Nel tentativo di comunicare con mosche cieche si ritrovò pece

di rubytusday
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Un’ombra, un vento
Una persona
Un’altra, altre cento
Tremo
L’alchol sovviene
Cammino ciondolando
Sono le 3, e vedo una chiesa
nella casa C’è esposto l’altissimo
Io così impura entro
Lontanissimo il posto è caldo
Firmo la mia presenza
Davanti ad un’assenza
Per un attimo ci credo,
quiete nel mio cuore malato
nel mio animo incauto.
Ritorno indietro
Quando i miei occhi erano grandi
Quando non avevo i fianchi larghi
Una brezza leggera
Nella dolce primavera
Quando avevo risposte
Quando non mi ponevo
domande contorte.
Sarebbe così sereno
Sarebbe così facile
Dare un senso alla mia esistenza fragile,
labile consolazione
in quest’eterna afflizione
I miei ne sarebbero fieri
Ma non ci riesco, il vento
Spalanca la porta
contorta quella sera nera
Mille voci assenti
Giacciono orecchie silenti.
Fuori la perdizione
Nessun senso di questa eterna prigione. non so se ti troverò
non so quanto ancora cercherò
ma ora ho capito
ora sola sto bene
ho sempre la paura nelle vene
che proprio adesso
ho capito che devo accettare
la parte peggiore di me stesso
ora basta struggersi
come pioggia sulla ruggine
voglio salpare in largo mare
senza pensieri
senza pensare a cosa affrontare.




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