Probabilmente
non era la sera giusta.
Probabilmente
non era la sera giusta.
Al
di fuori
della finestra impolverata la neve vorticava confusamente,
nell’impeto di una
delle più violente bufere che fossero mai scoppiate negli
ultimi anni.
La
luna era
scomparsa sotto il peso etereo delle nuvole grigie; il cielo formava
un’unica
macchia nera con la piazza tutt’attorno, un agglomerato di
mattoni scuri e
viscosi a causa del tempo trascorso dall’ultima volta in cui
un’anima assennata
aveva messo piede in quel posto apparentemente disabitato.
In
Grimmaud
Place al numero 12, l’unica finestra da cui la luce potesse
filtrare, seppur
resa soffusa da vecchie tendine ingiallite, l’Ordine della
Fenice, l’antica
associazione di maghi formata per combattere Voldemort, stava
riprendendo vita,
chiamando a riunione tutti i membri, vecchi e nuovi.
I
membri nuovi
erano ormai più di quelli vecchi, ma non tutti avevano
già avuto l’occasione di
conoscersi,perciò il primo incontro doveva fungere,
più che da riunione,
soprattutto da presentazione.
Molti
uomini,
infatti, erano riuniti nella cucina dell’immensa casa,
attendendo altri che
sarebbero dovuti arrivare.
Arthur
Weasley,
giunto a proposito, sedeva compostamente intorno al tavolo, le braccia
incrociate posate su di esso. Accanto a lui, il suo primogenito Bill
giocherellava
distrattamente con il suo orecchino per occupare l’attesa.
Sirius
Black, il
proprietario della dimora, sedeva dalla parte opposta del signor
Weasley,
l’espressione cupa e pensierosa. Remus Lupin gli dava le
spalle, la schiena
appoggiata contro il muro accanto alla credenza.
Davanti
alla
porta altri maghi discutevano silenziosamente.
Tutti
erano pian
piano arrivati; all’appello mancava solo Malocchio Moody.
“Dove
diavolo si
sarà cacciato Malocchio?” gracchiò
all’improvviso Sirius, voltandola testa verso
la porta della cucina “E’ in ritardo.”
Il
signor
Weasley lo rassicurò: “Ho sentito che aveva del
lavoro da sbrigare al
Ministero.”
L’altro
sbuffò e
ritornò a concentrasi sulle striature nere del legno del
tavolo.
Non
era da Moody
fare tardi. Dopotutto, era sempre lui che predicava “impegno
e dedizione” in un
compito.
Non
dovettero,
però, aspettare più di qualche minuto
perché sentirono la serratura scattare e
immediatamente tutte le orecchie si tesero a captare anche il
più piccolo
rumore.
Ma
non ce n’era
bisogno: la voce di Moody era forte come sempre.
“Attenta
a dove
metti i piedi!” lo sentirono ringhiare nel corridoio
“Fai attenzione!”
In
tutta
risposta, il rumore immediatamente successivo che udirono fu quello del
tonfo
di un oggetto non identificato sul pavimento.
Sirius
ghignò.
“Ha
portato
qualcuno?” domandò nervosamente il signor Weasley.
Bill alzò le spalle.
“Lo
vedremo.”
Il
manipolo di
maghi davanti alla porta smise di discutere e si spostò.
La
protesi di
legno a zampa di leone di Moody apparve sulla soglia.
“Salute
a tutti”
latrò l’uomo posando il occhio magico a turno su
tutti i presenti. Zoppicò
di qualche passo in avanti per
stringere la mano a Bill, che si era alzato, e occupò la sua
sedia.
“Vieni
avanti,
Dora” aggiunse poi.
Soltanto
allora
tutti si accorsero che un’altra persona era ferma sulla
porta, esitando se
farsi avanti oppure no.
Era
una giovane
donna dal volto un po’ paffuto, quasi infantile, e capelli
lisci di una strana
sfumatura di rosa.
Sorrideva
imbarazzata, probabilmente per via di tutti gli occhi che aveva addosso.
Un
paio di essi,
più precisamente quelli scuri di Sirius, si spalancarono per
lo stupore.
“Dora?!”
esclamò
l’uomo alzandosi in piedi “Sei proprio
tu?”
Le
si avvicinò
per scrutarla, poi sorrise incredulo.
“La
mia cugina
preferita! Da quanto tempo non ci vediamo! Come stai?”
La
ragazza
ricambiò il suo sorriso sorpreso.
“Sirius!”
esclamò con gioia e lo abbracciò “Cosa
ci fai qui?”
“Cosa
ci fai tu qui!”
ribatté lui ridendo e
battendole una amichevole pacca sulla spalla. “Io sono un
evaso, posso stare dove
voglio!”
“Lei
è Ninfadora
Tonks” la presentò finalmente Moody mettendo fine
a quei convenevoli così
inaspettati per tutti i presenti, che fissavano i due abbastanza
perplessi “E’
un Auror molto capace e lavora al Ministero, ma sta dalla nostra
parte.”
