Il Viale della Ginestra
(parole 738)
Tutti
in paese sapevano perché quella strada era chiamata il Viale della Ginestra.
Da
secoli, mai nessun albero, o arbusto, o cespuglio, era cresciuto ai
suoi margini; solo una ginestra, a neanche un metro da un'antica pietra miliare che
segnava il km XXIII per non si sapeva dove, nata spontanea – o
forse portata da qualcuno – ed era riuscita a sopravvivere.
Una misera, rachitica, ginestra della specie spinosa, che faceva una
manciata di fiori gialli sui rami più bassi, di quelli che
quasi toccavano terra.
Tutti
in paese sapevano il perché di quello strano fenomeno, ma
nessuno sembrava volerne parlare. Non apertamente, quantomeno.
Terry
era arrivata in paese due giorni prima, seguendo le voci su una strada
maledetta. Aveva preso una camera in un motel appena fuori del centro
abitato e, armata del tipico entusiasmo dei giornalisti alle prime
armi, aveva subito iniziato a fare domande in giro.
Il
più delle volte, quando cercava di insistere, dagli
intervistati ricavava delle alzate di spalle; altre volte invece,
veniva investita da così tante chiacchiere che si
contraddicevano fra loro che alla fine non sapeva più cosa
credere.
Entrò
nell'unico bar ancora aperto, si sedette al bancone e ordinò
un cappuccino doppio senza schiuma, sbuffando e borbottando che le
facevano male i piedi.
«Non
dovrebbe perdere tempo in questo modo.»
Terry
si girò verso il vecchio che aveva parlato: non era sicura
che si stesse rivolgendo a lei. Poi, tornò a guardare il
barman che smanettava con la macchina per il cappuccino, tamburellando
le dita sulla superficie nera lucidata a specchio del
bancone.
«La
stanno solo prendendo in giro.»
Terry
si girò di nuovo: «Sta dicendo a me?»
Il
vecchio la fissò con i suoi occhi scuri sotto le folte
sopracciglia bianche, alzò il bicchiere di vino rosso in una
sorta di brindisi, lo vuotò tutto d'un fiato e
uscì.
La
giovane rimase a bocca aperta e si riscosse solo quando il barman le
mise sotto il naso il cappuccino.
«Non
dia retta al vecchio Donnie, per un cicchetto è disposto a
raccontarle che un tempo, là, dove termina il viale della
Ginestra e ora c'è la villa del sindaco, sorgeva un castello nel quale
si consumò un cruento omicidio.»
La
giovane fece un sorriso e iniziò a sorseggiare il suo
cappuccino. Fra le leggende e storie che le avevano raccontato, quella
le mancava!
Quando
uscì dal bar, il cielo stava cambiando di colore,
dall'azzurro intenso di quel pomeriggio stava passando a un grigio
spento, preludio dei nuvoloni neri che presto avrebbero portato un gran
acquazzone.
Prese
la strada per tornare al motel, per quel giorno di certo non avrebbe
ottenuto altro. Ne avrebbe approfittato per riordinare gli appunti che
aveva preso e riascoltare le registrazioni delle interviste.
Chissà che qualcosa di utile non ne avrebbe comunque
ricavato, se non per l'articolo che doveva scrivere, almeno una o due
idee per un racconto.
Attraversò
la strada con quei pensieri nella testa mentre le prime gocce di
pioggia iniziavano a cadere. Alzò lo sguardo e una grossa
goccia le finì sulla guancia, come una lacrima solitaria.
«Ehi!»
Terry
si fermò e si guardò attorno. Nonostante il
rumore del traffico e il chiacchiericcio di un gruppetto di ragazzini
delle medie che stava correndo, zaino in spalla, verso la sala giochi,
riconobbe la voce del vecchio.
«Ehi,
signorina! Da questa parte! La vuole sapere la vera storia?»
Terry
ci pensò un po' su: non era così audace da seguire
uno sconosciuto che la invitava a entrare in un vicolo deserto. Se
almeno ci fosse stato suo marito
con lei... Benjamin era un giornalista dal gran fiuto e avrebbe capito
subito se dietro c'era una vera storia o meno.
Mise
la mano nella borsa a tracolla. Vi frugò, indecisa se
prendere il portafogli per pagare da bere al vecchio e toglierselo dai
piedi, o lo smartphone per registrare qualunque cosa avesse voglia di
raccontarle.
Forse,
in fin dei conti, quell'incarico senza speranza che
nessuno alla redazione voleva, perché era ritenuto una
bufala, poteva rivelarsi qualcosa di più per lei. Forse...
Decise
che ne valeva la pena e seguì quell'uomo.
Qualche mese dopo, in
una giornata uggiosa di fine autunno, Oscar Davis prese una camera al
motel appena fuori dal centro abitato.
La
sua redazione gli aveva affidato l'incarico di investigare sulla
misteriosa scomparsa di una giovane dal paese, che aveva lasciato come
unico ricordo
del suo passaggio una lauta mancia per un cappuccino doppio.
Le parole assegnate:
SPECCHIO – LACRIMA – AUDACE – PIETRA
– RICORDO – CASTELLO – MARITO –
VIALE – GINESTRA – SPERANZA.
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