Irresistible02
● In
questa fanfiction, NON
si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a
quello dei fumetti;
● I
personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.
3°
Capitolo.
Era da qualche giorno, per non dire settimane, che stava succedendo qualcosa di davvero strano a scuola.
O forse, era solo Peter a notare quanto fosse tutto troppo insolito?
Insomma, lì per lì, quando per giorni non era stato
'tamponato' da nessun ragazzo per avere i soldi del pranzo o per i
compiti o per il semplice gusto di sbatterlo al muro, aveva pensato che
stesse girando una qualche sorta di influenza - un'influenza che
colpiva, per qualche fortuito caso, gli spacconi dell'intera scuola.
Poi erano passate settimane e, nonostante avesse visto gli stessi
ragazzi che solitamente lo prendevano di mira, girare per la scuola
mentre gli lanciavano occhiate ostili, non aveva ricevuto un singolo
colpo. Nessun quaderno era stato trovato orribilmente strappato. Niente
di niente.
L'unica cosa che si era beccato, era un borbottio passivo-aggressivo,
ogni qualvolta passava per i corridoi, - un borbottio che spesso
diventava un 'sfigato' detto in tono sprezzante - ma niente che non
potesse gestire.
Non sapeva se fosse qualcosa nell'aria che rendesse tutti più
maturi o se gli studenti di quella scuola avessero finalmente raggiunto
un'intelligenza paragonabile quanto meno a quella di uno
scimpanzè, stava di fatto che era una situazione di cui non si
poteva di certo lamentare anche se, in cuor suo, aveva paura che questa
fosse la calma prima della tempesta.
Per certi versi, aveva paura a rilassarsi troppo.
Ma non era solo quello a essere strano ultimamente.
Infatti, in quello stesso periodo, aveva iniziato a ricevere dei 'regali'.
Lì per lì, quando per la prima volta aveva trovato un
pacco di Skittles con tanto di fiocchetto rosa, sul suo banco nell'aula
di letteratura inglese, aveva pensato ad un qualche errore, che magari
fosse per qualche ragazza del corso e che avessero sbagliato a
posizionare il regalo, così aveva spostato il pacchetto vicino
alla finestra, in modo tale che la diretta interessata se lo prendesse,
o che colui che aveva avuto questa brillante idea, ritornasse quando
non ci fosse stato nessuno e dare il regalo alla destinataria.
Tuttavia, quando il giorno dopo si ritrovò sul suo banco
dell'aula di matematica un pacco di Oreo, con l'immancabile fiocco
rosa, iniziò a capire che qualcosa non quadrava.
Per un po' cercò di ignorare i pacchettini di dolciumi, ma
questi sembravano aumentare sempre di più ed erano sempre di
marche diverse. Sembrava quasi che, chiunque fosse, cercasse di capire
i gusti del moro.
E quando arrivò a questa riflessione, immediatamente si chiese
se fosse collegato allo strano comportamento dei bulletti della scuola
e se questa fosse, in qualche modo una loro vendetta - magari,
aprendo uno dei pacchetti, non avrebbe trovato caramelle ma dei
bigliettini piena di minacce o qualche dolciume con dentro lassativo -
e, quasi a dimostrazione della sua tesi, arrivò un pacco di
caramelle chiamate Nerds che, dopo averlo fatto diventare rosso dalla
rabbia e dalla vergogna alla sola vista, li buttò senza pietà.
Quando però l'indomani, oltre ad un pacco diverso di dolci, si
trovò un bigliettino con su scritto 'Scusa, errore mio' con
tanto di faccine tristi , Peter non sapeva davvero che pesci pigliare.
Stava diventando paranoico per un po' di zucchero e iniziò a
dubitare che quei cretini, che solitamente lo tormentavano, avessero
ideato un piano così subdolo e diabolico. Non erano così
scaltri, nè tanto meno così intelligenti.
Ma soprattutto, chi buttava così tanti soldi per uno scherzo?
