Una
tazza di thé (ed un patto di sangue)
***
La stanza era grande. Enorme. E le
librerie custodivano tesori scintillanti dietro ante di vetro
perfettamente lucidate.
Tutto quel luccicare faceva vibrare e
pizzicare il suo istinto, e se uno snaso avesse potuto articolare i
suoi pensieri in parole ne avrebbe pronunciata una sola: “mio!”.
Ma tutto era sotto chiave nelle
vetrine, mentre forse, le cose luccicanti sulla scrivania...
-Benjamin, ricorda cosa ti ho detto-
Si bloccò a metà del
movimento, con il musetto teso verso una cosa dorata, bella,
scintillante...
-Non puoi prenderlo-
Sbuffò irritato.
Certo che il suo umano era oltremodo
sciocco: come poteva resistere a tutto quel luccicare?
E come poteva pretendere che resistesse
lui?
Però l'umano era gentile: lo
nutriva, lo curava quando si feriva, e teneva al sicuro i cuccioli.
Quelle cose non luccicavano, ma erano
ugualmente preziose, e lui ormai lo aveva imparato.
***
Un'altra predica allo snaso.
Newt sapeva perfettamente che Benjamin
non comprendeva le parole, ma sperava che comprendesse il tono di
biasimo e che non gli facesse fare qualche figuraccia con Silente,
magari svaligiando lo studio di Difesa contro le Arti Oscure.
Era perfettamente concentrato nello
stabilire il legame con Benjamin quando sentì un pizzicore
familiare che gli diceva che qualcuno lo stava osservando.
Alzò la testa di scatto ma
incontrò solo lo sguardo azzurro di Silente, che lo scrutava
con un sorriso gentile e negli occhi qualcosa di simile alla
tenerezza.
-Ho sempre ammirato il tuo modo di
rapportarti con le creature, Newt. Suppongo di avertelo detto-
Quelle cose riuscivano sempre a farlo
arrossire.
Solo che Silente era l'unico a
dirgliele.
In effetti per lungo tempo Newt si era
chiesto se la sua non fosse una cotta bella e buona per il proprio
insegnante.
-Qualche volta me ne ha accennato,
signore-
-E tuttavia non hai lo stesso dono per
interagire con gli esseri umani-
-Mi ha fatto notare anche questo. No,
direi di no: loro sono molto più complicati-
Silente sorrise. Non lo prendeva in
giro, anzi era una comprensione che Newt non era abituato ad avere
dimostrata.
-Hai ragione. Thé nero con poco
zucchero e senza latte, giusto?-
-Sì, grazie-
Immediatamente davanti a loro comparve
un servizio da thé completo, con due teiere, su un vassoio
elegante di argento dai bordi lavorati.
Newt sentì Benjamin fremere
sotto le sue dita alla vista dei giochi di luce sulle cesellature,
ma lo snaso era anche abbastanza furbo da saper calcolare le
dimensioni, ed un vassoio sarebbe stato troppo difficile da rubare
senza essere notato.
Per i cucchiaini era un'altra storia, e
non appena si sollevarono in aria per mescolare il thé fumante
Benjamin scattò, irresistibilmente attratto da tutto quel
vortice luccicante.
Newt fu rapido ad agguantarlo e
trattenere il corpo grassoccio e peloso, mentre Silente fu ancora più
rapido a trasformare l'argento in ceramica, vassoio e cucchiaini.
-Grazie, professore-
-Di nulla. Il tuo amico è
parecchio svelto-
-Quando gli conviene sì-
Benjamin, scontento, tornò ad
appallottolarsi contro il suo fianco.
Le tazze da thé fluttuarono
eleganti una verso Newt sulla sedia ed una verso Silente ancora
appoggiato con un fianco alla scrivania.
Newt sapeva che Silente non amava
piazzarsi dall'altro lato della cattedra, e che il fatto che lui lo
chiamasse ancora “professore” era solo un'abitudine.
In effetti era la via di mezzo
perfetta: era più confidenziale che non chiamarlo “Silente”,
e Newt non si sentiva abbastanza sfacciato da chiamalo “Albus”.
Portò la tazza alle labbra e per
un po' si godette l'aroma caldo e ricco del thé nero prima di
bere.
A tratti gli arrivava il sentore
agrumato dell'earl gray di Silente, misto ad una vaga nota di miele.
Silente rimase fermo a far roteare il
liquido ambrato nella tazza prima di avviare la conversazione.
