Andare avanti*
- Devo tornare indietro, vero?
- Dipende da te.
- Posso scegliere?
- Ah, certo. Sei a King's Cross, no? Credo che se decidessi di non tornare, potresti... diciamo... prendere un treno.
- E dove mi porterebbe?
- Avanti.
*
Harry cominciò a pensare. Pensò a Luna, a Neville, a Fred che era
morto, a Lupin, a Tonks, a Ron e Hermione, ma soprattutto pensò a
Ginny. Durante tutta la conversazione con Silente, in quella stazione
senza spazio né tempo, non aveva avuto bisogno di pensare a nulla, ma
ora che il momento di decidere era così vicino, tutti i suoi pensieri,
i suoi bisogni, erano apparsi dal nulla, come dal nulla erano apparsi i
vestiti che aveva desiderato. E con i pensieri tornò il dolore, di
coloro che aveva perso e di coloro che non voleva perdere, e dovette
scegliere. Aveva fatto abbastanza per il mondo magico? In fondo, aveva
sacrificato se stesso per la salvezza tutti, era andato incontro alla
morte, e aveva visto i suoi genitori. Quindi c'era qualcos'altro dopo?
Avanti? Un mondo in cui avrebbe potuto rivederli? Perché se così fosse
stato, allora un giorno avrebbe rivisto anche tutti i suoi amici,
avrebbe rivisto Ron, Hermione, Ginny... Ma l'avrebbero perdonato? Per
non essere tornato, per averli obbligati a combattere una guerra senza
speranza? Era lui la
speranza, quella di cui il suo mondo aveva bisogno per combattere. Cosa
sarebbe successo se non fosse tornato? Ma in fondo, loro non
l'avrebbero mai saputo, e sarebbero stati felici di vederlo, dopo. Ma
quanto avrebbe dovuto aspettare? Non lo sapeva, perché si accorse di
non riuscire a capire come trascorreva il tempo lì. Quanto era passato?
Ore? Minuti? Anni? Perciò forse aspettarli non sarebbe stato così
brutto. E in fondo, avrebbe rivisto Sirius, avrebbe rivisto, anzi conosciuto, i suoi genitori. E loro? Avrebbero perdonato, avrebbero capito?
Silente intanto continuava a sorridere, osservandolo con quegli occhi
azzurri come se gli stesse leggendo l'anima, come se sapesse quello che
stava pensando. E anche a lui, quante cose aveva bisogno di chiedere! A
quell'uomo, che con tutti i segreti e le cose taciute, aveva
rappresentato per lui qualcosa di strano, più di una semplice guida. Si
era affezionato a quel Professore un po' strampalato, che gli chiedeva
sempre troppo e non gli dava mai nulla in cambio. Ma ora era lì, gli
aveva svelato tutti i suoi segreti, gli aveva donato quella parte di sé
che in vita gli aveva tenuto nascosto, per un bene superiore.
Fu così che, mentre ancora stava decidendosi sul da farsi, del fumo
bianco cominciò a spuntare dal camino di una locomotiva rossa, e seppe,
come solo in quel luogo si poteva sapere, che dentro di lui aveva già
deciso. Silente capì, e senza smettere di sorridergli benevolmente, gli
offrì il braccio e, insieme, salirono su quel treno.
Era strano, identico all'Espresso per Hogwarts, ma vuoto. Nessun baule,
nessun ragazzino timido ed emozionato, nessun ragazzo che cercava un
conoscente, nessun bambino con i capelli rossi farsi coraggio e
chiedere posto nello scompartimento in cui era seduto quello che
sarebbe diventato il suo migliore amico. Ma così come quel ricordo
tornò alla mente, da lì scomparve senza poter più farvi ritorno. Ed
Harry proseguì nel suo cammino, cercando qualcosa ma senza sapere cosa.
Finché non lo trovò, lo scompartimento in cui al terzo anno aveva
conosciuto i Dissennatori, e dove al quinto anno si era seduto con
Ginny, Neville e Luna...
E appena ricordò, perse quel pezzo del suo passato per sempre, mentre il treno cominciava a muoversi.