No, la vera domanda era chi buttava così tanti soldi in caramelle e merendine per Peter, senza un valido motivo!
Così , dopo che si ritrovò nuovamente dolciumi non
richiesti - un pacco di Twinkie e Sno Ball, per la precisione -
cedette e ne aprì un pacco e, dopo aver guardato per dei lunghi
istanti con fare titubante la prima merendina che gli capitò a
tiro, si decise ad addentarla.
Il primo morso fu lento e ricolmo di paura e si ritrovò ad
attendere un lungo istante prima di prendere un altro morso. Non
sentiva nessuna fitta alla pancia, quindi immaginava che fosse okay,
giusto?
... Oh beh, in ogni caso, sarebbe stato comunque troppo tardi.
"Qualcuno sembra avere un ammiratore."
Stava giusto dischiudendo le labbra per dargli un ultimo morso quando
sentì quella voce familiare e si ritrovò a voltarsi.
"Ah, ciao Harry." mugugnò l'occhialuto con un sorriso ricolmo di
disagio, ringraziando mentalmente il fatto di non essere riuscito a mangiare in
tempo l'ultimo boccone - onde evitare un'altra figuraccia
come quella con Mary Jane "Emh, ne sai qualcosa di questi...?"
"I 'regali' dici?" disse Harry, per poi ridacchiare sotto i baffi
"Sinceramente no. Ma non ho fatto a meno di notare che è da un
po' che li ricevi. Mh,
qualche idea di chi sia?"
Peter fece segno di no con la testa, per poi addentare l'ultimo morso della merendina.
Faceva strano parlare al suo amico, dopo tutto questo tempo - non che fossero passati anni, ma era comunque strano.
Era strano ma al contempo nostalgico.
Gli mancava avere queste interazioni con lui.
"Vuoi una?" mormorò titubante, offrendogli la scatola aperta.
"Sicuro che, chiunque sia, sarebbe felice di sapere che condividi
il tuo regalo con altri?" esclamò ancora l'amico, per poi
prendere comunque un dolcetto "Oh beh, poco male. Al massimo,
finirò all'inferno. Grazie di avermi condannato alla dannazione
eterna, Peter Parker."
A quella frase, immediatamente a Peter scappò una lieve risata, e l'amico sembrò sorridere a quella reazione.
"Wow, proprio macabro da parte tua ridere per le disgrazie altrui."
disse Harry, con fare fintamente offeso, per poi scompigliargli i
capelli, prendendo alla sprovvista il ragazzo con gli occhiali.
"E questa sarebbe una qualche sorta di vendetta o...?" disse, alzando
un sopracciglio, per poi sistemarsi come meglio poteva i capelli.
"Nah, è solo che mi mancava."
Dopo quella frase, notò come Harry gli rivolse un sorriso un po' triste e si sentì immediatamente in colpa.
Dopotutto, era solo per colpa sua se erano in quella situazione.
Fece per replicare, quando l'arrivo del professore riportò tutti al proprio posto.
"... Ne parliamo un'altra volta." gli sussurrò, toccandogli una
spalla e, prima che tornasse al suo posto, continuò con un "Se
hai bisogno-- beh, sai dove trovarmi."
Peter si ritrovò a deglutire, dando un ultimo sguardo a quello
che dovrebbe essere il suo migliore amico mentre si stava allontanando
con fare malinconico.
Mentre metteva le varie merendine in borsa e prendeva il necessario per
la lezione, sentì immediatamente una morsa all'altezza dello
stomaco, ma qualcosa gli diceva che non erano le merendine ad
averglielo provocato.
****************
"Parker, devi fare ancora due giri di campo. MUOVITI!"
Il giovane studente si ritrovò a sospirare stancamente mentre,
nel limite del possibile, cercò di completare il
compito che l'insegnante gli aveva richiesto.
Aveva la fortuna di piacere spesso e volentieri agli insegnanti,
perchè era maturo, tranquillo e molto intelligente. E non aveva
abbastanza vita sociale per trascurare lo studio.
