"Happy birthday,
Yuri."
“Sentiamo
la tua scusa.”
Boris era arrivato in ritardo, come al solito.
L’aveva lasciata al freddo pungente russo, senza nemmeno
degnarsi
di rispondere ai suoi tre messaggi e sette chiamate che reclamavano
la sua illustre presenza. Si era dovuta stringere le braccia intorno
al cappotto pesante che aveva addosso, rintanando le mani coperte dai
guanti di lana sotto le ascelle e si era tirata fin sul naso la
sciarpa di lana rossa che aveva addosso. Non l’aveva unita al
cappello solo perché poi non avrebbe visto
l’idiota arrivare.
“Non
è una scusa: la metropolitana ha fatto ritardo
e...” si giustificò
il ragazzo, riprendendo un po’ il fiato che aveva perso per
la
corsa, ma fu interrotto dalla sbuffo scocciato della ragazza che
aveva di fronte.
“Chissà perché, Kuznestov, quando
prendi la
metro tu è sempre in ritardo, invece quando la prendo io
è sempre
puntuale come un orologio svizzero!” lo aggrappò
per una spalla e
si mise sotto braccio al ragazzo, guidandolo per le strade di Mosca
“Mi hai lasciato per venti minuti, immobile ad aspettarti,
con una
temperatura media di cinque gradi sotto lo zero. Tra un po’
mi
cadeva il naso.”
Sbuffò “Sempre a lamentarti...” ficcando
le sue mani gelide nelle tasche del suo cappotto nero
“Ripetimi
perché siamo qui...”
“Incredibile quanto riesca ancora a
stupirmi la tua memoria a breve termine...” gli diede un
pizzicotto
sul braccio “Siamo qui per comprare il regalo di compleanno
di
Yuri.”
“Perché proprio quest’anno? Non bastava
una torta
come negli scorsi?”
Alzò gli occhi verdognoli al cielo
“Perché
sì!”
Boris sbuffò “Margot dove l’hai
lasciata?”
“A
scuola. L’andrà a prendere poi Cleo.”
Annuì “Quindi che
gli prendiamo?”
La ragazza si fermò di scatto “Veramente, ti
ho chiesto di venire per aiutarmi...”
“Non ci credo!”
strabuzzò gli occhi “Sei sempre la solita
Layla!”
“E’ il
tuo migliore amico, dovresti pur sapere cosa gli potrebbe
piacere!”
“Ma se l’idea del regalo è venuta in
mente a te!
Per me, sarebbe bastata la solita torta mille foglie con la
crema!”
“Regalagli quella allora, ma io non posso!”
“E
perché, di grazia?”
Si morse il labbro secco “Perché ha
fatto molto per me e lo sai...”
Boris la osservò mentre si
tormentava le mani e non osava guardarlo negli occhi. Sapeva
benissimo cosa aveva fatto per lei: tutte le volte che lei crollava e
lui non sapeva come rialzarla, Yuri interveniva e la rimetteva in
piedi, rimproverandola anche a volte, ma riusciva sempre a farla
rialzare più forte di prima; quando doveva studiare per
prendere la
laurea in medicina, Yuri era quello che le infilava la testa nel
libro ed era sempre lui che aveva sentito per trentasette volte la
discussione della tesi mentre la ripeteva a casa; ed era sempre lui
che l’aveva accolta, in lacrime a casa, quando non sapeva
dove
andare e quando lui, Boris, non c’era.
“Hai ragione.”
concluse il ragazzo, offrendole in braccio affinché si
potesse
nuovamente aggrappare “Allora, allora… Cosa
possiamo regalare a
quel peperone del cavolo? Un po’ di zucchero contro
l’acidità?”
“Yuri non è acido.”
“Solo con Margot
non lo è, con noi sprigiona appieno la sua
acidosi.”
Layla rise
“Non riesco nemmeno io ad essere acida con lei...”
“Tanto lo
zio preferito sono io!” si vantò Boris, facendole
l’occhiolino e
la ragazza sbuffò, per poi sorridere anche lei.
“Ok
ok, basta stupidaggini!” lo richiamò brusca Layla
“Ci serve un
regalo ed alla svelta!”
“Una bottiglia di vodka pregiata?”
propose Boris, indicando un negozio di alcolici alla sua
destra.”
“E’
russo, troppo scontato!”
“La vodka non è mai scontata per
noi!”
Layla sbuffò “Mi devo ancora capacitare di come
facciate ad ingurgitare quella robaccia distillata...”
“E’
solo per veri uomini...” esclamò fiero il russo,
continuando a
guardarsi intorno “Pezzi di ricambio per il
beyblade?”
“No,
sai quanto è fiscale Yuri con Wolborg, devi sceglierli lui
stesso
dopo un’accurata ed attenta visione...”
“Che noia…
Vestiti?”
Scosse il capo, sorridente “E’ sposato con
Cleo.”
“Quella bionda malata di shopping… Ricordo ancora
il
loro matrimonio, un paio di anni fa… Verrà
tramandato ai
posteri!”
La ragazza alzò un sopracciglio “E
perché?”
Boris
strabuzzò gli occhi “Come perché? Non
c’era un invitato e
ripeto un invitato che non era ubriaco! Fiumi di vodka, ragazze senza
tacchi che ballavano sui tavoli alzandosi i vestiti, bicchieri che
volavano a destra e sinistra, trenini improvvisati, Yuri che vomitava
ad un angolo, Eva e Hedwige che reggevano Cleo ubriaca, Takao
sorretto da Kai che implorava pietà...”
“Si si, ho capito!”
tagliò corto Layla.
“Solo perché non sei venuta, sei gelosa
che ci siamo divertiti senza di te...” la
punzecchiò il russo,
affondandole un dito nella guancia destra.
