Nuova fanfiction ad arricchire
quelle su Zack e Cloud, incentrata sul secondo. E’ ambientata durante la
fanciullezza di Cloud, e quindi durante Crisis Core… Giocando più volte a quel
gioco (ormai non le conto più XDXD) ho sempre avuto l’impressione che il
protagonista di Final Fantasy VII avesse, da ragazzino, un’ammirazione bruciante
per Zack… E quindi eccolo, sperando di non andare troppo OOC, Cloud alle prese
con la sua idea di emulare Zack. Fatemi sapere cosa ne pensate^^
(ATTENZIONE: la mia non vuole
essere una yaoi, quanto semmai la storia di un ragazzo che ancora non riesce ad
apprezzare sé stesso e che fa di un amico un punto di riferimento talmente
importante da volerlo emulare in tutto e per tutto)
ADMIRATION OR OBSESSION?
L’allenamento era finito, la cena
consumata ed ora il giovane poteva finalmente rientrare nella propria stanza.
Inserì la tessera magnetica sulla quale spiccava la foto di un ragazzo dai
capelli biondi e gli occhi chiari con un volto non troppo convinto. Nessun
sorriso, come vi era sulla foto di Zack; nessuna sicurezza assoluta. Non osò
guardarla oltre e la infilò nella fessura, la porta si aprì concedendo a Cloud
Strife di entrare nella sua camera. Il ragazzino si sfilò l’elmo e lo lanciò
verso il letto con noncuranza. Lanciò un’ultima occhiata al tesserino, notando
la linea che ne indicava il grado: fante; Cloud serrò le labbra e girò la
tessera dall’altro lato, dove compariva solo il marchio della Shinra.
Sbuffò lasciandosi cadere sul
letto, chiuse gli occhi e si sfilò coi piedi i pesanti stivali. Si sentiva
distrutto, aveva faticato tutta la giornata… Serrò le mascelle in una smorfia di
disappunto: non era servito a niente; ancora una volta non aveva passato l’esame
per entrare in SOLDIER.
“Resterò un fante a vita…”
Pensò il giovane, amareggiato.
Aprì gli occhi, notando che lo specchio rifletteva la sua immagine; li richiuse,
voltandosi dall’altra parte. Pochi secondi dopo un suono secco lo costrinse ad
aprire nuovamente gli occhi; qualcuno stava bussando alla sua porta. Si alzò con
lentezza dal letto dirigendosi verso la porta.
“Cloud Strife, fante della
Shinra; chi è?”
Domandò, con voce assonnata al
citofono. Nessun altro suono per qualche istante, poi una voce; allegra, ferma,
decisa.
“Sono Zack, allora, Cloud… Posso
entrare o mi fai rimanere qui in piedi tutta la notte?”
Cloud diede un colpetto di tosse
per riaggiustarsi la voce, per renderla almeno un pochino più simile a quella
dell’amico: meno roca, meno schiva.
“Certo, avanti… Entra
pure.” Il tono non gli era uscito molto convinto, probabilmente Zack gli
avrebbe chiesto dell’esame. Gli aprì dandosi una leggera riavviata ai capelli
scompigliati. Il SOLDIER di seconda classe entrò, coi capelli corvini ancora in
ordine e il viso rilassato, come se tutto l’allenamento non l’avesse stancato
minimamente. Con la coda dell’occhio Cloud guardò il proprio riflesso allo
specchio; aveva il viso pallido come fosse malato; spostò gli occhi da un’altra
parte evitando di guardare ancora. Zack si sedette sul letto del biondo e gli
porse la domanda fatidica: “Allora, com’è andata? Passato l’esame?”
A Zack non servì una risposta per
capire di aver sbagliato la domanda da porre; notò Cloud abbassare gli occhi
verso il basso e reclinare quasi impercettibilmente la testa a guardare verso
terra. Il più giovane scosse la testa, con la gola talmente secca da renderlo
incapace di rispondere anche a semplici monosillabi. Accortosi del disagio di
Cloud, Zack si passò una mano tra i capelli nero pece in maniera elegante e
sbarazzina al tempo stesso. Cloud osservò il suo movimento, memorizzandolo nella
propria mente con l’accuratezza di un obbiettivo che imprime le immagini sulla
pellicola alla velocità di un milione di scatti al secondo. Quindi il SOLDIER
dai capelli scuri fece un largo sorriso, allegro tenero e forte, come solo lui
sapeva fare e si alzò facendo pressione sulle mani e saltando a terra con un
perfetto appoggio delle gambe; senza fare troppo rumore, come fosse atterrato
sulla neve. Poi, con la sua camminata fiera e decisa gli si avvicinò,
poggiandogli quindi le mani sulle spalle e stringendole con forza, ma senza
fargli male.
“La prossima volta ce la farai…
Basta crederci!”
Gli disse, costringendolo con una
morsa invisibile ad alzare il mento e guardarlo in viso. Cloud annuì, insicuro.
Zack sorrise di nuovo e ripeté la solita frase, che continuava ad affascinare il
ragazzino biondo ogni volta che la sentiva:
“E soprattutto, qualunque cosa
succeda… Segui i tuoi sogni e proteggi sempre il tuo onore di SOLDIER!”
Cloud annuì, rapito, stregato da
quelle frasi e dal modo sicuro che aveva Zack nel pronunciarle.
“Sì, la prossima volta andrà
meglio! Grazie Zack.”
Rispose senza neanche
accorgersene, tutto d’un fiato. Zack rise apertamente e quella risata era per il
più giovane tanto contagiosa da portarlo a ridere immediatamente assieme a
lui.
