BLITZKRIEG
Buddy
you're a young man hard man
Shouting
in the street gonna take on the world some day
You
got blood on yo' face
You
big disgrace
Wavin'
your banner all over the place
We
will we will rock you
Sing
it
We
will we will rock you
(We
Will Rock You-Queen)
La
strategia degli uomini era stata pianificata da Mavis e Hisui con
particolare attenzione, ma ruotava attorno a un’idea molto
semplice: l'esercito in prima linea avrebbe inizialmente avuto il
solo compito di avanzare e ingaggiare qualora istigato. In tal modo,
portando avanti la barriera, avrebbero avuto alle proprie spalle uno
scudo che forse era la loro migliore spada.
Dopo
i primi scontri, alcuni singoli plotoni di élite capitanati
dalle
Guardie Reali avrebbero guidato il contrattacco: si sarebbero
allungati come artigli verso nord, penetrando fino al confine con
Bosco, cuore del territorio nemico, per prepararsi allo scontro
finale. Il tutto avrebbe impiegato un giorno intero o al massimo due:
una guerra di logoramento non sarebbe stata sopportabile.
La
strategia degli Etherias, dal canto loro, era simile ma decisamente
più breve: seminare distruzione, annichilendo ogni forma di
resistenza e tergendo con la Nube Nera ogni territorio conquistato.
Il
rischio per i primi era il tempismo delle operazioni e per i secondi
la loro irrimediabilità.
A
vederla da lontano nel tempo, quella guerra si sarebbe risolta nel
giro di pochi attimi.
La
concentrazione e la tensione erano alle stelle.
-Zzz...
Nyah!- Ginger sbadigliò con
malavoglia e si rigirò tra
le coperte.
Vicino
ad Hargeon, sud-est di Fiore
-Mmm,
che bella dormita-dechi!-.
-Gin...ger...sa...ma...-
Sentì ansimare qualcuno di sotto.
-Elie!
Sbaglio o ci siamo fermati?-.
-S...Sì...-.
Ginger
sbuffò e si affacciò sotto al letto, cercando
quale dei sottoposti
a testa ingiù colle lingue infuori fosse quella giusta.
-Ehi,
ho sete, portami un bicchiere Elie-dechi.-.
-Non...
mi chiamo... Elie...-.
-Ma
io mi chiamo “Imperatrice Ginger”, e l'imperatrice
ha
sete-dechi!-.
-Lei
non... non è un...-.
La
Cambiata si rimise sopra il letto e con un salto schiacciò
il
materasso col culo, facendoli urlare tutti e quattro.
-Sono
il vostro comandante, che è la stessa cosa! Vedi, ho pure la
giacca
del capitano!- Infatti se l'era rubpresa
in
prestito, con tanto di berretto, dal castello.
Kukuku!
Non si era mai divertita tanto! Avere degli schiavi (ndr.
sottoposti) era la cosa più bella al mondo: se
schioccava le
dita la servivano, se glielo ordinava la veneravano, e se non lo
facevano esplodevano (non sul serio, eh, ma bastava dirlo per
spaventarli). Certo, essere chiamata “Signora” la
faceva sentire
un po' vecchia, ma avrebbe tanto voluto vedere la faccia della
Maestra in quel momento!
“Non
che mi importi di quello che pensa! Figurarsi, se lei non vuole avere
a che fare con me, tanto meglio-dechi! Poi neanche mi piaceva, era
brutta e racchia, ecco!”.
Batté
le mani per avvertire che stava scendendo, così
trovò pronti due
scalini umani; ma, messo un piede a terra, sentì un CIACK
poco
pimpante.
Come
un fiore che sboccia passando gradualmente da chiuso ad aperto, allo
stesso modo il suo viso passò da calmo a incazzato nero.
-Chi
mi ha fatto scendere sopra una pozza di fango-dechi???-.
Si
pulì la suola sulla gamba dello schiavetto più
vicino, poi alzò lo
sguardo verso l'orizzonte.
“E
che posto di merda! Tutto
deserto e cielo mestruale!
Mi ricorda quando la scema coi
capelli lillà mi ha
catturata-dechi! Grrrrr, che
umiliazione!” E la
cosa peggiore era che non poteva neanche vendicarsi, perché
era già
crepata!
Incrociò
le braccia e si mise a riflettere: in effetti, non le erano rimaste
tante persone su cui vendicarsi. Il biondino era morto, la gatta era
diventata sua cofcofamicacof, e
allora rimaneva...
-Oh!-.
-Dechi?
Che avete sguatteri?-.
Cosa
stavano guardando così spaventati? Che era quello
laggiù, un puffo
troppo cresciuto?
-No,
è... kukuku... ahahahah!!!-.
Pugni
al cielo, iniziò a ballare di gioia.
-Sì!!!
Mio Kami, sì-dechi!!! Sia lodato Zeref!!!-.
-Signora...-
Gemette Elie: -Chi... è... quello?-.
-Dechi-dechi-dechi!-
Ginger prese con una mano una sponda del letto, mentre quello
laggiù
alzò il dito sbrilluccicante.
Oh,
che ricordi.
PEW
-VAI
A NANNA!!!-.
Il
baldacchino esplose a metà strada in mille scintille
azzurrine,
allora Ginger batté i pugni a terra e diede loro fuoco.
-Io
sono la regina del ghiaccio e del fuoco-dechi! E tu sei un insulto al
mio titolo, Lyon Bastia!!!-.
“Che
cosa faccio???”.
Città
portuale di Hargeon
Wendy
guardò in ansia il libro che teneva in mano, che aveva
scoperto
essere invisibile a tutti gli altri.