Tuttavia, uno dei pochi insegnanti che proprio non lo tollerava era
quello di educazione fisica, che era anche la materia in cui riusciva
peggio - giusto per rispettare il pregiudizio dei nerd che allenavano
la mente e non il corpo.
Quindi eccolo lì, a correre come un pazzo, facendo il doppio
degli esercizi degli altri, senza lamentarsi minimamente, pur di avere
in qualche modo una A nella sua materia.
... Ah, cavolo, gli stava venendo un crampo.
Voleva proprio sapere chi avesse inventato una materia così stupida ed inutile.
"Beh, che dire Parker." borbottò l'insegnante, guardando il
cronometro, per poi spostare l'attenzione sullo studente che cercava prepotentemente di
riprendere aria - e magari di non svenire lì sul momento
"Decisamente non è il tuo forte lo sport, eh? Dannati
cervelloni..."
Il moro strinse i pugni, continuando a fare enormi respiri profondi per
cercare di riprendere fiato come meglio poteva. Posò le
mani sulle ginocchia, sentendo le gambe tremargli incredibilmente e,
appena riuscì a stare dritto, ne approfittò per pulirsi
gli occhiali ormai terribilmente appannati e... Wow.
Non una singola persona che prendesse le sue difese, nè che
prestasse attenzione alla scena in generale. Erano tutti lì
negli scalini, a ridere fra loro e a farsi gli affari loro.
".. Grazie ragazzi come sempre, il vostro calore è davvero
disarmante." borbottò sarcasticamente fra sè e sè,
appena l'allenatore si fu allontanato.
Non che si aspettasse che qualcuno sarebbe intervenuto, ovviamente, ma erano sempre desolanti situazioni del genere.
Lo facevano sentire terribilmente solo e, sì, anche arrabbiato.
"Bene ragazzi." proclamò a gran voce il professore, rimettendo
tutti gli alunni in riga "Oggi ci alleneremo con un'altra classe a
dodgeball. Mi raccomando, concentrazione."
Oh, fantastico, lo sport preferito di tutti.
A chi non piacerebbe ricevere una pallonata in faccia?
Mentre si massaggiava la parte superiore dell'addome, chiedendosi se
qualche organo stesse collassando, riflettè sul fatto che,
quanto meno, con il fatto che aveva fatto il doppio della corsa
rispetto agli altri, come minimo non gli avrebbe fatto fare subito un
altr--
"Parker, tocca a te, vai in campo."
Non era possibile. Era qualche sorta di sadico o cosa?!
"... Ma signore--"
A quella lieve protesta, l'insegnante si voltò verso di lui,
rivolgendogli un'occhiata ricolmo di astio e sufficienza. Uno sguardo
che sicuramente, non voleva dire una A.
"... Vado subito in campo." mormorò a voce bassa, stringendo nuovamente i pugni.
Quanto era umiliante, tutto ciò?
Si morse il labbro inferiore, cercando di contenere il nervoso che
stava provando per poi passarsi il braccio sulla fronte sudata, andando
in campo con lo stesso entusiasmo di un uomo al patibolo.
Era davvero stremato e già si vedeva correre all'infermeria con
un naso rotto e gli occhiali sfondati, visto che non credeva di avere
le forze essenziali per correre via per sfuggire ad eventuali pallonate. Non che, in situazioni normali,
sarebbe riuscito a fare di meglio.
Poteva solo sperare che, i ragazzi dell'altra squadra, avessero pietà di lui e ci andassero piano.
"Sei morto, Parker."
Ovviamente, tutte le sue speranze erano andate in frantumi appena si
accorse che Flash e alcuni suoi compagni di classe, erano i loro
'avversari'. Ed inutile dire che, dopo che Flash disse quella frase
così 'amichevole', i compagni di squadra di Peter abbassarono lo
sguardo e cercarono di tenersi più distanti possibile.
Ah, e in tutto ciò, il professore non aveva sentito niente o aveva finto di non sentire, chissà.
Brr, il vento gelido della solitudine.