“Tantissimo guarda…
Pensiamo a cose serie, piuttosto.”
“Devi ancora dirmi perché
non sei voluta venire al matrimonio della tua migliore
amica...”
Alzò
gli occhi al cielo “Che piaga che sei! Come se non lo
sapessi!”
Boris fece spallucce, preferendo il silenzio per una
volta, con grande ammirazione di Layla, già nervosa
perché non
sapeva cosa regalare a Yuri. Mancava solo Boris che tirava in ballo
cose vecchie di anni. Sapeva benissimo perché aveva
preferito non
andare a quel matrimonio, nonostante fosse di Cleo e nonostante
l’avesse scelta come testimone. Aveva preferito presenziare
solo
alla funzione civile, facendo sempre da testimone insieme a Boris, ed
essendo realmente felice per la sua amica, ma al matrimonio non
poteva proprio esserci, e Cleo lo aveva accettato, non lo comprendeva
ma l’aveva accettato, anche perché non poteva
trascinarla a forza.
Poi c’era la questione di Margot… Insomma troppe
variabili e
poche certezze e per lei, la cui vita era scandita secondo dopo
secondo da piani, prospettive, impegni e quant’altro era un
lusso
che non poteva permettersi. Era dai diciotto anni che organizzava la
sua vita: diploma da privatista in un anno, e poi dritta
all’università per studiare Medicina e laurearsi
senza andare
fuori corso, e nell’insieme trovare il tempo per
sé. E ci era
riuscita, con l’aiuto di alcune persone ovviamente, ma
c’era
riuscita ed e sarebbe diventata medico da lì a qualche mese.
Si
tirò su la sciarpa, per coprirsi dal venticello gelido che
aveva
iniziato a tirare, cosa che invece inebriava Boris, lo rinvigoriva.
Invidiava il suo carattere spensierato, la sua schiettezza e la sua
ironia, spesso cinica… Era la sua ancora di salvataggio, il
porto
sicuro dove si rifugiava quando non trovava pace e quando non sapeva
dove andare. La porta di casa sua era sempre aperta, con una tazza
fumante di thé ed una birra già stappata, e lui
seduto sul divano
ad ascoltare i suoi vaneggiamenti, le sue paure e le sue ansie.
C’era
quando si era appena trasferita a Mosca e le insegnava il russo,
c’era quando aveva bisogno di aiuto con Margot,
c’era quando si
ritrovava a dover tirare fuori tutte le lacrime che aveva in corpo.
Boris c’era sempre, e lei non sarebbe mai sopravvissuta senza
di
lui. Si ritrovò a stringere con la mano il suo braccio, e ad
appoggiare la testa sulla sua spalla, cullata dal suo odore di pino e
tabacco.
“Ehi, sveglia! Tutto ok?” le chiese il ragazzo,
muovendo un po’ la spalla.
“Nulla, nulla… Allora, che
regaliamo al nostro peperoncino preferito?”
“Io propongo un
bel niente! Tu che dici?”
“Guarda lì!” esclamò
improvvisamente Layla, strattonandolo verso un lato della strada ed
indicando una vetrina “Io penso che questo lo possa
apprezzare...”
Boris ci rifletté su “Ne abbiamo una
decente?”
La ragazza prese il cellulare in mano, sorridente
“Sicuramente qualcosa troveremo.”
La torta era in frigo,
la tavola era già apparecchiata, il pollo con le patate era
in forno
ad ultimare la cottura, il suo regalo per Yuri pronto e Margot era
nel salone a vedere la televisione, non emettendo un fiato. Sembrava
tutto sotto controllo, o quasi. L’ansia la stava mangiando
viva.
Iniziava a pensare che forse Yuri non avrebbe apprezzato tutto
ciò,
la festa, il suo regalo… Forse doveva annullare tutto? Prese
il
cellulare in mano e compose il numero di Layla, ma poi lo
cancellò
immediatamente, pensando che se l’avesse chiamata si sarebbe
preoccupata e sarebbe arrivata di volata a casa sua col viso rosso.
Allora compose il numero di Boris, cancellandolo di nuovo: era con
Layla e non sarebbe stato molto di aiuto. Gettò il cellulare
sul
tavolo della cucina, passandosi stancamente una mano sugli occhi, e
sospirò già esausta. Decise di affacciarsi al
salone, per dare
un’occhiata a Margot, troppo silenziosa. Si sporse sul divano
e la
vide completamente arrotolata in una coperta di pile scozzese da cui
faceva capolino solo la sua testa scura. Sorrise a quella scena e
decise di tornare in cucina a controllare il pollo. Dopo aver
abbassato la temperatura, si sedette a terra di fronte al forno.
Viveva in quella casa da quasi sei anni, anni in cui sia lei che Yuri
aveva fatto sacrifici, un mutuo e dei sogni: era la casa dei nonni di
Yuri. Era una piccola villetta con tanto di mansarda, che avevano
gentilmente dato a Layla per viverci ed anche per stare tutti vicini,
ed un piccolo giardino, che di verde aveva ben poco, non molto
distante dal centro di Mosca. Era perfetta per iniziare una
convivenza e un matrimonio. L’avevano ristrutturata con
l’aiuto
di un piccolo mutuo perché in disuso da quasi due decenni,
aiutati
anche da Layla che a quei tempi si divideva in mille cose da fare.
