Torbide previsioni

di apeirmon
(/viewuser.php?uid=936787)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Aprivo gli occhi verdi nel 7077 del calendario russo.
Le soglie che si affacciavano sulle strade di Tobolsk erano quasi tutte occupate, mentre passavo.
- Per ordine del khan Küçüm, ogni famiglia dovrà seguire la religione islamica e i tributi verranno raccolti ogni dieci giorni anziché venti. Un müezzin sarà inviato qui per insegnare il culto musulmano. - gridai, sperando di trovare una famiglia che potesse offrirmi il vitto che mi serviva, nonostante le notizie poco gradite che portavo.
I giorni passati al freddo percorrendo la distanza tra Qaşliq e Tobolsk erano stati spossanti. Avevo dovuto abbandonare mio fratello e mia madre ad occuparsi del campo senza le mie forze. La ricompensa per diffondere le disposizioni del nostro signore era allettante, ma nessuno mi garantiva che avrei ritrovato i miei familiari una volta tornato, né che sarei tornato.
Comunicate le nuove leggi a gran voce in ogni strada di Tobolsk, cominciai a chiedere un pezzo di carne e di pane ad ogni famiglia. L’acqua l’avevo già rifornita dal fiume Tara al mio arrivo.
Ma quasi nessuno voleva privarsi delle poche cibarie di scorta per un ragazzo estraneo. Solo una fanciulla con occhi azzurri e capelli neri mi offrì da mangiare e mi portò ai limiti della città.
Senza toglierci completamente gli abiti per il freddo, producemmo calore sfregandoci ovunque con le mani e la riempii di liquido caldo per ricambiare il nutrimento che mi aveva fornito.
Quell’incarico era migliore di quanto pensassi.
 
Battevo gli occhi grigi nel 7089 del calendario russo.
Il carro che conducevo era appesantito da tutti i tributi pecuniari e alimentari che avevo sottratto alla popolazione di Turinsk. Ovviamente con il caldo di tale periodo dell’anno non avrei potuto trasportare tutte le cibarie alla capitale: si sarebbero guastate!
Mi sarei fermato lungo il fiume per banchettare a dovere, tanto nessuno avrebbe notato la differenza, a Qaşliq. Le truppe cosacche condotte da Ermak Timofeevič avevano conquistato parecchie città manse ed ostiache in tutta la Jugra, quindi non sarebbe sembrato strano che le provviste fossero così scarse.
Mentre ero immerso in queste riflessioni, non mi ero accorto dello scalpitio che faceva vibrare la strada dietro di me. Il nitrito dei cavalli mi avvertì del pericolo, quindi li ringraziai frustandoli per farli galoppare.
La fuga fu breve: quattro cosacchi a cavallo mi affiancarono e tagliarono le bardature. Gli animali che conducevano il carro si distanziarono velocemente da me. Forse non avrei dovuto progettare quel banchetto.
Quell’incarico era più rischioso di quanto pensassi.
 
Socchiudevo gli occhi viola nel 7090 del calendario russo.
La strategia del khan Küçüm non mi convinceva del tutto.
Certo, unire il suo esercito al mio e a quello degli altri cinque principi avrebbe permesso la condizione più vantaggiosa per stroncare l’avanzata degli ormai quasi mille cosacchi che ci venivano incontro, e costeggiare l’Irtyš avrebbe garantito acqua e pesce a sufficienza per sfamare le truppe, ma dalle montagne a sudovest eravamo completamente visibili.
I villaggi e le città più vicine alla Russia avevano tentato di difendersi ma, come di consueto, i tentativi di difesa vengono trasformati in occasioni per attaccare ancora più ferocemente.
- Timofeevič avrà un netto vantaggio per individuarci. - feci notare. - Il fiume sarà il primo luogo in cui ci cercheranno e potranno usare la vegetazione sulle montagne per nascondersi.
Il khan, avvolto in un’armatura foderata di pelliccia, mi rispose.
- Purtroppo, non abbiamo scelta: non possiamo permettere che prendano controllo del fiume, e non possiamo distribuire i nostri uomini lungo tutti i rilievi circostanti, o i cosacchi avrebbero il sopravvento. Devono rimanere uniti.
La spiegazione era molto sensata, quasi scontata, ma avevo comunque un presentimento tremendo e un senso di rassegnazione che mi sforzavo di credere irreale.
 
