Alex Krow - Schegge di Magia - parte II - Hogsmeade

di Robert_Wire
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Sono uno psichiatra e mi occupo da anni di Etnopsicoanalisi e di Antropologia culturale e sto cercando di mettere un po’ di ordine in un dossier di un tale Ulixes Hobbs che raccoglie testimonianze dello strano caso di un ragazzo che in seguito ad un incidente stradale ha acquistato speciali poteri paranormali che egli chiama “magici”.
La struttura della narrazione farebbe pensare ad un resoconto a carattere oniroide e/o allucinatorio di un soggetto in preda a deliri di tipo mistico-religioso o forse meglio magico-religioso, pertanto, temo che la patologia del ragazzo si manifesti nella sua sconsolante realtà di ampio deficit di tipo psicotico.  
Ho tra le mani il dossier di Hobbs, ma non riesco a capacitarmi di una cosa. Non riesco a trovare quella parte del diario che copre un periodo di circa sei mesi, da Settembre del 1992 ad Aprile del 1993.
Voglio dire che non c’è nulla nel dossier e che neanche il resoconto del ragazzo ne fa menzione.
Si allude ad un possibile viaggio in un non ben precisato territorio della Scozia, a bordo di un mezzo, un autobus, il Nottetempo, del quale, in realtà, non se ne rintraccia l’esistenza nella nostra vita reale.
Come per la prima parte di questa redazione, quelle che seguono sono le trascrizioni di quello che il ragazzo stesso aveva annotato nel suo diario. Ma mi colpisce sempre lo stile lucido e sistematizzato di questo delirio.
 
* * *
 
Sabato 24 Aprile 1993
 
Caro diario, come vedi non ho perso l’abitudine di scrivere, ma non per seguire le indicazioni del dottor Watson o forse non solo, ma perché mi dà la possibilità di vedere le cose più chiaramente e io proprio in questo momento della mia vita ne ho proprio bisogno.
Mi trovo a Hogsmeade in Scozia. Sono arrivato qui esattamente 2 mesi fa, il 24 Febbraio 1993, ed era un mercoledì.
Da circa un mese e mezzo lavoro. Per forza. Non potrei fare altro. Devo pur sopravvivere. Faccio finta di essere un ragazzino mago un po’ svitato, i cui genitori sono morti in un incidente, cosa che in effetti è vero. Mi sono ricordato di quel tal Aberforth Silente, di cui parlavano i Custodi, e della sua Locanda, la Testa di Porco e ora lavoro lì come… bah, non saprei, sguattero, cameriere, ragazzo di magazzino, addetto alle pulizie? Per Aberforth non fa differenza. Mi sa che è un po’ matto pure lui. Di buono c’è che ho anche un posto per dormire e che sto imparando un mucchio di cose sul mondo dei maghi, che il signor Hobbs non mi aveva detto, ma che penso che pure lui ignora.
 
Martedì 27 Aprile 1993
 
Ho scoperto che il castello sulla scogliera oltre il lago, che si vede da qui, è proprio quello di Hogwarts, la scuola per maghi di cui avevo sentito parlare a Londra. L’ho scoperto il giorno dopo che sono arrivato. Il castello, imponente, è difficile che non attiri l’attenzione di chi vive qui. Ogni tanto, vedo anche gruppi di studenti con le loro tipiche uniformi. Mi ricordano tanto quelle dei college. “Quando sarai un po’ più grande anche tu ci andrai” diceva mia madre. Mia madre… accidenti. Eppure mi piacerebbe andare in quella scuola. Anche per saperne di più di magia. Qui sono tutti maghi e fanno cose incredibili. Però gli incantesimi non li fanno come so fare io, anche se a me riescono ugualmente (e sospetto anche meglio). L’altro giorno Aberforth voleva che prendessi una scopa dal ripostiglio e io naturalmente mi sono mosso per andare a prenderla e lui “Ma che diavolo? Accio scopa! Ma sei imbranato?” mi ha gridato agitando la sua bacchetta e la scopa è volata subito nella sua mano. Il signor Hobbs mi ha insegnato che esiste un Incantesimo di Appello che si lancia dicendo Ciù e io lo so fare anche senza bacchetta. Comincio a pensare che tutti i mesi passati a fare incantesimi senza bacchetta mi abbiano allenato bene. Comunque sto conoscendo qui un sacco di persone e ognuna mi regala una cosa nuova da imparare di questo mondo fantastico e io sono come una spugna e prendo da tutti.
 