Davanti
a lei la battaglia si stava consumando atrocemente, ma sentiva che se
avesse aperto quel tomo avrebbe ottenuto il potere sufficiente per
porle fine, il potere per salvare tutti i suoi amici, l'unica cosa
che aveva sempre voluto...
Ma
non l'avrebbe aperto.
Non
riusciva nemmeno a guardarlo senza tremare.
“Sono
orribile. I miei amici stanno combattendo, e io non so nemmeno
perché
non li aiuto.”.
-Wendy.-
Una voce cavernosa la riscosse e si trovò faccia a faccia
con un
muso mostruoso.
-Ah!!!-.
-Sono
io, Freed.- Disse quello, diventando con un lampo di luce il ragazzo
che conosceva.
Wendy
si mise una mano sul cuore, che non la smetteva di battere.
-Mi-mi
hai spaventata. Sembravi un demone!-.
“...e
io invece sono il contrario.” Pensò subito con
amarezza.
-Scusa.
Ho bisogno che mi curi.- Le mostrò le braccia ferite.
-Ah!
Certo!- Impose le mani e iniziò a guarirlo.
-Grazie.-
Freed allora fece una cosa strana: boccheggiò come un pesce
e
deglutì a fondo, poi cercò di sorridere.
-Senti,
vedrai che andrà tutto bene...-.
“Cosa?”
Voleva chiedergli, invece uscirono solo dei gorgoglii.
Solo
allora si rese conto di essere scoppiata a piangere.
-I-Io...
scusami! Po-Potrei fare molto di più, ma non ci riesco! Ho
troppa-Ho
troppa paura!-.
-Ma...
perché dici questo? Cosa potresti fare ancora? Hai incantato
ogni
singolo soldato e li proteggi anche adesso, nessuno riuscirebbe a
fare di più.-.
Wendy
guardò con rammarico il libro, gesto che al ragazzo sembrava
l'aver
semplicemente abbassato il viso in vergognoso assenso.
-Combattere!-
Singhiozzò: -Potrei-potrei combattere con voi!-.
-Itté!-.
Si
aspettava di tutto, ma non uno buffetto sulla fronte. Freed ora la
guardava serio.
-Non
fare la bambina capricciosa, Wendy.-.
La
blu ci rimase di sasso.
“Eh?
Capricciosa?”.
Freed
ritrasse le mani nonostante non fossero ancora guarite, e
guardò
oltre le colline: vampe infuocate solcavano il cielo, evidentemente
Ginger si stava scatenando.
-Dimmi,
perché pensi che né lei né le altre
siano tornate umane?-.
-Io
non...saprei...-.
-Per
paura.-.
-Paura?-
Ripeté lei: -...di cosa?-.
Freed
sorrise con il suo pizzico di superbia nel risponderle: -Della cosa
più ovvia: hanno paura di morire.-.
Wendy
sgranò gli occhi. La sua mente tornò a quelle
voci che aveva
sentito nel castello, voci alle quali si era rifiutata di credere, ma
che si erano radicate immediatamente.
-È
semplice, Ginger era morta quando l'hanno Cambiata... quindi
Ritornando potrebbe morire di nuovo. Qualcuno potrebbe dire che
è
meglio questo che vivere come un mostro, però...-.
Con
le mani ancora piagate sguainò lo stocco dal fodero e lo
puntò
verso la battaglia.
-...per
me non c'è nulla di male a voler vivere a ogni costo.-.
-
Ecco
perché
-
“Se
aprissi questo libro, io...
io...
morirei?
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
Una
grande folata, tanto grande che non sarebbe nemmeno riuscita a
mangiarla, la fece quasi volare via.
Wendy
si coprì gli occhi e cercò di capire da dove
provenisse
l'esplosione, e quello che vide la lasciò senza fiato.
In
mezzo alla lotta, un Cambiato più simile a un orco che a un
uomo
stava spazzando via amici e nemici come fossero formiche. La terra
tremava a ogni suo colpo, e per i suoi compagni era inutile cercare
di scappare, perché le sue esplosioni devastavano decametri
attorno
a lui.
-DEBOLI
DEBOLI DEBOLI!!!- Ruggiva a fauci spalancate, coprendo persino le
esplosioni.
“Il
suo solo potere magico è spaventoso! Come faremo a
sconfiggerlo?”.
Anche
Freed era visibilmente scosso.
“Se
anche lo incantassi non so se...”.
“Forse
il libro...”.
Per
me non c'è nulla di male a voler vivere a ogni costo
“No...
no, dobbiamo trovare un'altra soluzione, dobbiamo
-Bickslow!-
Freed aveva urlato all'improvviso, perché Bickslow aveva
ingaggiato
il colosso.
Cosa?
Non poteva farcela, doveva assolutamente-
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM
-BICKSLOW!!!-.
Wendy
rimase senza fiato.
Il
suo amico era... Bickslow era...
...sparito?
Bick...
No
No
NO!!!
Gettò
a terra il libro e poi sé stessa, i sassi le fecero male, ma
non
voleva ascoltarli.
“Se
io se io se io se io non ave-avessi aspetta-se io non avessi-se io
non-Bickslow non lui non-Che co-co-cosa ho fatto???”
-Wendy!-
Non avrebbe dato retta a Freed se la sua non fosse stata più
un
rigurgito che una voce.
-Tu
ora stai dietro di me e ordina la ritirata, se necessario! Hai
capito?-.
-Cosa?
Ma tu che f-
-Wendy,
hai capito?-.
Wendy
non ebbe il coraggio né la forza di guardarlo, e si
limitò a
sussurrare di sì.
Quel
libro, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, e i suoi
pensieri erano troppo spaventati per concentrarsi sul resto.
