Differenze

di fotone
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Leggermente turbata da queste conversazioni superficiali, mi allontano dalla mia famiglia, per ritirarmi in camera mia, dove affronto, in solitudine come al solito, questa cascata di strane sensazioni. Mi chiedo cosa mi renda diversa dal resto del mondo, mi chiedo quanto sia affidabile questa impressione di appartenere ad una razza "diversa". C'è in fondo chi, pur essendo uguale a migliaia di altre persone, come prodotte in serie, crede di essere "diverso", "particolare", "speciale". La consapevolezza della sostanziale uguaglianza universale degli uomini non basta a distogliermi dal pensiero che c'è qualcosa di profondo, di elitario, di straordinario diverso dal comune nel mio modo di pensare. Gli altri sembrano... così vicini a terra; così realisti; così pratici; così... vuoti. Mi sento diversa. Come tutti. Ma sento l'impellente bisogno di segnalare e sottolineare l'evidente differenza tra la mente di chi è tra le nuvole, tra le pagine di un libro, e la mente di chi è qui e ora, chi non riesce a vedere il fondale di tutto, la destrutturazione della realtà, i significati impliciti. La differenza tra chi guarda il cielo che indico e chi vede solamente il mio dito. Non sarò banale, non dirò bugie a me stessa: mi rendo perfettamente conto che nessuna delle due parti sia superiore all'altra, migliore in assoluto, abbia più senso. La mia è solamente un'interpretazione di una differenza che c'è. Altri - tutti i miei familiari - dicono che io, semplicemente, sono stupida. Sono costantemente occupata dalle mie elucubrazioni mentali e non vedo la realtà, perché vedo le parole dei filosofi e le dimostrazioni di teoremi matematici. Chi dice che la teoria sia superiore alla pratica? Chi dice che la pratica sia superiore alla teoria? Nessuno, in teoria. In teoria, è relativo. E in pratica? In pratica?




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