Cleo era riuscita a trovare lavoro in una boutique di abbigliamento,
mentre Yuri aveva trovato lavoro in una fabbrica di automobili, ed
ogni tanto insegnava il beyblade ai ragazzi alla palestra che avevano
Boris e Sergey. Se la cavavano bene, le liti ogni tanto
c’erano,
ogni tanto i conti a fine mese non riuscivano, ma
tutto sommato andavano avanti ed erano riusciti a migliorarsi a
vicenda: Cleo aveva ridotto drasticamente le spese superflue,
preferendo negozi d’ingrosso ed acquistando maggiormente
quando
c’erano le offerte; Yuri invece era diventato un
po’ più aperto
e predisposto ad ampliare il giro di vita sociale. Certo, preferiva
sempre rimanere a casa e magari far venire gli amici lì, che
poi
anche quelli erano pochi, ma almeno una volta a settimana usciva a
cena fuori e portava Cleo in un ristorantino che affacciava proprio
sulla Piazza Rossa e che a lei piaceva molto. Si completavano e
miglioravano a vicenda e Cleo non poteva chiedere di meglio.
Oltretutto, da quasi sei anni Layla si era trasferita a Mosca ed
avere la sua migliore amica così vicina, dato che abitava
nella
mansarda di casa loro, la rendeva così felice e completa che
a volte
pensava che se dovesse morire in quel momento, morirebbe felice. Poi
c’era Boris che ogni giorno scocciava a casa per un motivo
differente, Sergey che spronava Yuri ad andare nella sua palestra e
insegnare il beyblade, e poi l’arrivo di Margot a vivacizzare
la
sua vita e quella degli altri… Insomma, perfetta!
Nel momento
stesso in cui stava per alzarsi dal pavimento, entrarono in casa
Layla e Boris, intenti a bisticciare su qualcosa, probabilmente il
regalo per Yuri.
“Ti avevo detto di scegliere l’altra!”
“Bo,
è perfetta questa! Anche il commesso mi dava
ragione!”
Cleo
intervenne “Ragazzi, abbassate un po’ la
voce… Margot dorme nel
salone.”
Ignorando che aveva ancora le scarpe e il cappotto,
Layla corse nell’altra stanza a controllare che tutto andasse
bene
mentre Boris si toglieva gli strati di vestiti per rimanere a maniche
corte ed appenderli all’appendiabiti che c’era nel
corridoio.
“Tutto ok col regalo?” chiese la bionda,
dirigendosi verso il frigo per stappare una birra al ragazzo, che
afferrò immediatamente.
“Sì, penso che gli possa piacere...”
fece un sorso alla bottiglia, ignorando il bicchiere che la donna
aveva in mano “Tu cosa gli regali?”
Un enorme sorriso le
illuminò il volto “E’ una
sorpresa!” e fece
l’occhiolino.
“Ehi, se dovete fare zozzerie dico a Layla e
Margot di dormire a casa mia!”
Alzò gli occhi al cielo “Ma
che hai capito!”
“Hai uno sguardo malizioso che non mi piace
per nulla...”
“Non ho nessun sguardo malizioso!”
“Chi
ha lo sguardo malizioso?” s’intromise Layla,
entrata in cucina
per reclamare anch’essa la sua dose di birra e sentire cosa
avessero da farfugliare quei due. Si era anche tolta le scarpe e il
cappotto.
“Nessuno!” ribatté Cleo, schiaffandole
sotto il
naso quello che cercava “Dorme ancora?”
“Come un ghiro.” e
fece un sorso alla sua birra “Yuri quando torna?”
La bionda
gettò un’occhiata all’orologio che aveva
sulla parete “Verso
le sette e mezza dovrebbe stare qui.”
A Layla le si illuminarono
gli occhi “Posso accoglierlo cantando Happy
Birthday to you?”
Boris scoppiò
a ridere “A tuo rischio e pericolo.”
Yuri
controllò l’ora sul cellulare, erano a poco
passate le sette e
venti di sera ed era già davanti la porta di casa. Puntuale
come
sempre. Sospirò, stanco, ed aprì la porta di casa
ritrovandosi la
faccia entusiasta di Layla che cantava a squarciagola la canzoncina
di Buon
Compleanno in
una versione rock tutta sua. La superò senza troppe
cerimonie,
affiancandosi a Boris, che si godeva la scena con la sua terza birra
in mano.
“Happy
Birthday to yooou”
Gliela
strappò con foga, facendo un lungo sorso “Che ha
fatto?” chiese
all’amico, alzando un po’ il tono di voce per
sovrastare quella
pazza.
“Happy
birthday Yuuuuriiii
Happy birthday toooo yoooou!”
“Smettila
Layla!” la sgridò il rosso, cercando di
togliersela, visto che gli
era saltata addosso per sturargli le orecchie con le ultime parole
della canzone.
“Mamma mia Ivanov, non ti si può fare nemmeno
una sorpresa!” borbottò la castana, stringendolo
poi in un
abbraccio fraterno “Tanti auguri, peperoncino.”
Accettò
volentieri l’abbraccio, inspirando l’odore di mela
verde che
emanava “Grazie Lay. Margot?”
“Ma perché nessuno chiede mai
di me?”
Boris le cinse le spalle con una braccio “Sai
perfettamente che non sei la preferita… A
proposito...” si staccò
da Layla per stringere frettolosamente Yuri in un abbraccio
“Auguri
fratello.” e gli indicò la cucina.
Yuri vi entrò dentro e vide
sua moglie indaffarata a cucinare, aiutata da Margot che
apparecchiava la tavola diligentemente e mettendo le posate precise
su ogni tovagliolo verde pallido, che aveva accuratamente piegato a
metà.
“Ehi pulce.” la salutò il rosso con un
lieve
sorriso.
La piccola lo guardò sgranando gli occhi, buttando
all’aria le ultime forchette che aveva in mano e correndogli
incontro “Zio!” e gli si buttò tra le
braccia “Tanti auguri
zio!” e gli baciò una guancia.
“Grazie pulce.” le sorrise
Yuri, prendendola in braccio a fatica “Mamma mia, stai
diventando
grande!”
