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1
Guerra
e Profezie
(ovvero
mai credere di conoscersi)
Il
corridoio del Collegio era deserto, solo i granelli di polvere
illuminati dalla luce rossastra del tramonto.
Neli
sentì la malinconia insinuarsi lentamente nel suo petto. Si
mise a correre, non voleva che la tristezza avesse la meglio, non ora.
I
passi risuonarono nel corridoio e la polvere girò impazzita
al passaggio della ragazza.
Imboccò
di corsa le scale e le salì, senza badare a quelli che la
salutavano o la chiamavano dai pianerottoli di marmo, la gonna grigia
della divisa che fluttuava sopra le ginocchia.
-
Neli!-
Riconobbe
la voce e stavolta si girò. Un ragazzo poco più
alto di lei con i capelli castani e gli occhi scuri era in piedi fuori
del dormitorio dei maschi. Era La.
-
Ciao, La! Cercavo Celia…- disse sorridendo al suo migliore
amico.
-
Sul terrazzo. Vieni- rispose La tirandola per il braccio.
Salirono
le scale fino alla porta del terrazzo, a cui si accedeva attraverso una
scaletta a chiocciola nella biblioteca al quinto piano, e La spinse la
porta.
La
luce delicata del tramonto invernale inondò i loro visi,
mentre uscivano sullo spiazzo da cui si poteva osservare tutta la
cittadina di Portaroen, le casette bianche di neve tinte di rosa dal
tramonto.
Sulla
loro destra iniziava il tetto, dietro un’inutile ringhiera
superabile con un salto. E appollaiata sulle tegole, beatamente
sdraiata al sole c’era Celia, la gemella di Neli. Le due
ragazze erano identiche, gli stessi capelli biondo chiarissimo, la
stessa forma delle sopracciglia, del naso, della bocca.
L’unica differenza visibile era che Neli aveva gli occhi
grigi e Celia verde chiaro.
-
Hei, inseparabili, sono qui- chiamò Celia scendendo con un
salto dal tetto- stavo pensando.-
-
Oh, no La pensava! Secondo te è grave?- esclamò
Neli fingendosi preoccupata, dando una gomitata a La che
sogghignò.
-
Ascolta Neli, so che per te è una cosa strana, ma la gente
normale a volte pensa, capisci?- replicò Celia mettendole
comprensivamente un braccio intorno alle spalle.
BLAM
La
porta si aprì di scatto e comparve l’anello
mancante del quartetto. Capelli castano scuro e occhi marrone dorato,
Malia entrò trafelata.
-
Siamo in guerra!- annunciò ansimando.
-
Cosa?!- esclamò La spaventato.
-
Il Neran ha mobilitato centomila uomini e ora sono a dieci giorni dal
confine! E’ arrivato un messaggero mezzo morto a Magori
l’altro giorno, dicendo che era riuscito a sfuggirgli, ma
l’Oen non ce la farà mai a resistere a
un’armata di centomila uomini, anche se siamo maghi!- li
informò con il panico nella voce.
Il
Neran era uno stato confinante con la loro nazione, l’Oen,
l’unica terra oltre la brulla Terra degli Elfi la cui
popolazione fosse magica. Orisum, a capo del Neran aveva degnamente
continuato le orme del padre Lizar, nutrendo un odio e una paura
profondi verso i maghi e fino ad allora non aveva perso occasione di
attaccare l’Oen, durante il suo lunghissimo regno (in
effetti, era inspiegabile come un uomo potesse vivere e regnare
così a lungo, senza neppure invecchiare). Fino ad allora i
maghi dell’Oen erano sempre riusciti a sconfiggere gli Uomini
senza Ombra, come erano chiamati i soldati del Neran, ma era
impossibile anche per dei maghi sconfiggere un’armata di
centomila uomini.
-
Come…dove diavolo gli ha presi quel pazzo di Orisum
centomila uomini?- chiese La spaventato.
Malia
scosse la testa senza saper che rispondere.
Neli
guardò Celia. Nell’ultimo attacco sferrato da
Orisum avevano perso la vita i loro genitori, quando loro avevano solo
cinque anni. Loro due si erano salvate per miracolo ed erano state
portate al Collegio, la scuola di Arti e Magie della città,
che fungeva anche da orfanotrofio e da allora erano vissute
lì.
Anche
La era orfano ma quando non era al Collegio, cioè tutto
l’anno scolastico, stava dai suoi odiati zii, i
più ricchi proprietari terrieri di Portaroen, che avrebbero
fatto di tutto per levarselo dai piedi.
