Let the colors enter

di Darcymalec07
(/viewuser.php?uid=801081)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La mente di Charlie ferveva. Cosa voleva quella strana tipa? Perché lo salutava? Perché gli dava confidenza?
Con un sonoro “Toc” chiuse la finestra e decise che ne aveva abbastanza, l’avrebbe ignorata. Prima o poi avrebbe smesso… vero?
L’ennesimo colpo alla finestra dimostrò due cose: che la ragazza non si arrendeva, e che aveva probabilmente una scorta di sassi sotto il suo letto.
Charlie si buttò sul suo giaciglio e si mise il cuscino sopra la testa.
Avrebbe ignorato il mondo, come sempre.
“Ora basta!”
Due colpi in fila uno dopo l’altro lo costrinsero ad uscire dal suo covo di coperte.
Avrebbe dovuto fare qualcosa prima che la pazza gli spaccasse il vetro.
“Santo cielo” Sibilò tra sé, spremendosi il viso con le mani aperte.
Aprì la finestra. La ragazza era ancora lì, con il sorriso più grande del mondo stampato in faccia e i capelli raccolti in due codini da bimbetta, come se non si fosse accorta di essere cresciuta.
Con fare teatrale, lei portò le mani a cono davanti alla bocca e gridò:
“Posso venire lì?”
Charlie rimase interdetto, bloccato in mezzo alla stanza senza sapere cosa fare. I “perché” che gli ondeggiavano nella testa erano migliaia.
Decise che l’unica cosa da dire per togliersi il problema in quel caso era la verità:
“No. Sono un serial killer!”
Va bene, forse non era la verità. Ma la solitudine auto inferta tipica delle menti folli, quella c’era, nel contesto.
La risposta di lei fu immediata, e per Charlie suonò come una sentenza di morte:
“Arrivo!” Gridò lei sopra il frastuono del traffico, integrando alla voce il tipico gesto del pollice in alto.
Charlie si lasciò scivolare sul letto. Magari aveva fatto male i calcoli, magari la serial killer era lei.
Erano mesi che non aveva rapporti sociali con persone che non fossero i suoi genitori, con cui tra l’altro parlava poco, e non aveva richiesto di ricominciarli. Aveva scelto la solitudine brulla e oscura della sua anima. Gli sbagli che aveva fatto nella vita non li avrebbe più dovuto ripetere, era stata una sua scelta.
Basta vita esterna, basta sbagli. Fine.
Comportamento vigliacco, ma inevitabile.
Stava seduto sul letto, in una sorta di catarsi auto distruttiva, quando il suono del campanello lo fece trasalire.
I suoi genitori non erano in casa, e non era sua abitudine aprire la porta quando qualcuno suonava. Ignorava il tutto, e fine.
Questa volta però era diverso, e la situazione troppo strana per poterla semplicemente ignorare.
Tanto strana, che Charlie si dimenticò di guardare dallo spioncino prima di aprire.
 
(E’ la prima volta che pubblico, fatemi sapere cosa ne pensate :D)




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3836562