“Ho solo nove anni, zio!” si lamentò
questa,
quando lo zio la posò a terra “Vieni! La zia sta
preparando
tantissime cose da mangiare!” gli disse, prendendolo per mano
e
conducendolo nel retro cucina da Cleo.
Quando la vide, tutta presa
dalla sua cucina, Yuri si ritrovò a sorridere “Ti
stai dando
proprio da fare...”
Sua moglie si voltò, sfoggiando il più
bello dei sorrisi “Solo per te.”
“Ehi!” protestò Boris,
prendendo in braccio Margot “A me non hai salutato
così! Guarda
che ci rimango male...” appiccando anche il muso.
“Non è il
tuo compleanno zio Bo!” replicò questa,
incrociando le braccia al
petto.
“Lo sai che zio piange?”
“Smettila Boris!” lo
rimproverò Layla, intromettendosi per poi rivolgersi alla
bambina
“Ti sei lavata le mani?”
“Oddio, mi sembri Hitler a
volte...” borbottò il russo, mettendo a terra
Margot, che filò in
bagno a eseguire l’ordine della castana “Ha dormito
per tutto il
tempo.”
“Si chiama igiene!” lo rimbeccò lei
“Vattele a
lavare anche tu, piuttosto!”
Il russo eseguì, dirigendosi al
bagno mentre borbottava in russo stretto, per non farsi capire
dall'amica.
“Sei diventata ancora più intransigente da quando
stai per diventare medico.” notò Yuri, accettando
la birra che gli
porgeva la moglie.
“Oltretutto, è aumentata anche la tua vena
dittatoriale.”
Layla alzò gli occhi al cielo “Si tratta di
pulizia.”
In quel momento, Margot tornò in cucina, andando
dritta da Yuri “Zio! Zio Bo mi ha schizzato l'acqua! Ci siamo
divertiti tantissimo!”
“Ehi!” s'intromise Cleo adirata al
solo pensiero di quegli aloni sul suo specchio “Il bagno lo
pulisco
io, Boris!”
“E' solo un po' d'acqua...” si
giustificò il
ragazzo, grattandosi la testa.
“Allora domani pulirai tu, zio
Bobo.”
“Eccola qui, Miss Saponetta.”
Layla scoppiò a
ridere “Yuri, non prenderla in giro, che poi tua moglie ti
lascia
in bianco.”
“Tu non sentire!” borbottò il rosso,
coprendo
le orecchie di Margot con le mani.
“Zio, ormai sono grande...”
si lamentò la bambina, alzando gli occhi al cielo.
“Oddio, sta'
prendendo il peggio da te, Lay.” notò la bionda,
andando a
controllare il pollo, gridando poi “Tutti a tavola!”
Yuri
prese in braccio la bambina e Boris lo seguì immediatamente,
solleticando il collo di Margot, che cercava di rintanarlo tra le
spalle, mentre ridacchiava felice. Layla fu subito affianco a Cleo,
per aiutarla a servire i piatti e da bere. Quando furono tutti
seduti, esclamarono in coro gli auguri a Yuri, seduto a capo tavola,
con al suo fianco sua moglie e Margot, a cui Layla stava tagliando il
pollo, togliendole accuratamente qualche ossicino. Boris stava
sorseggiando la sua quarta birra, e tra un sorso e l’altro,
trovava
il tempo di infilarsi una forchettata di cibo.
“Vuoi fare con un
po’ più di calma? Mi sembri un
tacchino!” lo richiamò la
castana, mentre si puliva le mani con il tovagliolo, e lasciando il
piatto alla bambina, che iniziò a mangiare “Non ti
ruba niente
nessuno.”
“Ho troppa fame.” borbottò tra un sorso
ed una
forchettata, per poi iniziare a tossire.
Cleo, che gli era
affianco, iniziò a battergli una mano sulla schiena
“Cerchiamo di
non farci scappare il morto, ok?”
“Grazie...”
La cena
proseguì tranquilla. Cleo si era impegnata molto ed infatti
i suoi
piatti erano tutti buonissimi, anche quelli vegani di Layla,
nonostante Boris lamentava che sembravano brutti, oltre che insipidi.
Svuotata la tavola a tempo di record, Cleo spense le luci e si
presentò con una torta e delle candeline già
accese sulla soglia
della cucina, ed iniziò ad intonare la canzone di buon
compleanno,
seguita immediatamente da una sorridente Margot, che batteva le
manine a tempo. Boris ondeggiava in aria la sua sesta bottiglia di
birra, e con un braccio avvolgeva le spalle di Layla, intenta col suo
cellulare a riprendere il momento in cui la sua amica posava la torta
di fronte a suo marito e gli scoccava un delicato bacio sulle labbra.
Yuri ringraziava la luce delle candele, che gli mascheravano il lieve
rossore che si era impadronito quasi certamente sulle sue guance.
Ripensando alla sua vita prima di quel giorno, ringraziava il cielo
per aver incontrato Cleo: prima la sua esistenza era completamente
vuota, come un foglio bianco, e Cleo su quel foglio aveva iniziato a
disegnarci una coppia di persone, poi un cuore, ed infine una
casa…
E in questa casa, la coppia si abbracciava. Cleo era riuscita a
cambiarlo, a fargli desiderare una famiglia, un posto da poter
chiamare casa, a vedere un futuro più roseo sul suo cammino.
“Zio
esprimi un desiderio!” esclamò Margot,
sorridendogli.