Poi, improvvisamente come era
venuto, Zack decise di andarsene. Cloud ne seguì l’andatura con lo sguardo,
controllando il movimento di busto, braccia, gambe e piedi; cercando di
imprimere nella sua mente quella camminata. Poi l’amico aprì la porta facendo
scattare la tessera dentro la fessura, quindi si girò verso il più giovane
salutandolo con una stretta di mano forte e gentile, una stretta di mano unica.
Quindi si allontanò.
Rimasto solo in camera Cloud si
alzò, le sue mani cercarono la sponda del letto per riuscire a tirarsi su con
più facilità.
“Un movimento goffo e per nulla
elegante” pensò amareggiato il giovane, poi diede una scrollata di spalle:
“Beh tanto sono in camera da
solo… Mica mi vede qualcuno…”.
Appena alzatosi si convinse a
guardare lo specchio, e a tirare le spalle indietro, quindi cominciò a camminare
per la stanza, cercando di imitare l’andatura di Zack, ma ogni cosa facesse la
sua risultava una pessima imitazione, falsa e stupida come una banconota da
quindici euro. Serrò le labbra amaramente tra loro, stringendole sempre più
forte e allentando la pressione solo quando si accorse che cominciavano a fargli
male. Quindi gettò uno sguardo furtivo verso la porta e rimase per qualche
istante fermo in ascolto, per i corridoi non si sentivano passi né voci; Cloud
si girò verso il comodino, abbassandosi verso esso ed aprendone il cassetto di
un bianco lindo e innaturale, un bianco banale e inutile, né tirò fuori ciò che
stava cercando; nascosta sotto un plico di fogli e rapporti della Shinra, vi era
una lozione per capelli di quelle che si usano per carnevale e vanno via dopo un
solo lavaggio. La tinta era color corvino, di un nero brillante e lucente; Cloud
cominciò ad applicarla ai suoi capelli mentre estraeva del gel. Aveva i capelli
più corti di Zack, però mutando la capigliatura a modo di egli un po’ riusciva
ad assomigliargli. Si guardò nuovamente allo specchio: l’unica cosa che gli
piaceva erano i suoi occhi; occhi azzurri come il cielo dei dipinti, grandi ed
espressivi… “Mako eye” come venivano chiamati, così identici a quelli di Zack.
Si mise in posizione prendendo la sua spada, che non era imponente come quella
dell’amico ma comunque difficoltosa da far roteare sopra la propria testa. Ci
provò e ci riprovò, anche quando i muscoli non reggevano più la pressione,
quando la fatica gli appiccicava le ciocche di capelli ormai neri sulla fronte
sudata. Cloud si passò una mano tra i capelli, cercando di fare quel gesto con
la disinvoltura di Zack, col fascino che egli riusciva a dare anche al più
piccolo gesto… Ma la mano quasi gli cadde sulla fronte in un modo tale da fargli
venir rabbia. Continuò a tentare di somigliare a Zack, ma più tentava di
emularlo più si accorgeva che non vi sarebbe mai riuscito, e la rabbia si
alternava alla frustrazione, la frustrazione alla rabbia.
Era talmente preso dai suoi
“allenamenti” da non accorgersi che qualcuno stava bussando alla porta con forti
colpetti decisi e regolari. Senza pensarci il fante fece scattare la serratura,
troppo esausto per ricordarsi che non voleva essere visto da nessuno.
Quando se ne accorse il guaio era
già fatto: capelli corvini e viso allegro, occhi azzurri e ridenti e il
portamento tra l’aggraziato e lo sbarazzino.
“Za- Zack?!” farfugliò Cloud,
accendendosi in viso.
Zack sorrise nella sua maniera
tenera e forte:
“Che cosa stai combinando?” gli
domandò, in un tono tra il divertito e il preoccupato.
Cloud abbassò gli occhi verso il
pavimento e il SOLDIER gli scompigliò i capelli con una veloce pettinata, adesso
erano ancora neri ma portati al solito modo in cui li portava il giovane
fante.
Zack sorrise bonariamente,
sedendosi sul letto, quindi sospirò soffiando fuori l’aria quasi con forza; il
biondo restava zitto e immobile guardando fisso il terreno.
“Cloud… Tu stavi… Cercando di
imitarmi?” chiese con voce pacata il più grande, Cloud per tutta risposta annuì
in silenzio. Zack scoppiò in una breve risata cristallina:
“Ti ammiro per come sei, hai un
gran potenziale Cloud… Ma solo se sarai te stesso, se mi copi non potrai mai
essere te.” glielo disse con dolcezza e Cloud annuì di nuovo. Quando Zack uscì
dalla stanza, mentre si dirigeva al proprio alloggiò sentì il cellulare che
suonava, c’era un nuovo messaggio di posta, era di Cloud:
Ciao Zack… Ti scrivo perché non me la
sentivo di dirtelo a voce, ma tu non sei solo il mio migliore amico, sei il mio
modello di perfezione. Comunque dopo quello che mi hai detto mi sono lavato i
capelli, adesso sono biondi, e… Mi sono guardato allo specchio, per la prima
volta non mi sono fatto schifo, grazie Zack.
Il SOLDIER sorrise, ignaro dei
pensieri del più giovane in quello stesso momento.
“Anche se questa volta non mi
sono fatto schifo tu rimani il mio modello di perfezione, e un giorno…” stava
pensando Cloud,
“… Un giorno forse riuscirò ad
essere come te, riuscirò ad essere te.”
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