Odiava quando il cielo
diventava
completamente bianco, attraverso
le vetrate. Si rannicchiava
un po' di più contro il copriletto quando
succedeva, aspettando
l'arrivo del tuono. Così si copriva le orecchie; non sarebbe
riuscita a dormire. Sentiva freddo anche con il condizionatore acceso
perché la sua camera troppo grande e troppo vuota. Anche il
letto
era troppo grande e troppo vuoto. Lena Luthor si sentiva piccola e
sola e, mentre fuori il temporale divampava, più ne aveva
paura e
più lo riconosceva familiare. La camera si
illuminò ancora come a
giorno e, nel momento prima di stringere gli occhi, vide una sagoma
che conosceva bene riflessa sul comò. Li
spalancò e
li richiuse
svelta quando il rumore che
veniva dal cielo le
rimbombò sulle ossa, stringendo i denti. Poi, presa da un
momento di
rabbia, si mise velocemente seduta e si scoperchiò il tanto
che
bastava per vederla dietro di lei, in piedi, con il mantello che
faceva ombra.
«Cosa fai
qui?». Avrebbe voluto
imprecare di rabbia e chiederle, piuttosto, com'era stata
così
veloce e furtiva da entrare senza che se ne rendesse conto, ma la
verità era che quella stessa rabbia che aveva provato anche
solo un
secondo fa era svanita senza che neppure se ne accorgesse.
Non si scambiavano
più una sola
parola da un po', ormai. Da quando un alieno l'aveva attaccata in
veste di Kara Danvers davanti a lei e aveva dovuto dirle la
verità,
a quel punto, solo perché non aveva vie d'uscita: avevano
litigato
in qualche occasione e anche se Kara aveva insistito per rivedersi e
chiarirsi, all'inizio, aveva dovuto rinunciare quando lei le aveva
negato ogni possibilità. Si erano allontanate e Lena si era
chiusa
in se stessa, nel suo lavoro, nella sua vita in solitaria. Era
ciò
che faceva sempre, la cosa
che più le riusciva meglio. Si
era sentita tradita e non aveva voluto sentire la sua versione dei
fatti. Perché proprio lei, la persona più
importante, quella di cui
si fidava ciecamente ed era convinta che non le avrebbe mai fatto del
male, le aveva nascosto una cosa così grande? Era stato
tutto una
bugia? Quante cose le erano passate per la testa in quel periodo.
Quante, troppe, una più dura e cattiva dell'altra. Ma
più passava
il tempo, e più tutto quello per cui tanto se l'era presa
cambiava,
assumeva altri significati e sfumature. Kara aveva sbagliato e non
voleva minimamente provare a pensare che non fosse così,
però…
però le mancava. E
il suo cuore, da allora, era grande e vuoto come quel letto e quella
camera fredda.
Ma più passava il tempo, e
più si rendeva conto
che
le mancava, più non sapeva come fare a rimediare alla
distanza che
aveva messo tra loro. Kara continuava la sua vita, Supergirl lo
faceva, e lei la guardava distante come il
sole dal suo freddo e buio angolino.
«So che non dovrei
essere qui».
Rispose dopo tanto tergiversare, aprendo e chiudendo i pugni, facendo
mezzo passo indietro con incertezza. «Ma ho
sentito-», la sua voce
si interruppe quando proruppe un altro tuono e
Lena chiuse gli occhi e tremò, così
cercò di andarle
incontro
ma la vide tirarsi indietro e ci rinunciò. «Scusa.
Non dovevo
entrare, non so cosa mi sia saltato in testa».
Le diede le spalle e Lena la
guardò andar via a bocca aperta. Avrebbe lasciato che lo
facesse?
«Aspetta». Vide Supergirl fermarsi.
«Aspetta, Kara, ti prego…
Resta qui, per favore».
Si andò a mettere
accanto a lei
e, quando un altro lampo illuminò la stanza e si guardarono,
Lena
spalancò gli occhi. «Sei tutta bagnata».
Kara annuì.
«Mi dispiace…»,
abbassò gli occhi, «ti sto bagnando il
tappeto». Il mantello
gocciolava e aveva lasciato una scia d'acqua dalla portafinestra.