Con le
mani, Yuri la invitò tra le sue braccia, cosa che la bambina
accettò
immediatamente, posizionandosi al meglio sulle sue gambe “Mi
aiuti
a spegnerle, pulce?” - la bambina lo guardò con
quegli suoi
occhioni ametista, annuendo vivacemente. Il rosso alzò lo
sguardo
sui suoi amici, fissandone i volti sorridenti, come ad immagazzinarli
nel suo cervello sotto forma di fotografia. Quanto poteva essere
bello avere una famiglia del genere? Soffiò sulle candeline,
esprimendo l’unico desiderio che poteva in quel momento, come
se
fossero i suoi stessi amici a suggeriglielo. Quando tutte le
candeline furono spente, baciò la testolina castana di
Margot, e lei
scese a tutta furia, correndo verso il salone e trafficando con lo
zainetto della scuola, tornando da lui alla velocità della
luce.
“Zio! Zio! Questo è il mio regalo!”
esclamò entusiasta
la bambina, porgendo allo zio un foglio di carta. Yuri glielo tolse
di mano, invitandola nuovamente sulle sue gambe. Margot su quel
foglio aveva disegnato, con tratti abbastanza grossolani, lui con una
fiammeggiante chioma rossa mentre stringeva la mano ad una bambina
che somigliava palesemente a lei. A caratteri tremanti ma cubitali,
aveva scritto in cirillico “Tanti auguri Zio Yuyu, ti voglio
tanto
bene!” completando il tutto con un cuore rosso.
Meno male che
aveva abbastanza autocontrollo, altrimenti a Yuri sarebbe scappata
anche qualche lacrima. Strinse in un abbraccio la bambina, baciandole
i capelli “Grazie pulce, è il più bel
regalo che mi abbiano mai
fatto!”
“Ora è il momento del nostro!”
ululò Boris,
richiamando l’attenzione di tutti “Forza Lay,
facciamo la nostra
bella figura!”
“Guarda che non è una gara...” gli fece
notare la donna, porgendo a Yuri un pacchetto argentato
“Speriamo
che ti piaccia...”
Il russo sorrise, mormorando un grazie ed
iniziando ad aprire il pacchetto con cura, cercando di non rovinare
il vistoso fiocco verde, sicuramente scelto da Layla, che vi era
sopra.
“Forza Yuri, sembra che tu abbia paura che si faccia
male!” lo incitò l’amico, sorseggiando
la sua bottiglia di birra
“Se fai così anche a letto, sai che palle, eh
Cleo?”
Layla
tappò con entrambe le mani le orecchie di Margot
“Boris, quella
lingua te la taglio!”
Yuri scartò completamente il pacco,
tirandovi fuori una cornice in legno scuro che conteneva una foto. In
quest’ultima erano raffigurati tutti loro, Yuri stretto in un
abbraccio con Cleo, Layla che aveva in braccio Margot insaccata in un
Montgomery scozzese ed a loro fianco un sorridente Boris con un
bicchierino di vodka ed, alle loro spalle, si stagliava
l’enorme
distesa azzurra del lago Bajkal, in una delle loro gite fuori porta
alla scoperta delle Sette Meraviglie russe. I loro visi erano
arrossati dal freddo, ma erano sorridenti e con gli occhi luminosi.
In quella foto, c’erano le cose che più al mondo
preferiva Yuri:
il panorama naturale russo e i suoi amici.
Alzò gli occhi verso
Layla e Boris, intenti ancora a bisticciare sulle uscite poco rosee
del russo, e mormorò “Grazie amici.”
La castana gli sorrise,
dolce “Grazie a te, peperoncino.”
Boris ghignò, soddisfatto
“A te, amico.”
Cleo aveva gli occhi lucidi, ma decise di darsi
un contegno, schiarendosi la voce “Bene, ed ora è
il mio turno!”
esclamò, raccattando tutto il suo coraggio per poter dare a
suo
marito il suo regalo, ma venne interrotta dallo squillo molesto del
cellulare di Yuri.
Layla guardò l’ora sull’orologio che era
appeso sulla parete, che segnava le nove e mezza di sera “Chi
sarà
a quest’ora?”
Yuri afferrò il suo cellulare, non guardando
nemmeno chi fosse lo scocciatore “Pronto?”
grugnì, per far
capire a chi fosse dall’altro capo che stava scocciando, ma
si
bloccò appena sentì la voce dall’altro
capo.
“Sono
Kai.”
Al rosso mancò un battito “Wow... Non è
un po’
tardi da te?”
“Ti
ho chiamato solo per farti gli
auguri.”
“Grazie, non dovevi disturbarti...”
“Tua
moglie come sta?”
“Bene grazie, te la saluto.” gli
rispose Yuri, vedendo Cleo che gli si era avvicinata per sentire chi
fosse dall’altro capo “Pensi di illuminarci con la
tua presenza,
una di queste volte?”
“Improbabile...”
“Tipico
di Hiwatari.” lo sfotté il rosso, con una risata
cupa,
pentendosene subito.
A quel nome, Layla sentì un brivido lungo la
schiena e smise di respirare. Vagò con gli occhi sulla
figura di
Margot, intenta a giocare col fiocco verde del pacchetto di prima,
sulle gambe di Boris questa volta. Indugiò sugli occhi della
bambina, cercando invece quelli dell’amico, che l'osservavano
gravemente. Alzò lo sguardo ed incontrò una
distesa di ghiaccio che
la guardavano in modo accusatorio. Sapeva fin troppo bene il pensiero
di Yuri, e non c’era bisogno che ogni volta lui glielo
ricordasse.
Abbozzò un sorriso, distraendosi poi con dei tovaglioli che
erano
rimasti in tavola.
“Stavi
festeggiando?”
esordì Kai
dall’altro capo, notando il lungo silenzio che era
seguito.
“Diciamo. Cleo ha radunato qualche amico stretto per
tagliare una torta. Nulla di che...”
“C’è
anche il
mentecatto?”
“Intendi Boris? Sì.”
“Saluta
l’antipatico!” esclamò il russo,
agitando il fiocco verde con la
mano destra, facendo ridere Margot.
