Una notte insieme
Se solo non fosse amore.
La
brezza quella sera era fresca a Parigi, nonostante la calda giornata
d'estate appena tramontata. Chat noir, l'eroe della capitale francese
stava appollaiato sul tetto di una palazzina semi nuova a rimirare le
strade illuminate dalla luce fioca dei lampioni e dai fari delle auto
che si susseguivano una dopo l'altra. Una serata quiete e pacifica,
nessun akuma o super cattivo aveva ancora fatto capolino. Per cui, il
bel biondino, si stava prendendo una pausa dalla lunga ronda fatta in
attesa dell'incontro con Ladybug. Sbadigliò sonoramente facendo
lacrimare appena gli occhi verdi riversandoli nel blu del cielo
stellato. Si chiedeva dove fosse la sua insettina nella sua tuta rossa
a pois neri e il perché stesse facendo così tardi. Si
erano dati appuntamento ogni sera dopo la mezzanotte per poter
sorvegliare la città, negli ultimi giorni, presa continuamente
d'assalto dagli akumizzati nelle ore notturne. Torse il braccio dietro
la schiena afferrando il bastone multiuso, lo aprì e
provò a contattarla senza successo. Sospirò afflitto
alzandosi sulle gambe, riponendo l'arma, e il venticello soffiò
un pò più forte scompigliandogli i capelli.
Si
guardò intorno scorgendo fra la moltitudine di tetti, la
terrazza di una sua compagna di classe illuminata appena da qualche
faretto. Aguzzò la vista saltando silenzioso da un tetto
all'altro avvicinandosi all'abitazione della fanciulla in questione
incuriosito. Giunto a qualche metro di distanza non poté non
notare l'espressione triste dipinta sul suo volto e si guardò
intorno in cerca di qualche altro familiare. Ma nessuno le stava
facendo compagnia, proprio come accadeva sempre a lui in quella villa
grande e vuota nella quale viveva. Aveva sempre pensato alla sua come
ad una famiglia unita e felice. Era così innaturale assistere a
quella scena.
Saltò repentino sulla ringhiera ove stava poggiata facendola cigolare appena.
-Chat noir?-
La
corvina saltò all'indietro sbarrando gli occhi celesti dalla
sorpresa nel vederlo arrivare così all'improvviso. Sbatte quindi
un paio di volte le palpebre e si ricompose schiarendo le sue corde
vocali chiedendo che ci facesse lì a quell'ora della notte. Il
gatto si scusò per l'improvvisata scendendo sinuoso accanto a
lei notando quanto fossero rossi e gonfi i suoi occhi. Seguì un
silenzio imbarazzante spezzato da una piccola risata di circostanza di
Chat.
-Stavo
pattugliando la zona. Cose da supereroi, sai. Poi ti ho vista e,
niente, volevo salutarti. Come mai ancora sveglia a quest'ora?-
Marinette
era sempre stata un mistero per lui, sia nelle vesti da supereroe, sia
quando tornava ad essere Adrien. Abbozzò un sorriso gentile
vedendola in difficoltà, lei si morse il labbro inferiore
indietreggiando appena. Era molto diversa da scuola, ripensò il
biondo, sempre sorridente e senza ostentare nessuna preoccupazione.
Stranamente non si perdeva in curiosi balbettii senza senso come era
solita fare durante le loro conversazioni, almeno per quello che
potesse ricordare delle poche volte in cui avevano interagito.
La compagna di classe si posò di nuovo sulla ringhiera
nascondendo il viso fra le braccia, sospirando, rimembrando l'ultima
volta che avevano entrambi parlato su quel tetto. Ricordò di
quando lui le aveva confessato l'amore che provava per Ladybug e di
come lei fosse stata presuntuosa nelle vesti di eroina a catalogarlo
come donnaiolo senza sentimenti. Si era incolpata un sacco di volte per
essere giunta a tali conclusioni così facilmente senza conoscere
davvero chi si celasse dietro la maschera del suo amico di avventure.
-E' successo qualcosa di grave?-
Alzò
il capo al cielo restandole vicino e rimasero in silenzio l'una accanto
all'altro limitandosi a respirare la stessa aria. Chat chiuse quindi
gli occhi godendosi quella tranquillità, nonostante fosse
preoccupato per il ritardo Ladybug. Tese l'orecchio e si
concentrò sulle sensazioni piacevoli che la brezza dava sulla
pelle.
-Volevo dichiararmi al ragazzo che mi piace..-
Sussurrò
lei destando la sua attenzione sollevando la testa per poter incontrare
il suo sguardo calmo. Tirò in su col naso impedendo a se stessa
di far cadere anche una sola altra lacrima.
