La luce del
sole si rifletteva sulla calma superficie del lungomare di Bari, che
brillava di deboli bagliori d'iride, e il cielo, d'un celeste
purissimo, simile a quello di un topazio azzurro, era percorso dalle
figure dei gabbiani, che ora lanciavano lunghe strida, ora si
immergevano nel mare, in cerca di prede.
Decine
di barche punteggiavano la calma azzurrità del mare e le voci
dei pescatori si mescolavano a quelle dei turisti e degli abitanti
della città, che ora passeggiavano sui marciapiedi,
percorrendo in ogni direzione il lungo mare, ora correvano, ora,
seduti sulle panchine, conversavano.
L'imponente
struttura del Teatro Margherita era semicoperta da cartelloni
giganteschi, annuncianti degli spettacoli, e le auto, rapide,
attraversavano le strade della città
Vulcano
Rosso e Flora, seduti su una panchina, discutevano con pacata
animazione.
– Sei
sicuro che tra qualche mese danno la Norma al teatro Petruzzelli? –
domandò la ragazza.
Il
giovane trasse dalla tasca un depliant pubblicitario e lo consegnò
alla giovane.
Lei
lo aprì e, con attenzione, lo lesse.
– Sei
stato molto attento. Ed è strano da parte tua. Cosa ti è
successo, Teodoro? – domandò la giovane, un lampo
malizioso negli occhi neri.
Il
combattente, sentendo questa domanda, si irrigidì. La mente
acuta di Flora aveva cominciato a sospettare qualcosa, ma quanto
aveva compreso?
Se
avesse capito tutto, la sorpresa sarebbe stata rovinata.
No,
non devo pensare simili assurdità!,
meditò. La sua innamorata apprezzava la schiettezza e, anche
se avesse capito le sue intenzioni, nulla sarebbe cambiato.
In
quel momento, aveva intenzione di aprire a lei il suo cuore.
Inspirò,
turbato, poi le prese le mani.
La
ragazza sussultò, colta di sorpresa da quell'atteggiamento.
Teodoro Leone, malgrado l'apparenza estrosa e vivace, racchiudeva nel
suo cuore un animo nobile e buono.
I
suoi occhi neri, di solito beffardi e scherzosi, in quel momento la
scrutavano, seri e pensosi, e la sua bocca era atteggiata in una
inconsueta maschera di serietà.
Lui
desiderava dirle qualcosa di importante e, malgrado il suo coraggio,
il suo cuore era scosso da una gagliarda emozione.
– Tu
sai... Tu sai che sono innamorato di te da tempo.... Per te sarei
disposto a qualsiasi cosa, mia dea... – cominciò, la
voce lievemente incrinata. Di solito, la sua parlantina sfacciata
gli permetteva di trarsi d'impaccio da situazioni imbarazzanti...
Eppure,
in quel momento, le parole si smarrivano nella sua gola e la sua
mente era priva di qualsiasi capacità.
Poteva
solo affidarsi al suo cuore.
Un
sorriso sollevò le labbra della ragazza. Il sentimento d'amore
di Teodoro Leone per lei era sincero e limpido e lo aveva dimostrato
in diverse occasioni.
Per
lei, lui aveva abbandonato quell'organizzazione crudele, che si
proponeva di conquistare l'Europa.
Tra
di loro, non c'era bisogno di parole effimere, perché le
azioni mostravano la solidità delle fondamenta del loro
legame.
– Teodoro,
non metterei mai in dubbio i tuoi sentimenti... Hai dimostrato tante
volte di amarmi. – lo rassicurò la giovane.
Le
lunghe dita di lei sfiorarono delicate il volto di lui, indugiando
sulle labbra sottili.
Il
giovane, con delicatezza, strinse le mani di lei e, con dolcezza, ne
baciò i dorsi.
Poi
alzò lo sguardo e i suoi occhi cercarono di nuovo lo sguardo
di lei.
– Flora...
Flora... Io... Io desidero che tu sia moglie... Mi piacerebbe
sposarti qui, in questa terra meravigliosa... – confessò,
la voce incrinata dall'emozione. Finalmente, era riuscito a
dichiararsi.
Aveva
confessato a Flora il suo più grande desiderio.
Lei
cosa avrebbe risposto?
Poi,
aprì una borsa e trasse due biglietti.
– Questi
sono per te, mia dea... Spero... Spero che ti piacciano... Potrai
andarci con chi desideri tu... – mormorò.
La
ragazza tentò di parlare, ma solo un gemito strozzato uscì
dalla sua bocca. Tutto, in quel momento, le era chiaro in un modo
meraviglioso.
Teodoro
le aveva fatto una richiesta di matrimonio splendida, per quanto
singolare e, al posto di un anello di diamanti, le aveva regalato un
biglietto per vedere uno spettacolo teatrale.
Malgrado
la sua perenne distrazione, non aveva scordato la sua smisurata
passione per la musica di Vincenzo Bellini e le aveva fatto un dono
assai più gradito di un qualsiasi, anonimo gioiello.
Teodoro
era un ragazzo d'animo sensibile, malgrado la sua apparenza
irriverente.
Non
lo avrebbe mai lasciato andare via.
I
loro cuori si appartenevano e di questo lei era felice.
– Sì...
Accetto, ma ad una condizione. – affermò lei, una luce
divertita nel suo sguardo di carbone.
Il
combattente alzò un sopracciglio, confuso. Che cosa intendeva
dire?
– Tu
dovrai venire con me. So che non ti piace Bellini, ma non potrei mai
godere della sua musica senza di te. Allora, accetti? –
domandò.
Lui
le sfiorò le guance e il collo con le mani, il cuore
palpitante di gioia e il suo sguardo morbido, simile a velluto,
scrutò compiaciuto il suo volto.
– Tutto
per te, amore mio. – soffiò con voce roca, prima di
baciarla con passione.
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