“Dovevo
aprirlo, dovevo aprirlo, dovevo aprirlo!!! Avrei potuto salvarlo,
salvarli, salvare tutti!!! Dovevo morire io, dovevo esserci io al suo
posto, io, io, io!!!”.
Poi
quei deliri divennero una marea e la sommersero, stillando
giù dagli
occhi sotto forma di pianto.
“Bick...slow...
scusa... scusami... scusa...”.
“Ma
non ci riesco... non riesco ancora ad aprirlo...”.
Nella
città in cui Kinana aveva appena bucato le gomme
BANG
BANG BANGBANGBANGBANGBANGBANG
Ricarica.
BANGBANGBANGBANG
Ricarica.
BANGBANGBANGBANG
“E
questo era l'ultimo-kina.”.
-RHAAAAAAAAAAAAR!!!-.
-Uff!
E datti una calmata Dan!-.
Il
cavaliere, in berserk per la seconda volta che lo vedeva, stava
sbattendo il corpo di un demone da una parte e dall'altra tenendolo
per una gamba, la sua punizione per aver osato
ferirla
poco prima. Ferita, l'aveva sfiorata...
“Rischia
di farmi più male lui se non sta attento ai pezzi che fa
volare in
giro-kina!”.
-E
piantala di perdere tempo idiota!- Gli si avvicinò di spalle
e gli
tirò un calcio al sedere. Lui si girò e le
ruggì in faccia.
-Non
osare farmi “raaaa”, testone! E poi come fai a
vederci senza
pupille-kina?-.
Invece
che risponderle, calmarsi o fare qualsiasi cosa di minimamente
intelligente, lui l'afferrò poderosamente
per il braccio. Che
altro aspettarsi
da
lui?
Solo
che a lei la cosa non piacque, ma proprio niente; nel giro di un
millisecondo guardò lui, il braccio, lui, il braccio e lui
ancora.
Due
minuti dopo Dan le era ai piedi esanime e Kinana si scrocchiava i
pugni scottanti.
“Ma
tu guarda che ritardato.”.
-Fai
una cosa, rimani qui fuori e controlla che non arrivino i demoni o le
Mosche dell'esercito. Io entro dentro questo edificio a preparare il
mio incantesimo-kina. Ora, dove sono le mie sacche?- Si
guardò
intorno per capire dove le avesse messe, e vide un'ombra dileguarsi
dietro un angolo.
-...Oh
no-kina, non dovevi nemmeno provarci!- Prese un globo artigliato
dalla cintura e lo lanciò verso la sua direzione.
Fischiò, virò
all'angolo e infine sentì urlare.
“Quanta
pazienza...” Raggiunse il suo ladro e vide che era a terra,
ferito
alla schiena ma vivo.
Ehi,
e le sue cose? Un attimo, eccole laggiù! Allora non le aveva
prese
il tipo!
...scusa...
-Dannata
umana, la pagherai cara!- Rantolò quello morente.
-Ah-ah,
certo-kina.- Fece lei, alzando la scarpa sul suo viso.
-Eheheh...
i miei compagni stanno arrivando... il nobile Franmalth-
CRACK
“Franmalth?”
Pensò Kinana sfregando la suola sporca sul terreno.
“Era
il nome di uno dei Cancelli... uhm...”.
-Dan!
Ehi Dan!-.
Lo
raggiunse e si piegò sulle ginocchia, mentre lui
alzò a stento la
testa.
-Che
onta vergognosa. Ho perso il controllo... non sono più degno
di
servire la nobile Kinana-tan!-.
-Ma
cosa dici, oh coraggioso cavaliere? Meno male che sei sveglio, ero
così preoccupata per te...-.
Il
demente fece gli occhi a forma di cuore: -Ah!!! Davvero, mio sublime
angelo???-.
-Kina,
potrei mai mentirti? Sob, non hai più fiducia in me!-.
-Non
potrei mai! Mi smarrirei all'inferno se fosse per assecondare una tua
richiesta!!!-.
-Ah
bene, così ti voglio! Sta per arrivare gente-kina.- Detto
questo
alzò i tacchi ed entrò; salì fino
all'ultimo piano e con una
spazzata di mano sgomberò la stanza da mobilio e
quant'altro,
lasciando che rimanesse solo l'arida polvere sul pavimento.
Buffo,
come posto le ricordava la Villa Heartphilia.
Si
sedette al centro e spalancò le sacche. Si mise a frugare,
producendo un rumore simile a uno xilofono. Estrasse per prima una
bambola, che aveva preso proprio sulla soffitta della villa, coi
capelli biondi e una rosa sull'occhio.
Non
sapeva perché l'avesse portata con sé, non poteva
farci niente, ma
l'aveva trovata sola e dimenticata in un angolo ammuffito:
perciò le
era piaciuta e l'aveva buttata nell'Arrancar. La appoggiò di
fianco
a sé e respirò a pieni polmoni per concentrarsi;
nel farlo, però,
sentì un odore familiare.
Aggrottò
la fronte.
“Ma
non era morto-kina?”.
In
una città a sud-est del monte Zonia, nord-est di Fiore
Sembrava
di essere in uno di quei episodi anime in cui non succede un cazzo.
Toh, uno o due flashback, il protagonista cammina e rimugina, ma in
pratica niente.
Così
pensando Gajeel se ne andava in giro per le strade della
città
fantasma nella quale si erano spostati, dato che nel giro di dieci
minuti i due eserciti si erano mezzi decimati. In pratica ora si
giocava a “difendi la torre”, ma non era chiaro chi
doveva
attaccare e chi difendere.