I miei occhi azzurri scrutarono la fortezza tatara nel 7090 del calendario bizantino.
Era la terza volta che cercavo il modo per salire sul monte Čuvaš e di entrare a Qaşliq senza che quei cannoni mi privassero delle ultime truppe essenziali per l’espugnazione.
La Russia non sarebbe sopravvissuta a un fallimento: la conquista della capitale era il fulcro dei nostri ampliamenti territoriali. Il Sacro Romano Impero Germanico si era rafforzato dalla pace di Augusta e l’improvvisa morte accidentale di Boris Godunov ha privato di una guida coerente la nazione, dato che lo zar Fëdor I Ivanovič era ossessionato dalla religione e incapace di gestire una guerra.
L’unico modo per salvare la Russia era superare quei dannati cannoni.
 
Vedo gli occhi castani di mio nonno brillare, mentre mi racconta come i pochi Russi rimasti siano dovuti fuggire per salvarsi dai cannoni.
- Era il 23 ottobre 7090 e pensavamo di non avere più possibilità, finite le palle di cannone e pressati ancora da due centinaia di avversari. Ma uno dei principi che mi avevano aiutato a formare l’esercito ebbe l’idea di usare gli smeraldi della capitale come munizioni. Con tutte quelle gemme che si spaccavano nella detonazione e finivano frammentate negli occhi dei Russi, la vittoria era sicura!
Mio nonno è davvero bravo a narrare: ha descritto la parte dell’assedio in modo così disperato e tremendo che ero certa che Qaşliq sarebbe finita in mano ai Russi. Invece ora è gioioso come se ci avesse appena salvati di nuovo.
- Quindi poi si sono arresi? Non hanno osato attaccarci di nuovo? - gli domando, impressionata dal prestigio che aveva conquistato in battaglia.
- Certo che ci hanno provato! Ma ormai erano rimasti in pochi. Çinki-Tura riuscì a cacciare anche quelli che si erano stanziati lì vicino sfruttando l’inverno rigido. Due anni dopo, ci eravamo organizzati abbastanza per liberare tutte le città manse ed ostiache dal loro dominio. Ma sapevamo che non si sarebbero arresi: ogni villaggio del khanato era deciso a stroncare definitivamente l’egemonia russa, perciò abbiamo ricevuto ogni uomo possibile per iniziare un attacco nel loro territorio. Sibir era un fiorire di solidarietà, dove ogni fiore dava vita a qualche filo d’erba: in tre anni si era formato un prato!
Mentre lo ascolto, mi sorprende come una situazione che sembra ormai scontata si possa trasformare in poco tempo in un’altra completamente diversa.
- Gli Stroganov, che prima di essere assoldati dallo zar Ivan il Terribile erano una famiglia tatara, si erano accorti che la Russia non aveva più un centro di potere affidabile, quindi hanno stipulato un accordo con me: ho permesso loro di tenere i territori comprendenti gli Urali e parte delle conquiste che avremmo ottenuto in Russia; in cambio, ci hanno lasciato passare, fornito nuove truppe, svelato le tecniche di battaglia russe e assicurato protezione dei confini da offensive occidentali. In questo modo, quando abbiamo proceduto a sottrarre territorio russo, sapevamo che il nemico avrebbe attaccato aggirando il khanato e cercando di sorprenderci da nordest. Quindi ho lasciato a tuo zio Muhammed l’invasione sul fronte occidentale e sono tornato indietro per bloccare quella che avrebbe dovuto sorprenderci. Ci è voluto qualche mese per fermare la loro avanzata, ma vicino al fiume Ob’, in quella che è passata alla storia come “battaglia di Urmin”, io e Bekbulat abbiamo sconfitto duecento cosacchi.
- Poi come avete fatto a sottomettere lo zar? - sono indotta a domandargli per la curiosità.
- Ormai l’esercito russo era quasi inesistente, rispetto a noi. Siamo arrivati a Mosca con estrema facilità e la popolazione conquistata aveva bisogno di un’amministrazione politica e militare forte per poter risolvere i problemi interni e imporsi sul Sacro Romano Impero Germanico. Così ho riempito le buche del sistema regolato dagli zar con l’acqua limpida dei nostri fiumi di tradizioni, religione e forza. Ormai la Russia è solo un ricordo del Vittorioso Khanato Mongolo e questo luogo rifletterà tutto ciò che ho vissuto a Sibir, con libertà di adottare lo sciamanesimo o l’islamismo.
Il racconto mi ha entusiasmato e mi ha spiegato molto della nostra storia. Eppure mi chiedo cosa succederà ora al khanato, dove vogliamo arrivare.
- Nonno, secondo te come andranno le nostre conquiste in Europa?
Gliel’ho già chiesto, ma sentire di nuovo i progetti che ha costruito per la mia vita mi piace tantissimo; e a lui ripeterli, oltre al fatto che non si ricorda spesso le cose.
