Buongiorno,
non sono nuova di EFP e questa non è la mia prima
fanfiction. O
meglio: la è, ma non la versione che vi state accingendo a
leggere o
di cui state leggendo questa presentazione.
Questa
è la nuova versione della fanfiction che ho pubblicato sette
anni
fa. Rivista, corretta, ampliata, per certi versi
“maturata” (vien
da se': cresce l'autrice, cambia il modo di vedere gli avvenimenti di
una storia) e... con finale alternativo
;-)
Per
motivi riservati mi sono bruciata la mentore della prima versione e
per motivi meno riservati pure la prima sostenitrice perciò
vi
lascio alla lettura sperando che questo capitolo di introduzione
possa incuriosirvi e spingervi a proseguire la lettura in futuro.
***
*** ***
-Grazie
per avermi chiamata!
-Figurati,
lo sai che appena posso mi fa piacere chiamarti.
-Buona
giornata!
-A
te buona notte... Ah, mamma, mamma! - urlò nel telefono per
evitare
che mettese giù il telefono.
-Dimmi.
-Mi
son scordata di dirti che Usagi vorrebbe che ci riunissimo tutte per
decidere se proseguire con le nostre vite attuali oppure no...
-Ah,
quindi c'è un'altra specie di riunione?
-Sì...
-Ci
sarà anche lei?
-Non
so...
-Beh,
fra quanto vorrebbero riunirsi?
-Fra
due o tre mesi, appena ci si può vedere tutte quante.
-Uhm,
giusto! Vedremo dai. Adesso vado a dormire.
-Mamma...
-Sì?
-Il
papà deve essere ancora importante come quando stavate
insieme se ti
preoccupa tanto l'idea di rivederla.
-No,
che dici? E' meglio che ci lasciamo, sennò perdete la
prenotazione
al ristorante - tagliò corto.
-Come
se parlassimo di una persona puntuale!- rispose ridendo provocando
una leggera risatina dall'altra parte della linea. -Buona notte.-
disse infine Hotaru prima di agganciare il telefono.
"Il
papà... A volte continua a dirlo senza nemmeno accorgersene.
Tutta
colpa mia e delle mie illusioni adolescenziali... Credevo sarebbe
stato per sempre..."
La
sua mente dispettosa ancora una volta aprì rapidamente il
cassetto
della memoria in cui era conservato quel ricordo, remoto ormai.
Una
telefonata amara dall'appartamento in cui alloggiava in quel periodo.
Una
pena quel pianto trattenuto a fatica al telefono.
Infine
quelle parole pronunciate con tono freddo: - Mi dispiace...
Credimi... Mi spiace, ma ora c'è lei nella mia vita...-
Quando
mise giù il telefono le fu inevitabile piangere. Come si
poteva
scordare improvvisamente una persona con cui si era cresciuti insieme
per quattordici anni? E gli anni vissuti al fianco di Haruka
erano stati i più importanti della sua vita.
Ogni
tanto ci pensava ancora sebbene fossero passati degli anni da allora.
-Amore,
ti ho lasciato del colluttorio in bagno per gli sciacqui.
-Grazie-
rispose Michiru sorridendo mestamente, mentre si infilava il pigiama.
In
diciotto anni aveva avuto solo tre relazioni. La storia più
lunga
era di sei anni. Non era neanche la metà del tempo con cui
era stata
con Haruka. Le sue storie più importanti furono la prima e
l'ultima,
eppure in nessuno dei due casi ebbe un rapporto così
profondo da
poterlo chiamare "legame matrimoniale". Con Haruka
invece dopo un anno che stavano insieme già si consideravano
sposate
e l'arrivo di Hotaru nella loro vita era il simbolo di quella unione
profonda. Lei l'aveva fin scambiato per un segno di redenzione da
parte di Dio... "Che nostalgia...". Appoggiò il bicchiere
usato per gli sciacqui e sospirò prima di spegnere la luce
del bagno
ed avviarsi in camera. Pensarci ancora era inutile. Era andata
così:
tutto era andato contro ogni aspettattiva che aveva quando lei,
Haruka, Hotaru e Setsuna erano ancora una famiglia felice. Nulla
avrebbe potuto farla tornare indietro nel tempo così come
nulla
avrebbe potuto cambiare le dure parole di Haruka che l'avevano
allontanata per sempre da lei.
Andò
a letto, le diede il bacio della buona notte e si girò
dall'altra
parte.
*** *** ***
A
Tokyo, il giorno seguente, Haruka si stava preparando la cioccolata
mattutina. Dopo una vita fatta di rimbalzi da una nazione all'altra
aveva imparato ad apprezzare la veloce colazione occidentale e, pur
tenendo alla sua linea perfetta, quando era a casa la Domenica si
concedeva sempre una bella cioccolata calda da bere seduta nella sua
confortevole cucina.
-Buongiorno,
father!- esordì entrando in cucina Hotaru.
-Buongiorno...
Tomoe- le rispose di rimando, impassibile, mentre versava la
cioccolata nella tazza.
-Uffa,
lo sai che non voglio essere chiamata per cognome!
-E
tu sai che l'hai già un padre e che non sono io!- Dopo una
brevissima pausa aggiunse: -Ho sentito che eri già sveglia e
ti ho
preparato del caffè, vuoi?
-Grazie.-
Rispose sorridendo. Poi riprendendo il discorso -Ma sì dai,
è in
senso affettivo.
-
Allora chiamami Haruka.
-
Spero non fosse una vera battuta, altrimenti il tuo voto all'umorismo
è zero, pa-pà.- mentre si sedeva di fronte alla
bionda.
-Bene,
allora io continuo a chiamarti Tomoe.
-Lo
vado a trovare oggi- cambiò in parte il discorso.
-Ah...
Va bene...
-
Gelosa?
-
Ahahah.
"Questa
sarebbe la sua risposta?" si domandò perplessa Hotaru
-Grazie,
per avermi tenuta a casa con te.- appoggiò la tazza vuota
nel
piattino prima di portare il tutto verso la lavastoviglie.
-E'
stato un piacere passare la serata con te come ai vecchi tempi! -
sorrise, mentre la vide alzarsi.
-Ciao,
Haruka- le disse tornando in cucina cinque minuti dopo e dandole un
bacio sulla guancia.
-Fai
attenzione in macchina!
-Haruka,
proprio tu sei qui a raccomandarmi di andare piano?
-Sai,
io sono stata un pilota, ho più esperienza di...- si
interruppe poi
ricordando che Hotaru non era più una bambina- Ma
sì, credo che tu
abbia ragione!
Si
sorrisero complici e poi Hotaru uscì di casa. Le venne un
breve moto
di nostalgia che la portò a pensare ancora una volta alla
sua vita.
"Ormai Hotaru è grande e ha la sua vita, mentre io ancora
non
me la sento di chiedere a Mizuki di venire a vivere qui. E' da una
vita che lo desidera ed io non rimarrei più sola,
però non me la
sento... Ogni volta che la vedrei mi verrebbe in mente quando vivevo
con lei..." Da quando si era lasciata con Michiru, Haruka non aveva più voluto convivere con nessuno. Inizialmente diceva sempre a tutti che era per
Hotaru che soffriva già abbastanza per la separazione tra
lei e
Michiru e il doverla vedere insieme alla sua nuova compagna.
Ma
era veramente quello il motivo?
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