Your wounded body, my mended soul

di SHUN DI ANDROMEDA
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Fandom: MacGyver (2016)
Rating: Verde
Personaggi/Pairing: MacDalton, Team Phoenix
Tipologia: Two-Shot
Genere: Hurt/comfort, Sentimentale
Avvertimenti: Slash
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.
Note: Dedicata a Mairasophia.

 

YOUR WOUNDED BODY, MY MENDED SOUL

CAPITOLO 2

Quando entrarono nella piccola sala d'attesa deserta, trovarono sul tavolino bottiglie d'acqua sigillate, caffè ancora caldo e svariate confezioni di barrette ai cereali e altri snack a rapido assorbimento energetico: "Sedetevi e mangiate qualcosa, prima che Lancelot venga a prendervi tutti per un orecchio e vi obblighi ad andare in albergo a riposare."

"È venuto direttamente lui?" chiese Riley sorpresa mentre addentava una barretta: "Ha insistito per essere inserito nel gruppo, sospetto che si sia affezionato particolarmente al Biondino." sorrise appena Matty prima di sedersi accanto a Jack, "Ora, ragazzi. Raccontatemi per filo e per segno cos'è successo e perché qualcuno dovrebbe aver conciato così Mac e tenerlo nascosto per tutto questo tempo."

"In realtà non lo sappiamo, Matty." iniziò Bozer con un filo di voce mentre giocherellava con il tappo della bottiglietta: "Stavamo tornando indietro sulla statale dopo aver recuperato quei file, eravamo stanchi e nessuno di noi prestava attenzione al paesaggio. Quando, all'improvviso, Jack ha urlato a Riley di fermarsi, lei ha inchiodato e lui si è precipitato fuori. Un minuto dopo, l'abbiamo visto con Mac tra le braccia. Era pallido, e aveva sangue rappreso ovunque…"

"Mentre ci muovevamo, ho visto al di là del finestrino questa persona che barcollava sul ciglio della strada, ci siamo guardati un attimo e… Matty, quegli occhi non potevano che essere di Mac." mormorò Jack con gli occhi sgranati: "Non so chi o perché, ma qualcuno l'ha portato via dal grattacielo prima che crollasse e l'ha torturato, dannazione!" la voce di Dalton si alzò di parecchie ottave mentre questi chinava la testa fino a far toccare la fronte con le ginocchia, "E chiunque sia stato, verrà preso a calci dove non batte il sole!".

"Frena, Jack." Matty gli mise in mano un bicchiere di styrofoam pieno di caffè: "Io per prima sono incazzata per questa storia, e ti assicuro che chiunque sia il responsabile la pagherà cara. Ma se vogliamo aiutarlo dobbiamo restare CALMI. Soprattutto te, Dalton. Se non ti calmi, ti impedirò di vedere Mac fino a quando non torneremo a LA, sono stata chiara?"

Nella stanza trattennero tutti il respiro mentre Jack puntava uno sguardo furente su Matty; Riley era sicura stesse per esplodere ma, a sorpresa, l'agente più anziano prese un profondo respiro e le rughe sul suo viso si allentarono: "D'accordo, Matty." disse lui, raddrizzando le spalle e la schiena, "Sono calmo, sono calmo."

Soddisfatta, la direttrice si lisciò il tailleur e guardò la sua squadra lì riunita, sentendo il cuore stringersi nel vederli così visibilmente esausti ed emotivamente svuotati: "Ora, mentre voi mangiate ancora qualcosa, io vado a vedere se il dottor Lancelot ha qualche notizia per noi."

"Non è necessario, direttrice. Sono già qui."

La voce profonda di Gregor Lancelot fece sobbalzare i presenti, i quali scattarono quasi subito in piedi, gli occhi puntati sulla figura del medico che, uscito in silenzio dalla stanza in cui avevano portato Mac, li aveva raggiunti; pur con un'espressione stanca, il dottore sembrava ottimista, il che aveva rassicurato un poco gli agenti.