Harry rimase stupito, ma non sapeva più per cosa; era come se avesse
dimenticato qualcosa sul binario, la stessa fastidiosa sensazione.
- Harry... - cominciò Silente. - Credo che tu stia cominciando ad
assaporare ciò che vuol dire 'andare avanti'. Durante questo viaggio,
ti lascerai tutto alle spalle, ogni cosa che potrebbe legarti alla
vita, verrà lasciata indietro appena i tuoi pensieri si poseranno su di
essa. Bada bene però, poiché non verrà cancellata. Quindi, se un giorno
volessi fare un viaggio di ritorno, diciamo, per le vacanze di Natale,
ritroveresti tutto il tuo passato. Perciò starò in silenzio, come un
garbato accompagnatore, e ti lascerò godere in tranquillità dei momenti
del tuo passato. - detto questo, Silente venne improvvisamente attratto
da un uccellino che volava fuori dal vagone.
Calde lacrime gli si formarono agli angoli degli occhi, e un fiume di ricordi lo attraversò, per poi abbandonarlo.
Il torneo Tremaghi, la morte di Cedric, l'anno passato alla ricerca
degli Horcrux, Grimmauld Place, la Pietra Filosofale, la Camera dei
Segreti... Poi pensò a Sirius, a suo padre, a sua madre e
inevitabilmente i pensieri andarono a Piton, ma questa volta i ricordi
non scomparvero. Così pensò alle parole di Silente, e nemmeno queste lo
abbandonarono.
- Ehm... Professore?
- Dimmi, Harry.
- Mi chiedevo come mai i ricordi che ho di mia madre e mio padre continuano a esserci...
- Perché stai per incontrarli. - rispose Silente. - Come ti ho detto, lasci indietro il tuo passato, ciò che eri in vita.
Tua madre, tuo padre, Sirius e coloro che sono morti, adesso, sono il
tuo presente. Capirai quando arriveremo. E non è - continuò Silente
quando vide che Harry stava per ribattere. - Per nasconderti
qualcos'altro. Le più profonde leggi della magia imperano in questi
luoghi - e così dicendo fece un vago gesto con la mano indicando il
paesaggio fuori dal finestrino. - Ed è scritto che chiunque vada avanti
debba scegliere da solo, libero da qualunque costrizione. Ovviamente,
in condizioni normali, saresti stato da solo a quel binario, ma poiché
Voldemort ha giocato così sconsideratamente con le leggi che governano
questi luoghi, e che tu, fino a poco fa, accoglievi in te parte di lui,
per te è stata fatta un eccezione. - concluse sorridendo.
Harry accettò quelle parole, e tornò a immergersi nei propri pensieri.
Le lacrime gli cadevano dagli occhi, ognuna portando con sé un ricordo.
Dentro di sé, Harry decise di conservare i ricordi più belli alla fine.
Ma giunto quasi verso la fine del viaggio, fu costretto dall'istinto a
ricordare il primo viaggio fatto su quel treno in compagnia di colui
che sarebbe diventato il suo migliore amico, suo fratello, il compagno
di tante avventure. E così dimenticò Ron, e anche quella volta ad
Halloween, il primo anno, quando insieme salvarono una compagna ignara
del troll che girava libero nel castello. E così dimenticò Hermione.
Decise di non pensare più a nulla, di conservare per sempre il ricordo
più caro, ma il sole che stava tramontando all'orizzonte era rosso
fuoco, lo stesso colore che gli correva incontro e lo abbracciava,
felice, prima che Harry baciasse quelle labbra morbide. E così,
dimenticò Ginny.
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*Dialogo preso da Harry Potter e i Doni della Morte, capitolo "King's Cross", di J.K. Rowling.
Questa è la mia prima FF, spero vi piaccia. Ho sempre adorato il
mistero che la Rowling ha creato attorno alla morte, e così ho voluto
affrontarlo. Se leggerò abbastanza recensioni, ho in mente di terminare
la storia, che per ora mi piaceva finisse così xD.
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