“Si, saluta l’antipatico
anche da parte mia!” gridò la bambina, battendo le
mani e
scoppiando in una risata cristallina. Layla, se avesse potuto, si
sarebbe sparata un proiettile in bocca e gettata dalla finestra. Cosa
cavolo era venuto in mente a Margot? Boris, per tutta risposta,
scoppiò a ridere, tappando con una mano la boccuccia della
bambina,
cercando di zittirla. Cleo e Yuri divennero bianchi come cenci.
“Sono
invitati anche bambini alla tua festa?” lo prese
in giro
Kai.
“Ehm...” balbettò il rosso, scoccando
un’occhiataccia
a Layla, che per tutta risposta alzò gli occhi al cielo
“E’ la
figlia dei vicini di casa.” - non era una bugia vera e
propria,
Margot era veramente la loro vicina di casa, dato che abitava sopra
di loro. La castana lo ringraziò con lo sguardo, facendo
cenno alla
bambina di andare tra le sue braccia, cosa che lei fece
immediatamente.
“Beh,
ci sentiamo. Ciao.”
“Ciao
Kai.” mormorò Yuri, ma l'altro aveva
già agganciato. Posò il
cellulare su un mobile lì vicino, voltandosi verso Layla con
gli
occhi affilati.
“So già cosa vuoi dirmi, ma non ora.”
“Lay...”
intervenne Cleo, ma fu zittita immediatamente.
“Non. Ora.”
Boris
cercò di smorzare un po’ i toni “Beh,
biondina tira fuori questo
regalo!”
“Sì… Sì. Siediti
Yu.” - perché Cleo sembrava
nervosa? Da quando balbettava se stava al centro
dell’attenzione?
Yuri osservò i movimenti di sua moglie: faceva guizzare gli
occhi da
un capo all’altro della stanza, si torturava le mani e spesso
si
mordeva il labbro. Al suo fianco si sedette Boris, che gli strinse
una spalla e fissava la bionda curioso, e Layla si avvicinò
con la
sedia verso di loro, mentre stringeva ancora tra le braccia Margot,
anche lei curiosa come una scimmietta del regalo che aveva preparato
sua zia.
Cleo si mise in piedi di fronte a loro, torturandosi
ancora le mani, ed esordì “Allora…
Yuri, il mio regalo purtroppo
non è fisico… O meglio, lo è
però non è ancora arrivato, ci
vorranno ancora sette mesi circa e poi lo sarà...”
Yuri
guardava sua moglie, non capendo a cosa si riferisse “Se lo
hai
preso da internet è normale...” cercò
di tranquillizzarla,
alzandosi in piedi e stringendole le spalle, visto che sembrava sul
punto di piangere.
“No… Non viene da internet… Ecco
io...”
non riusciva a guardarlo negli occhi, perché aveva paura di
dirglielo?
“Sputa il rospo, cazzo Cleo!” intervenne Boris,
corroso dalla curiosità.
“Sta’ zitto Bo! Ha detto che ci
vogliono ancora sette mesi, poi sarà fisico e…
E...” - Layla
sgranò gli occhi, incapace di continuare la sua frase e
guardando
l’amica, divenuta rossa come i capelli del marito
“Non ci
credo.”
“Che cosa?!” gridò Boris, spostando lo
sguardo da
Layla a Cleo, per captare qualcosa. Yuri in tutto ciò
rimaneva in
religioso silenzio, gli occhi fissi nel vuoto a cercare di mettere
insieme i pezzi. Non era fisico, ma lo sarà… Tra
sette mesi circa…
Layla l’aveva capita, quasi subito anche, quindi era qualcosa
che
aveva avuto o che aveva già. Non ne era a conoscenza prima,
quindi
c’era arrivata con la logica. Ma cos’era?
Guardò Boris, intento
ancora a guardare le due donne, ed i suoi occhi di ghiaccio si
spostarono casualmente sulla tavola, alle spalle dell'amico:
c’erano
solo tre bottiglie di birra e due bicchieri con dentro ancora della
Coca-Cola. Gli parve strano, visto che solitamente sua moglie non
disdegnava gli alcolici, ma quella sera non aveva toccato nemmeno un
goccio di birra e la cena era tutta cotta e stracotta, nessun crudo o
affettato, e non aveva nemmeno preparato l’insalata, che le
piaceva
molto. Ricordava che Layla per un periodo non la poteva mangiare e
predicava tutti i giorni per questo, maledicendo sempre chiunque le
capitasse di fronte.
Poi, all’improvviso, tutti i tasselli
andarono al loro posto.
Si voltò verso sua moglie, gli occhi
sgranati e ridotti a due pagliuzze cerulee “Sei
incinta?”
Cleo
scoppiò a piangere, annuendo freneticamente, ed iniziando a
singhiozzare. Fu immediatamente circondata dalle braccia di Yuri, che
l’invitò a piangere sulla sua spalla mentre lui le
carezzava il
capo, baciandoglielo. Lui non sapeva cosa dire, aveva un ciclone di
emozioni. L’eccitazione, faceva spazio alla paura, la
sudarella
veniva sostituita da tremolii, ma alla fine l’angoscia mista
alla
felicità la facevano da padrone.
Sarebbe stato un buon
padre?
Yuri non aveva mai avuto genitori, non sapeva cosa
significasse riceve affetto, educazione ed attenzioni. Non aveva mai
avuto una famiglia, sarebbe stato in grado di darne una a suo figlio?
Sarebbe stato in grado di proteggerlo dal mondo esterno, di esserci
sempre, ma essere anche giusto e severo all’occorrenza, di
fargli
capire i suoi errori e di prepararlo alla sua vita adulta? O sarebbe
stato un totale fallimento, per suo figlio e per sua moglie, ancora
stretta a lui e col viso affondato nella sua spalla, a piangere per
una cosa per cui sarebbero dovuti essere al settimo cielo?
