Altra nuova
storia, stavolta incentrata sui malandrini e in particolar modo Sirius,
ma anche James/Lily e Remus/OC. Spero che vi piaccia!
Anche
in questa in ogni capitolo metto la foto di un personaggio come me lo
immagino.
LA LUCE CHE ACCECA
Quando sei invisibile la gente non realizza che in
realtà sei
una persona con un udito perfettamente funzionante, almeno nella
maggior parte dei casi, e che hai anche un cervello. Perciò
puoi
sentire tutto quello che dicono e registrarlo in memoria.
Nonostante io non sia una
gossip girl, ho sviluppato un talento
particolare nell'origliare, visto che nessuno sembra notare che io mi
trovo solo ad alcuni metri di distanza con orecchie funzionanti e una
mente acuta. Quando cammino dietro le persone nei corridoi o studio
per conto mio nella biblioteca o faccio altre cose che non attirano
attenzione inutilmente sento sempre cose che non dovrei sentire. Negli
ultimi sei
anni ho sentito cose che le drogate di gossip, come Rita Skeeter e
Berta
Jorkins, morirebbero pur di sentire.
Ma visto che sono
invisibile, in senso figurato ovviamente, non
letteralmente (nessuna pozione mi è stata versata addosso da
piccola e mio padre non era un mantello dell'invisibilità)
nessuno si è mai avvicinato per chiedermi se avevo sentito
l'ultima sulle relazioni più chiaccherate. Non è
perchè io non abbia amici, ne ho un po', solo che non sono,
beh,
intimi, suppongo. Si tratta più che altro di conoscenze
amichevoli e la maggior parte di essi è tranquilla come me o
ancora di più. Sono quel genere di persone che non vogliono
attirare l'attenzione, proprio come me. In breve, sono coloro con cui
sto ogni tanto.
Comunque, torniamo al
punto. Non partecipai mai a quel genere di
conversazioni e non desiderai mai farlo. Benchè potevo non
conoscere tutti gli scheletri negli armadi di questa o quella
persona,
sapevo alcune cose che avrebbero chiarito tutti i dubbi, come ad
esempio perchè Benjy Fenwick si lasciò con la sua
ragazza
con la quale stava da due anni, Addison MCDonald's. Ovviamente, non
ascoltai
intenzionalmente la loro conversazione, ma ebbero una litigata violenta
presso il lago, dove io sedevo all'ombra di un grande faggio, leggendo
un libro. Sono sicura che se fossi stata chiunque altro avrebbero
realizzato che mi trovavo a pochi passi da loro, ma visto che non sono
nessuno, si sono staccati la testa di fronte a me. E così
sono
la prima che può affermare che lei non è
così casta e innocente come si
dice in giro.
Basicamente, quello che
sto cercando di dire è che la gente non
si rende conto che sono un essere umano a tutti gli effetti, magari non
sono invisibile in senso letterale, ma di sicuro mi ci sento. E'
praticamente come attraversare la vita sotto un mantello
dell'invisibilità e sotto l'effetto di un Incantesimo
Silenziatore per assicurarmi che se anche cogliessi qualche
rara
opportunità e parlassi, nessuno potrebbe sentirmi.
Essere invisibile non
mi preoccupava, infatti ero abbastanza
soddisfatta. Non sono mai stata trascinata in drammi inutili
e,
non avendo amici vicini, eccetto il mio fratellone ventenne, Kevin, non
sono mai stata conosciuta per associazione. Invece ero solo sconosciuta
e perfettamente a mio agio così... per un po', almeno.
Finchè non realizzai che forse non era così male
avere
degli amici. Forse non era così atroce emergere solo un po'.
E forse, solo
forse, non mi avrebbe ucciso se avessi aperto bocca una volta ogni
tanto durante le lezioni. Questo genere di pensieri iniziarono verso la
fine del mio sesto anno, quando il mio fratellastro si sposò
con
la sua fidanzata dai tempi dell'asilo, Gwen. Fu allora che, mentre lo
guardavo baciare la sposa appena annunciati marito e moglie,
volli improvviamente che a qualcun altro oltre la mia famiglia
importasse qualcosa di me, che mi notasse e che mi conoscesse per come
effettivamente sono.
Inaspettatamente,
realizzai davvero la mia speranza, il mio desiderio
di essere notata. Vorrei solo che si fosse trattato di una situazione
positiva al posto di quella nella quale fui scaraventata senza tante
cerimonie il 2 di ottobre.
Era un pomeriggio di
pioggia. Il cielo fuori era scuro, di un grigio
monotono e di tanto un tanto un lampo di luce illuminava il cielo e le
finestre, che poi venivano scosse dal rombo di fulmine che seguiva.
