Il soldato della luna

di irYsblackeyes
(/viewuser.php?uid=809853)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Entro nel mio alloggio sbattendo la porta e ridendo a crepapelle. Dondolo a passo pesante fino a raggiungere la scrivania, e mi ci affondo, gettando la testa scompigliata fra i palmi delle mani. Sollevo il volto e mi guardo allo specchio. Lo cerco, lo vedo, eccolo! Il mio viso brutto, vecchio, scuro, sfatto, quelle borse sotto gli occhi, quelle labbra secche finalmente hanno recuperato l'elemento fondamentale che rende tutto così perfetto. Il sorriso. Perfido e diabolico.

L'adrenalina mi pervade il corpo, mi da una scossa che neanche la rete elettrica che circonda il campo potrebbe essere in grado di infliggermi. Mi viene da svenire da ridere da piangere e da vomitare nello stesso tempo. Mi tremano le mani, le braccia, le ginocchia, lo stomaco vuoto ma pieno di alcool si contorce facendomi male...da quanto tempo non provavo un' emozione del genere? Troppo, ma ora, quelle sensazioni tanto agognate, tanto ricercate, finalmente stanno riaffiorando.

Quanto mi eravate mancate!

Venite, ed inebriate i miei polmoni come se stessi soffocando e voi foste ossigeno in grado di ridarmi la vita.

Mi annuso le mani ancora sporche di sangue orami rancido, lacrime e terrore e mi godo quello inebriante sapore. La macabra fragranza mi pervade le narici e come gas mortale scioglie il mio cervello; il veleno nero entra in circolo lo sento scorrere nei miei vasi sanguigni soffocando tutti gli organi fino ad arrivare finalmente al cuore.

Lascio scivolare le mani lungo il viso mentre espiro ad occhi chiusi. Mi sento rinato. La mia trasformazione è avvenuta, apro gli occhi guardandomi allo specchio e per una frazione di secondo mi sembra quasi di scorgere in essi lo scintillio di una fiamma, come quando si accende un fiammifero. Sono fiero di me stesso: ora mi riconosco, ora sono di nuovo io, il tremendo e terribile soldato che da troppo tempo aveva perso la retta via.

Mi piace vedere il terrore nelle sue iridi corvine. Quando si avvicina tremante a me per farsi scortare in cucina, non tiene più lo sguardo basso anzi, sempre all'erta, non smette di fissarmi con quegli occhi spaventati che giorno dopo giorno diventano sempre troppo grandi per il suo viso minuto. Non so come mai quella notte di luna piena mi sia abbassato a tal punto da abusare sessualmente di lei, forse ero troppo ubriaco e di per certo non mi concedo ad una femmina da troppo tempo. Una cosa è sicura. Non accadrà mai più.

Dopo quella notte, la tengo d'occhio molto più diligentemente. Ora non si permette più di nascondere il cibo nei vestiti. La tensione che dilania il suo corpo quando siamo da soli nella cucina mi rinvigorisce. Sentire il suo respiro corto e rotto dal peso dell'ansia che prova ad avermi costantemente dietro le sue spalle mi alletta tutti i sensi. A quell'ora del pomeriggio un raggio di sole le accarezza il volto evidenziando delle gocce di sudore che fino a prima di quella fatidica serata non avevo mai visto sulla sua fronte.

Piccolo e fragile uccellino, non vedo l'ora di sentire di nuovo il tuo sangue caldo sulle mie mani.

Sulla veranda in legno del mio alloggio, sorseggio il mio bicchiere di Whisky mentre completamente nudo, dopo una sana doccia mi asciugo crogiolandomi nella fresca brezza notturna di primavera. Ingoio l'ennesimo bicchiere di liquido corrosivo e guardo verso il campo. Un silenzio mortale pervade le baracche. Chissà chi, fra le tante persone che vi sono rinchiuse in questo momento starà dormendo, sognando, piangendo, morendo.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3844304