola che volevamo preparare, che sta
succedendo lassù?! – si fece sentire lo
stratega, momentaneamente sulla
Terra.
«Due inette che si sono intrufolate nella base
sbagliata»
disse Megatron, chiudendo bruscamente ogni comunicazione mentre
continuava a
correre dietro Deathstar e Mintaka «Lasciate andare la spada,
non avete
speranze di scamparla, arrendetevi!»
«Noi cercavamo solo
Stylequeeeeeeeeeen»
strillò Deathstar, diretta verso l’unica uscita
praticabile, stringendo una
mano di Mintaka con la propria mano sinistra e la Spada Stellare con la
destra.
Erano veloci ma Megatron, spinto dal pensiero della Spada in
mani diverse dalle proprie, lo era quasi quanto loro. Ormai erano
vicine
all’uscita ma in due falcate le avrebbe raggiunte, mancava
poco, mancava
pochissimo, due falcate e un braccio teso, doveva solo…
«Ma cos-»
Per un attimo vide tutto rosso, colpa del drappo che era
volato via dalle spalle di Deathstar e si era appiccicato alla sua
faccia, poi
giunse il colpo.
Quello dello stipite dell’ingresso contro il suo naso.
«Maledette!» ringhiò, massaggiandosi il
volto.
«Megatron!» accorse Demolisher, appena giunto sul
posto
assieme agli altri Decepticon presenti nella base «Stai
ben-»
«Andate a prendere quelle due, idioti! Hanno la Spada
Stellare!» sbraitò il leader dei Decepticon.
«Cosa?! E come hanno fatto a prenderl-»
«Cyclonus, questo non è il momento di fare
domande!» tagliò
corto Starscream «Prendiamole, prima che volino
via!»
Non potevano saperlo ma Deathstar -intenta come Mintaka a
scappare evitando i loro colpi e urlando
“moriremo”- era probabilmente l’unica
jetformer esistente che avesse paura dell’altezza, senza un
motivo apparente
dato che a livello fisico stava benissimo, e che quindi non fosse in
grado di
volare.
«Dove andiamo?!» strillò, mulinando la
Spada Stellare in
modo randomico e finendo col deviare un colpo laser di Demolisher senza
nemmeno
accorgersene «Dove andiamoooooo?!»
«Non lo so! Speriamo in direzione del teletrasporto! Di
qua!» gridò Mintaka, saltando con Deathstar in
un’apertura causata da un colpo
di Megatron che le aveva evitate per un soffio.
«Possibile che non siate in grado di catturare nemmeno due
femmine a caso?!» inveì Megatron
all’indirizzo dei soldati «Che branco di
incapaci siete?!»
«Neanche tu le hai prese però»
borbottò Demolisher.
«Come hai detto?!»
«Ah… n-niente, signore!»
«Tydal Wave sfonda» sentenziò il
colosso, distruggendo
completamente la parete per entrare nell’apertura da cui
erano passate
Deathstar e Mintaka.
«Chissà se si riferiva alla parete» si
chiese Cyclonus.
Le due fuggitive intanto, purtroppo per loro, erano sbucate
in una stanza con una sola porta di entrata e nessun’altra
uscita, strapiena di
scatole dal contenuto misterioso, grandi abbastanza da poter entrare
entrambe
in una.
«’Taka! Che facciamo?!»
«Non lo so! I laser delle mie braccia non riusciranno mai a
bucare la parete!»
«Apriamo una di queste scatole, svuotiamola e infiliamoci
dentro!»
Non sapendo cos’altro fare, Mintaka decise di darle retta.
«Cubi
di energon. Dev’essere il magazzino dei
Decepticon!»
«Così pare! Nascondiamoci, arrivano!»
Fecero appena in tempo a chiudere il coperchio che Tydal
Wave, senza far caso al luogo in cui si trovava, sfondò la
parete e iniziò a
sparare all’impazzata, andando a colpire i cubi di energon
che le due femmes
avevano tirato fuori.