Mercoledì 28 Aprile 1993
 
Questo pomeriggio ho servito burrobirra ad una strega anziana dai capelli d’argento, una signora gentile che mi ha insegnato a fare una pozione contro un dolore alla caviglia che ho da un po’ di giorni (Aberforth mi… sovraccarica).  “E falla subito che in questi giorni la luna è buona” mi ha raccomandato. Sì, perché qui tutti mi insegnano che ci sono periodi precisi per fare certe pozioni perché la luna, le stelle e i pianeti devono stare al loro posto giusto.
 
Sabato 1 Maggio 1993
 
Hogsmeade è un villaggio fantastico! Mi pare di stare ogni giorno al Luna Park come quando mi portavano i miei genitori. Se uno vuole comprare scherzi e trucchi magici c’è Zonko, che è un negozio fornitissimo come pure c’è Mondomago, ma quello è per gli accessori magici. E poi proprio come al Luna Park c’è il negozio di dolciumi Mielandia dove puoi trovare ogni sorta di prelibatezza, infiniti tipi di caramelle  come le Piperille nere che ti fanno uscire fuoco dalla bocca o le Api frizzole, palline effervescenti che ti fanno sollevare un po’ da terra quando le mangi oppure le Gelatine Tuttigusti + 1 dai gusti imprevedibili (anche cerume o vomito), Cioccoli giganti ripieni di crema alla fragola e panna, Fildimenta Interdentali, svariati tipi di torrone, centinaia di tipi diversi di cioccolato. Ah, ci morirei proprio, mangiando cioccolato! E poi dicono che la burrobirra calda di Tre Manici di scopa sia migliore di quella del nostro pub. Io non ci credo. Secondo me è per via del fatto che Aberforth ha una brutta fama.
Di recente ho scoperto che c’è pure una elegante sala da the, quella di Madame Puddifoot dove ti servono gustosi biscottini scozzesi al burro e dove un giorno spero di portarci la mia ragazza, che anche se per ora non ce l’ho, spero presto di avercela.
Un’altra cosa che merita di essere visitata è l’Ufficio Postale, attrezzato con i suoi quasi duecento gufi appositamente identificati con dei colori, per spedire messaggi ovunque e con qualsiasi tipo di urgenza.
La cosa che però mi hanno detto per la quale Hogsmeade è famosa è la Stamberga Strillante, la casa più infestata di spettri di tutta la Gran Bretagna evitata persino dagli stessi fantasmi del Castello, per quanto si dice sia mal frequentata da ogni sorta di malvagità incorporea.
 