Perciò
ci si dava la caccia in gruppetti tra quelle viuzzole strette, fra il
cigolio delle armature in corsa e i passi felpati degli stealther sui
tetti, nonché la Scoreggia Nera che era costretto a spazzare
via.
-G-Gajeel-sama...-.
E
poi c'erano loro due, i classici soldati con la faccia uguale
destinati a morire male presto. Bah, avevano deciso loro di seguirlo.
D'improvviso
sentì odore di sangue e un'ombra rapace oscurò il
sole.
Si
voltò di scatto, in tempo per vedere un'arpia con una
maschera in
viso atterrare tra i due e ucciderli con due artigliate secche. Poi
si voltò verso di lui, leccandosi lussuriosa il rosso dalle
dita.
“Oh?
Ma è quella Kyouka che leccava il culo a Mard Geer, ai
tempi. Direi
che non mi ha riconosciuto. Deve avere altro per la testa...”.
GRIN
“Bene
bene, sarà divertente!”.
-Dov'è
Erza?- Gli chiese ad occhi sgranati. Giusto, l'aveva intravista
combattere con lei prima, per questo si erano dovuti ritirare: invece
di comandare i rispettivi soldati se ne erano date così
tante che i
loro avevano avuto tutto il tempo di scannarsi.
-Kunai
del Drago di Ferro!- Ne lanciò due paia, ma lei li
bloccò senza
fatica tra le dita e, ghignando, glieli restituì con
interessi.
“Scaglie
del Drago di Ferro!” Incrociò le braccia davanti
al viso per
deviarli, ma abbassatele lei era sparita.
“In
alto” Gli suggerì l'istinto, e infatti
era lì aggrappata alla
parete di un edificio; subito però saltò
sull'altro di fronte,
ancorandosi con i piedi e ridendo istericamente. Erza doveva averla
colpita troppe volte in testa, o forse stava avendo un orgasmo dei
suoi. Forse tutti e due.
-Clava!-
Allungò il braccio in un'asta, ma lei ci atterrò
appollaiandosi
come sul trespolo.
-Fufufu!
Sei proprio un umano divertente, ma io voglio solo lei!-.
Un
umano, eh? Buffo, era la prima a chiamarlo così da quando
era
tornato quello che era.
“Comunque
questo dovrebbe svegliarla un po'.” Iniziò a
sbattere l'asta da un
muro all'altro, ma lei, aprendo le braccia come un'equilibrista,
riuscì a non cadere. Anzi, si divertiva pure.
-Uff!-
Gajeel si fermò un attimo a riprendere fiato, ma la
demoniessa ne
approfittò per allungare gli artigli verso di lui.
Le
scaglie spuntarono rapide e gli protessero il viso, gli artigli
rimbalzarono via, ma ancora una volta Kyouka approfittò
della sua
distrazione e ricominciò a saltare da una parete all'altra,
tra
piroette, capriole e volteggi.
“Ghihihihih!
Questo dovrebbe essere divertente!”.
-Lancia
del Drago di Ferro: Tronchi del Demone!- Iniziò a spararle
addosso a
mitraglia seguendola a ogni balzo, ma
le punte facevano
scoppiettare solo i muri e
mai le sue carni, anche perché quando
pensava di aver intuito la sua traiettoria lei la
cambiava
sbattendo
con le braccia come fossero delle ali.
Sembrava
un aquila sadica che giocava con un topolino prima di calare su di
lui.
“Io
non sono un fottuto topolino! Io sono un drago!!!”.
Quando
sembrò volergli saltare addosso per davvero,
soffiò un Ruggito e la
prese in pieno.
Kyouka
cadde a terra stordita, allora lui alzò le braccia e li
trasformò
in due martelli.
-Questo
ti farà male!- Fece un salto di qualche metro e
impattò su di lei;
o meglio, lei rotolò di lato e la mancò. Ma di
pochissimo. Proprio
poco poco.
Merda.
Kyouka
lo colpì al petto con le zampe, e a giudicare dalle squame
che si
portarono via dovevano avere degli artigli begli affilati.
Passarono
al corpo a corpo, pugni contro graffi, forza bruta contro
agilità,
impatti contro piroette, in ogni caso colpi che avrebbero ucciso al
primo sangue delle persone normali.
Facendosi
scudo col braccio, Gajeel bloccò le artigliate (al prezzo di
un
graffio alquanto doloroso) e con l'altra mano la centrò sul
naso.
Kyouka
tirò indietro la testa, arretrò, poi cadde
riversa tracciando un
arco in aria colle zampe.
-Ghihihihih!-
Le si avvicinò trasformando il braccio in spada, poi
però ebbe
un'idea migliore.
Modificò
ossa e muscoli con scatti metallici, fece spuntare dei denti attorno
al filo, una leva sul gomito, la tirò e...
WROOOOOOOOM
-Questa
la chiamerò... Motosega del Drago di Ferro!-.
Ormai
era praticamente davanti a lei, e non dava cenno di muoversi: occhi
chiusi, gambe appena divaricate, dita a terra e... crepe nel terreno
intorno alle punte?
“Aspetta
u-
Rapidi
e saettanti come serpi i dieci artigli spuntarono dal terreno e gli
portarono via tutta l'armatura, uno riuscì anche a ferirgli
il
fianco.
-Urr!-.
In
un baleno Kyouka era di nuovo in piedi e lo lanciò addosso
ai due
cadaveri, che almeno gli fecero da cuscino.
-Grazie
ragazzi.- Mugugnò.
Intanto
Kyouka aveva conficcato gli artigli nelle pareti degli edifici che lo
circondavano, e dal rumore sembravano stare scavando in
profondità.