“Salve
a tutti”
salutò lei con la mano, un po’ meno imbarazzata
“Vi prego, però. Chiamatemi
solo Tonks , io odio il mio
nome!”
Ormai
era al
fianco di Sirius, che sogghignava divertito.
“Sei
sempre la
solita, Dora. Non
sei cambiata per
niente!”
Lei
sorrise
allegramente, lanciando occhiate curiose tutte intorno. Dal fondo del
tavolo,
vide un uomo con i capelli rossi ricambiare il suo sorriso.
“Allora,
Alastor, non ci presenti?” chiese lo stesso gentilmente.
Tuttavia
Moody brontolò
e il signor Weasley capì che non rientrava nelle sue
intenzioni, quindi agì
autonomamente.
Si
alzò in piedi
e andò a porgerle la mano.
“Sono
Arthur
Weasley, piacere. Lavoro anche io al Ministero.” disse in
tono gentile.
Tonks
la strinse
sorridendo allegramente.
“Piacere
mio”
“Questo
è mio
figlio Bill.” continuò il signor Weasley
indicandolo con un cenno del capo. Un
ragazzo dai lunghi capelli rossi le sorrise annuendo. “Lui
è Kingsley
Shakebolt, dovresti conoscerlo, suppongo… lavora anche egli
al Ministero.” Un
uomo alto e di colore con il viso serio abbassò un poco il
capo in sua
direzione “Poi ci sono Mundugus
Fletcher…” Un uomo imbacuccato in vestiti
sporchi e logori le rivolse una rapida occhiata e distolse
immediatamente lo
sguardo.
Il
signor Weasley
continuò a presentare uno ad uno tutti i maghi presenti
nella cucina, fino ad
arrivare all’ultimo.
“Remus
Lupin”
disse, infine, indicandolo con un cenno della mano.
Tonks
lo guardò
meglio: era uno dei pochi che, appena era entrata nella cucina, non
aveva
cominciato a scrutarla con l’apparente curiosità
che aveva letto negli occhi di
tutti gli altri maghi. I loro sguardi non si erano ancora incontrati.
Aveva
un aspetto
trasandato,ma la sua era una trasandatezza differente
da quella che la parola stessa poteva indicare. Indossava abiti stinti
e
rattoppati in parecchi punti, ma perfettamente lindi.
Il
suo viso era
abbastanza giovanile, sebbene i suo capelli striati di bianchi
suggerissero il
contrario, e gentile.
La
ragazza lo
fissò, incuriosita, e fu proprio in quel momento che, per la
prima volta,
incontrò i suoi occhi marrone chiaro e – ma forse
l’aveva soltanto immaginato –
foschi.
“E’
stato per un
anno professore ad Hogwarts” continuò il signor
Weasley esitante “Attualmente,
però, è… la
nostra spia tra i Lupi
Mannari.”
Un
gelido
silenzio invase la stanza, accompagnando l’ultimo tremulo
sussurro dell’uomo. Probabilmente
non tutti erano a conoscenza di ciò che l’uomo
aveva appena detto, dato che
molti si scambiavano occhiate concitate e preoccupate.
L’atmosfera era così
irrespirabile che sembrava essere stata colmata di un gas velenoso e
mortale.
Nessuno osava più respirare, per non emettere un suono.
Tonks
si sentì
improvvisamente a disagio: in quel momento in cui più
nessuno parlava, poteva
sentire gli occhi di Lupin continuare a scrutarla, pensieroso, e
leggerle
dentro.
Non
avrebbe
retto a lungo quella situazione. Non le era mai accaduto prima che
qualcuno la
fissasse così intensamente da darle l’impressione
di essere nuda e di poter
scoprire tutto di lei.
Spinta
dall’agitazione e incapace di pensare un attimo di
più, si sporse
improvvisamente in avanti, verso di lui.
“Piacere
di
conoscerti” esordì nervosamente, guardando Remus
negli occhi – ancora cupi? –
“Mi chiamo Ninfador...”
Il
piede destro,
che aveva portato avanti per fare un altro passo, però,
incappò in una
piastrella piuttosto sudicia del pavimento che la fece scivolare in un
istante,
senza neanche rendersi conto di ciò che stava accadendo.
La
ragazza
chiuse subito gli occhi, impaurita, come se in quel modo potesse
cancellare la
sua caduta – e soprattutto la sua infinita sbadataggine che
pochi minuti prima
le aveva già fatto rovesciare un vaso massiccio nel
corridoio della casa – e
non sentire il suo tonfo del suo sedere sul pavimento, ma
l’unico rumore che
udì fu quello rauco della risata di Sirius.
“Sei
sempre la
solita!” esclamò di nuovo suo cugino, continuando
a ridere “Pasticciona ti ho
lasciata e pasticciona ti ritrovo! Ringrazia Remus, altrimenti adesso
avresti
qualche osso di meno, di sicuro!”
Una
risata
scacciapensieri le si bloccò in gola, mandandola nel panico
più completo. Aprì
gli occhi.