Domenica 2 Maggio 1993
 
Ho conosciuto il preside Silente, il fratello di Aberforth. È venuto ieri sera al pub in compagnia di un professore, a quanto pare: un tipo con un naso adunco, lunghi capelli neri unticci e dallo sguardo gelido. Penso che mi abbia preso in simpatia perché non faceva altro che guardare divertito come mi muovevo agile ai tavoli e, in particolare, al suo. Sono diventato abilissimo a usare quella che io chiamo la “magia per i tavoli”: mi sono allenato a fare velocemente tutto il gruppo di incantesimi che servono ad apparecchiare, portare bevande e vivande, tagliare, pulire, porgere, portare il conto, sparecchiare, etc. Aberforth ha pochi aiutanti (sospetto perché nessuno voglia lavorare con lui) e quindi se vuoi fare in fretta a preparare e servire devi fare veramente le magie. Il preside Silente mi ha guardato tutto il tempo con un leggero sorriso in volto, mentre parlava con il suo accompagnatore. Poi ad un tratto mi ha rivolto la parola.
“Come ti chiami, ragazzo?”
“Alex, cioè, Alexander, signore”
“E quanti anni hai?”
“Tredici, ehm... cioè quasi, ne farò tredici tra poco a Giugno”
“Bene, vedo che sei un ragazzo in gamba. E hai anche studiato? Come mai lavori qui?”
“Be’, sì signore, ho studiato molto con i miei genitori. Sa, vivevamo in campagna, poi un giorno sono morti entrambi a causa di un incidente” ho cercato di tagliare corto, ma il Preside non mi ha mollato tanto facilmente.
“Capisco che avrai sofferto abbastanza, ma non devi avere paura qui, perché sei al sicuro. Non conosco la tua storia, ma non c’è bisogno che tu ti nasconda con me se sei un Nato-Babbano” e ricordo che il suo accompagnatore, intento a sorseggiare la sua birra, ha cominciato a tossire.
“Devi sapere che sei molto abile nella magia, ma ci sono certe cose che non è facile nascondere ad un mago di una certa età come me”
“Preside, lascia stare il ragazzo, che deve lavorare” si è quindi inserito l’altro.
Allora ricordo che mi ha seguito ancora con quei suoi occhi azzurri, mentre mi allontanavo che Aberforth già sbraitava, e facendomi no con la testa mi ha sussurrato “Non aver paura”.
Poi, alla fine, mentre prendevo la mancia, quando stavano andando via, a me è venuto di chiedere “Signore, ci sono anche ragazzi come me Nati-Babbani nella vostra scuola?” 
“Ah, sì certo Nati-Babbani, Puro sangue, Mezzo-sangue…” e, guardandomi di sbieco, ho sentito che i suoi occhi azzurri mi fissavano e in qualche modo mi penetravano.
“E c’è pure… pure…” ho continuato, ma giuro, non so cosa mi sia successo, ricordo solo vertigini e la mia voce che usciva come se io non la comandassi “ il solo col potere di sconfiggere…sconfiggere… il … il …Signore Osc…”. O qualcosa del genere, ma per quanto mi sforzi ora non ricordo più niente. Dicono che sono caduto a terra come morto. È possibile che ci sia stato un qualche ritorno del trauma dell’incidente. Ricordo di essermi poi svegliato con Aberforth al capezzale.
“Vedi che mio fratello è stato qui, accanto a te, sino a poco fa. Devi proprio averlo impressionato, accidenti a te”
 
Lunedì 03 Maggio 1993 in serata
 
“Mio fratello, vuole parlarti, ma a quattr’occhi, vai alla 4 che ti sta aspettando”.
E così, con uno stato d’animo strano, tra lo spaventato e l’incuriosito, mi sono presentato al preside Silente, seduto questa volta al tavolo della stanza che aveva piazzato al centro, proprio davanti la porta, con due sedie, una di fronte a lui.
“Buon giorno signore” ho detto entrando, dopo aver bussato alla stanza, quasi ci fosse dentro un tipico cliente della locanda.
“Sì , sì, entra e siediti, ragazzo mio, non aver paura. Allora, come stai? L’ultima volta che ci siamo visti forse non è stata per te delle migliori, ma si può sempre rimediare”
“Bene, signore, meglio, certamente meglio. Sa, io tempo fa sono sopravvissuto all’incidente stradale che ha ucciso i miei e sono stato per circa un mese in coma e poi lentamente sono stato bene, ma a quanto pare ogni tanto torna qualche sintomo.”
“Per come la vedo io, in realtà, deve essere successo qualcos’altro. A quanto ricordo, mi avevi fatto delle domande. Una riguardava il tipo di studenti che frequentano la scuola e mi sa che questo ti abbia molto emozionato, vero?”
Non potevo negare: “Sì, perché, in questi mesi che ho lavorato qui a Hogsmeade, ho potuto capire meglio che la magia mi interessa molto e ho sempre avuto paura che per me non ci potesse essere la possibilità di frequentare una scuola simile. Quindi quando lei mi ha detto che la scuola accetta vari tipi di studenti mi batteva forte il cuore” 
“L’altra domanda, che mi hai fatto, mi ha incuriosito ancora di più e ci ho riflettuto molto in queste ultime ore. Perché mi sono chiesto: come mai un ragazzo Nato-Babbano che non ha avuto molta possibilità di conoscere il nostro mondo, può fare una domanda che è molto legata ad una conoscenza di fatti molto specifici del nostro mondo? Come sei venuto a conoscenza della storia del ragazzo di nome Harry Potter?”
In realtà io non sapevo di che cosa stesse parlando. Poi ricordai di aver farfugliato qualcosa nell’incontro precedente, di sicuro basandomi su frammenti di discussioni origliate quando ci recavamo di notte ai pub “alternativi” con John e il signor Hobbs.
Non avevo mai sentito di questo certo Harry Potter che con molta probabilità era il nome di quel ragazzo eroe che aveva fermato Voi-sapete-chi. La richiesta era strana però, dato che, appunto perché il ragazzo era famoso, avrei potuto averla ascoltata, la storia dico, proprio ad Hogsmeade. Perché allora il Preside la faceva tanto complicata? Dove voleva arrivare?

