Arte Scritta

di Dregova Tencligno
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Arte Scritta
 
 
Noi stessi siamo arte scritta.
Perché dei sentimenti
facciamo d’inchiostro il viso,
su carta come su pelle,
come di antiche magie,
solchiamo canali neri, e colorati a volte.
E inchiostro che cade,
scivola sul corpo, lo lava,
lasciando dietro sé
arabeschi di parole.
Cosa racconta la pelle?
Quale il significato celato
dai ghigni neri, dalle brune cicatrici
che spiccano sopra l’incarnato?
 
Siamo arte scritta,
la pelle è la pagina della nostra vita.
Ci potremmo scoprire,
se solo volessimo.
Ogni parola mostrerebbe il peccato,
ma anche la santa innocenza dell’anima.
Ogni atto nefasto,
ogni blasfemo e incantevole desiderio.
 
Come arte scritta
ci si aspetta che il corpo sia letto.
In ogni sua piega,
su ogni sua lunghezza,
celate sono le parole
che la storia traccia.
Che fa nascere chi siamo,
chi siamo stati,
chi vorremmo essere.
 
Ma di arte scritta spesso non si vive,
al più si muore.
Gli occhi avidi si credono quelli di Anubi,
e la pelle appesantita dall’inchiostro
è sottoposta a un’insana pesatura.
Insana perché non giusta.
Con malizia si ricercano le colpe
e si cancellano i pregi.
Senza ritrosia, il corpo è schernito,
e disonesta è la bocca che si crede Ammit,
che ferisce e squarcia
quella che sarebbe stata
arte.
 
Noi stessi siamo arte scritta.
Ma non possiamo lasciarci leggere,
non nell’interezza.
Nascondiamo il corpo
dietro pesanti abiti,
contenti di sapere
che nessuno saprà
chi siamo.




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