“Cleo.”
mormorò piano Yuri, staccandosela delicatamente
“Basta
piangere.”
“Ma io...” singhiozzò la donna,
passandosi una
mano sugli occhi, ignorando che aveva su il mascara.
Le prese
delicatamente il viso, sorridendole “E’ una notizia
meravigliosa,
cosa ti piangi scema?”
“E se non sarò una brava mamma?”
Layla
sbuffò, alzandosi in piedi e dirigendosi verso il frigo con
in
braccio ancora Margot, che osservava i suoi zii dalla spalla della
castana. Boris le fu subito affianco, intuendo cosa stesse per
fare.
“Cleo, tu sarai una madre meravigliosa. Hai visto Margot?
È cresciuta alla meraviglia grazie anche a te,
perché con tuo
figlio dovresti essere da meno?”
“Ma se sarò una mamma
ansiosa? Se non sarò in grado di soddisfare tutte le sue
richieste?
Se non avessi l’istinto materno?”
Yuri scoppiò a ridere,
stringendola in un abbraccio “Impareremo insieme.”
Cleo si
lasciò cullare dall’odore di muschio che emanava
suo marito “Cosa
farei senza di te?” ma un botto li fece sobbalzare. Layla,
Boris e
Margot erano sullo stipite della cucina ed il russo aveva appena
stappato una bottiglia di spumante, che si stava riversando a terra.
I loro occhi erano luminosi, felici, come i sorrisi che avevano in
volto.
Boris allargò le braccia “Auguri ai genitori
più belli!
Dopo di me, ovvio!” e strinse la coppia in un forte abbraccio
fraterno, facendo scoppiare a ridere Cleo e grugnire Yuri, che
cercò
di levarselo di torno.
“Smettila!”
“Avanti, non fare il
peperoncino scorbutico!”
Layla si avvicinò alla bionda,
guardandola negli occhi ancora lucidi dalle lacrime “Hai
finito con
le paranoie?” e l’abbracciò stretta
“Sarai una mamma
fantastica, non ho alcun dubbio di ciò.”
“Grazie, Lay.” -
Cleo di beò del profumo di mela verde che emanava la sua
amica e che
trovava ogni volta calmante. Sentì qualcuno abbracciarla
alle gambe
e, voltandosi, si trovò la piccola Margot che si univa
all’abbraccio
delle due.
La bionda la prese immediatamente in braccio,
baciandole una guancia “Mi aiuterai a scegliere il nome del
tuo
cuginetto?”
“Sì zia, ma speriamo che sia femmina,
così posso
farle le trecce!”
“Immagina a quanti vestitini possiamo
comprarle insieme! Possiamo anche vestirci tutte uguali, che ne dici
Lay?” esclamò entusiasta rivolgendosi
all’amica.
Layla alzò
un sopracciglio e guardò Yuri “Speriamo che sia
maschio.”
mormorarono entrambi all’unisono.
Boris scoppiò in una grassa
risata “Immaginate se sono gemelli? Sai che
ridere!”- il rosso
divenne ancora più pallido di quanto non fosse
già, e fece un lungo
sorso alla bottiglia di spumante.
“Zio Bo, posso farti una
domanda?” chiese Margot, pensierosa.
“Certo pulce, dimmi
tutto.”
“Come si fanno i bambini?”
Calò il gelo nella
stanza: Yuri per poco non si strozzò con lo spumante che
stava
sorseggiando nuovamente; Cleo aveva strabuzzato talmente tanto gli
occhi che per poco non le cadevano a terra; Layla si sentì
quasi
svenire e Boris aveva iniziato a sudare a freddo, guardando qualsiasi
cosa tranne la bambina.
“Ecco… Allora… E’ tipo come
fare
la cacca, hai presente?”
“Ma che cazzo...” iniziò a
predicare Yuri, ma fu fermato dalla voce della bambina.
“Quindi,
se faccio la cacca divento mamma?”
Layla schiaffeggiò la testa
di Boris, mormorandogli “Sì, di
uno stronzo!”
poi si
voltò, sorridendo a Margot “Non funziona proprio
così, amore…
Vedi, devono esserci una donna e un uomo per poter fare un bambino,
che poi diventeranno una mamma e un papà, e...” ma
venne
interrotta nuovamente dalla bambina.
“E perché io ho solo te,
mamma?”
La donna rimase senza parole. Sapeva che prima o poi
quel momento sarebbe arrivato, ma non pensava così in
fretta. Sì,
altre volte aveva chiesto di suo padre, chi fosse e dove fosse, ma
Layla era sempre riuscita a far cadere la domanda della bambina,
soprattutto perché quando gliela faceva erano spesso loro
due da
sole. Aveva da poco smesso di chiedere di suo nonno, e per un po'
quella domanda aveva sostituito quella del papà, ma adesso
si era
ripresenta, più prepotentemente delle altre volte.
“Stavamo
facendo un altro discorso, Margot.”
“Sì, ma dov'è il mio
papà?”
Layla fece un lungo respiro, ignorando i tre paia
d'occhi che le stavano bucando la schiena “Tuo padre non
c'è. Mi
dispiace, amore.”
“E dov'è?”
“Non è qui.”
“E
perché, mamma? Non mi voleva bene, ecco perché
non c'è?” mormorò
Margot, con la voce che le tremava e gli occhi fissi sulle punte
delle sue ciabattine con l'orsacchiotto marroncino, a cui mancava un
occhio.
“Ma no, sciocchina!” la madre l'avvolse
immediatamente
tra le sue braccia, baciandole la testa e cullandola un pochioa
“Certo che ti voleva bene, ed è proprio per questo
che è dovuto
andare via.”
