I
quattro uomini in nero attraversano le mura di
Grande Inverno con lo sguardo rivolto ai bastioni distrutti e
ricostruiti dopo
la grande guerra. Uno di loro tira le redini del cavallo e lascia che
il suo
fiato caldo formi una nebbia sottile sulla neve.
Fa caldo, più caldo che a nord della Barriera.
Alcune guardie lo riconoscono e chinano il capo
in segno di rispetto. Lui ricambia il saluto e volteggia giù
dalla sella.
Chiude gli occhi e respira l’aria di casa.
Lei
è lassù, in cima alle scale, lo sguardo
rivolto a un attendente. Sta parlando, forse di come rinforzare il
castello, o
di come conservare meglio le provviste. Forse sta impartendo ordini su
quanti
cavalieri mandare a sud, a difendere il confine. Forse sta pensando a
quanti
uomini inviare alla Barriera.
In
quel momento, invece, lui ha un solo ricordo
in testa: rivede sé stesso in cima alle scale del Castello
Nero. Ricorda ciò
che ha provato quando si è accorto di lei in mezzo al
cortile.
Tiene gli occhi fissi in alto, sulla sua figura
slanciata, e aspetta che si accorga di lui.
Aspetta di tenerla di nuovo tra le braccia.
Immagina
la sua voce mentre chiede: “Cosa ci fai
qui?”
“Zio Benjen veniva spesso a trovare nostro padre,
ricordi?”
“Non così spesso”, immagina la sua
risposta. “È
venuto a rendere omaggio a Re Robert.”
Sorride, come sorriderebbe a lei e a quella
frase. “Anch’io sono venuto a rendere omaggio a una
regina.”
Sansa
sta ancora parlando. Gli dà le spalle ora,
i lunghi capelli rossi sciolti sulla schiena. Non
c’è vento. È come una statua,
immobile e perfetta. Jon rimane ad ammirarla anche quando qualcuno
richiama la
sua attenzione, portandola via dalle scale, lontano dai suoi occhi.