Lupin
la
stringeva, salda tra le sue braccia, il viso sulla sua spalla. Pochi
secondi
prima che lei cadesse si era sporto per afferrarla, per evitare che si
facesse
male sul serio.
L’uomo
continuava a fissare il muro davanti a sé, incurante delle
risatine di Sirius e
del ringhio di Malocchio (“Ho dimenticato di dirvi che
è incredibilmente
sbadata, benedetta ragazza!”), cercando di capire cosa
potesse averlo spinto ad
avvicinarsi a lei fino a quel punto.
Risposte,
però,
non ne trovava. O, meglio, non voleva considerare quelle che gli
occupavano la
mente in quel momento.
All’improvviso,
bruscamente, si staccò da lei, allontanandola dal suo petto.
Vide i suoi occhi
smarrirsi e per un attimo provò l’impulso di
riavvicinarsi, ma subito ritornò
sulla sua decisione e distolse lo sguardo.
Tonks
sbatté le
palpebre ancora una volta, confusa. Non riusciva a capire cosa
significasse
quel turbinio che aveva sentito fino ad un attimo prima nello stomaco,
nel
cervello, nel cuore. Era comparso quando Lupin l’aveva
afferrata e svanito
quando le sue braccia l’avevano lasciata.
Aveva
provato
agitazione, nervosismo, timore, ma allo stesso momento sicurezza e
felicità.
Mentre
la sua
mente si rifiutava di pensare, contro ogni logica, d’un
tratto, tutto divenne
comprensibile.
Arrossendo,
la
ragazza lo fissò.
“Grazie”
bofonchiò nervosamente “Mi dispiace, ma non riesco
mai a stare in piedi in
maniera decente.”
Lupin
ricambiò
il suo sguardo, un sorriso gentile sul volto, ma gli occhi velati di
amarezza e
replicò: “Non preoccuparti. Comunque, mi chiamo
Remus Lupin e sono un Lupo
Mannaro. Mi sono infiltrato tra di loro per conto
dell’Ordine. Benvenuta tra
noi, Ninfadora.”
Esitante,
gli
porse la mano. Si aspettava che la ragazza cominciasse a strillare
intimandogli
di non avvicinarsi, a strapparsi i capelli, a guardarlo con terrore, ma
questo
non accadde.
Semplicemente,
ancora un po’ confusa, Tonks gliela strinse e quel vortice di
emozioni
incredibili la travolse di nuovo. Non era paura che stava provando, ma
qualcosa
di totalmente diverso, qualcosa di più caloroso.
L’uomo
guardò le
loro mani strette in una sola con stupore. Cominciò a
sentire una strana
sensazione invaderlo completamente, lottando contro
l’amarezza e il buon senso
che l’avevano sempre mosso.
Per
la prima
volta si sentì tanto vicino a lei da non aver neanche il
bisogno di guardarla.
Scorse
il
sorriso della ragazza allargarsi lentamente, con circospezione, come se
avesse
paura di essere scoperta, euforico, e capì che anche lei
stava provando le sue stesse
sensazioni.
L’amarezza,
allora, tornò a muovere i suoi gesti.
Non
poteva
permettere che lei, così giovane, con una vita intera da
vivere, potesse
sentire qualcosa, qualunque cosa per lui, la cui vita non era in
realtà mai
cominciata, e la stretta di mano, quell’unico contatto
esplicito tra di loro,
cadde nel vuoto del silenzio di Grimmaud Place numero 12.
Probabilmente
non era la sera giusta per cominciare a provare certi sentimenti.
*^*^*
La
fic che avete
appena letto è la mia prima su Harry Potter.
Cavolo, da quanto aspettavo questo momento! Ho sempre desiderato poter
scrivere
qualcosa su questa saga che adoro, ma non l’ho mai fatto
prima, un po’ per
paura di rovinare questi splendidi personaggi, un po’
perché non avevo idee.
Però alla fine l’idea è arrivata e sono
riuscita a svilupparla, ed ecco questo
missing moment su una delle coppie che più mi piacciono.
Personalmente
adoro
questa fic (come non potrei? E’ la prima su Harry Potter) e
spero che possa
piacere anche a voi.
Spero,
inoltre,
che i personaggi siano IC e che la fic non sia banale. Sono un
po’ nervosa, ma
credo sia normale, mi succede sempre quando pubblico in un fandom nuovo.
Ditemi
voi,
quindi, se scomparire per sempre da questo fandom o se posso continuare
a fare
qualche excursus, ogni tanto. ^^
Come
ultima
cosa, mando un abbraccio e un bacio alla mia Katia,
che mi supporta sempre nei miei dubbi e nei miei timori.
Grazie mille per esserci sempre!
Un
grazie anticipato
a tutti, lettori e recensori, sperando che ce ne siano. ^^
Un
bacio,
vostra
Ayumi
I
personaggi - ahimè - non mi appartengono. Li ho solo presi
in prestito per un attimo da J. K. Rowling e prometto di restituirli
prima possibile! :)
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che move il sole e l'altre stelle - Solo epiloghi editi e inediti".
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Grazie mille!
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