Un
amore nato dal caso
Non
resta che guardare
Era
una sera limpida, una di quelle in cui il cielo faceva
l’amore con
le stelle e la luna invidiosa si appiattiva dietro a un angolo buio.
Giovanni, occhi viola e capelli neri come il carbone, se ne stava
seduto sulla panchina dall’altra parte della strada a fumare
pigramente, ammirando il paesaggio.
All’improvviso,
senza un motivo valido, per un secondo, si fece silenzio. Ed era ben
strano considerato il parco vicino che pullulava di insetti e il
grande raccordo che sovrastava il quartiere periferico della
città.
Poi
un boato. Immenso e stucchevole, fradicio di pietre che rotolavano le
une sulle altre.
La
terra tremò e si spaccò, come se
all’improvviso le fosse venuta
voglia di ridere a crepapelle. Squarci bui come bocche affamate di
coccodrillo afferravano e rivoltavano ogni cosa li sovrastava. Sciami
di sirene, urla e scoppi si fusero con il terrore e la polvere
imbevuta di calcinacci.
Fu
di nuovo silenzio. Irreale e suggestivo come la nebbia di dicembre.
L’intero
isolato era stato inghiottito. Rimasero indietro solo il dolore e
lacrime sporche di sangue che si mischiavano agli idranti saltati
lungo la via.
A
pochi passi dalla panchina, una ruota girava lenta, il resto della
macchina incastrato sotto un blocco di cemento. Una mano
strisciò da
sotto un tronco e sbucò dai rami fradici di detriti.
Più lentamente
un’altra la seguì, così come tutto il
corpo.
Giovanni
sbatté le ciglia, passandosi le dita tra i capelli sudici.
Sotto
l’intermittente luce dell’unico lampione rimasto
attaccato al
suolo, quasi si strozzò ingoiando saliva mista a sangue.
Davanti a
sé scoprì che, al posto di un rigoglioso angolo
di quartiere, vi
era una voragine fumante.
La
terrà tremò ancora un paio di volte, come se lo
stomaco del
coccodrillo si assestasse per accogliere meglio la propria preda.
Lingue di fuoco erano disseminate ovunque lungo il percorso del
gasdotto e sporadiche scintille crepitavano nel buio della notte.
Agghiacciato,
si accasciò sulle ginocchia tremanti. Il suo urlo
fagocitò il
silenzio e l’eco ridestò i rumori che ripresero a
ronzare nelle
sue orecchie. Giovanni pianse impunemente come un bimbo.
Non
si avvide degli uomini accorsi che si guardavano attorno impreparati.
Dei curiosi che sgomitavano per avere la migliore visuale. Di una
coperta e un abbraccio caldo che lo sorreggevano davanti a
quell’inferno.
Era
rimasto vivo solo lui. Tutto il resto era polvere di stelle.
Niente
è più emozionante nella vita che vedersi sparare
addosso e non
essere colpiti – Sir Winston Churchill ( dopo aver subito un
attentato )
Note
dell’autrice: inizio un po’
forte per una storia che
vuole essere raccontata.
Buona
lettura e i commenti sono graditi.
Questa
storia partecipa al contest ‘Il contest del
Simbolismo’ indetto
da Arianna.1992 sul forum con il prompt sopravvivenza/alligatore.
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diritto.