-Allora. Newt. Il tuo aiuto è
stato prezioso, ma so quanto ti è costato, e dunque dei
ringraziamenti o delle scuse mi sembrano fuori luogo-
Newt tentò di nascondersi dietro
la tazza. Non gli piacevano quel tipo di conversazioni, nemmeno con
Silente.
-Non deve scusarsi. Sapevo che c'erano
dei rischi quando sono partito-
-Li hai affrontati al posto mio-
Rimasero entrambi in silenzio, Silente
ad occhi bassi, contrito, e Newt ad ascoltare le sue scuse
silenziose, lasciandogli tutto il tempo che gli serviva.
Entrambi avevano il loro dolore, ma
stare insieme in quel modo era un modo per condividerlo, non per
isolarsi e rinfacciarsi cose nel silenzio.
Alla fine fu l'insegnante a scuotersi
per primo.
Si passò una mano a strofinare
la fronte come a volerne appianare le rughe, poi tornò a
guardare lui.
-Adesso sai perché non potevo
essere io stesso ad andare a Parigi- estrasse il gioiello d'argento
con le due gocce di sangue che danzavano all'interno e lo sollevò
controluce -Non potevo rischiare di incontrare Grindelwald-
Alla vista dell'argento Benjamin si
mosse di nuovo, ma stavolta cauto e guardingo.
Oltre il metallo luccicante percapiva
la magia dell'oggetto, e percepiva che esprimeva “Stai alla
larga! Non è roba per te”.
Era lo stesso effetto che faceva a
Newt: ne vedeva la bellezza, ma il pericolo che lo avvolgeva come
un'aura era abbastanza per desiderare di starne lontano.
-Benjamin, credo che per te sia ora di
rientrare-
Se lo snaso era così inquieto,
Newt riteneva più sicuro farlo tornare nella sua tana nella
valigia.
Aprì appena il necessario per
far scivolare il corpo tozzo di Benjamin all'interno e poi chiuse
subito.
Quando Newt rialzò lo sguardo,
Silente stava tenendo il gioiello sospeso in aria sopra il palmo
della mano, immerso nei suoi pensieri.
Lo riprese in mano con un sospiro
pesante.
-So che sei abbastanza intelligente da
esseri fatto delle domande a proposito di questo. Chiedi pure: hai il
diritto di sapere per cosa hai rischiato e perso tanto-
Era strano. Insolito.
Newt conosceva Silente per essere un
uomo onesto, sincero, ma riservatissimo su sé stesso; era
abituato all'essere enigmatico, ed aveva capito da tempo che il
nascondersi dietro risposte argute e brillanti era un modo per celare
qualcosa che Silente voleva proteggere.
Vedere adesso tutte le difese abbassate
era sconcertante.
Gli sembrava un modo di chiedere scusa
o di fare penitenza.
-Lei non mi deve nessuna spiegazione,
professore. So che non poteva dirmi del patto di sangue prima, perché
meno ne avessi saputo meglio sarebbe stato per me. Non voleva
compromettermi con il Ministero, non è vero? Né me né
Theseus-
Con sua sorpresa, Silente fece una
breve risata, una di quelle che Newt sentiva di rado ma che esprimeva
qualcosa che avrebbe voluto sentire più spesso.
-Ah, Newt! Sei straordinario! Sempre a
vedere il lato migliore delle persone! E chi ti dice che invece, per
esempio, io non te lo abbia nascosto perché temevo che mi
avresti rifiutato il tuo aiuto?-
La prospettiva era inquietante, ma lo
scintillio malizioso negli occhi di Silente lo rivelavano per quello
che era: impossibile.
-Non stavo aiutando lei. Ero andato a
Parigi per Credence- Newt si morse le labbra -Ed ho fallito- concluse
amareggiato.
-Fallire non è poi così
male, ragazzo mio. A volte ci sono cose per cui è meglio
fallire. Almeno Credence è ancora vivo, giusto? Grazie a te-
-Ma è con Grindelwald! Io avrei
dovuto...-
-Fare del tuo meglio, Newt, ed è
quello che hai fatto. Hai arginato i danni-
Newt scosse la testa. Silente cercava
di consolarlo, ma lui la pensava diversamente.
-Le tue risposte, Newt. Sto aspettando
le domande, e sono sicuro che tu farai quelle giuste-
Ancora un volta Silente si offriva
senza segreti. Era un'occasione più unica che rara, spiare
nella vita dell'uomo più brillante e più riservato del
mondo magico, e per questo Newt si sentiva a disagio.
La sensazione che aveva era quella di
avere a che fare con una creatura spaventata, e di dover proteggere
Silente in quel momento come avrebbe fatto con uno dei suoi animali
che rischiava di farsi del male.