Malia
invece era figlia di un mercante che con la moglie e la sorella
maggiore di Malia viveva in una città poco distante da
Portaroen.
Poi
per tutto l’edificio di diffuse la voce amplificata con la
magia della orribile direttrice.
-
Tutti gli studenti sono pregati di riunirsi nel cortile, causa annuncio
urgente- gracchiò.
I
ragazzi si guardarono un attimo e poi corsero giù per le
scale. Attraversarono l’atrio al piano terra, illuminato
dalle grandi finestre rettangolari e dal grande rosone
dell’ingresso e dopo aver superato il portone di quercia si
ritrovarono nel colonnato che circondava metà del cortile.
La
saltò direttamente il muretto basso che separava il cortile
di terra battuta dalle colonne di marmo e si allineò vicino
a dei suoi amici nella colonna dei maschi, mentre Neli, Celia e Malia
si sistemavano tra le ragazze.
-
Oh, guarda le sorelle fotocopia…- commentò
qualcuno da dietro.
Celia
si girò, sapendo già che vedere. Lerani era anche
lei dell’ultimo anno, il decimo, e non si poteva proprio dire
che adorasse il quartetto e l’antipatia era ricambiata. Era
alta e secca, con i capelli rosso scuro e gli occhi neri e come al
solito era seguita da un branco di ragazzine ridacchianti.
-
Come va con il tuo amore, La?- chiese rivolta a Neli, con il suo solito
sorriso orribile.
Neli
la guardò con sufficienza. Era abituata a sentirsi dire che
La era il suo: fidanzato, ragazzo, marito, amore, tesorino, ciccino,
pucci-pucci e via dicendo e ormai non ci faceva caso, come
d’altro canto faceva l’amico.
-
Tutto qui quello che sai fare Lerani?_ chiese scettica girandosi
dall’altra parte_ uhm, stai perdendo colpi, cara-
-
E il trucco ti si è sbavato…oh, no scusa quelle
sono le occhiaie…-commentò perfida Malia.
Celia
rise e Lerani la fulminò con lo sguardo.
-
Ridete pure, ma tra poco vedrete…è finito il
soggiorno al Collegio orfanelle…- fece oltrepassandole
agitando la mano.
-
Cosa? Cosa hai detto?- esclamò Celia.
Lerani
ridacchiò senza voltarsi. Neli la seguì furente
con lo sguardo, ma Celia la agguantò e la fece girare.
-
Ripeti- ciò- che- hai- detto.- ringhiò
afferrandola per la cravatta grigia e azzurra della divisa.
-Mollami
stracciona!- strillò Lerani.
In
quel momento la direttrice Rowen fece il suo ingresso in cortile
salvando Lerani da un pugno in un occhio da parte di Celia. La
direttrice era alta e tarchiata, truccata con uno strato di due dita di
fard per nascondere le abbondanti rughe, con i capelli grigi raccolti
una rigida crocchia.
-
Studenti_ esordì passeggiando tra loro e zittendoli di
colpo_ come immagino avrete sentito l’Oen è stato
aggredito da parte dello stato del Neran. Non sarà per nulla
una guerra facile, ma voglio informarvi che non subirà
conseguenze all’interno del Collegio, che è ben
protetto. Le lezioni seguiranno il loro corso e non ci saranno
sconvolgimenti negli orari o altro. Ripeto, qui al collegio sarete al
sicuro e non vi mancherà nulla.- concluse con uno stupido
sorriso, mentre un mormorio si diffondeva tra gli studenti.
Neli
vide La mormorare qualcosa all’orecchio del suo amico e
scoppiare a ridere.
-
Sempre che non si facciano battute idiote- sibilò la Rowen
avvicinandosi minacciosa al ragazzo che deglutì, ma non si
mosse.
-
Potete andare. Tutto seguirà il solito corso.
L’orario entro il quale si deve tornare nei dormitori rimane
invariato. Nessuna eccezione.- aggiunse e il suo sguardo
saettò su Celia e Neli.
Mentre
le tre ragazze stavano raggiungendo La, le gemelle sentirono la mano
grassoccia della direttrice agguantarle.
-
Dopo cena vi voglio nel mio ufficio- disse con un sorriso tirato,
quando le ragazze si girarono.
-
Non siamo state noi.- esclamarono meccanicamente in coro le sorelle.
-
Coda di paglia, eh? Puntuali.- gracchiò superandole.
Neli
e Celia si guardarono preoccupate, mentre Lerani le superava
guardandole come dire “Visto?”.
Cosa
voleva la direttrice?