Lena non aspettò che
dicesse
altro e si alzò, camminando scalza e in camicia da notte
fino alla
cabina armadio. «Mettiti questi».
«No,
io…», si grattò un
braccio imbarazzata e Lena le poggiò tutto addosso, non
volendo
sentire altro.
«Puoi cambiarti
più in là, io…
mi giro». Un altro lampo illuminò tutto di bianco
e Lena si infilò
di nuovo sotto le coperte, stringendo il cuscino, voltata verso le
vetrate.
Kara fece in fretta, Lena ormai
avrebbe dovuto saperlo che era veloce. Andò verso di lei
camminando
piano, scalza, passandosi i capelli sulle spalle una volta infilata
la testa nella felpa. Si sedette accanto a lei e Lena si
sollevò di
nuovo, mettendo il cuscino contro lo schienale.
«Allora.
Perché sei qui?».
«Ho sentito, emh…
Ho sentito che avevi paura e-».
«E quindi cosa?
Sei entrata in casa mia senza permesso, nel cuore della notte e
bagnando il mio pavimento?». La sua voce era così
incredibilmente
dura.
«…
sì», abbassò gli occhi
per la vergogna ma li rialzò piano appena la
sentì ridere, per poi
vederla passarsi una mano sul viso e girare gli occhi altrove.
«Sei incredibile. Non
in senso
positivo, non montarti la testa», ci tenne a specificare,
riguardandola. Si strinse nelle spalle quando un altro tuono
sembrò
invaderle il corpo e la mente, costringendola a chiudere gli occhi.
Quando li riaprì, una mano di Kara era su una
sua. Era così calda,
nonostante la pioggia ghiacciata.
«Grazie… per essere rimasta», decise di
dirle a bassa voce, quasi
un sussurro che lei, sapeva,
non avrebbe provato difficoltà
a sentire. «Dimmi la verità: puoi
ammalarti?». Non ebbe bisogno di
una risposta e si accontentò del suo sguardo, allontanando
la mano
sotto la sua e
mettendole entrambe a
conserte. «Ma certo…»,
delineò un sorriso, spegnendolo in
fretta. «Quindi mi hai cosa?
Sentito
da casa tua? Qualcosa del genere?».
«So che questo ti
farà
arrabbiare, ma… Non ti ho mai perso di vista, Lena. Ti ho
lasciato
il tuo spazio perché era questo che volevi, ma volevo
assicurarmi
che stessi bene e-».
«Mi stavi
spiando?».
«No»,
sbottò accigliandosi. «O
almeno, non sono queste le parole che userei».
«Non ci
credo», scosse la testa,
agitandosi. Lo era talmente che nemmeno diede peso al tuono, questa
volta. «Devo esserti sembrata così
patetica-».
«Patetica?».
«Così
stupida», continuò,
scuotendo la testa e mordendo il labbro inferiore.
«No».
«La povera Lena che
scopre la
verità e si comporta da vittima».
«Smettila».
Le prese i polsi in
un impeto e, quando lo sguardo di Lena sembrò volerla
picchiare,
glieli lasciò, deglutendo. «Io non ho mai pensato
niente del genere
e l'unico motivo per cui ti cercavo e ti ascoltavo, era per
assicurarmi che stessi bene! Non volevi vedermi, ma non potevo
smettere di preoccuparmi per te. Al contrario»,
abbassò lo sguardo,
«ero maggiormente preoccupata per te».
«Ti aspettavi qualche
reazione
alla Luthor?».
«No», si
accigliò di nuovo.
«Non lo penserei mai e lo sai! E non ho mai detto che tu non
avessi
ragione ad arrabbiarti».
«E allora che cosa,
Kara Danvers?
Dimmi che cosa ti ha spinto a tenermelo nascosto. Perché
quando Lex
mi ha rivelato la verità lo ha fatto per ferirmi, ma alla
resa dei
conti, chi mi ha ferito seriamente sei tu! E non mi interessa che a
mentirmi sia stata Alex, o J'onn, o chiunque altro, ma tu, Kara!
L'unica persona di cui mi fidassi davvero, l'unica a cui avrei
affidato la mia vita».
I suoi occhi verdi erano la
cosa
più fredda in quella camera e Kara provò un
brivido. «Ho pensato
di dirtelo così tante volte da aver perso il
conto».