-Ma
ormai è troppo tardi. E' sempre in compagnia di un'altra ragazza
e io, non posso farci nulla. E fa male. Ormai io non posso fare
più nulla.-
Chat
la ascoltò in silenzio osservando il suo volto pieno di
tristezza e odio rispecchiandosi nella sua figura. Anche la sua amata
non aveva occhi che per un altro ragazzo, qualcuno che non era lui. E
seppur conscio di questo cercava di pensare in positivo, si auto
convinceva di poterla avvicinare a se. A volte però era
così dura quando la immaginava in braccia che non erano sue,
faceva male e l'ansia lo assaliva. In molte occasioni avrebbe voluto
impedirle di andare via dopo una battaglia per stringerla senza darle
possibilità di fuga. Si rivedeva così tanto in quegli
occhi lucidi, da sentirsi a disagio.
Le strinse appena la spalla sfiorando la sua pelle con le dita per
confortarla chiamandola a bassa voce, dicendole di calmarsi prima di
tutto, e lei si scusò abbozzando un sorriso. Non si riconosceva
in quelle condizioni pietose, ne avrebbe voluto che qualcuno la vedesse
così, tanto meno Chat noir. Si avvicinò abbastanza da
potersi specchiare in quelle umide iridi cerulee. Le
sorrise e le carezzò una guancia rosea, calda al tatto, e la
sorpresa di quel gesto le infuse una calma improvvisa. Spostò
qualche ciuffo della frangia fuori posto e sentì i suoi muscoli
rilassarsi.
-Finalmente ti sei calmata.-
Sibilò
fiero di averla riportata alla normalità, non pensava che la
corvina potesse mostrare un lato così debole e fragile di se
stessa. Lei chiuse gli occhi sfiorando la sua mano con le dita e
il gatto arrossì pensando a quanto fosse carina. Fece quindi
qualche passo indietro sfilando la mano il cui dorso ancora gli
solleticava.
La corvina accennò appena un sorriso che si spense subito poco
dopo facendolo sentire in dovere di tirarle su il morale. Gli aveva
dato, stranamente, molto fastidio vederla così atterrita. Tese
la sua mano verso di lei facendola voltare non senza ricevere qualche
occhiata perplessa.
-Vorresti venire con me?-
Marinette
si ritrasse, sapeva che lui non le avrebbe fatto nulla di strano,
eppure si sentiva a disagio ed evitando il suo sguardo cercò di
valutare cosa fosse meglio fare. Chat le afferrò la mano
abbassandosi per rincontrare i suoi occhi e sorriderle di nuovo.
-Ti riporto subito a casa. Promessa di gatto!-
A
quelle parole decise di fidarsi, annuì e lui la tirò a
sè prendendola in braccio come già era capitato molto
tempo prima. Allora la sua lady lo aveva profondamente ferito, stavolta
invece era lei ad avere bisogno di un amico che la tirasse su. E lui
voleva esserci per lei, sostenerla come lei aveva fatto per lui e dirle
che probabilmente questo ragazzo nemmeno si meritava tanto amore.
Il vento scompigliava i capelli di Marinette che osservava il biondo
saltare felino senza fare rumore. Il suo corpo era molto caldo o forse
era lei ad essere troppo fredda. Sentiva il battito del suo cuore
accanto all'orecchio battere forte, cullarla e rassicurarla. La
portò lì dove quella volta aveva preparato la sorpresa
per Ladybug, e la fece scendere. Appena poté si sedette sul
davanzale della terrazza dando le spalle al cielo e la guardò
sornione. La ragazza lo fissò chiedendosi come mai, tra tanti,
avesse scelto proprio quel posto speciale. Chat noir anticipando la sua
domanda le fece cenno di affiancarlo e si volse verso la luna che
illuminava appena la sua schiena e il volto di lei.
-Volevo
che vedessi di nuovo con me questo posto. Ladybug... ama un altro
ragazzo, sai? Quindi alla fine sono nella tua stessa situazione.-
Un
velo di tristezza dipinse il suo volto e deglutì per mandare
giù quel magone che gli era salito in gola. Dopotutto faceva
ancora un male cane.
-Alla
fine quel giorno sono riuscito a portarla qui. Ma il cuore di Ladybug
non può appartenermi. Lo so e non riesco a darmi pace. E ho
così tanta rabbia dentro che vorrei urlare. Vorrei che fosse
solo mia.-
Stavolta
fu Marinette a deglutire sapendo di essere lei la causa di quegli occhi
così tristi e si chiese perché il suo cuore non avesse
ancora smesso di battere per Adrien. Avrebbe voluto dimenticarlo e non
provare più altra sofferenza. Se solo si fosse innamorata di
Chat noir non sarebbero stati lì a sostenersi l'un l'altra.