L’ufficio
della Rowen a prima vista poteva sembrare un emporio di oggetti
raccolti in negozi d’antiquariato in fallimento; poi se
facevi attenzione e aguzzavi la vista potevi scorgere tra un tappeto e
un comodino un lembo di pavimento di moquette. Le pareti, ingombre di
ventagli ricamati e pizzi incorniciati, una volta dovevano essere
coperti di arazzi antichi, ma ora questi erano ammassati nei ripostigli
ed avevano lasciato il posto ad orrendi vassoi da the appesi.
Celia
entrò in quell’ufficio ormai familiare: in
effetti, anche se andava bene a scuola non era proprio un angioletto, a
quanto diceva la condotta…
Dribblando
raggiunse la scrivania al momento vuota e si sedette su una vezzosa
sedia fucsia coperta di pizzi viola.
-
Sera-
Una
voce uscì da dietro di lei. Era la Rowen, incombeva
controluce e proiettava la sua ombra minacciosa.
Celia
trasalì, l’unica cosa che veniva bene alla
direttrice erano le entrate teatrali, per il resto…
-
Piacere di rivederla, sa cominciavo a chiedermi che fine avesse fatto;
è più di una settimana che non ci incontriamo.-
disse la Rowen sedendosi dietro la scrivania sommersa di vasi di fiori
secchi.
-
Sinceramente anche io cominciavo a preoccuparmi pensando a lei senza di
me che lo qualcosa da fare…- disse Celia terrorizzata;
cercava di dissimulare la sua inquietudine, sperava che non
l’avessero beccata ad uscire di nascosto per seguire gli
allenamenti di scherma riservati ai maschi… o del fatto
delle corse di criceti…
Toc-toc
-
Avanti-
Neli
entrò impacciata; chiuse la porta dietro di lei, facendo
attenzione a non toccare i soprammobili di cristallo.
I
suoi occhi vagavano sulle pareti, sui vassoi, sui pizzi…un
vetro infranto la riportò alla realtà. Aveva
urtato contro un tavolino da the intarsiato e aveva fatto cadere un
enorme rospo di vetro soffiato.
Assumendo
una gradevole tonalità di fucsia che si intonava
perfettamente con la poltroncina verde lasciata libera vicino alla
sorella si sedette.
Neli
era un po’ nervosa per la scultura infranta, ma nulla in
confronto al terrore che fosse arrivato alle orecchie della direttrice
il gruzzolo di rupe vinte nelle scommesse sulle corse di criceti o
l’impressionante quantità di compiti passati a La
durante l’anno scolastico…
-
Siete state selezionate tra un campione di 200 studenti per ottenere un
posto alla prestigiosa Scuola di Secondo Grado della vicina
città di Nalier. Ormai avete compiuto i quindici
anni obbligatori per l’iscrizione e questo _
“grazie al cielo” pensò_ sarebbe
comunque il vostro ultimo anno al Collegio. Visti i vostri eccellenti
profitti scolastici… che dire? Congratulazioni.- concluse
tronfia.
Neli
ebbe la netta impressione che nel dire questo si fosse tolta un enorme
peso…poi le tornò a mente che fine aveva fatto
l’allevamento di furetti albini del custode e dovette a
malincuore dar ragione alla Rowen.
-
Mi scusi… ma solo noi due so tutti gli 80 studenti
dell’ultimo anno del Collegio? Non siamo le sole ad andare
bene…- chiese Celia senza sapere perché lo stava
chiedendo.
La
sua domanda spiazzò la Rowen. Aveva ragione non era
credibile…
-
Oh, no…anche…_ l’occhio le cadde
sull’elenco delle punizioni sulla scrivania davanti a
sè _ il signor La Roen e… _inventò_ la
signorina Malia Gareth, sì…-
Celia
corrugò la fronte. La Rowen aveva sempre cercato di separare
per quanto possibile il quartetto, e ora li mandava insieme alla
Secondaria? Ma forse era solo una tattica astuta per levarli tutti
insieme dalla circolazione.
-La?-
chiese invece Neli stupita.
-
Oh sì… i suoi voti hanno avuto
un’impennata negli ultimi tempi, anche se molti dei suoi
insegnanti mi hanno fatto notare come i compiti del signor Roen
assomiglino straordinariamente ai suoi, signorina… ma
abbiamo perso fin troppo tempo. Partirete dopodomani alle 5.30. Della
mattina- concluse assumendo una tonalità color pulce.
-Cos…
domani?! 5.30?!- ribattè Celia.
-
Sì, niente commenti prego… a domani-
tagliò la Rowen agitando una mano.
-
Ma…- tentò Neli.