"Partiamo con le buone notizie, l'agente M è sveglio e chiede di lei, agente Dalton." disse l'uomo con un sorriso: "Ed è anche parecchio… rumoroso al riguardo. La farò entrare tra un minuto," lo prevenne Lancelot con un gesto della mano, "prima vorrei parlarvi di quello che abbiamo rilevato da una prima esaminazione delle ferite. Ha ustioni di secondo grado su mani e piedi, probabilmente derivate dall'incendio del grattacielo, poi tracce di taser su collo e spalle e qualche frattura che si è calcificata male alle mani e alla caviglia. Le abbiamo già sistemate ma, per un po', non potrà camminare." il medico vide l'espressione di dolore dei presenti ma si impose di continuare.

Descrisse nella maniera più succinta possibile l'estensione delle ferite e, malgrado sapesse che sarebbe stato inutile, propose un periodo di ricovero presso il Nido, a cui Bozer e Jack si opposero a gran voce e praticamente in contemporanea: "Resteremo a casa con lui, se necessario." sbottò Dalton a pugni stretti, "A Mac non piace stare in ospedale, a casa ha tutto quello che gli serve!" aggiunse Wilt.

"Sapevo che avreste risposto così, se la Direttrice non ha nulla in contrario richiederei un periodo di assenza per voi così da occuparvi in pianta stabile dell'agente M."

"La direttrice approva, vorrà dire che Riley e Samantha verranno temporaneamente assegnate ad altre squadre finché non sarà il momento."

"Prenderemo a calci i cattivi anche per voi, ragazzi," rispose Riley con un sorriso: "E vi porteremo dei souvenir." si unì Cage.

Soddisfatto, Lancelot fece cenno a Jack di seguirlo: "L'agente M ha bisogno di riposo e sappiamo che è inutile tenerla fuori dalla stanza, tanto più che ha chiesto espressamente di lei. Non appena si sarà addormentato verrò personalmente a prendervi per fargli visita ma prima…"

"Non si preoccupi, dottore, capiamo perfettamente." disse Bozer con un sorriso: "Amico, tratta bene mio fratello, altrimenti la mia vendetta sarà tremenda. E verrà con Sparky." sogghignò lo scienziato prima di risedersi al proprio posto e bere caffè ormai tiepido.

Più tranquille, ora che sapevano delle condizioni del loro compagno, anche le ragazze lo imitarono e, ben presto, - complice anche la notte passata in viaggio, rubando minuti preziosi di sonno – i tre si misero comodi e crollarono addormentati.

Matty sospirò e prese una coperta da una delle borse di primo soccorso, Jack le aveva notate solo in quel momento, che venne drappeggiata addosso ai tre: "Resto qui con loro, tu vai dal Biondino e assicurati che riposi. Non appena ci daranno il permesso di viaggiare, torneremo a LA."

Jack non la sentì finire la frase perché si era già diretto a passo svelto verso la stanza che ospitava Mac, con il cuore in gola e il bisogno di vedere con i propri occhi che il suo partner stesse bene, di toccare con mano un corpo non più infreddolito ma caldo e vivo.

§§§

"Agente MacGyver, si calmi, per favore."

"Prima voglio vedere gli altri della mia squadra!"

"Il dottor Lancelot è andato a parlare con loro, vedrà che presto saranno qui. Ora si sdrai e mi faccia mettere a posto la flebo. No, non usi l'ago per fare… quello che sta cercando di fare."

Quando Gregor e Jack entrarono nella stanza, nessuno si era accorto del loro arrivo e si ritrovarono ad assistere ad una scena piuttosto surreale, che strappò una mezza risata all'agente più anziano e un sospiro esasperato al medico: in piedi accanto al letto di Mac, una delle infermiere del Nido cercava di inserire al proprio posto il tubo della flebo mentre l'agente armeggiava con l'ago della stessa nel tentativo di fare qualcosa di non meglio precisato ma che, nella sua mente, doveva aiutarlo a fuggire.

"Cosa le dicevo?" disse Lancelot a bassa voce: "Non è mai stato un paziente modello, lo sa."