-Ehi,
non-
-Addio,
umano!-.
E
glieli fece crollare addosso.
Gilda
di Tartaros, Bosco
-Cosa
dovrei fare io?-.
Mirajane
squadrò Sayla stupefatta: occhi rossi, colorito verdognolo,
acconciatura gorgonica, pareva più un'adolescente alla sua
prima
sbronza che un Etherious dei Tomi di Zeref.
Sicuro
non era da lei girare così, e sicuro non era da lei
chiederle aiuto.
Cioè, sul serio, la stava pregando di aiutarla.
-Solo
tu sai come fare... sei la mia sola... khh... speranza...- Ansimava
lei.
-Ehi-ehi-ehi!-
Mira arretrò e alzò le mani per schermarsi da
lei: -Si può sapere
che ti prende? Hai la febbre?-.
-No...
ti scongiuro... aiutami...- E si mise in ginocchio.
Cioè.
Adesso
la implorava.
Lei.
-Io...
io... pff... pff... ahahahahah!-.
L'assurdità
della situazione si fece sentire di colpo come il mal di denti e la
fece scoppiare.
-Tu...
tu che supplichi me? La tua sola speranza? Ahahahahah! Non puoi
essere seria!-.
Invece
lo era.
Difatti
si prostrò totalmente, con la fronte sui suoi piedi.
Mira
rideva ancora, ma stavolta con disagio, e decise di chiudere
lì il
discorso.
-Perché
dovrei aiutarti in qualsiasi cosa? L'idea che tu soffra mi fa solo
piacere!- E la scavalcò con noncuranza, sicura di vederla
rialzarsi
e correre via con la coda tra le gambe; invece non sentì
proprio
niente. No, lei non si era minimamente mossa.
Adesso
le era passata tutta la voglia di ridere: era certamente disgustata
da come si era ridotta, eppure... era come con Lucy... le veniva
da...
Fare
cose buone.
“Buone?
Tsch! Da quando sono in questa situazione femminea non mi riconosco
più! È tutta colpa di questa donna!”.
-Poniamo-
Disse, facendola sobbalzare: -che accetti. Perché lo
spettacolo
magari mi divertirebbe. Non sei nelle condizioni di superare il
Cambiamento, probabilmente moriresti.- che a pensarci non era una
prospettiva tanto negativa.
-Almeno
sarei meno morta di ora.- Rispose con voce fievole.
Mirajane
si sentì montare in bestia.
-Ma
che razza di...- La raggiunse a grandi passi e le diede un calcio in
quel culetto che le sbandierava davanti. Sayla gemette e
rotolò sul
fianco.
-Chi
ti credi di essere, eh??? Ti credevi una dea, e poi per un paio di
corna in testa getti via la tua dignità, il tuo orgoglio di
demone,
tutto quello che sei stata! E io cosa dovrei dire? Insomma, guarda
cosa sono ora! Guarda me!-.
Ma
lei non la guardava, fissava il pavimento con vergogna, e questo era
ancora più seccante. Tutta la forza che aveva sempre
ostentato,
macché ostentato, che le sputava addosso ad ogni occasione,
quella
sua forza gelida fino agli occhi, tutta quella forza era crollata
come un castello di carte! Per delle cose sopra la testa che neanche
vedeva!
-Te
la tiravi un mondo, e ora sei ridotta a un verme. Mi fai schifo!-.
-Lo
so.- Borbottò: -Lo so che sono un verme. Sono patetica, lo
sono
sempre stata. Non sono come te, non riesco a sopportare questa
situazione. Sono quegli occhi...-.
A
quelle parole Mira abbassò i suoi.
-Non
riesco a sopportarlo.- Disse: -Il modo in cui tutti mi guardano,
perché non sono più come loro. Mi rigettano,
oppure si
dispiacciono, e il Master mi compatisce perché dice
di capirmi. Che umiliazione.-.
-Lo
so che adesso sembra impossibile... ti ci vorrà un po', ma
alla fine
ti ci abituerai e imparerai a fregartene. Non è difficile
come
sembra...- Ehi, aspetta, la stava consolando?
-No...
no...- Lo ripeté un paio di volte, poi scoppiò in
singhiozzi.
-No!
Non c'era disprezzo, non c'era compassione, e non c'era delusione!
Non ero più niente che ne valesse la pena!-.
-Non
vedere niente
nei suoi occhi,
niente nei suoi occhi... non potrò mai
abituarmi, e temo il
pensiero di farlo! Io so di essere debole, odio l'essere debole, ma
se ciò che dici vuol diventare forte, io non voglio farlo!
Perciò...-.
Con
una mano le afferrò la caviglia, con l'altra si copriva il
viso
lacrimato.
-...almeno...
almeno fammi diventare qualcosa... per cui mi guarderà
ancora...
anche solo per una volta.-.
Mirajane
non sapeva cosa dire, la cosa che aveva ai piedi era...
esattamente
come lei.
Ecco
cosa aveva sempre detestato di Sayla: l'amore.
Da
quando era stata confinata in quel corpo, per quanto l'avesse
evitato, ne aveva avvertito l'alone asfissiante attorno a
sé;
l'aveva odiato e ne aveva avuto paura, e proprio perché ne
aveva
avuto paura l'aveva odiato ancora di più. Trovarsi di fronte
a un
demone che scegliesse di provarlo... quello non era
mai stata
in grado di accettarlo. Come poteva? Una cosa così umana!