- Splendidamente, piccola! Dopo che avrai sposato Ladislao, annetteremo i Regni di Polonia e Svezia ai nostri territori. Certo, sarà necessario estirpare il cattolicesimo, ma inizialmente lascerete la religione ufficiale, per poi lasciare libertà di credo in modo che i vostri discendenti possano diffondere lo sciamanesimo. Se avremo fortuna, quando la Chiesa non avrà più la sua influenza, potremo propagandare l’islamismo, ora improponibile. Il protestantesimo ha già indebolito la fede cattolica in gran parte dell’Europa: convincili sul piano religioso e li avrai dalla tua parte anche in politica. Per questo se riuscirete a stringere un’alleanza con l’Impero Ottomano, con l’accordo di diffondere l’islamismo in seguito, la conquista di Transilvania, Ungheria ed Austria dovrebbe essere veloce. Con la potenza dei nostri tre eserciti riuniti e le epidemie ad aver spaventato la popolazione, sarà semplicissimo indurre i ceti più bassi del Sacro Romano Impero Germanico e della penisola italica a insorgere e aiutarci a far crollare i governi. Anche la Spagna, a quanto riportano le voci, sta affrontando gravi problemi interni.
Tutte queste strategie, la predizione che raggiungeremo un traguardo simile e la conoscenza di mio nonno dei popoli europei mi affascinano molto, ma mi sorge un dubbio che non avevo mai considerato prima.
- Non credi che qualcuno degli altri Stati possa allearsi con quelli che attacchiamo?
- Non è una questione di cui preoccuparsi troppo: gli unici due ostacoli rilevanti che potreste dover affrontare saranno la Francia e l’Inghilterra. Una volta che capiranno che il nostro obiettivo è l’Europa, certamente non accetteranno alleanze, e certamente vorranno impedirci di spingerci oltre la Polonia, quindi supporteranno Sacro Romano Impero Germanico e Danimarca. Di conseguenza, la prima mossa da fare dopo l’unificazione del khanato con Polonia e Svezia dovrà essere assolutamente la conquista del Mediterraneo. La Francia non dovrebbe sentirsi minacciata fino al tentativo di annettere la penisola italica, ma allora avrete sotto controllo tutta l’Europa orientale, praticamente quella non colpita da pestilenze: con l’unione di tutte le nostre conoscenze strategiche dovremmo essere in grado di portarli alla resa senza neanche dover vincere completamente. Cercheranno degli accordi di pace quasi sicuramente.
In seguito scoprirò che aveva previsto bene i nostri progressi, a parte la religione, che diventerà lo sciamanesimo in gran parte dell’Europa: organizzare strategie di battaglia per buona parte della vita deve avergli permesso di sviluppare questa abilità.
- E invece mio padre cosa sta facendo a est? - domando per sentire di nuovo tutte le informazioni possibili sulla sua missione. Se potessi, rinuncerei a tutta l’Europa per poterlo raggiungere!
- Purtroppo non abbiamo molte notizie su di lui perché è molto lontano da questo palazzo, ma l’ultimo messo che ha inviato fin qui ci ha riferito che stanno patteggiando con molti villaggi per promettere loro protezione dai loro nemici in cambio di ospitalità e fedeltà al khanato. Molte terre in cui sta viaggiando appartenevano all’impero di Gengis khan, nostro antico predecessore. Il suo obiettivo è spingersi più lontano possibile senza provocare conflitti con la Cina: quando avremo il controllo della Spagna e dei suoi commerci con la lontana terra chiamata “America”, potremo stabilire una distribuzione di merci pregiate in tutto il Vittorioso Khanato Mongolo, così da sviluppare eserciti in buona salute e avvantaggiarci sull’economia cinese. Solo a quel punto potremo cominciare una vera e propria conquista di quei territori, per poi spingerci fino all’India. Ma credo che ci vorrà molto tempo per mettere in pratica questi auspici. Ed è anche ora di andare a dormire. - mi fa notare, indicando dietro di me.
La mia sacerdotessa si sta avvicinando per assicurarsi che io riposi abbastanza, secondo gli ordini di mia madre. Dopo un bacio sulla fronte da nonno Küçüm, mi conduce a letto, recita la preghiera di protezione e mi lascia ai miei pensieri.
È molto più facile addormentarsi dopo i racconti della vita di nonno Küçüm: le immagini dei giorni che ha passato si susseguono nel buio della mia camera, disordinate.
Chiudo gli occhi verdi nel 7101 del nostro calendario.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3840524