Uno scontro non destinato

di Elgul1
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Correva a perdifiato per il campo di battaglia con la spada di valirya  in pugno. Qua e la i fuochi di Drogon divampavano ancora crepitando e scaldando quell'aria glaciale che sembrava aver invaso l'intera piana fuori Grande Inverno e penetrava con forza nelle sue ossa nonostante i vestiti pesanti.
 
Jon correva in mezzo ai cadaveri dello scontro sempre più veloce inseguendo quella figura alta e azzurrina che, camminando, si dirigeva verso il buco nelle mura che lui stesso aveva creato col fuoco bluastro di Vyserion scomparso qualche istante prima.
 
 Ancora stentava a credere a quello che era accaduto  il colpo infuocato di Drogon non era servito a nulla quel mostro era ancora in piedi. C'era un modo per ucciderlo? Esisteva? A quel pensiero accelerò l'andatura finché, il Re della Notte, non si bloccò a pochi passi dal muro. Anche lui si fermò a riprendere fiato e mettendosi in guardia. Il Re lo guardò e Jon ricambiò lo sguardo determinato e impetuoso come sempre. Era pronto lo era sin da quella volta che si erano visti ad Aspra Dimora lo avrebbe fermato o sarebbe morto nel tentativo. Strinse la presa sull'impugnatura di Lungo Artiglio pronto allo scontro ma, l'avversario, abbassò le braccia. Al moro bastò un secondo per capire cosa stesse per fare e gli corse incontro allarmato.
- Non te lo permetterò.- Pensò andando sempre più veloce. Intanto, i morti, al suolo stavano aprendo gli occhi divenuti azzurri. Mancava pochi passi poteva farcela. Questo continuava a pensare mentre, attorno a lui, i cadaveri si stavano rimettendo in piedi e, poi si bloccò. Tra il re e lui una numerosa folla di non morti si era formata circondandolo da più lati. Il re lo osservava con severita e sdegno come se, per lui, Jon non volesse dire niente.
Lui guardava quel mostro con rabbia cieca voleva combatterlo voleva ucciderlo per salvare il nord, per salvare la sua famiglia ma, quello, girò le spalle e si avvio verso il castello con noncuranza. Un moto di rabbia pervase Jon che, preso dall'ira attaccò i non morti sempre più vicini. 
Si fece largo in mezzo a quei mostri dimenando la sua spada e traffigendo chiunque gli capitasse a tiro. Mentre correva lungo il cortile di Grande Inverno notò la grande desolazione che imperversava ovunque i difensori, ridotti sempre più di numero, continuavano a lottare spalla a spalla lui aumentò il passo non poteva fermarsi non adesso non in quel momento. Veloce si diresse verso il luogo in cui Bran aveva deciso di fare da esca ma, poco prima che potesse oltrepassare l'ennesimo portone un soffio di fuoco blu lo allarmò facendolo andare a nascondere dietro una parete crollata. 
Imprecò sottovoce. Tutto quello che aveva fatto era stato vano? Sarebbe davvero finita così? Con lui nascosto come un topo col gatto senza possibilita di reagile? Strinse i pugni e la mano destra sull'impugnatura della lama e uscì dal suo nascondiglio col volto tumefatto di Vyserion di fronte e gridò con quanto fiato aveva in gola la sua frustrazione, la sua inutilità in quel momento e durante quella guerra. Il perché era stato riportato in vita era stato tutto vano un'inutile spreco di tempo? Poi, prima che il drago sputasse il fuoco quello si accascio al suolo come polvere. Lui rimase di sasso senza parole. La guerra era stata vinta ma, lui, non aveva eseguito il suo compito. 




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