-
A domani- concluse brusca la direttrice girandosi per raddrizzare un
vassoio.
Le
gemelle si guardarono stupite, poi si alzarono e andarono verso la
porta.
Qualcosa
attirò l’attenzione di Neli. Il rospo che aveva
rotto poco prima era ancora a terra a pezzi, ma al suo interno si
vedeva chiaramente un libro, con la copertina viola chiaro e gli angoli
neri.
Lo
raccolse e lo infilò in fretta nella borsa con i libri.
-
Signorina Zotopi!-
Neli
raggelò e si girò. La direttrice non poteva
averla vista, in quel momento era girata.
-
Questo è suo se non erro- disse porgendole una piccola
trottola dai colori sgargianti.
-
Oh sì il mio Annebbiatore…- fece Neli cauta
prendendolo dalle mani della Rowen.
-
Il periodo di sequestro è finito, ma provi a ridurre di
nuovo la biblioteca in quello stato e lo terrò io. Per
sempre- concluse gelida.
Neli
fece il suo miglior sorriso tirato e poi uscirono tirando un sospiro di
sollievo. Per un po’ camminarono senza parlare, dirette al
Dormitorio femminile.
-
Era un po’ debole come scusa, no?- commentò infine
Neli.
-
Anche per te quella di mandarci alla Secondaria di Nalier è
una scusa?- chiese Celia.
Neli
la guardò con un’occhiata eloquente.
-
Perchè secondo te non ci vuole più qua? Voglio
dire, lo so che abbiamo creato un bel po’ di problemi, ma
credevo che punirci le piacesse…- chiese alla sorella.
Celia
scosse la testa senza sapere che rispondere. Camminarono ancora in
silenzio.
Quando
imboccarono le scale dirette al terzo piano dove c’erano i
Dormitori femminili Celia chiese- Cosa hai raccolto
nell’ufficio della rospa?-.
Neli
sogghignò.
-Non
ti sfugge nulla, eh? Boh, era un libro nel rospo che ho fatto cadere-
rispose frugando nella borsa.
-
No aspetta non tirarlo fuori qui. Quando siamo in Dormitorio, qua
c’è in giro Moman- disse Celia alludendo al
custode.
Avevano
salito le sei rampe di scale che separavano il piano terra, dove si
trovava l’ufficio della Rowen, dal terzo piano del loro
dormitorio. Al primo e al secondo piano c’erano solo aule,
mentre al quarto e al quinto rispettivamente il Dormitorio dei maschi e
la biblioteca. Sopra c’era solo il terrazzo, a cui
teoricamente non avevano accesso, ma che tutti frequentavano lo stesso.
Celia
spinse la porta del Dormitorio ed entrarono.
-
Allora?_ chiese Malia, schizzando su dal letto azzurro, che aveva le
sue buone ragioni per credere che la Rowen le avesse chiamate per
assegnarle altre serate di punizione_ quanti giorni?-
-
Per sempre- sentenziò Celia lasciandosi cadere sul letto.
-
Siete state espulse?!-
-
Non in questo senso- sogghignò Neli lasciando il libro sul
comodino.
-
E allora?- chiese Malia impaziente.
-
Siamo iscritti alla Secondaria di Nalier. Noi tre e La- riassunse Neli
chiudendo gli occhi.
-
Cos… La?!- chiese Malia stralunata.
-
Già. Con tutti i compiti che ha copiato da Neli…-
commentò Celia.
Malia
aggrottò le sopracciglia.
-
E perché non lo ha detto a tutti di persona?- chiese.
-
Sì neanche a noi quadrano parecchie cose di questa faccenda_
fece Celia_ comunque non possiamo farci nulla…-
Neli
riaprì gli occhi e prese in mano il libretto dal comodino.
Era un piccolo libro violetto con gli angoli rinforzati in metallo nero
e una piccola serratura mai chiusa da nessuna chiave. Sulla copertina
in un cupo inchiostro nero c’era scritto:
“Profezie”
Neli
lo aprì a caso: ogni pagina conteneva una specie di poesia
senza rime precise, scritta sul bordo destro del foglio, invece sulla
sinistra c’erano appunti, piccoli fogli, disegni davvero
raccapriccianti o piccole tasche di carta contenenti minuscole buste
sigillate in ceralacca viola e altre cose strane. Alcune poesie erano
molto lunghe, altre si limitavano a poche parole, altre ancora erano
scritte in alfabeti che aveva visto solo sul libro di rune, ma che non
sapeva tradurre.