-Non voglio farle domande, professore-
-Perché? Paura di ferirmi? O
paura di cosa potresti vedere?-
Newt aprì bocca, poi però
dovette ripensarci.
Fissò di nuovo lo sguardo nel
fondo della sua tazza ormai vuota per sottrarsi a quello inquisitorio
di Silente.
-Entrambe le cose, credo-
-Newt, la fiducia è una bella
cosa- gli spiegò Silente con pazienza -Ma devi imparare a
gestirla meglio. Riusciresti a fidarti di me sapendo che sono legato
ad un uomo come Grindelwald?-
-Sì-
-Interessante. Perché?-
Newt gettò un'occhiata di
sfuggita a quegli occhi azzurri che a sua volta studiavano i suoi.
La verità era che non sapeva
spiegarlo.
Semplicemente non percepiva alcuna
minaccia provenire da Silente. Potere sì, tanto da metterlo in
soggezione, ma minaccia... no, quello mai.
Silente era tante cose, poche delle
quali Newt riusciva a comprendere appieno, ma di certo non era
pericoloso.
-Professore, la conosco da tanti anni e
non l'ho mai vista fare qualcosa che danneggiasse qualcun altro.
Quello che c'è stato in passato tra lei e Grindelald non è
importante adesso-
Solo quando il silenzio si allargò
di nuovo tra loro per lunghi minuti Newt si decise ad alzare la
testa.
Silente guardava lontano, fuori dalla
finestra che dava sui prati del castello.
Si volò appena in tempo per
incrociare il suo sguardo e stavolta Newt lo sostenne senza
esitazioni.
-Dunque non mi chiederai nulla? Hai a
portata di mano la chiave del segreto che tutti vorrebbero conoscere,
se sapessero che esistesse, e non la toccherai nemmeno? Eppure non ti
ho mai visto tirarti indietro quando c'era da studiare qualche
creatura particolare-
-Gli esseri umani sono più
complicati degli animali magici-
-Ed alcuni esseri umani sono più
complicati di altri, non è vero?-
Newt arrossì per l'imbarazzo.
Come sempre Silente riusciva a capire tutto, specie le cose non
dette.
-Non volevo offenderla-
-Non mi offendo per così poco-
No, certo che no. E tutto sommato
c'era, tra le tante domande che Newt non voleva fare, una che forse
poteva osare di portare alla luce.
-Vorrei chiederle solo una cosa-
Silente gli fece cenno di continuare.
-Professore, vorrei sapere com'è-
-Com'è cosa, Newt?-
-Essere legati da un patto di sangue-
-Ah. Intendi il patto in sé
oppure sapere di essere legati al più pericoloso mago oscuro
che si sia mai sollevato negli ultimi due o trecento anni?-
Era un'altra occasione. Sapeva che se
lui avesse chiesto Silente gli avrebbe risposto sinceramente, ma lui
non voleva quello. Non aveva nessun interesse a strappare a Silente i
suoi segreti quando lui glieli stava offrendo in un momento di
vulnerabilità.
-Solo il patto in sé- chiarì.
Silente sorrise, qualcosa di simile a
sollievo che si allargava nell'azzurro dei suoi occhi ed in tutto il
viso.
-Sei una brava persona, Newt, e credo
che ti meriti la risposta. Nessuno saprebbe custodirla meglio di te-
-Professore, se non vuole...-
-Va tutto bene, Newt-
Silente posò la sua tazza ormai
vuota ed a Newt venne spontaneo fare altrettanto.
Lo vide infilarsi le mani nelle tasche
dei pantaloni e corrugare la fronte alla ricerca delle parole giuste.
-Sai che è un incantesimo
potente e complicato, e che probabilmente ogni caso è diverso
dall'altro. Posso dirti cosa è per me. È come avere un
secondo cuore, un secondo cuore che batte proprio accanto al mio. Ma
è un cuore di cui non posso confortare il dolore o calmare la
rabbia. È un secondo cuore sempre con me, ma fuori dalla mia
portata-
Non si era aspettato una cosa del
genere. Un'ammissione simile era sconcertante.
Newt aveva incontrato Grindelwald,
aveva percepito il brivido gelido che aleggiava sempre attorno alla
sua persona come attorno ad un serpente pronto ad attaccare, e
sentire parlare di un cuore era l'ultima cosa che si sarebbe
aspettato.