«Ma non lo hai mai
fatto».
«Questo
perché, ogni volta che
ci provavo, qualcosa mi faceva cambiare idea e pensavo di aspettare.
Ma non è questo che… è che tu
sei…», non smise di guardarla
negli occhi, trovando le parole dentro di lei. «Eri»,
si corresse, «la cosa più pura e sincera della mia
vita. Non
pensare che non te l'abbia detto perché non mi fidassi di
te, o
perché… sei una Luthor. Ma perché
potevo essere me stessa con te,
perché tu mi guardavi in quel modo…»,
confessò a bassa voce, «in
quel modo come se fossi sufficiente, come se fossi ciò di
cui avevi
bisogno e io speravo di esserlo davvero… n-non come
Supergirl, ma
come Kara».
Lena restò a bocca
semichiusa,
sospirando piano. «Come potevi essere te stessa con me, sei
mi avevi
tenuto nascosto una parte così importante di te?»,
ebbe il coraggio
di chiedere. Si allontanò dalla spalliera del letto e si
avvicinò
più, quasi inginocchiata. Le guardò gli occhi
attraverso la luce
delle vetrate. Oh, non si era nemmeno resa conto che aveva smesso di
tuonare. «Sai qual è stata la parte peggiore? Non
il fatto che tu
sia Supergirl. Ma il fatto che tu, Kara Danvers, mi abbia tenuto
nascosta una parte di te. Perché allora ho temuto di non
conoscerti
abbastanza, che era tutto falso. E mi sei mancata, per
questo».
«Forse mi conosci
meglio tu di
chiunque altro, Lena».
Deglutì, restando in
silenzio per
poco. «Eppure… bastava semplicemente guardarti
negli occhi»,
disse perdendosi in quel limpido azzurro, rendendosi conto che era
tutto lì ciò che neanche sapeva di voler cercare.
Era tutto lì.
Si stettero in silenzio di
nuovo,
guardandosi e riconoscendosi, attraverso la penombra. Non si sentiva
altro se non la pioggia scrosciante che batteva sulle vetrate, nel
cuore della notte. Lena strinse le labbra e alzò la mano
destra dopo
un movimento degli occhi. Rapida, Kara pensò di chiudere i
suoi,
aspettando lo schiaffo che non arrivò. Lena
poggiò la mano sulla
sua guancia sinistra e le labbra sulle sue, facendole riaprire gli
occhi dalla sorpresa. Quando la lasciò, abbassò
il viso e la mano
scivolò sul materasso. Kara si alzò come se
avesse iniziato a
prendere fuoco.
«De-Devo
andare».
«Ti prego,
resta». Le allungò
una mano e Kara non poté che prenderla, lasciandosi
trasportare sul
letto.
Entrambe si coricarono, l'una
davanti all'altra, tenendo le mani unite.
«Perché…?»,
Kara non riuscì
a concludere la frase, si mangiò le parole.
«Perché ti
ho trovata», chiuse
gli occhi e l'altra la coprì fino alle spalle, per poi
stringerle di
nuovo le mani con le sue. «Perché mi mancavi e
perché… invece di
essere arrabbiata, sono solo felice che tu sia qui. E ho capito,
Kara. Ho capito adesso».
Lei
sorrise, arrossendo. Si sentì così serena,
all'improvviso.
Ricambiata.
Il tepore le scaldò le membra e chiuse anche lei gli occhi,
ascoltando il forte rumore della pioggia.
Si addormentarono
così, con le
mani unite. Lena non sentì più freddo: Kara
riempiva la camera, il
letto non era più così grande. Non sentiva
più il suo cuore tanto
vuoto e il temporale, che non sembrava finire mai, era passato. Era
semplicemente passato.
La fine della quarta stagione
di
Supergirl è
stata cattiva e
ci ha lasciato in compagnia di tante domande sul futuro della nostra
ship preferita… Ebbene, questa è una mia modesta
visione sul cosa
accadrebbe dopo
:3 (Se fossi io a scrivere la quinta
stagione… ma
magari XD)
Spero
vi sia piaciuta, se volete lasciatemi un commento, e alla prossima!
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