Mentre la pioggia batteva rumorosamente sulle finestre appannate, io
ero seduta al mio solito tavolo nella biblioteca polverosa, umida e
fredda, piegata su un rotolo di pergamena aperto di fronte a
me, con
in mano una penna pronta a scrivere: storia della magia era una materia
terribile.
Mi stavo facendo gli
affari miei, i miei occhi stretti mentre sistemavo
gli occhiali da lettura che cadevano sulla punta del naso, per vedere
le parole sbiadite e minuscole sulla pagina ingiallita quando un
fulmine particolarmente forte ruppe il cielo e mi spaventò a
morte. Nella paura avevo preso contro l'inchiostro che si era
rovesciato tutto sul mio tema appena finito. Imprecai
sottovoce
mentre, irata, afferravo la bacchetta da sotto la divisa e facevo del
mio meglio per pulire il casino.
Una volta terminato il
mio lavoro di pulizia con un incantesimo
semplice, mi allungai per prendere la penna, solo per realizzare che
non era più sul tavolo. Cercai sottto le carte e alla fine
mi
misi a quattro zampe per cerarlo. Non era sotto il tavolo,
così
cominciai a gattonare per la biblioteca, pregando Merlino
affinchè nessuno inciampasse su di me e dopo qualche secondo
di
ricerca disperata vidi la punta della penna che sporgeva da sotto uno
scaffale.
Con un sospiro pesante
gattonai fino alla penna. Sarei tornata subito
al mio tavolo, ma sentii delle voci basse e sommesse e non potei
resistere alla tentazione. Davvero, dopo parecchi anni di origliamento,
era diventato normale smettere di fare quello che stavo facendo per
ascoltare. Quindi, aconra a quattro zampe, ascoltai la conversazione
che si teneva dall'altra parte dello scaffale pieno di libri.
"Non possiamo
continuare," la prima voce, femminile, disse.
"Perchè no?"
chiese la seconda. Questa apparteneva a un uomo.
"Perchè no e
basta, ok?" rispose la ragazza, la voce che
bruciava per la disperazione. Sospirò fortemente.
"Non
è perchè non voglia, è solo che...beh,
sta
diventando sospettoso. Incredibilmente sospettoso, a dire il vero. Sta
sempre a lanciarmi occhiate sospettose quando attraverso il ritratto
con i capelli non perfetti."
"Chi è
sospettoso? Sir-?"
"Shhhhh!"
soffiò la ragazza attaverso i denti serrati. "Vuoi che
ti sentano tutti? Merlino, impara a spegnere quel megafono per una
buona volta nella tua vita."
"Scusa,"
borbottò il ragazzo.
Ci fu un momento di
silenzio teso prima che la ragazza parlasse di nuovo. "Certo che sto
parlando di lui.
Non è così idiota come tutti sembrano pensare,
Amos."
"Quindi cosa facciamo?"
il ragazzo, Amos, chiese.
"Noi non facciamo un
bel niente," rispose la ragazza in un tono di sfida.
"Se qualcuno farà qualcosa, quella sono io. Mi rifiuto di
trascinarti in questo casino."
"Non puoi semplicemente
rompere con lui, Lucy?" chiese Amos.
"No che non posso," lo
aggredì con rabbia Lucy. "Non ora, in
ogni caso. Sarebbe la conferma ai suoi dubbi e poi direbbe a tutti che
fidanzata orribile sono; sarei rovinata!"
"E' così
quindi? Continueremo a vederci di nascosto e a sentirci
in colpa perchè se si sapesse una cosa del genere la tua
reputazione sarebbe rovinata?"
"Sì!
Esattamente per questo motivo dovremmo aspettare fino a che
lui non commette un qualche errore, Amos," ringhio lei.
"Così
avrò una scusa per rompere con lui, ma dobbiamo aspettare
fino a
che ciò accada. Sembra quasi che pensi che non ne valga la
pena."
"Non è
questo, Lucy," sussurrò Amos. "Non voglio nascondere il
fatto che ti amo."
Uno dei due si
soffiò il naso e la ragazza, Lucy, gemette
dolcemente. Dopo mi sembrò come se si stessero abbracciando.
"Ti amo anche io Amos,
ma è troppo rischioso per me lasciarlo
ora," disse Lucy. "Già non gli piaci ora come ora, non
voglio
peggiorare le cose per te. E, se scopre che sono mesi che ci vediamo,
vorrà strapparci la testa a entrambi. Soprattutto se informa
Potter dell'accaduto e io ho bisogno di Potter dalla mia parte."
"Pensi davvero che
farebbe una cosa del genere?"
"Non lo so, Amos, ma
preferisco essere sicura." Lucy sospirò ancora. "Non ti
dispiace vero?"
"Certo che no, fintanto
che ti avrò alla fine di tutto."
