Un
amore nato dal caso
Ritenta,
sarai più fortunato
Non
si è mai lontani abbastanza per trovarsi –
Alessandro Baricco
«È
la fine del mondo!» urlò un signore inginocchiato
tra i detriti, le
mani sporche e insanguinate nel tentativo di scavare. Daniele
annuì
piano, quasi trasognato davanti a quel disastro. Scosse le forti
spalle e si fiondò in mezzo a quella baraonda di calcinacci
in cerca
di sopravvissuti.
Fu
proprio per caso che, con la coda dell’occhio, vide una
sagoma
districarsi da sotto un grande albero. Senza perdere tempo la
raggiunse e l’avvolse in una coperta presa al volo dal mezzo
dei
Pompieri.
“Deve
avere la mia età,” pensò
distratto mentre lo sorreggeva tra
le proprie braccia. «Sh,» sussurrò tra i
suoi capelli nel
tentativo di calmarlo, «è tutto finito.»
Per
un solo istante i loro occhi si incontrarono e, sebbene il giovane
non lo vedesse affatto, Daniele avvertì le loro anime
sfiorarsi.
Giovanni,
sorreggendo un vassoio, si districò tra i tavolini del bar
dove
lavorava. Porse due birre ghiacciate a una coppia di ragazzi e un
caffè a Osvaldo, seduto lì accanto. Prese
l’ordinazione dal
solito gruppo di pettegole e, nel mentre, sentì alle sue
spalle
ridere bonariamente alle spese di qualcuno.
«Siete
dei cafoni!» disse quest’ultimo contrariato,
sebbene la sua voce
fosse intrisa di risa.
Giovanni
sobbalzò. Aveva già sentito quel tono caldo
sussurrargli
nell’orecchio. Si voltò di scatto e
piantò i suoi occhi viola in
faccia al giovane che proprio in quell’istante
girò il volto nella
sua direzione, quasi ne fosse stato attratto.
Il
tempo si fermò e le loro anime cantarono.
Un
cliente urtò Giovanni che scosse la testa frastornato.
Contemporaneamente, l’altro ragazzo ricevette una pacca sulla
spalla che lo distrasse. Sebbene avessero tentato immediatamente di
ritrovare i loro volti tra la folla di passanti, l’attimo era
fuggito via.
“I
centri commerciali sono una trappola per topi,”
pensò
frustrato Daniele davanti alle lucenti porte dei loro silenziosissimi
ascensori. Era stanco e l’idea di buttarsi a capofitto nella
folla
di un sabato pomeriggio di saldi lo demoralizzava.
Proprio
in quell’istante le porte si aprirono lentamente su un
abitacolo
stipato all’inverosimile. Daniele gemette tutto il suo
disappunto.
Rassegnato
alla prospettiva di aspettare il successivo, i suoi occhi scovarono,
tra tutti quegli sconosciuti, un paio dall’incredibile colore
viola. “È lui,”
gridò la sua anima mentre la
consapevolezza li incendiava. Poco elegantemente sgomitò ma
fu
inutile: le porte si chiusero derisorie.
L’asfalto
scorreva lento sotto le ruote dell’autobus che lo stava
riportando
a casa. Giovanni, la testa appoggiata al finestrino, la mano che
aveva scavato un solco sulla guancia, sognava il suo letto.
Erano
imbottigliati nel traffico cittadino di lunedì mattina e lui
era
stanco perché aveva lavorato fino all’alba nel pub
di un amico.
L’urlo
della sirena e l’improvviso inchiodarsi del veicolo, lo
svegliarono
del tutto e, con occhi sgranati, si appiccicò al vetro nel
tentativo
di scoprire il motivo.
La
camionetta dei Pompieri lì affiancò e Giovanni
vide un giovane
biondo sistemarsi il bavero della divisa.
«Finalmente!» esultò.
«Ora so dove cercarti.»
Il
fato è come uno scoiattolo: riempe la tana di ghiotte
occasioni,
anche quelle bacate.
Note
dell’autrice: Il destino sembra prendersi
gioco di loro. Ma
è bene ciò che finisce bene.
Buona
lettura e sono graditi i commenti.
Questa
storia partecipa al contest ‘Il contest del
Simbolismo’ indetto
da Arianna.1992 sul forum con il prompt scoiattolo/ incontri.
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