Laura dagli occhi grigi come il mare

di Rose Heiner
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Are you lonesome tonight?
Do you gaze at your doorstep and picture me there?
Dimmi, fissi la porta d’ingresso e mi immagini là?
 Is your heart filled with pain,
Il tuo cuore è colmo di dolore,
shall I come back again?
devo ritornare?
Tell me dear, are you lonesome tonight?
Dimmi, cara, ti senti sola questa notte?
(Elvis Presley)
 
Stasera una mezzaluna argentata ricama il cielo appena sopra la linea dell’orizzonte.
Una brezza leggera fa scordare del grigiore della città circostante. Laura sul balcone di casa osserva il cielo. Cerca di non abbassare lo sguardo, a volte chiude gli occhi, finge di essere da un’altra parte. In alto si riesce a vedere l’Orsa Maggiore, o almeno lei crede di aver capito dov’è. Tutte le notti quel mucchio di stelle si fa trovare sempre nello stesso posto, mai  insieme all’Orsa Minore però. Deve essersi persa, pensa Laura. Starà facendo amicizia con qualche altra costellazione lungo la Via Lattea. Quanto sei sciocca, Laura? Te la spassi con le stelle, inventi storie con loro e hai anche il coraggio di riderci su?
Laura sorride. Le stelle sono delle ottime compagne di giochi. Adesso pensa alla luna. Tira un respiro profondo, si concentra sull’ovale nero, quello davanti al sole. Quella è la vera luna, Laura, che cosa credi? E’ la parte dimenticata che tutti ignoriamo a favore dello spicchio di luce, dell’illusione di felicità. La luna non è un sorriso nel cielo, non è una creatura dalle molteplici forme che illumina il cammino della gente. La luna è il nero, lo sporco che crea il buio, pur di donare un po’ di luce ed essere ammirata. Senza luna non ci sarebbe la notte, Laura, sai? E allora non avremmo più poeti e innamorati. E dimmi, Laura, che mondo sarebbe questo senza parole d’amore di uomini tristi?
Laura inclina la testa di lato, posa uno sguardo più intenso al ciondolo di luna sospeso nel cielo. Prova un’immensa tenerezza, c’è un senso in quel vuoto opaco. E’ lo stesso vuoto che ha lei nello stomaco quando si sente sola. Chissà, forse hai una luna in pancia, Laura, l’hai ingoiata di notte tra i singhiozzi... chissà, forse sei tu la luna, Laura?
Qualcuno dentro grida, c’è l’odore pungente di serate alticce. La musica è più alta di quanto sicuramente abbiano raccomandato i vicini. Laura si ricorda della festa. Le sue amiche si staranno chiedendo dove sia finita.
Un tocco sulla spalla la fa sussultare. Laura si gira immediatamente. Angelo le sorride, si avvicina, le mette le mani sui fianchi. Forse non sei così sola, Laura, dopo tutto, non credi?
-Mi hai fatto paura, scemo.-
Angelo le chiede perché non è a ballare con tutti gli altri. Ridono, lui lo sa che ne pensa davvero Laura di quella sua generazione connessa al wi-fi e disconnessa dal mondo, della loro musica spasmodica, del loro nuovo stile toccata e fuga.
Laura trattiene un sospiro, non riesce ad ignorare la delicatezza di quelle labbra che le sfiorano il collo. All’improvviso trema e si ritrova a fissare lo sguardo sorpreso di Angelo, gli carezza il viso. Come gli spiegherai, Laura, che quel brivido non era per lui? Che non la colpa non era di quel bacio sospirato, più deciso, premuto caldo sulla pelle? Che non è lui a farti quest’effetto?
Laura lo abbraccia con un nodo alla gola, lascia che continui. Lancia un’occhiata al cellulare che ha lasciato sul tavolino, tra i gerani rossi e bianchi del balcone. Lo schermo lampeggia ancora. Lo sai, Laura, lo sai che c’è solo qualcuno che ti scrive anche di notte, quando non riesce a dormire. Lo sai che è lontano da te.
Laura avverte il sorriso di Angelo mischiato al suo profumo, la dolcezza che si accumula nella piega del suo collo. Si stringe a lui, abbandonando il bagliore dello schermo. Scusa, Angelo, scusa.
Non capisce se è una scheggia di luna che le si è poggiata sulla guancia o è una lacrima.
 




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