La mia anima
č un manichino ribelle,
dopo che l'ho vestita
cambia posa continuamente,
si alza la gonna
e abbassa la maglietta fina.
Grida al sopruso
se la confino in magazzino,
nei recessi del mio ippocampo,
e in vetrina pongo un sostituto,
docile, addomesticato, credibile.
Cosģ fugge dall'agmidala
e, non trovando altri accessi
si specchia nei miei occhi chiari,
qualunque tentativo di celarla
č vano.
La reclusione la rende furiosa,
tira fuori il peggio di sč,
con urla oscene
allunga le mie mani
e sfioro i volti della gente,
sopresi, colpiti, si staccano
dal resto della turba
come adesivi in rilievo,
si voltano verso di me
come se avessi preso vita
proprio in quel momento. |