Resistetti alla voglia
di vomitare mentre sentivo Lucy sorridere. "Vedrai." Lo
baciò sulla guancia. "Te lo prometto."
Visto che sembrava
essere la fine della loro conversazione, mi alzai
velocemente in piedi per correre verso il mio tavolo. Nella fretta,
comunque, inciampai sui miei stessi piedi e cadetti faccia a terra. Il
mento sbattè per terra e per poco non persi i denti. Gemendo
mentre ondate di dolore mi attraversavano feci per alzarmi quando i due
girarono attorno allo scaffale per vedere cosa aveva causato tanto
rumore.
Entrambi boccheggiarono
mentre mi rialzavo in piedi in fretta. Sentivo
le mie guance diventare sempre più calde mentre cercavo di
ignorare il dolore che sorgeva dalla mascella e tenevo gli occhi fissi
a terra.
Presa. Ero stata stra
beccata nell'atto di origliare.
"Quanto hai sentito?"
investigò Lucy, i suoi occhi brillanti scintillavano di
rabbia e paura.
Mi leccai le labbra e
fissai Amos che aveva preso posto di fianco a
Lucy. Torcendomi le mani nervosamente, masticai l'interno della mia
guancia prima di rispondere piano, facendo una smorfia mentre parlavo.
"Tutto?"
"Tutto?"
squittì Amos, mentre Lucy emetteva un ringhio minaccioso,
"Ti ha mandato lui per spiarmi?!"
"No! Io non volevo!"
dissi velocemnte, lanciando un'occhiata veloce al
banco della bibliotecaria. Non sembrava aver notato niente. Hm,
chissà perchè la cosa non mi stupiva. Aprii la
bocca per
dire qualcos altro quando le parole di Lucy mi colpirono come dei
mattoni. "Aspetta...cosa?"
"Ti. Ha. Mandata. Lui.
A. Spiarmi?" chiese Lucy con i denti serrati.
"N-no." balbettai,
deglutendo e sudando come non mai. Lei mi
fissò con aria aristocratica mentre io scuotevo la testa
freneticamente. "Davvero! Stavo finendo il mio tema e il tuono mi ha
spaventata. Ho fatto cadere l'inchiostro e perso la penna, che stai
pestando, a proposito." Sia Amos che Lucy abbassarono lo sguardo verso
i loro piedi e, sotto le scarpe nere di Amos, c'era la mia nuovissima
penna d'Aquila, distrutta e inutilizzabile; diamine, era costata 16
falci e 7 zellini. Sollevò velocemente il piede e mi porse
la mia penna, scrollando le sue spalle larghe come per scusarsi; era
davvero un bel ragazzo.
"Quidi non ti ha
mandata lui'" si assicurò Lucy.
"Non so nemmeno di chi
parli," dissi sinceramente.
"Sirius."
"Sirius come in Sirius
Black?" le chiesi dubbiosa - mi ero scordata che usciva con Black.
"Sì! Chi
altro sennò?!" sibilò arrabbiata, con l'aria di
chi potrebbe uccidere. "Ti ha mandata lui?" aggiunse brevemente.
Ancora una volta scossi
la testa con vigore. "N-no. No. Non ci parliamo nemmeno; infatti non
gli ho mai parlato in vita mia. Non sapevo nemmeno che voi due
foste....insieme....beh...sai." Le mie spalle si abbassarono per la
rassegnazione.
Lucy mi
esaminò attentamente, come se il mio aspetto le potesse
permettere di sapere se stavo mentendo o no. A meno che lei no
fosse un abile Legimens, e ciò era altamente
improbabile, non l'avrebbe capito solo squadrandomi. Gliel'avrei fatto
notare, ma dubitavo che l'avrebbe apprezzato.
"Chi sei? chiese dopo
alcuni minuti di silenzio incredibilmente denso.
"C- cosa?
"Chi cazzo sei?"
ripetè Lucy irritabile. "Cercavo di ricordarmi il tuo nome,
ma non penso di averti mai vista prima."
Ahi! Questa fa male.
Frequentavo la scuola solo da sei anni. Ma suppongo che fosse colpa mia
se lei non poteva definire precisamente chi ero dopo alcuni minut di
concentrazione.
"Eleanor Briggs."
risposi, scostando i miei capelli marroni dagli occhi.
I suoi occhi balenarono
sulla tasca della mia divisa, dove c'era uno stemma della casa alla
quale appartenevo. "Di Grifondoro?"
"Esattamente."
"Hmm, mai vista
nè sentita prima." scrollò le sue spalle
perfettamente disegnate.
"Beh, sono sicura che
tu saprai già chi sono io."
