I’m
proud of you
«Martin?»
La
voce di Joe provenne dal
salotto, sovrastata dal volume del televisore che era leggermente
più alto del
solito.
Comparvi
in fretta sulla soglia e
lo osservai: era seduto sulla sua poltrona preferita, ricoperta di
velluto
rosso, e teneva il viso leggermente inclinato di lato, gli occhi bassi
e le
orecchie tese. I suoi capelli ricci e ribelli circondavano quel
delizioso viso
dai lineamenti delicati, attraversato da una smorfia concentrata.
Era
una posizione che assumeva
sempre quando ascoltava qualcosa di particolarmente interessante.
Lo
raggiunsi e mi inginocchiai accanto
a lui, poggiando gli avambracci sulle sue ginocchia. «Che
succede?» lo
interrogai con curiosità.
«Stanno
trasmettendo una parata
in tv.» Abbassò il viso, come se stesse cercando
il mio sguardo, anche se
sapeva che non sarebbe successo. «E non fare quella faccia.
È per quelli come
noi.»
Sapeva
sempre leggermi dentro,
anche se era cieco. Mi ritrovai a sorridere appena. «Quelli
come noi?
Cosa significa?»
Si
strinse nelle spalle e fece
scorrere distrattamente le dita sul mio braccio, provocandomi un
profondo
brivido. «Be’…»
farfugliò.
Sollevai
le mani e afferrai il
suo viso, in modo da poterlo osservare meglio. Le sue iridi chiare e
vuote non
mi spaventavano, non avevo mai avuto timore di guardarle. La sua pelle
liscia e
delicata era leggermente arrossata per l’imbarazzo, e io
trovavo che il mio Joe
in quel momento fosse ancora più bello.
«Io
e te siamo innamorati, e sì,
siamo omosessuali. È questo che ti vergogni tanto di
dire?» chiesi con
schiettezza.
Mi
resi conto che stava cercando
di ritrarsi, era chiaro che sentisse il mio sguardo pungente addosso,
ma io non
volevo permetterglielo.
«Martin,
io… non mi vergogno di
te. Altrimenti non sarei qui» spiegò, la voce
incrinata a causa di miliardi di
emozioni.
Lanciai
un’occhiata all’orologio
da parete. «Mio padre sarà qui tra un quarto
d’ora. È meglio che vada a finire
di preparare l’insalata» gli dissi e feci per
alzarmi.
Joe
mi trattenne per le braccia,
era forte e decisa la sua presa. «Martin, io… non
volevo dire che… cazzo, non
mi vergogno di te!» ripeté con disperazione,
trascinandomi su di sé.
Caddi
scompostamente sulla
poltrona e temetti di schiacciarlo con il mio peso, ma Joe non mi diede
il
tempo di cambiare posizione e divorò le mie labbra con un
bacio passionale e
vorace.
Quando
mi scostai da lui, avevo
il fiato corto e tenevo il suo corpo magro stretto tra le braccia.
«Ho capito»
mormorai, carezzando piano la sua guancia liscia.
«Altrimenti
non avrei accettato
di dire tutto a tuo padreۘ» aggiunse il mio ragazzo, le mani
a tracciare il profilo dei miei
muscoli nascosti sotto la t-shirt.
«Non
voglio più sentirti dire quelli
come noi. Abbiamo un nome, una definizione. Io sono gay, Joe,
e ti amo»
ammisi, accostandomi nuovamente per baciarlo a fior di labbra.
Avevo
quasi dimenticato che dal
televisore provenivano i suoni della manifestazione. Mi misi nuovamente
in
piedi e feci scorrere le dita tra i ricci del mio uomo. «Il
prossimo anno ti
porterò alla parata» dissi.
Joe
sollevò il capo e mi rivolse
un sorriso. «Sarebbe bello.»
«Allora
lo faremo» decisi, per
poi avviarmi verso la cucina e lasciarlo sulla poltrona.
Il
campanello suonò e io corsi ad
aprire. Mio padre se ne stava in piedi sul pianerottolo, una bottiglia
di vino
in mano e il viso stanco e sciupato illuminato appena da un sorriso.
Si
infilò nel mio appartamento e
io richiusi l’uscio, per poi battergli sulla spalla.
«Ciao. Ti vedo provato.