Neli
voltava quelle pagine fruscianti di pergamena e sentiva di dover
trovare qualcosa… più avanti…ancora un
po’…
-
Allora cos’è?- chiese Celia curiosa.
Ecco.
Il suo nome. Il suo e quello di Celia, scritti in alto a destra, con
una scrittura elegante e fluida ma allo stesso tempo inquietante.
-
C’è il nostro nome qui. C’è
il nostro…-
-
Da qua!-
Celia
prese il libro e subito sentì che odorava di antico,
qualcosa di involabile e arcano era nascosto in quelle pagine, qualcosa
che nessuno doveva sapere…
Con
mano tremante sfiorò il libricino e vide scritta a caratteri
stretti la pagina di Profezia dove c’era davvero il loro nome.
D’istinto
toccò di nuovo il libro, ma fu una mossa sbagliata: una
valanga di immagini la colpì in pieno cervello. Vedeva
immagini, immagini del passato, due schegge di luce, due uomini
incappucciati di nero sigillavano qualcosa dentro una parete di
ghiaccio azzurro, ma nel compiere il gesto un dei due si voltava verso
di lei e la guardava con occhi verde scuro, sbarrati, pieni di
rimprovero.
-
Non devi stare qui! Va via!- diceva con aria arrabbiata e preoccupata.
Ma proprio quando muoveva le labbra i suoi occhi si spegnevano e il suo
sguardo perdeva vita…
-
Celia puoi leggere per piacere?- chiese Malia eccitata.
Celia
guardò smarrita Neli e le passò il libro,
incapace di leggere al momento.
Neli
prese il libro con mani tremanti e lesse:
“Due
Draghi rinchiusi
due
cuori perduti
dall’alba
al tramonto
sarà
il tormento
il
cerchio infinito
verrà
spezzato
amor
mai vissuto
sarà
immolato
la
prima morte
da
mano innocente
sarà
della guerra
impronta
sicura
l’ultimo
a avere il settimo dono
lo
negherà a chi ne ha bisogno
un
soffio di vita
un
soffio di morte
perché
del mondo si salvi la sorte.”
Neli
finì di leggere.
-
Cosa significa?- chiese Malia stavolta spaventata.
Celia
guardò con sguardo vacuo la sorella, senza capire.
Quella
Profezia era inquietante, come un presagio di morte. Parlava di guerra,
di destino, di morte, dei fili che legavano le vite delle gemelle a dei
Draghi.
-
Penso… _ cominciò Neli. Poi la sua voce
cambiò, diventando un sussurro roco_ significa che dobbiamo
andare fino ai monti del nord, dove dovremo risvegliare i Dragoni di
Ghiaccio, evocando il nostro spirito. E poi la guerra potrà
avere conclusione-
Celia
la guardò spaventata.
-
Neli… come…-
Neli
respirava affannosamente, come se avesse fatto una corsa, con le mani
premute sull’addome.
-
Non… non era la mia voce. Parlavo, ma non ero io a formulare
le parole, uscivano da sole!- disse riprendendo fiato.
Malia
le guardò. Profezia. Profezia significava destino. Non si
poteva infrangere una Profezia, o meglio nessuno lo aveva mai fatto,
perché avrebbe avuto conseguenze orribili, catastrofiche,
anche se nessuno sapeva dire quali. Inoltre le Profezie erano
così rare, solo una volta ogni 200 anni ne era formulata
una. E ora le sue migliori amiche ne erano il soggetto…
-
Ecco perché._ disse Celia dando un pugno al cuscino_ Ecco
perché la Rowen non ci voleva qua e ci ha mandato alla
Secondaria a Nalier. Lei sapeva della Profezia e probabilmente lo sa
anche Orisum. Così quella… ci ha scaricato alla
Secondaria, per non mettersi in pericolo. Ma certo ora Orisum
farà di tutto per assoggettarci o… ucciderci-.
Neli
trattenne il fiato.
-
Orisum vuole...noi¬_ disse senza fiato_ noi -.
Sembrava
impossibile che l’imperatore del più sanguinario
dei regni volesse proprio loro, due orfane, due ragazze…
loro! Loro avrebbero dovuto portare a compimento una Profezia, salvare
il loro popolo, risvegliare qualcosa che fino a dieci minuti fa
ritenevano una leggenda. Loro.
-
Cosa facciamo?- chiese Neli riassumendo la domanda di tutte e tre.
-
Aspettiamo domani mattina. Parliamone con La e poi vediamo - rispose
Celia.
-
Parliamone con La?- chiese Malia con una risatina nervosa.
Neli
alzò le spalle.
-
C’è dentro anche lui a questo punto-
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