D'istinto tese la mano verso la sua carezzandola e lui intrecciò
le dita alle sue stringendole forte chiudendo gli occhi abbagliati da
quel chiarore.
-Scusa, volevo che fossi tu a parlare e invece.-
Interruppe
quello stallo che si era creato sentendo il suo cuore quasi risollevato
dal contatto con quelle piccole dita infreddolite. Lei sussurrò
qualcosa sottovoce mentre Chat abbassava il capò per poter
incontrare i suoi occhi celesti.
-E' lo stesso. Quello che ho provato è lo stesso. Grazie Chat noir.-
Il
biondo le sorrise e il cuore sobbalzò nel suo petto colorandole
le guance di rosso. Lui le lasciò la mano lasciandole una
sensazione di tepore sul palmo. Sarebbe stato davvero bello se si fosse
innamorata di lui, e rise quando pensò che Ladybug dovesse
essere davvero molto fortunata. L'amara ilarità che provò
avendo la consapevolezza di essere la vera identità
dell'insettina a cui era tanto devoto era proprio davanti ai suoi
occhi, ma lui restava nella sua cecità e non vedeva altro che
una parte di quello che era.
Desiderò intensamente avere quella forza d'animo che lui le
stava mostrando, di smettere di fare la codarda e di prendere esempio
da lui. Era veramente un bravo ragazzo e per la prima volta nacque in
lei il seme della curiosità. Cominciò a chiedersi dove
abitasse, quali amici avesse e che tipo di persona fosse nella vita
fuori dalla battaglia.
Chat controllò nuovamente il bastone e sospirò non
vedendo alcun segno di vita dalla sua lady. A Marinette non
sfuggì il gesto e un titubante gli chiese come mai avesse
assunto improvvisamente un'espressione preoccupata.
-Ladybug
e io avremmo dovuto vederci almeno due ore fa. Non penso
verrà ma sono preoccupato. Non vorrei le fosse successo qualcosa
anche se non sarebbe la prima volta che mi da buca.-
Aggiunse
una punta di ironia alla fine con l'intenzione di tirarla su, ottenendo
però l'effetto contrario. La ragazza abbassò lo sguardo e
per non farsi scoprire accennò una risata forzata. Non le
piaceva essere oggetto di dolore per un caro amico e compagno fidato
come lui. Avrebbe voluto aprirsi anche lei, dire di più su
Adrien e su Kagami che le stava continuamente appiccicata. Delle bugie
di Lilà e di quanto Chloè fosse un agnellino a confronto.
Si sedette a terra accusando un pò di stanchezza.
-Princess?-
Scese
accovacciandosi accanto a lei e sorrise notando come i suoi occhi si
stessero chiudendo da soli. Si rese conto anche che effettivamente era
ora di farla rincasare a meno che non avesse voluto noie dai suoi
genitori. Soprattutto da suo padre che l'amava alla follia. Fu in quel
momento che gli tornò in mente il giorno in cui lei si
dichiarò a lui come supereroe. Si chiese quindi chi fosse il
ragazzo di cui le aveva parlato la prima volta e come mai avesse poi
avuto una cotta per lui se poi quel suo amore non si era affatto
affievolito.
Forse era stato avventato a portarla fuori ora che era tornata ad amare
un ragazzo normale, magari senza problemi gravi come salvare Parigi.
Ebbe paura di aver potuto risvegliare in lei i sentimenti che aveva
provato per se in precedenza. Improvvisamente si sentì
profondamente stupido.
Le toccò la spalla scrollandola piano ricevendo in risposta un
mugugno. Tentò nuovamente ma il risultato non cambiò.
Sospirò quindi e le carezzò il viso mugugnando quanto
fosse tardi, ripetendole a bassa voce di svegliarsi per poter andare
via.
-Marinette, se solo non fossi innamorato di Ladybug. Sicuramente...-
Le
lasciò un bacio sulla guancia e le sue palpebre tremarono
sentendo qualcosa sfiorarle il viso. Chat sorrise pensando a quanto
fosse pesante il suo sonno e lasciò che si posasse sulla propria
spalla per poter dormire meglio.
-Grazie-
Lui
arrossì sentendo quel sussurro e vegliò su di lei
ascoltando il suo respiro caldo sulla pelle. Avvolse le sue spalle con
il braccio sentendola tremare appena per il freddo della notte e ancora
una volta prese la sua arma per chiamare la persona che amava di
più al mondo. Lasciò cadere il bastone a terra accanto a
se, stanco di quell'amore a senso unico. Senza sapere cosa fare dei
suoi sentimenti, si limitò a stringerla forte a se aspettando
l'alba.
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