Un secondo dopo, Jack si era precipitato presso il suo partner e gli aveva gettato le braccia al collo, attento a non fargli del male: "Ehi, piccolo, non ti sei ancora stancato di farti rimproverare dalle infermiere?" gli sussurrò all'orecchio, soddisfatto di sentirlo rilassarsi nel suo abbraccio, "Guarda che ti legano al letto.".

"Voi state bene?" mormorò Mac, ricambiando l'abbraccio: "Non siamo noi ad essere usciti da un'esplosione e ad essere stati portati via." rispose Jack prima di aiutarlo a stendersi, "Ti fa male da qualche parte? E non osare minimizzare, stavolta. Non dopo che mi sei praticamente svenuto tra le braccia sulla statale." il tono di Dalton non ammetteva repliche.

Mac sospirò e chiuse gli occhi, esaminando i segnali che gli mandava il corpo: "Potrei stare meglio. Ma sono stato anche peggio." ammise con un filo di voce, "E sono contento di vederti."

"Vorrei ben vedere, Mac. Sicuramente meglio di quei brutti ceffi che ti hanno fatto questo. Li troveremo, te lo prometto, fosse anche l'ultima cosa che faccio."

Per tutta risposta, Angus scosse la testa e strinse più forte la mano del partner in una muta richiesta, richiesta che Jack fu ben contento di esaudire; con quella rimasta libera, Dalton gli accarezzò la fronte e i capelli sporchi, aggrottando le sopracciglia nel sentirlo caldo: "Ha qualche linea di febbre." L'infermiera fu veloce a comunicare gli ultimi sviluppi, "Ha anche una lieve forma di disidratazione, per questo che volevo mettergli la flebo.".

"Ora è più tranquillo, può lavorare senza problemi." la rassicurò Jack: "Non protesterà."

Effettivamente, la donna poté terminare il proprio compito senza problemi e, in pochi minuti, una flebo nuova di zecca dondolava dall'asta: "Ora andiamo." disse Lancelot, facendo cenno alla collega di uscire, "Più tardi farò entrare anche gli altri agenti, mi raccomando. Lo tenga tranquillo e che riposi." aggiunse prima di congedarsi.

Una volta finalmente soli, Jack si chinò sul viso del suo partner e gli baciò le labbra screpolate e la fronte calda: "Dovremmo rimandare la sessione di sesso selvaggio a quando torneremo a casa." La sua voce e le sue parole tinsero il viso di Mac di un vago colorito purpureo che raggiunse le sue orecchie.

Con un sorriso soddisfatto, Dalton avvicinò la sedia al letto e si accomodò, sempre stringendo la mano del partner: "È bello vederti, piccolo." disse con sincerità e una lieve strozzatura nella voce, "Davvero, credevo che non ti avremmo più rivisto…" gli occhi dell'agente più anziano si riempirono di piccole e fastidiose lacrime, che questi cercò di allontanare prima di farsi vedere da Mac.

"N-Non volevo. Quando mi hanno portato via, si sono pure presi il mio coltellino e il cellulare si è fuso nell'incendio."

"Ehi, Mac, non volevo accusarti di qualcosa, santo cielo, al massimo accuso quei bastardi. Tu non hai colpa, l'importante è che sia riuscito a cavartela. Al massimo dovrei sentirmi io in colpa per quello che ti è successo."

"Avresti potuto evitarlo?"

"Beh, no… Non credo."

"A-Allora se non è colpa mia, non lo è neppure vostra. P-Per quello che ne sapevate, io ero morto, dovevo cavarmela da solo in ogni caso."

"Quando torniamo a LA, ti compro un altro coltellino, promesso."

"D'accordo, se ti fa stare meglio…"

Jack annuì e gli posò un altro bacio sulla fronte, sentì il cuore riempirsi di gioia nel vedere Mac lasciarsi andare e muovere istintivamente la testa più vicino alle sue labbra: "Ora, per favore, dormi. Io non me ne vado da qui ma Lancelot è stato chiaro, devi riposare per riprenderti."