Lo sapevo infatti. Era
Lucina Matthews, solo la ragazza più bella e popolare che
avesse mai attraversato con passo leggero di danza le porte di Hogwarts
per essere sorteggiata in Corvonero da...beh, sempre, immagino. Era
conosciuta per essere innegabilmente affascinante, la sua famiglia era
schifosamete ricca e alcune voci dicevano che era in parte Veela, visto
quanto era incredibilmente stupenda, con una lunga cascata di capelli
d'argento, occhi blu, glaciali e penetranti e gambe lunghe due metri. E
c'era il piccolo fatto che ovunque andasse, i ragazzi sembravano
perdere la testa appena lei gli passava accanto, con la testa alta e il
naso aristocratico per aria. Naturalmente, lei sapeva di essere
indicibilmente bella e questo la rendeva estremamente arrogante e
orgogliosa, ma personalmente, penso che i suoi geni francesi possano
aver contribuito alla sua altezzosità. Non era esattamente
la persona più amichevole che avesse mai messo piede sulla
terra.
Comunque, diversamente
dalla piccola signorina Matthews, Amos non si presentò,
nonostante le sue buone maniere e la sua educazione fossero ben
conosciute a Hogwarts. Infatti non aveva aperto bocca dopo avermi
chiesto quanto avevo sentito. Ma sapevo già chi fosse,
quindi non sembrava così importante per lui presentarsi,
anche se sarebbe stato carino.
"E," disse Lucinda, la
voce acuta catturò la mia attenzione. "Sono sicura che sai
anche quanto io odi le spie. Detto questo, se dovessi scoprire che ti
sei lasciata sfuggire una sola parola su -"
"Non ti preoccupare,"
la interruppi. Chiuse la sua bocca stretta, mordicchiandosi le labbra e
guardandomi, gli occhi ardenti. "Non lo dirò a Sirius. O a
nessun altro se è per questo." aggiunsi, sperando di
accontentarla così che mi lasciasse andare.
"Lo giuri?"
calcò Lucinda.
Annuii. "Promesso."
"Davvero? Non dobbiamo
fare niente per te?" chiese Amos come se non credesse a ciò
che sentiva. Lucinda gli diede una gomitata nelle costole.
"Assolutamente niente."
Sembrò
rimuginare su questo per alcuni momenti. "Se ne sei sicura..."
"Al cento per cento."
Lucina si
lasciò scappare una risatina e incrociò le
braccia sul suo seno formoso, evidentemente non volendo credermi
così facilmente. Non avevo mai mentito in vita mia - beh,
eccetto quando mia zia mi trovò con la mano nella scatola
dei biscotti prima di cena e io le dissi che il nostro elfo, Gingy, mi
aveva lanciato una maledizione imperius per farmi andare lì
al suo posto e in altre occasioni del genere quando cercavo di tirarmi
fuori da situazioni particolarmente difficili. Mi ritrovai in guai seri
per quella piccola bugia, ma insomma, avevo nove anni!
"Non pensare che non ti
terrò d'occhio, Bronze."
"E' Briggs. Eleanor
Briggs."
"Cosa ti fa credere che
mi importi?" mi aggredì impaziente, "Se solo ti vedo parlare
con Sirius, o qualcuno dei suoi amici se per questo, dovrai risponderne
a me, capito?"
"Sì,"
mormorai.
Lucy si
scostò i riccioli platino dietro la spalla. "Ricordati,
Brockner -."
"E' Briggs."
"Non mi importa!"
esclamò , sbuffando per l'irritazione. "Ricordati solo che
io sono praticamente sangue reale in questa scuola e se pensi di non
mantenere la tua parola, ti farò desiderare di non essere
mai nata."
Con questo
girò sui tacchi e marciò fuori dalla libreria, i
suoi lunghi capelli si gonfiavano con grazia come onde dietro di lei,
sbattè la porta uscendo. Guardai Amos e lui mi sorrise
imbarazzato. Era un ragazzo carino, Amos Diggory, quindi il motivo per
cui era finito con una come Lucinda Matthews era un mistero per me.
Quasi mi dispiaceva per lui mentre lo salutavo con un gesto e fuggivo-
Un flash di luce
balenò nel cielo, illuminando temporaneamente i terreni del
castello prima che un minaccioso fulmine lo seguisse. Saltai ancora e
tornai velocemente al mio tavolo, raccogliendo tutti i miei effetti.
Mentre arrotolavo il mio tema quasi completato e lo ficcavo nella mia
borsa, mi meravigliai della mia intelligenza - o mancanza di essa.
Facendomi scivolare la borsa sulle spalle, feci per uscire,
sperando sinceramente che il vecchio proverbio non dosse vero
e che la mia curiosità non mi uccidesse, come a
quella gatta sfortunata
.
Fine
del primo capitolo, molto introduttivo, non c'è molta azione
ne humor qui, cosa che ci saà nei prossimi. Ci ho messo un
po' a scriverlo quindi fatemi sapere cosa ne pensate!
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