Ma
ora... da quando aveva incontrato sua sorella, la sorella di
Mirajane... l'amore stava contagiando anche lei, e quel disprezzo
stava venendo meno; e in quel momento, comprendendolo a pieno,
sembrava volerla abbandonare del tutto. Aveva odiato quella
sensazione, e come non farlo, quell'odio era l'unica sicurezza che le
era rimasta, e allora si era aggrappata al suo ricordo: ma ormai
anche quello stava svanendo.
E
ciò che rimaneva... anzi, ciò in cui poteva
evolversi, eccola qui:
una larva senz'anima, martoriata dal ricordo di uno sguardo. La
disgustava la sua ipocrisia e per la sua umiliazione, ma non poteva
biasimarla. No, la capiva perfettamente.
-Capisco.
Va bene, ti aiuterò.-.
La
presa sulla sua gamba si strinse di colpo, e poi si rilassò.
Nella
sua povera mente sconvolta, quella risposta doveva averla inondata di
gioia e consolazione; ma si erano emozioni fragili, che si sarebbero
convertite nella più fosca disillusione.
-Grazie.-.
La
demoniessa scosse la testa.
-Non
mi ringraziare. Non sarà nulla di piacevole.-.
Castello
reale di Crocus
“La
principessa si è interrotta quando le ho chiesto a chi era
arrivata,
perché?” Si domandava Kagura, camminando per un
corridoio.
“Che
non si fidi più di...”.
-Kagura!-.
La
giovane maga si immobilizzò. Quella voce...
“No.”
Supplicò.
“Non
tu.”.
I
passi alle sue spalle si erano fermati, e così il suo fiato.
Le
labbra le tremarono, perché non era ancora pronta, non era
preparata, non era...
“Scappata
in tempo.” Ammise con rammarico.
“Tanto
lo sapevo che doveva succedere. Ma mi andrebbe bene ancora qualche
istante in più.”.
Però
non ne aveva neanche uno, e allora si doveva voltare, prima che la
pugnalasse di nuovo al cuore.
-Kagura...-.
Eh,
alla fine qualche istante se l'era preso. A suo discapito.
Eppure
non riusciva ancora a girarsi.
Strinse
il fodero di Archenemy fino a sentire male alle mani, serrando i
denti per evitare di scoppiare in singhiozzi.
“Mi
è mancata tanto la tua voce!!!”.
Ansimò,
divorando brevi respiri fino a distenderli e biascicare qualche
parola.
-Ehi.-.
-Ehi...-
Rispose timidamente la sua schiena.
-Ehi.
Io...-.
Successe
tutto in un attimo, e il suo istinto la possedette.
Qualcuno
corre-
Aura
demoniaca-
Pericolo-
Girati-
Imbraccia
l'arma-
Colpisci-
Colpisci...
E
l'avrebbe colpita, senza alcuna pietà, senza speranza di
salvezza.
Ma vide il suo viso, e le sue braccia si bloccarono.
Quello
che in uno scontro le sarebbe stato fatale, fu al contrario la sua
salvezza.
Era
da troppo tempo che non la abbracciava.
-Millianna...-
Dalla sua voce non traspariva nessuna delle emozioni che invece
tempestavano confuse e informi nella sua mente, solo un'incredula
freddezza.
-Nee-chan!-
La Cambiata la strinse attorno alla pancia e affondò il viso
sotto
il suo seno, mentre lei era ancora paralizzata.
“Cosa...”.
“Chi
è?”.
“Cos'è
che mi sta abbracciando?”.
-Non
lo sapevo che eri qui-nyah! Perché nessuno me l'aveva
detto???-.
“Ah.”.
“È
lei...”.
Alzò
le braccia, le piegò, appoggiò le mani sulla sua
schiena.
“La
mia... amica...”.
“Millianna...”.
“È
calda...”.
“È
calda...”.
“E
anche le mie lacrime... sono calde...”.
-Sigh!
Mi-Mi sei man-cata anche tu-tu Mil-lianna!-.
Piansero
l’una addosso all’altra, come se anche le loro
lacrime non
volessero lasciare l’altra.
Per
quei lunghi secondi, Kagura si dimenticò di tutti i suoi
dubbi,
perché quella era la sua amica e nient'altro importava,
nient'altro.
Però
presto i dubbi riemersero dalla terra.
“No!
Io non-non li voglio! Non li voglio non li voglio NON LI
VOGLIO!!!”.
-Kagura...
io... io ho
fatto delle cose...-.
Come
prima, ogni sua fibra si indurì, e digrignò i
denti.
-Lo
so.- Le sembrava di sputare sangue, e non semplici parole.
-Io
ero... non ero-
-Lo
so... lo so. È stata colpa mia, quella volta vi avevo perse
di vista
e... e tu sei...-.
Morta.
Perché
quello era.
Una
lancia l'aveva passata da parte a parte, e il suo corpo era stato
portato via. Tutto per un attimo di distrazione.
Però
adesso era viva... no?
-E
le altre, sono davvero...-.
-Sì.-.
-...-.
-Come
ho potuto stare dalla loro parte-nya? Come
ho potuto provare piacere nel...?
Era
un incubo, non ero
più... me!-.
“E
adesso?” Si chiedeva una piccola, fastidiosa pulce
nell'orecchio:
“Adesso cosa pensi di essere? Non sei umana, non sei
più
Millianna, adesso cosa sei?”.
-Lo
so.- Rispose invece: -Ma ti prometto che non ti accadrà
più niente!
Ti proteggerò a costo della mia vita!-.
Millianna
pianse più forte, e lei pure. Chi o cosa stesse abbracciando
ancora
non lo capiva, e nemmeno le importava: sapeva solo di non volerlo
lasciare mai più. Non voleva che finisse, punto.