Oh beh, quanto meno, un colpo e sarebbe tutto finito. Non sapeva neanche se
sperare o meno che gli risparmiasse quanto meno gli occhiali, per non
far spendere soldi inutili agli zii, visto che ogni cosa in cui sperava veniva brutalmente rovinata.
Così, appena l'allenatore fischiò l'inizio della partita,
il moro diede un'ultima occhiata a Flash, per poi strizzare gli occhi,
in attesa che una pallonata lo colpisse in piena faccia.
... Ma non avvenne niente.
Sentì solo un tonfo ma nessun tipo di dolore.
Solo quando sentì anche dei gridolini di sorpresa, si decise a riaprire lentamente gli occhi.
Notando lo sguardo allibito e confuso di tutti, si guardò in
giro cercando di capire che fosse successo - perchè, insomma,
dubitava che fosse stato lui che, scoprendo di aver ereditato
chissà che potere, aveva schivato magistralmente il colpo -
finchè notò qualcuno a terra, a pochi passi da lui.
Qualcuno che stava mugugnando dal dolore perchè, a quanto pare,
aveva preso la pallonata al posto suo, per qualche oscura ragione.
Qualcuno che, appena si voltò, nonostante il sangue che ora gli fuoriusciva dal naso, non era difficile da riconoscere.
"Ehi~ baby boy~ "
Wade.
****************
"Certo che, ogni volta che penso di capire come ragioni, mi stupisci
ogni volta." mormorò Peter , con fatica, mentre reggeva il
fianco del biondo abbastanza malconcio.
Dopo che il più grande si era letteralmente 'tuffato' per
prendere di faccia la palla destinata al moro, l'insegnante aveva
ordinato immediatamente a Peter di accompagnare Wade in infermeria. E
mentre il professore continuava a sbraitare su come il canadese
avesse fatto qualcosa
di davvero stupido e sconsiderato, lo studente non aveva potuto fare altro che
obbedire.
"Devo prenderlo come un complimento o--Ouch!" mugugnò dolorante
Wade, dopo che il più piccolo lo poggiò sul lettino più vicino, con
meno grazia di quanto immaginasse.
"Uh, scusami." disse, facendogli segno di stare seduto lì, per poi guardarsi in giro, massaggiandosi la fronte.
Perchè, ovviamente, nonostante l'altro fosse infortunato, non
aveva smesso un attimo di parlare lungo il tragitto e, anzi, i suoi
discorsi si erano fatti sempre più casuali e veloci - era
passato a parlare di quanto zucchero avesse messo nei suoi cereali
quella mattina, a come Nicolas Cage fosse un attore sottovalutato dalle
masse e di come Peter fosse incredibilmente carino quel giorno, tutto nel
giro di cinque minuti.
E, ovviamente, quando aveva più bisogno di un adulto responsabile, non c'era nessuno a cui potesse rivolgersi.
Tipico.
"... Okay campione, siamo solo noi due. Non sono un vero infermiere, ma
cercherò di fare del mio meglio, okay?" esclamò con un
sospiro, cercando di prendere il necessario per dare un primo soccorso
a Wade.
Borsa del ghiaccio, cottone, disinfettante, antidolorifici, cerotti... Ecco, doveva aver preso tutto.
Era diventato una farmacia ambulante.
Oh, giusto, anche un panno bagnato.
"Un infermiere? E io sarò il tuo paziente?? Beh, Petey pie, dimmi se questo non è l'inizio di un p--"
Ed ecco che di colpo, il biondo smise immediatamente di parlare nel
momento esatto in cui Peter gli sfiorò il viso con le dita, come se quest'ultimo
avesse toccato un qualche interruttore per spegnerlo.
Forse forse, era il suo giorno fortunato.
"Wow, certo che hai preso una bella botta, mh?" commentò il
più piccolo, spostandogli il viso per osservarlo meglio e
notò quanto fosse malridotto.
Aveva un bernoccolo sulla fronte, alcuni piccoli tagli, un livido
all'altezza del collo e la faccia completamente intrisa di sangue.