-Dunque lei lo sente-
-Ogni istante della mia vita, da quando
avevamo diciotto anni-
-E lui... lui può sentirla?-
-Non so dirlo. Vorrei che fosse così-
L'ammissione suonava così
dolorosa che Newt non se la sentì di chiedere altro sul legame
che li aveva uniti un tempo; si sarebbe sentito meschino ad
infierire.
-Fa male?- chiese invece.
-Spero che tu non debba mai provarlo-
Silente aveva davvero l'aria di chi si
sarebbe messo a fargli da scudo per prendere su di sé il
dolore, se ce ne fosse stato bisogno.
L'idea di avere un uomo simile dalla
sua parte fece sentire Newt completamente al sicuro, ed ancora una
volta, dentro di sé, si sentì leale verso chi era stato
suo professore e poi suoamico.
E non avrebbe voluto vedere il viso di
Silente tirato dal dolore.
-Mi dispiace-
Silente scosse la testa e tentò
di sorridergli, ma sembrava che avesse sulle spalle un peso
insopportabile.
-Non crucciarti, ragazzo mio. Non devi
portare il fardello di un mio problema. La responsabilità di
quello che ho scelto di fare è mia e mia soltanto-
-Mi dispiace lo stesso. Lei non se lo
merita-
Stavolta il sorriso di Silente fu più
vivace.
-Ciò che non merito è che
tu pensi questo di me, ma ti sono molto grato per la comprensione che
sai dimostrare-
Arrossire era una pessima abitudine, ma
almeno davanti a Silente non doveva preoccuparsi di essere
considerato ridicolo.
Qualsiasi cosa fosse successa in
passato, qualsiasi motivo avesse portato Silente a stringere legami
con Grindelwald, non cambiava l'opinione che Newt avva del suo
insegnante.
Avrebbe fatto qualsiasi altra cosa
Silente gli avesse chiesto, se avesse significato togliergli di dosso
un po' del peso che portava.
-Vuole distruggere il patto, non è
vero professore?-
Silente fissò la mano chiusa a
pugno all'interno della quale stringeva il gioiello d'argento.
-Voglio provarci, sì-
-Mi scusi. Avevo detto che avrei fatto
una sola domanda-
-Non importa, Newt. Te l'ho detto,
chiedimi qualsiasi cosa che possa servirti-
Non ebbe bisogno di aggiungere “per
fidarti di me” perché Newt lo sentisse.
-Vuole distruggerlo per poter
combattere contro Grindelwald?-
-Questo è più complicato.
Voglio distruggerlo perché voglio poter fare la cosa giusta
quando ce ne sarà bisogno, ma no, io non voglio combattere
contro di lui-
Per un attimo Silente si portò
il pugno alle labbra e per un attimo sembrò fragile, così
fragile che Newt avrebbe solo voluto poterlo confortare.
Fu solo un attimo: un battito di ciglia
e Silente era tornato l'uomo d'ingegno vivace che Newt aveva sempre
conosciuto, quando si rivolse di nuovo verso di lui.
-Sai come funziona un patto di sangue,
immagino: attaccare l'altra o le altre persone vuol dire subire le
conseguenze dello stesso incantesimo. È come attaccare sé
stessi. Ma vedi, Newt, sarebbe come attaccare me stesso anche se tra
noi non ci fosse il patto, perché per quanto io detesti tutto
ciò che Grindelwald fa, non riuscirei a sopportare di essere
io a fargli del male-
-Lo so-
-Davvero? Come?-
-Se avete un patto di sangue dovete
essere stati molto vicini, eppure lei non ha mai rivelato a nessuno
qualche punto debole di Grindelwald in particolare. Non credo che non
ne conosca, credo piuttosto che... mi scusi. Sto osando troppo-
-No, no, continua. Mi interessa-
-Ecco, io credo... credo che lei non
voglia nemmeno che altri gli facciano del male attraverso qualcosa
detto da lei. È qualcosa di molto personale tra voi due, dico
bene?-
Per un attimo Silente distolse lo
sguardo e Newt temette di averlo messo seriamente in imbarazzo, poi
però lui lo guardò con il solito sguardo sincero.
-Sei straordinariamente perspicace
Newt. Non è vero che le persone sono troppo complicate per te,
anzi credo che tu le capisca molto bene. Come in questo caso. Hai
ragione su tutto: è una questione tra me e lui, e se non sarò
io a fare leva su certi punti non sarà nessun altro-
Era strano con quanta determinazione lo
avesse detto. Sembrava che Silente stesse mettendo un marchio di
possesso su un territorio da difendere ad ogni costo.