Poi
però si accorse che Millianna non era venuta da sola: c'era
un'altra
Cambiata con lei, una ragazzina bassa dai lunghi capelli azzurri, che
le osservava, probabilmente senza rendersene conto, con un sorriso
compiaciuto. Doveva trattarsi di Levy McGarden. Ai suoi piedi...
quattro teneri micetti!!! Che carini!!! Uno blu colla faccia stupida,
una bianca stizzita, uno marrone rape-face e...
Oh
mio dio, quello rosa era adorabile!!!
-Ah!-
Millianna si rimise dritta e, asciugandosi gli occhi con aria ben
più
spensierata, glieli additò: -Loro
sono i miei
amici-nyah! Sono adorabili
vero?-.
-Anche
Frosh lo pensa!-.
“Lo
penso anch’io!”.
Millianna
li prese in braccio tutti e quattro strofinandoseli sulle guance,
anche se la gatta si scocciò ancora di più.
-Insomma,
non sono mica un peluche!-.
“Sembra
essere tornata quella di una volta...” Pensò
Kagura, immersa nella
lietezza per quella dolce scena, nonché per la comparsa dei
teneri
micetti, uno dei suoi punti deboli.
Poi
il duro suono di un'armatura preannunciò l'arrivo Panther
Lily, e
solo il suo volto serioso servì ad abbassare l'umore
generale. In
mano aveva una missiva.
-Cos'è
successo?-.
-Un
gruppo di demoni ha fatto breccia e si avvicina a gran
velocità da
Oshibana. Levy, Millianna, voi verrete con me.-.
Le
due assentirono, ma Kagura non era d'accordo.
-Aspetta,
fai andare me invece.-.
-Cosa?
Perché?-.
-Ho
appena fatto una promessa, Millianna non correrà nessun
rischio.-.
-Kagura-chan!
Posso farcela-nyah!-.
-Io
sono più forte di tutti voi messi assieme.-.
-Ma
che cavolo di... ci... ah...- La gatta si
inginocchiò
tenendosi lo stomaco con le mani, girò gli occhi e
crollò svenuta.
-Scusami.-
Disse lei abbassando il pugno. Poi si rivolse agli altri due, ma Levy
alzò le braccia.
-Per
me va bene, il capo sei tu.-.
-Anche
Frosh lo pensa!-.
Lily
si grattò la tempia, indeciso sul da farsi; dopotutto,
Kagura non
era solita agire in questo modo. Lei stessa stentava a
riconoscersi... ma non le dispiaceva affatto questo suo lato di
sé.
Ma sì, al diavolo tutto quando, voleva sgranchirsi un
po’ le
gambe.
-Dammi
un'ora, sarò di ritorno prima che si svegli.-.
-...e
va bene, ma almeno portati qualcuno.-.
Sogghignando,
Kagura sguainò la spada.
-Ce
l'ho già qualcuno. E ha molta sete.-.
Di
nuovo Zonia
-Uhm...-.
Gajeel
emerse a fatica dalle macerie, svegliandosi appena in tempo per
soffiare via la Scoreggia. Cioè, non gli serviva, ma visto
che
c'era...
-Quanto
è che sono rimasto al tappeto?- Si chiese massaggiandosi la
nuca.
-Dannato
uccellaccio! È stato davvero scorretto da parte sua!-.
Poi
sentì una sorta di fetore maleodorante, tipo di un gran
pescione
scaduto da giorni e gettato nella pattumiera. Dov'è che
l'aveva già
sentito?
-Juzumaru!-.
Ah,
ecco dove.
Il
polipo che l'aveva appena attaccato rimase molto sorpreso e scocciato
nel vedere con che facilità aveva scartato il suo fendente
d'aria.
-Umpf!
Un umano fortunato, e tutt'ossa per di più! Niente carne!
Non
riuscirò mai a divertirmi!-.
Zeze,
Lele, Peter... come si chiamava? Quello debole dei nove, quello che
si faceva pestare di continuo da Sting e Rogue... ce l'aveva sulla
punta della lingua.
“Bah,
che palle. Me ne vado.”.
-Ehi!
Che cosa fai, umano? Pensi di poter scappare?-.
Gajeel
si voltò irritato. “Umano”, tutti orbi a
quanto pare.
-Non
sto scappando, ma ho di meglio da fare che cazzeggiare con te.
Ciao.-.
Però
quello non ne voleva sapere.
-Come
osi??? Cerchio del Demone!!!-.
E
dai!
Si
lasciò colpire in pieno, senza cercare di difendersi,
perché tanto
gli bastò darsi un colpetto sulla spalla per liberarsi
dall'unico
danno arrecato, ovvero la polvere che gli aveva tirato addosso.
Rere
era furioso per l'umiliazione, e iniziò a sbattere i
tentacoli a
caso lanciando fendenti che distruggevano ogni manufatto nelle
vicinanze. Ma lui manco per il cazzo che lo prendeva.
“Che
bimbo capriccioso!”.
Gli
serviva una bella lezione, e l'avrebbe avuta.
Piegò
le gambe, scrocchiò il pugno e si lanciò.
-Martello
del Drago di Ferro!!!-.
Di
nuovo Crocus
-Ohi
ohi ohi...-.
-Ah,
certo che voi siete un continuo convivio
per le mie pene.- Levy prese una stordita Millianna
per sotto
il braccio, portandosela via.
“Kagura
è cambiata parecchio.” Pensò Lily tra
sé e sé.
“Quando
l’ho incontrata per la prima volta mi ricordava la Erza di
Edolas.
Ora invece sembra più quella di qui. Forse è per
tutto quel tempo
passato con la principessa...”.
-Charle,
che cos’hai?- Sentì chiedere Happy.