Cubi che, se colpiti da fuoco o laser, potevano causare
potenti esplosioni.
Come quella che fece volare fuori dalla base la scatola in
cui si erano rinchiuse le due deviate del Deviant Team, per esempio.
«MORIREMOOOOOO!»
urlarono all’unisono.
La scatola atterrò qualche decina di metri più
avanti e,
ringraziando Primus per averle fatte metalliche, nessuna delle due si
fece
male.
«Siamo fuori!» esclamò Mintaka, una
volta aperto il
coperchio.
«Già, peccato che il teletrasporto invece sia da
qualche
parte lì den… Mintaka! Mi sa che lo
vedo!» strillò Deathstar, indicando con la
Spada Stellare un punto davanti a loro.
L’esplosione aveva buttato giù buona parte delle
pareti del
magazzino che davano sull’esterno, ma aveva fatto crollare
anche una di quelle
interne, al di là della quale si trovava proprio il sistema
di teletrasporto
dei Decepticon.
«Sì! È lui!»
esultò Mintaka «Ora dobbiamo-»
Nessuna delle due però poté fare
un’altra mossa, perché
qualcuno le spinse brutalmente a terra e strappò a Deathstar
la Spada Stellare
dalle mani.
«Fine della corsa, signorine! Avete fatto abbastanza
danni»
disse Thrust, tornando alla modalità visibile «Ora
è tempo che Megatron si
occupi di v-»
«Ma che diavlo di
testa è?!» lo interruppe Deathstar, alludendo alla
testa a punta del mech e
scoppiando a ridere come una deficiente.
«… di voi, e spero che mi permetta di fare molto
male a
tutte e due» aggiunse lo stratega.
«E io spero che tu un giorno muoia peggio che male, per quel
“tutte e due” che hai detto»
ribatté Deathstar, senza più ridere.
Si sentì un rumore di passi in avvicinamento, ed ecco che
l’istante dopo si trovarono circondate da tutti i Decepticon
-escluso Tydal
Wave, danneggiato dall’esplosione.
«Hai recuperato la Spada Stellare e le hai bloccate, ottimo
lavoro Thrust» si complimentò Megatron, ghignando
soddisfatto nel farsi
restituire la Spada «Il tuo rientro alla base ha avuto un
tempismo perfetto».
«Grazie, signore».
Megatron puntò la Spada Stellare verso le due femmes,
entrambe inginocchiate e strette una all’altra.
«Non so per quale motivo siate
venute qui…»
Mintaka deglutì. «Cercavamo la nostra amica
Style-»
«Taci! Non so per quale motivo siate venute qui, ma dopo
tutto quel che avete combinato-»
«Guarda che il casino l’avete fatto voialtri per
inseguirci»
gli fece notare Deathstar.
«Silenzio! Dopo
tutto quel che avete combinato potete dire addio a tutte le vostre
speranze di
lasciare la mia base da vive!»
«Questo non lo aveva già detto prima
dell’esplosione?»
bisbigliò Mintaka a Deathstar, la quale annuì.
«Come atto di galanteria vi concedo di dire le vostre ultime
parole» concluse Megatron «Ora o mai
più».
«POTERE DELLA BOTTA DI
CULO AIUTACI!» gridò Deathstar, alzando
le braccia verso il cielo.
Cyclonus, Demolisher e perfino Thrust scoppiarono a ridere,
mentre Megatron guardò la jetformer con aria di sufficienza.
«Immagino che non
potessi aspettarmi qualcosa di meglio» commentò,
sollevando la Spada Stellare
«Add-»
La potente sirena di un allarme non meglio identificato
interruppe il mech prima che potesse finire la frase.
«Il sistema dev’essere tornato a funzionare almeno
in parte»
osservò Demolisher «Significa che ci sono altri
intrusi?»
«Questo non è l’allarme degli
intrusi!» esclamò Starscream,
improvvisamente molto allarmato «Questo è
l’allarme dei-»
«METEORITIIIIIIII!»
urlò Cyclonus, indicando il cielo.
