Primo
Capitolo
«Preghiamo i
gentili signori di allacciare le cinture».
Seguii gli ordini
della Hostess, mi allaccia la cintura, misi la mascherina per la notte
sugli occhi e le cuffiette dell'iPod nelle orecchie.
Proprio non amavo
volare.
Ed il dottor Cullen,
mi aveva anche riservato un volo in prima classe. Era un vecchio amico
di mio padre, che un giorno era venuto a trovarci nella nostra piccola
cittadina: Forks. Era venuto al corrente che fossi una dottoressa, e
disse che ero sprecata per lavorare a Forks. Quindi mi propose un
lavoro al Western Eye Hospital di Londra. Ci pensai per più
di due settimane, ma alla fine accettai. Per quegli ultimi giorni ero
stata sulla bocca di tutti: 'La ventenne dottoressa Swan che lascia la
sua città natale'. Il dottor Cullen aveva detto che con la
mia dote non potevo continuare a disinfettare ferite di bambini, ma
dovevo fare qualcosa di meglio. E a Londra succedevano cose pazzesche.
Non ero più
nella pelle.
Mio padre Charlie
inizialmente si era opposto, poi, visto che il dottore era un suo caro
amico -e vecchio cittadino di Forks- sbollì. Mia madre
invece era stata entusiasta all'idea, lavorare in un famoso Ospedale a
Londra. 'Isabella, sei il mio orgoglio', dise quando andai a trovarla a
Phoneix. Lei vive lì, con suo marito Phil.
«Avvertiamo
i gentili signori che l'areo sta per atterrare». Disse una
voce.
Ero talmente persa nei
miei pensieri, che le due ore di viaggio volarono in un batter
d'occhio. Appena l'areo atterrò scesi, presi la mia valigia
e mi diressi verso l'uscita dell'areoporto. Il dottor Cullen aveva
mandato qualcuno a prendermi. Ma non sapevo chi fosse.
«Signorina
Swan?» Sentii chiamarmi. Mi girai e vidi un uomo sbracciarsi,
dall'altro lato dell'areoporto. Mi avvicinai.
«Sono io la
signorina Swan». Dissi, avvicinandomi a quell'uomo. Era
enorme. Sembrava un'armadio. Era almeno tre volte più alto
di me, e più grosso. Su per giù la mia testa
arrivava alla sua spalla. Aveva gli occhi verdi, e i capelli chiari.
Era proprio carino.
«Sono il
nipote del dottor Cullen. Mi ha chiesto di venirla a
prendere». Povero. Sarà stato costretto dal dottor
Cullen a venirmi a prendere.
«Mi fai
sentire vecchia, dammi del tu. Più o meno abbiamo la stessa
età, no?» Chiesi.
«Bè,
io ho ventitre anni. Tu?» Chiese lui. Ventitre anni, sembrava
più grande.
«Io venti.
Comunque piacere, Bella». Dissi, anche se sicuramente
già mi conosceva.
«Io sono
Emmett. Emmett Cullen, il piacere è tutto mio».
Disse. Emmett. Memorizzai bene il suo nome. «Dammi la
valigia», così dicendo me la tolse dalle mani. Che
gentiluomo. Iniziò a camminare e io lo seguii.
«Sei un
dottore?» Chiesi. La sua risata invase l'areoporto, si
girarono anche delle persone.
«No,
io insegno nella scuola elementare. Mia moglie è una
dottoressa». Ok, era sposato. Potevo essere più
fortunata, io? «Lavorerete insieme».
Finì la frase. Almeno avrei conosciuto qualcuno prima del
lavoro. Arrivammo davanti ad una Jeep nera, enorme. Si, quella era per
forza la macchina di Emmett. «Monta dietro, davanti
c'è mia moglie». Disse Emmett. Annuii con il capo.
Aprii la portiera, ma l'impulso di uscire si faceva sempre
più grande. Mi ritrovai davanti una dea. Io sfiguravo vicino
a lei.
«Ciao!»
Disse, allungandomi una mano.
«Ciao».
Risposi io, porgendole la mia mano.
«Sono la
dottoressa Hale, ma chiamami pure Rosalie collega». Disse
sorridendo. Almeno quando avrei cominciato a lavorare, già
conoscevo qualcuno.