“Harry Potter? Sì, io so che è il ragazzo che ha fermato Voi-sapete-chi. Lo sanno tutti”

“Ah, bene, certo, ma ti ho detto che ci ho riflettuto molto negli ultimi tempi e sono arrivato alla conclusione che non mi stai dicendo tutta la verità”

“Ma… non capisco signore”

“La cosa che mi ha incuriosito è che l’altra volta hai nominato l’innominabile chiamandolo Signore Oscuro; come può un nato-babbano come te apprezzare queste differenze? Sappi che solo i suoi seguaci osano nominarlo a quella maniera. Ti ripeto la domanda: mi stai dicendo tutta la verità?”

Mi stava facendo una domanda alla quale non ero in grado di rispondere. Non sapevo nulla né di Signori Oscuri, né di seguaci, né tanto meno di tutte le loro di storie.

Mi limitai a dirglielo, in modo molto agitato, per la verità “Signore, mi dispiace, ma io non so nulla di tutte queste cose, non sapevo neanche che un altro nome di Voi-sapete-chi fosse Signore Oscuro. Quando ieri sono stato male mi rendevo conto che stavo dicendo queste cose, ma non ne conoscevo il motivo perché io ho avuto un incidente stradale con i miei e quando l’ho detto non sapevo proprio che Signore Oscuro si riferisse a quell’individuo malefico fermato da quel Potter segnato come suo uguale” mi girava la testa perché non mi andava che il buon Silente mi prendesse per un imbroglione.

“Come hai detto? Ripeti quello che hai detto, ragazzo mio. Con calma, ripeti?” sembrava sconvolto e mi faceva paura ora.

“Ripeto, sì, signore, io …non so cosa vogliano dire certe cose …perché sono stato male…”

“No, no, no l’ultima frase. Chi ha segnato chi come uguale? Ripeti ragazzo, diamine!”

Mi girava di nuovo la testa “Signore, io non voglio che lei pensi che io sia colpevole di qualche cosa. Non capisco cosa voglia sapere. Lei vuole sapere una cosa… capisco... Ecco… sì ecco io vedo …” ricordo ora che scrivo che ad un certo punto fu come se qualcosa di estraneo si inserisse in me. Era come se fossi sdoppiato: c’ero io che assistevo a quanto stava accadendo e … c’ero io che parlavo di cose che non capivo.

“Continua ragazzo mio, santi numi, non aver paura, parlami”

“Ecco … sì …” ricordo solo che cominciai a farfugliare frasi senza senso “… sconfiggere il Signore Oscuro… sì... nato da chi lo ha sfidato… il Signore Oscuro lo ha segnato come suo eguale … potere… potere sconosciuto… nessuno può vincere… sì… sopravvissuto... sì… sopravvissuto...” ero sudato, spaventato, il cuore mi batteva a mille, avevo anche una sensazione di piacere strana. E' possibile che io abbia aggiunto qualcos'altro. Sì. E' possibile. Anzi, oggi che scrivo è come certezza cristallina.

Silente mi appariva come irrigidito.

Si alzò di scatto dalla sedia e fece per andare alla porta con un'ampia falcata “Devo andare adesso. Ho bisogno di riflettere. Ho bisogno di riflettere” e scomparve dalla stanza.

Giovedì 06 Maggio 1993

Stamattina, come ogni giorno, mi ero alzato presto, alle quattro e mezza e, mentre stavo facendo le mie cose prima di iniziare a lavorare giù al pub in cucina per preparare per le colazioni, mi aveva raggiunto Aberforth.

“Non so cosa diavolo abbia in mente mio fratello, anche se, che non ci sta con la testa l’ho sempre saputo. Prepara subito la tua roba e vai immediatamente al Castello.”

“Ma …”

“Senza ma. Prepara la tua roba e vai al Castello, ché mio fratello ti sta aspettando. Corri e non perdere tempo”

E così, con le poche cose che avevo, lasciai la Testa di Porco, per immettermi sulla strada che porta al Castello, anche stavolta con tanti pensieri in testa. Non erano neanche le cinque. L’aria mattutina mi pizzicava un po’ e la strada sino al cancello principale del Castello avrebbe preso almeno una buona ora.




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