Dal quale stava arrivando una scarica di meteoriti di
grandezza variabile che stava per cadere loro addosso.
«Abbiamo una barriera apposta, ci
proteggerà!» esclamò
Megatron.
«La barriera avrebbe dovuto essere già attiva! Via
di qui!»
gridò Thrust, dandosi alla fuga più velocemente
che poteva e, nonostante ciò,
senza riuscire a evitare di subire almeno parzialmente
l’impatto del primo
meteorite che precipitò a terra.
Megatron, come aveva fatto in un’altra occasione con lo
Scudo Stellare quando era ancora in suo possesso, distrusse con la
Spada
Stellare il meteorite che stava per colpirlo. «Questo
è maledettamente
impossibile!» sbraitò «Tu-»
Si era rivolto alla jetformer che fino a poco prima era a
terra, ma ormai né lei né la sua amica
c’erano più.
Sollevò lo sguardo e, quando le vide rientrare nella base in
direzione del teletrasporto, si lanciò
all’inseguimento, salvo venire sbalzato
indietro da un frammento di meteorite che cadde poco avanti a lui.
“Possibile? Possibile che sia solo una
coincidenza?!”
Rialzandosi fece in tempo a vedere le due femmes armeggiare
brevemente col teletrasporto e poi, senza voltarsi indietro,
scomparire,
dirette chissà dove -ma di certo sulla Terra-.
Fu allora che, com’era iniziata, la pioggia di meteoriti
finì.
«F-finita? è
finita?» balbettò Demolisher «Megatron!
Come stai? Sei stato colpito?!»
«No, sto bene» disse il mech «è
tutto a posto, lo stesso però non si può dire
della base…
ed è tutta colpa di chi dovrebbe occuparsi della
manutenzione del sistema! E
anche di chi, quando ha cercato di dare l’allarme, non
è stato capace di fare
niente per riattivarlo!» ringhiò «In
breve, la colpa di tutto questo è
soprattutto tua, Starscream!»
«La colpa è di chi le ha viste per primo e non ha
avvertito
nessuno, se mai!» ribatté il seeker, guardando
Demolisher.
«Guarda che io lo avevo detto subito a Megatron!»
ribatté
questi.
«Concentriamoci sul fatto che la Spada Stellare sia ancora
al suo posto» intervenne Thrust, visibilmente danneggiato,
trascinandosi vicino
al resto della squadra «Se volevano quella, non
l’hanno ottenuta!»
«Io mi concentrerei di più sul fatto che quelle ci
hanno
fatto arrivare addosso una scarica di meteoriti!»
replicò Cyclonus.
«Mera causalità» tagliò corto
Thrust.
“Io non ne sono altrettanto convinto ma, se davvero non
è
stato un caso, devo trovare il modo di impadronirmi di quel
potere” pensò
Megatron.
*** Terra, appena
fuori dalla base degli Autorobot ***
Stylequeen sospirò. Lei e le altre, ovunque fossero, avevano
fatto un viaggio così lungo per nulla, e oltretutto sembrava
anche che non
avrebbe potuto tornare a casa molto presto: gli Autorobot, prima di
partire
alla ricerca di Deathstar e Mintaka, le avevano detto che il
teletrasporto
inverso al momento non funzionava.
Sentendo il suono di una comunicazione in entrata nel
comm-link, la femme sospirò ancora, ma in modo nervoso. Dopo
la delusione
ricevuta non aveva la minima voglia di mettersi a discutere con Pkangu
o con
Zoira -l’ultimo membro del gruppo, femme anch’essa-
che sicuramente sarebbero
stati pronti a far loro una predica, ma sembrava proprio che non
potesse fare
altrimenti.
«Sentite, evitate commenti ok?!» fu la prima cosa
che disse
quando accettò la comunicazione «Sono
già abbastanza nervosa per aver scoperto
di essere molto più rosa della vernice che cercavo, quindi
se ora vi mettete a
dire che non dovevamo andare di qui o di là giuro che quando
vi rivedo finisce
a botte, non sto scherzando!»