«Io sono
Isabella, ma chiamami Bella». Sicuramente anche lei
già mi conosceva. Annui con il capo, e si girò
verso il suo finestrino. La sua splendida chioma bionda risaltava sotto
i raggi solari di Londra. Anche se era seduta potevo vedere il suo
corpo perfetto, le sue labbra rosse e carnose ed i suoi occhi marroni.
Era perfetta. Forse per hobby faceva anche la modella. Emmett poteva
ritenersi fortunato.
«Bella, ti
portiamo in Albergo. Domani con mio zio andrete a cercare
casa». Annuii. Per la prima volta in vita mia avrei vissuto
da sola, senza nessuno. A Forks era sempre sola, mio padre lavorava
sempre. Ma almeno sapevo che c'era. Ora invece ero proprio sola. Col
tempo ci avrei fatto l'abitudine.
«Arrivati!»
Disse Emmett. Guardai fuori dal finestrino, era il St Martins Lane
Hotel. Hotel a cinque stelle. Sicuramente avrei restituito tutti i
soldi al dottor Cullen.
«Salgo con
te», disse Rosalie.
«Ok! Ciao
Emmett». Salutai e scesci dalla macchina, con la mia valigia.
Mi diressi con Rose dentro l'Hotel, mentre lei parlava con una
receptionist. Forse la conosceva?
«Vieni
Bella, saliamo». Prendemmo l'ascensore, dirette verso la
camera 455 al quarto piano. Arrivate Rose aprì la porta, e
se la richiuse dietro. Era una bellissima stanza, un salone, una
cucina, due camere. Cosa ci dovevo fare io con due camere? Sperai che i
soldi per quella stanza gli avesse dati mio padre al dottor Cullen.
«Allora, prima di andare via devo dirti alcune cose: domani
verso le quattro del pomeriggio passo a prenderti, andiamo
all'ospedale. Non ti preoccupare, non devi lavorare. Ti ambienterai un
pò e conoscerai tutta la squadra. Sai, siamo tutti molto
uniti». Erano tutti molto uniti, quindi io avrei
scombussalato la loro vita quotidiana. Rose continuò,
«Siamo otto dottori: tu, io e mio fratello Jasper, il dottor
Carlisle Cullen con suo figlio Edward Cullen, la dottoressa Weber con
la sua specializzanda Jessica Stanley. Poi ovviamente c'è il
capo: l'insopportabile dottor Denali con sua figlia, la sciacquetta
Tanya». Risi, forse non erano così uniti in
fondo...
«Non la
sopporti?» Chiesi. Rosalie sbuffò.
«No, proprio
non la sopporto. Però Bella, devi stare molto attenta. Per
tutto il tempo che lavorerai al Western Eye Hospital avrai concorrenza
con il dottor Edward Cullen. Anche lui è un chirurgo, e
molto bravo» Mi avvertì Rose. Concorrenza...
Perchè in ogni luogo che andavo non potevo avere pace?
«Mai quanto
me!» Mi vantai, mentre Rose scoppiò in una lunga
risata.
«Lo so che
sei brava Bella. Sennò il dottor Cullen non avrebbe mai
insistito con il dottor Denali, per farti entrare nella nostra squadra
ma... Vedi Edward ottiene tutto quello che vuole. E' senza scrupoli, ed
è bellissimo. Quindi stai attenta, e tieni gli occhi
aperti». Annuii con il capo. Figlio del fisioterapista dottor
Carlisle Cullen, Edward doveva essere proprio viziato. «Ora
vado, Emmett mi sta aspettando. Riposati, hai l'aria di una che non ha
dormito molto. Ricorda, domani alle quattro fuori all'Hotel. Ciao
ciao». Così dicendo mi lasciò sola, io
mi accasciai sul divano, addormentandomi.
Chiedo pietà! Lo so che ho altre due storie da seguire, ma
non ne ho fatto a meno! La notte porta consiglio no? Allora ecco la
nuova storia! Che ne pensate? Fa schifo? Mi devo dare all'ippica
(Rispetto per tutti le persone che praticano Equitazione ^^) A me piace
quest'idea! E poi sono tutti umani! Chiedò pietà
soprattutto alla mia Beta, nemmeno sa che sono qui... Mi
ucciderà! Scusaaaaaaaaaa... Vabbè ora vado!
Lasciate tanti commentini! Un bacio a tutti :*
Le mie FanFiction: In corso: Come What May (Twilight) Western Eye Hospital (Twilight) La vita, in un soffio. (Twilight) Concluse: Isabella. (Twilight) La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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