L’exceed bianca aveva la
solita espressione imbronciata, ma si vedeva che era preoccupata da
qualcosa. Ed era abbastanza sicuro di sapere cosa fosse.
-Non
avrei dovuto lasciare andare Wendy da sola.-.
-Anche
Frosh lo pensa!-.
-Frosh,
non hai capito...- Fece Lector.
-Ma
non è sola, è con Freed e Bickslow!-
Contestò Happy. Forse sperava
di farla felice con il suo, uhm, acume, invece ottenne
l’effetto
opposto.
-Bella
compagnia! Non capisco perché la Principessa e il Primo mi
abbiano
fatto rimanere qui!-.
In
effetti avevano scelto degli abbinamenti strani, ma Lily si fidava
del loro giudizio; come anche Charle, ma quando si trattava di
Wendy…
-Sono
sicuro che starà bene.- Happy corse hai ripari: -Ma se vuoi
ci volo
di persona!-.
-Anche
Frosh!-
-Frosh,
meglio di no, credimi...-.
-Voglio
dire, tutti gli altri sono andati, persino Romeo e
quell’Ichiya, e
noi siamo qui a non fare… niente.-.
-Charle...-
Il micio blu abbassò le spalle. Charle non era
più arrabbiata, ma
triste.
-Questo
non è vero.- Intervenne Lily: -Se qualcuno arrivasse qui
sarebbe la
fine. Dobbiamo garantire la riuscita del trasporto
dell’Eclipse, e
noi exceed con la nostra velocità potremmo spostarci nel
campo di
battaglia se ce ne fosse bisogno. Siamo molto importanti.-.
-Anche
Frosh lo crede!-.
-...-.
Lei
arricciò le labbra, e poi si toccò la fronte con
espressione
sofferente.
-Ti
fa male?- Happy era allarmatissimo.
-Sono
le mie visioni, non riesco a gestirle bene. Sono sempre così
confuse.-.
-Che
cosa vedi?-.
-Niente.
O meglio, niente di chiaro. Vedo il cielo che si deforma, e poi che
si riempe di crepe. Vedo la Principessa con un’espressione
cattiva
in viso. Vedo dei… dei corpi morti alzarsi, è
spaventoso. Vedo una
donna bionda con un corpo mostruoso. E poi… poi vedo una
gigantesca
esplosione. Ma sono solo dei frammenti, è come se qualcosa
interferisse.-.
-Deve
essere terribile.-.
-Lo
è. Vorrei solo essere sicura che Wendy stia bene...-.
Lily
sorrise: -Vedrai che è così. È una
ragazzina in gamba, sta
crescendo. Ne ha passate tante, ma ha la tenacia di un leone. Se la
starà cavando benissimo.-.
-Anche
Frosh lo pensa!-.
Di
nuovo Hargeon
-No!
No! No!!! NOOOO!!!-.
In
una mano aveva il libro, nell'altra, tremante, un sasso appuntito, e
stava per fare l'irreparabile.
Ormai
non le importava più niente, voleva solo bruciarlo,
spaccarlo,
distruggerlo del tutto.
Freed,
anche lui, Freed era... no, no, no!!!
“Cosa
posso fare??? Se solo Charle fosse qui, lei mi direbbe cosa
fare!”.
“No,
non è vero, perché io non le ho detto niente! Non
ho detto niente a
nessuno! Se solo l'avessi fatto forse-forse sarebbe cambiato
qualcosa-forse li avrei salvati!!! Ma...”.
Strinse
occhi e denti e gettò tutto all'aria.
“...non
l'ho fatto. Non è colpa del libro, è solo colpa
mia.”.
“E
adesso anche Freed se n'è andato.”.
Il
ragazzo si era gettato eroicamente
contro l'energumeno e, consapevole di non poterlo battere, l'aveva
fatto sparire con le sue rune. Ma era scomparso anche lui. Del suo
odore era rimasta ormai una vaga fragranza nell'aria.
Scosse
la testa.
-Devo
stare calma. Freed-san mi ha lasciato al comando, lui non vorrebbe
vedermi così!-.
-Sono
sicura che è ancora vivo, deve esserlo!- Si rimise in piedi
asciugandosi il naso, e analizzò rapidamente la situazione.
Senza
il colosso e Freed la battaglia si era in parte riequilibrata, ma
pareva volgere in favore degli umani: in poco tempo li avrebbero
respinti e avrebbero potuto pensare alla prossima mossa.
Però cosa
avrebbero potuto fare? Non poteva fare altro che ordinare la...
la…
“...questo
odore...”.
Smise
di percepire qualsiasi altra cosa.
I
rumori della lotta si ovattarono come sott'acqua, il suo viso
solcò
gli angoli del cielo ma senza metterli a fuoco, come durante un
attacco di chinetosi.
E
tale si sentiva: una martellata di pugni sullo stomaco, budini al
posto delle ginocchia, la sensazione di una morsa pungente alla gola.
“Dov'è-non
è possibile-dov'è?”.
-WENDYYYYYYYYYYY!!!-.
Quell'urlo
fu un tuffo al cuore.
Lei
era lì davanti, doveva solo alzare gli occhi. Ma non ci
riusciva: le
lacrime salate li rendevano troppo pesanti. Furono una ventata
improvvisa e le urla agonizzanti dei suoi soldati a forzare il suo
istinto.
E
allora quell'improvvisa verità, così palese e
così ingiusta,
divenne un fulmine in pieno petto.
“È
lei.”.
“Non
è possibile.”.
“Perché
è così?”.
“Pensavo
che fosse morta.”.
“Perché
è così?”.
“Pensavo
che fosse morta.”.
-Giochiamo
un po???-.
...Sherria.
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