–Io te lo avevo detto
che era una pessima idea– disse Pkangu, ignorando
l’avvertimento –Soprattutto
visto che al momento, stando ai
dati che ho crackato dai database di Autorobot e Decepticon, entrambe
le
fazioni hanno problemi col teletrasporto.–
«E noi come potevamo saperlo?!»
–Non sareste dovute
andare all’altro capo del cosmo, in primis, tantomeno dopo
esservi introdotte
in una base militare! Ti rendi conto che fare tutto questo per una
vernice è
folle?!–
«Tu non puoi capire, Zoira, non hai il mio stile!»
–Ma ho più buonsenso!
Deathstar e Mintaka dove sono?–
«Non ne ho idea» ammise Stylequeen «Anche
se mi hanno
parlato di una base dei Decepticon sul satellite che orbita attorno
alla Terra,
quindi se non sono qui saranno a fare danni lì».
–Poveri loro allora–
commentò Pkangu –Comunque
sia ho buone
notizie: prediche a parte, io e Zoira abbiamo trovato una base militare
abbandonata da tempo e siamo riusciti a rimetterne in funzione i
sistemi,
teletrasporto a lungo raggio incluso. Dunque quando quelle due
spunteranno
fuori tu fammelo sapere, vi riporteremo a casa.–
«Va ben-»
Fu allora che Deathstar e Mintaka, trasportate dal vortice
deformante dei Decepticon, comparvero all’improvviso a pochi
metri da lei.
«Ce l’abbiamo fatta!» esclamò
Mintaka «Ce l’abbiamo fatta!»
«Viva il Potere Della Botta Di Culo! Viva il… Stylequeeeeeeeeeen!»
strillò Deathstar,
indicandola «Eccola! L’abbiamo
ritrovata!»
– Mi sembra
di sentire le loro voci o sbaglio?–
«Sì, Zoira, sono loro. Si può sapere
dov’eravate finite voi
due?! Mentre vi divertivate io ho subito la delusione più
grande della mia
vita!» disse Stylequeen, con aria drammatica «Il
Pinkest Pink è dieci volte più
slavato del mio rosa, abbiamo fatto un viaggio inutile e voi non
eravate qui a
confortarmi!»
«Siamo sbucate nella base dei Decepticon e ci siamo messe a
cercarti, non è colpa nostra!» ribatté
Deathstar «Chissà se sono sopravvissuti
ai meteoriti…»
Meteoriti.
Stylequeen preferì non fare commenti, decidendo invece di
avvisare i ragazzini umani all’interno della base.
«Vi ringrazio per tutto ma
le mie amiche sono rispuntate fuori, come immaginavo, e ora torniamo a
casa.
Potete avvertire Optimus e gli altri, per favore? Grazie»
disse rapidamente «E
ora andiamocene, dopo questa disgrazia ho proprio bisogno di un lungo
bagno all’olio
caldo!»
Prima ancora che potessero essere avvertiti, Optimus e
Scavenger fecero ritorno alla base, riuscendo appena in tempo a vedere
le tre
femmes sparire in un portale di teletrasporto a lungo raggio.
«Ma che diavolo?!...» Scavenger corse sul posto
«Optimus!
Sono scomparse!»
«Eppure il teletrasporto inverso al momento non
funziona» si
stupì Prime.
I due mechs si guardarono.
«Squadra, le due disperse sono state ritrovate e sono
tornate a casa tutte e tre. Non facciamoci domande su come, limitiamoci
a
essere felici di non dovercene più occupare» disse
Scavenger nel comm-link
«Perché se per disgrazia le altre due fossero
state come la loro amica rosa avrei
preferito affrontare i Decpeticon disarmato, piuttosto!»
C’erano ancora tanti quesiti irrisolti… ma forse,
visti i
soggetti cui si riferivano, era meglio così.
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