“Ma se lui mi voleva bene, allora perché ci ha
lasciato?” tirò su col naso la bambina, mentre i
suoi occhioni
violacei diventavano un po' lucidi ed a Layla venne un groppo.
Perché
di tutte le cose che poteva ereditare dal padre, aveva dovuto per
forza ereditare i suoi occhi di quel colore tanto particolare? Non
ricordava nemmeno più quante volte ci si era persa in quegli
occhi,
quante volte ci aveva trovato coraggio, ed altre amore. Ora doveva
essere coraggiosa, per lei e per sua figlia e decise di mandar
giù
un rospo bello grosso.
“Amore, ha dovuto lasciarci, però ti
vorrà sempre bene. Ti fidi di me?”
Margot la guardò negli
occhi, e forse per la prima volta vedeva quanto a sua madre le faceva
soffrire quella situazione, dato che quelle perle verdi avevano perso
un po' della loro solita luce “Sì,
mamma.”
Layla la strinse
in un forte abbraccio “Io non ti lascerò
mai.”
Cleo sospirò,
rassegnata, e strinse una mano sulla spalla di Yuri, intento ancora
ad osservare madre e figlia che si abbracciavano, mentre Boris si
passò stancamente una mano sugli occhi. Conosceva fin troppo
bene la
testardaggine della sua amica, come sapeva fin troppo bene che Yuri
non ci sarebbe passato sopra. Di nuovo.
Margot
era crollata
sul divano, ovviamente. Arrivata una certa ora, la bambina si
addormentava ovunque lei fosse, e Layla la stava accuratamente
coprendo con il plaid scozzese, per poi soffermarsi ad accarezzarle
la testolina castana. Era un atto di superbia, ma sapeva fin troppo
bene che sua figlia era bellissima. Anche con quegli occhioni
violacei.
“Così la consumi.” - La donna si
voltò di scatto,
trovandosi i gelidi occhi di Yuri addosso.
Si affiancò al rosso,
sospirando “Un’artista ammira sempre la sua opera
d’arte.”
“Ma
non è solo tua.” precisò lui,
fulminandola con lo sguardo
“Layla...”
“So già cosa stai per dirmi.” lo
interruppe
lei, iniziando ad allontanarsi da Yuri, ma fu agguantata per un
polso.
“Non puoi sempre liquidare l’argomento. Kai ha
tutto il
diritto di sapere che hai avuto una figlia. Sua
figlia.”
“Yuri...”
“Niente Yuri, Layla! Hai quasi
trent’anni, cazzo! Affronta i tuoi errori e dì ad
Hiwatari che ha
una cazzo di bellissima figlia!”
“La smetti di urlare, che la
svegli?”
“Magari mi sentisse!” poi Yuri si passò
una mano
sugli occhi “Senti, ti ho appoggiato in tutto, ti ho
supportato e
sopportato ma questo… Questo è troppo, dico sul
serio, Lay...”
le poggiò entrambe le mani sulle spalle
“E’ suo padre. Margot ha
bisogno di un padre.”
“Ce la caviamo benissimo da sole. Non
tornerò da… Da quello lì con la coda
tra le gambe!”
Il rosso
rise cupo “Non riesci nemmeno a dire più il suo
nome.” - la
donna si morse il labbro - “Se non sarai tu a dirglielo,
sarà
qualcun’altro o ci penserà Margot da sola, quando
sarà più
grande.”
“Ci penserò quando accadrà.”
“Meglio
curare, che prevenire. E' questo che dici
ai tuoi pazienti?”
“E'
un discorso che non ha alcun senso, il tuo.”
“Eccome se ha
senso! Lay, te la strappo di dosso quella testardaggine se non dirai
a tua figlia di suo padre!”
Layla si voltò a guardare Margot,
intenta a dormire beatamente sul divano degli zii, e sospirò
“Glielo
dirò Yuri, ma non ora: è troppo
piccola.”
“Devi pensare solo
al suo bene, lo sai che nessuno ti giudicherà per quello che
hai
fatto...”
La donna rise cupa “Sai benissimo che quello lì mi
massacrerà quando lo scoprirà.”
Yuri le
avvolse le spalle con
un braccio “Proteggeremo Margot, lo sai. Non sei da sola,
Layla.”
Sorrise, appoggiando la testa contro il suo petto "Buon compleanno,
Yuri."
Quando si dice "chi
non muore, si rivede"
L'ultima volta
che ho aggiornato una storia sul fandom di Beyblade risale nel lontano
2011... In realtà, questi anni sono stati "particolari" per
me, specialmente gli ultimi due e forse, chi mi segue sul mio
profilo Facebook (anch'esso poco attivo), saprà il
perché... Sto tornando, piano piano, a scrivere storie, ad
immaginare nuove cose, e cercare di completarne altre. Non ho
abbandonato le vecchie fanfic, le sto portando avanti, dato che ad
alcune mancano davvero pochi capitoli per essere complete. Blader
Revolution
è tra queste.
Questa one-shot è più che altro un mio
esperimento: voglio capire se so ancora gestire questi personaggi, ed
è uno dei tre epiloghi che ho pensato per BR, e non ho
ancora deciso quale scegliere tra questi, infatti questa storia
è da considerare spoiler... :P
Or dunque, la maggior parte di voi non mi conoscerà e di
conseguenza non conoscerà la long da cui derivano alcuni
perssonaggi, ma non è necessario leggerla... Ho cercato,
infatti, di renderla scorrevole anche a chi non ha letto la storia...
Credo di aver parlato fin troppo!
Spero che questo mio ritorno vi abbia fatto piacere... Come sempre,
spero che questa storia vi sia piaciuta, e perché no
lasciatemi anche un commentino se ne avete voglia...
Ci vediamo presto,
spero...
Vostra,
Lumik.
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