Debolmente, Mac inspirò per calmarsi e quello, unito al movimento ritmico e costante della mano di Jack tra i suoi capelli, contribuì a farlo assopire; prima di crollare definitivamente socchiuse appena le labbra, in un sospiro appagato, che venne subito rubato dal bacio gentile del suo partner, che si trasformò in un ringraziamento leggero come il vento.

Era tuttavia sicuro che sarebbe arrivato a chi di dovere, in particolare al cuore troppo grande di Dalton accanto a sé.

§§§

Quando Mac si svegliò, parecchie ore dopo, lo fece con una sedia vuota al suo fianco ma con il rumore dello scarico del bagno attiguo nelle orecchie.

L'ansia che era subito scattata dentro di sé si attenuò alla vista di Jack che rientrava nella stanza con un pezzo di carta tra le mani; l'uomo sorrise nel vederlo sveglio e si affrettò a raggiungerlo: "Hai dormito parecchio, piccolo. Come ti senti?"

"Ho bisogno di una doccia. E di una tazza di caffè." fu la sua risposta, sentiva la gola secca e la bocca riarsa e Jack doveva averlo notato perché afferrò un bicchiere pieno d'acqua dal comodino e, con attenzione, gli passò un braccio dietro la schiena per aiutarlo a sollevarsi: "Bevi piano." gli disse soltanto prima di avvicinare il bicchiere alle sue labbra.

"Non sono invalido, Jack…" borbottò Mac, ma obbedì di buon grado.

"No, non sei invalido, ma sei sfuggito al crollo di un grattacielo, sei sopravvissuto a torture e sei scappato, ancora non so come. Meriti di essere viziato un pochino."

"Ho creato una bomba-carta."

"Scusami?"

Mettendosi seduto, Mac scrollò la testa per allontanare i capelli dagli occhi e puntò lo sguardo sul viso di Jack: "Mi hanno buttato in uno sgabuzzino pieno di roba e speravano che rompermi una gamba e una mano mi tenesse buono. Ma sono riuscito a mettere insieme parecchi reagenti chimici e a costruire una bomba-carta che ho lanciato addosso ai tizi quando mi sono venuti a prendere per un altro giro di torture. Poi, ho fatto esplodere un'altra bomba, questa volta a base di ammoniaca, mentre scappavo. Solo che ha reagito con altre sostanze chimiche che si trovavano in quel posto ed è saltato per aria tutto. Ho camminato per qualche ora prima di trovarvi per puro caso."

Jack non sapeva se provare orgoglio per il suo partner o se volerlo scuotere un po' per fargli capire quanto fosse stato stupido ad agire così, senza supporto e ferito; optò per abbracciarlo con cautela e fargli appoggiare la testa contro il suo petto, ben più felice di averlo vivo e vegeto con sé: "Chiederemo a Riley di controllare se, nel raggio di qualche ora dal punto in cui ti abbiamo trovato, c'è stato qualche incendio o esplosione. Se qualcuno di loro è ancora vivo, la pagherà cara."

Al nome di Riley, Mac ebbe un fremito; Jack se ne accorse e lo strinse più forte: "Non sono arrabbiati con te, piccolo. Erano tutti preoccupati quando sono entrati a salutarti qualche ora fa. Hanno detto che passeranno più tardi e Matty li ha accompagnati in albergo perché riposassero un po'."

"E tu non sei andato con loro perché…?"

"E chi sarebbe rimasto con te?"

L'affetto palpabile nella voce di Jack strappò un sorriso ad Angus, che si rannicchiò maggiormente contro di lui prima di chiudere gli occhi: "Svegliami quando arrivano gli altri." disse soltanto.

Il totale abbandono di Mac tra le sue braccia era l'unica cosa di cui Jack aveva bisogno: sapeva che il suo partner non esprimeva spesso a parole i propri sentimenti, preferendo che fossero i gesti a parlare per lui, e quel suo comportamento era segno della completa e totale fiducia che questi riponeva nel proprio partner; e quest'ultimo era determinato a non deluderlo.

"Finché sono qui, nessuno ti farà del male."

«Lo so, Jack, lo so."





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