Molto lavoro?» esordii.
«Già,
al cantiere ci stanno
uccidendo» ammise, avviandosi in salotto. «Mi hai
detto che c’è anche Joe,
giusto?»
«Sono
qui, Harry!» esclamò il mio
ragazzo, ancora seduto sulla poltrona in velluto rosso.
Quando
entrammo nella stanza, si
alzò e si voltò nella direzione in cui sapeva
trovarsi la porta.
«Ciao,
ragazzo» lo salutò mio
padre, accostandosi a lui e stringendogli la mano.
Sospirai
e decisi che dovevo
dirgli la verità, subito. Il mio vecchio sapeva che io e Joe
eravamo amici, era
contento che io mi prendessi a cuore quel “povero ragazzo
cieco”, come ogni
tanto lo definiva. Ma c’era di più e io ero stanco
di nascondermi.
Mi
affiancai a Joe e lo trassi a
me, cingendogli la vita con un braccio.
«Papà.» La mia voce era stranamente
ferma. «Devo confessarti una cosa importante.»
Mio
padre ci fissava in silenzio,
spaesato. Forse non si aspettava un contatto fisico di una tale
entità tra noi,
ma se ne sarebbe dovuto fare una ragione.
«Joe
e io stiamo insieme. Come
una coppia.» Non appena finii di parlare, avvertii il corpo
del mio ragazzo
irrigidirsi contro il mio e d’istinto lo tenni più
stretto.
In
sottofondo soltanto i rumori
della parata trasmessa alla tv.
«Che
cosa?» si lasciò sfuggire il
mio genitore. Improvvisamente i suoi capelli parvero più
grigi, i suoi occhi
più stanchi e le sue occhiaie più profonde.
«So
che non è facile da
accettare, ma ero stanco di nascondere i miei sentimenti»
chiarii.
Mio
padre annuì e andò a sedersi
sul divano, lasciandosi cadere come un sacco vuoto. Non
parlò, tenne gli occhi
bassi e le mani strette alla bottiglia di vino che ancora non aveva
posato.
«Non
dici niente?» insistetti.
Joe
tremava visibilmente tra le
mie braccia, il viso affondato tra le mani.
Mio
padre si schiarì la gola e
parlò senza guardarci: «Pensavo che fosse solo un
mio problema, speravo che per
te la vita sarebbe stata più facile».
Non
capivo, ma non osai
interromperlo.
D’improvviso
sollevò il capo e mi
fissò. «Anche io sono gay. Ma non ho mai tradito
tua madre.»
Lasciai
andare Joe e barcollai
verso il divano, per poi gettarmi letteralmente su mio padre e
abbracciarlo
forte.
«Ma
tu sei forte, figliolo. E Joe
è una brava persona» proseguì,
battendomi imbarazzato sulla schiena.
Sentivo
il cuore pieno di
emozioni contrastanti, ma la felicità vinceva su tutte. Mi
sentivo compreso,
amato.
«Sono
fiero di te» sussurrò mio
padre.
Joe
ci raggiunse e tutti e tre ci
stringemmo in un abbraccio infinito.
[1000
parole]
Ciao
a
tutti ^^
Oggi
vi propongo una piccola shot con protagonisti i miei OC Martin e Joe;
stavolta
ho deciso di dare la parola a Martin e di far raccontare a lui questa
piccola
scena! Finora avevamo sempre visto tutto tramite le
sensazioni di Joe,
ma oggi volevo dar spazio al suo amato Martin.
Questo
perché ci tenevo a dire qualcosa in più su di
lui, spero abbiate apprezzato!
La
storia è nata grazie al contest OUT & PROUD
e devo dire che sono
felicissima di aver scritto queste poche parole, lasciandomi ancora una
volta
trasportare da questi due dolcissimi ragazzi :3
Che
ve
ne pare? Vi aspettavate la confessione del padre di Martin? Per una
volta
volevo che un genitore fosse fiero di suo figlio, volevo che lo
comprendesse
fino in fondo, visto che i coming out di solito scatenano o reazioni
super
negative, o un’accettazione con però poca
comprensione da parte dei genitori!
Ringrazio
ancora Nuel2 per avermi ispirato con questo contest, e chiunque si
fermerà a
leggere e/o recensire questo piccolo racconto!
Alla prossima
♥
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