Il professore si rese conto del suo
sguardo, perché gli domandò -Credi che io stia
sbagliando? Credi che dovrei rivelare tutto quello che so su di lui
pur di sconfiggerlo?-
Quello era proprio il genere di dilemma
che Newt evitava accuratamente in quanto questione prettamente umana
e di difficile interpretazione.
-Forse dovrebbe farlo, ma so che se ne
farebbe un rimprovero per sempre, ed io non voglio questo. Cerchi di
sciogliere il patto, e poi decida. Io... io la aiuterò
qualsiasi cosa sceglierà di fare-
Il leggero sorriso di Silente bastò
a rassicurarlo.
-Ti ringrazio. Sei un bravo ragazzo,
Newt, ma ho paura che di questi tempi sia più un problema che
una qualità-
Newt sapeva cosa intendeva Silente.
Erano più o meno le stesse cose che tentava di fargli notare
Theseus, ma, mentre dette da suo fratello gli provocavano fastidio,
dette da Silente gli sembravano davvero consigli volti solo a
proteggerlo.
In quel momento il suo orologio emise
un breve ronzio nella tasca del gilet. Era il segnale che presto
sarebbe dovuta iniziare la routine serale per gli animali del suo
rifugio.
-Si è fatto tardi, devo tornare
a Londra-
-Capisco. Bene, lascia che ti
accompagni allora-
Camminarono insieme attraverso i
corridoi della scuola e poi fuori, nei campi, fino al punto in cui
cessava di esistere la barriera che impediva di smaterializzarsi.
Per Newt era sempre bello rivedere
Hogwarst, ed il fatto che sembrasse sempre la stessa gli dava un bel
senso di sicurezza.
Silente uscì dai confini insieme
a lui.
-Allora arrivederci, professore. Se
avesse ancora bisogno di me può contare sul mio aiuto-
Silente però lo stava fissando
con quello sguardo penetrante che riservava a poche persone e poche
occasioni, uno sguardo che faceva sentire a disagio per la sua
intensità, e sebbene Newt sapesse di non aver fatto nulla di
male, lo stesso si trovò a farsi un certo esame in cerca di
qualcosa che potesse essergli sfuggito.
-Newt, tu conosci la crudeltà
del mondo, ma non riesci a prevederla perché essere crudele
non fa parte della tua natura. È un modo nobile di vivere, ma
io temo che si ritorcerà contro di te-
Lui non replicò perché
sapeva che Silente non aveva ancora finito.
-Newt, voglio che tu stia molto attento
nei tempi che verranno, perché il mondo fuori dalla tua
valigia può essere un posto molto brutto-
Glielo disse con un tono di voce così
teso che Newt pensò che, se un mago come Silente era così
preoccupato, allora la fine per il mondo magico era vicina.
Fu questione di poco però:
Silente sospirò e quando lo guardò di nuovo in viso le
ombre che si erano addensate erano completamente sparite.
-Grazie di tutto, Newt-
Il professore gli batté un
colpetto affettuoso sulla spalla e poi, con un ultimo sorriso, si
girò per tornare alla scuola.
Newt rimase per un po' ad osservarlo.
Sembrava sicuro di sé come
sempre, ma adesso Newt aveva visto qualcosa di molto umano e molto
fragile dietro l'aria di chi è sempre un passo avanti agli
altri, e sapere che Silente poteva essere anche quello gli faceva
un'impressione strana.
Era come aver conquistato la fiducia di
una creatura nuova.
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Nel Cerchio della Strega
Dunque, non so bene a che sia servito
scrivere questa cosa.
Volevo approfondire il rapporto tra
Silente e Newt, suppongo, ma poi la musa dell'IC mi ha suggerito
altro.
Inoltre vorrei capire come, in nome di
Merlino, lo snaso avrebbe dovuto rubare proprio il patto di sangue e
consegnarlo a Newt. Quella parte nel film non ha avuto molto senso
secondo me.
Ci sarebbe dovuta essere una scena in
cui Newt addestrava lo snaso a rubarlo, ma come avrebbe potuto
addestrare una creatura a rubare qualcosa che Newt non sapeva
esistesse?
Più verosimilmente, Newt avrebbe
dovuto trovare il patto di sangue per caso, e poi fare un incantesimo
per capire a chi apparteneva e solo allora darlo a Silente.
Troppe cose che non combaciano in
quella scena, temo, ma ormai ce la prendiamo così per buona.
L'idea che il patto di sangue generi
una connessione molto intima tra Albus e Gellert viene dalle storie
di Padme83, e gliene rendo merito con tanta gratitudine <3
Spero che questo dialogo sui massimi
(?) sistemi vi sia piaciuto.
Lady
Samhain
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