"Almeno non ti esce più sangue dal naso." continuò,
spostando le mano e posando invece il panno bagnato sotto il naso -
cosa che notò fece irrigidire l'altro - "Ti
conviene lavarti la faccia dopo. Hai mal di testa? Nausea?"
L'altro gli rispose con un cenno del capo, per fargli intendere che no,
non aveva niente di tutto ciò e il moro iniziò a sentirsi
un po' stranito da quello strano silenzio.
Silenzio, unito ai suoi occhi puntati su di lui, come se stesse studiando ogni suo più piccolo movimento.
Per qualche oscura ragione, Peter era davvero imbarazzato da quello sguardo.
Quasi gli mancava il Wade tutto chiacchierone e poco silenzio.
Ma, soprattutto, pochi sguardi.
"Dunque." esordì, sperando di farlo rinsavire "Sei in classe con
Flash, mh? Non ti invidio, immagino che spasso averlo in giro per
così tante ore di scuola."
Fece una pausa, sperando di scrutare un minimo di reazione da parte
dell'altro ma il canadese sembrò più intento a prestare
attenzione al panno bagnato che il moro gli stava passando in viso,
piuttosto che alla conversazione in sè.
"Quindi, è per questo che ti sei lanciato a prendere la palla?
Era un modo bizzarro e suicida per avere la sua attenzione o...?"
Nuovamente, Wade non rispose ma stavolta abbassò lo sguardo, come se rimuginasse su qualcosa a Peter sconosciuta.
"Okay, mmh. Mi puoi almeno dire perchè continui a lasciarmi regali sui banchi?"
"Cos--" Il ragazzo sussultò di colpo, alzando immediatamente lo sguardo "Come fai a sapere che sono stato io!?"
Oh, finalmente una reazione.
Era ora.
"Come, non te lo ricordi?" esclamò Peter con un sospiro,
togliendo il panno dalla sua faccia e prendendo un pezzo di cotone "E'
una delle tante cose che mi hai farfugliato mentre venivamo qui. Hai detto qualcosa alla 'perchè hai rifiutato i miei
regali fatti con tanto amore?' e poi una manciata di lamentele a
riguardo a cui non ho prestato tanta attenzione."
"Uh..."
In quel momento, il più grande iniziò a farfugliare
qualcosa fra sè e sè e il più piccolo fece finta
di niente, versando il disinfettante sul cotone. Immaginava che questo
fosse un suo modo per riordinare le idee o qualcosa del genere.
Una delle tante stranezze di Wade Wilson.
"Beh, che dire. Non sono bravo a tenere i segreti, immagino? Forse
dovrei mettere un lucchetto nella bocca, così, per evitare problemi del
genere. Dici che esistono piercing del genere? Parlando di piercing,
io-"
"Wade." lo ammonì Peter, mettendogli il cotone imbevuto di disinfettante su uno dei tagli senza avvertirlo volutamente.
"OUCH, okay okay! Parlerò." esclamò il biondo, sussultando a quel tocco.
Nonostante le sue parole, il canadese tacque per un lungo istante e il newyorkese si ritrovò a sospirare.
"Wade, non ho tutta la gior-"
"E' ... E' solo che--" lo bloccò l'altro, iniziando finalmente a
parlare "Insomma, l'altra volta non abbiamo avuto una conversazione
così piacevole. Tu... Tu... Beh, lo sai. Non è stato
carino, cioè, non so bene in cosa, insomma, non volevo fare
nulla di male ma, sì, l'ho capito che ho sbagliato. E ho pensato
'cosa potrebbe far star meglio Peter Parker?' e mi è venuto in
mente che- che, beh, tu mangi, no? E a chi non piace un po' di zucchero
nel sangue? Insomma, io se potessi me lo inietterei direttamente nelle
vene e-- No, sto divagando. Però non sapevo bene i tuoi gusti e
sono andato a caso?? Poi ho visto che con quel tipo mangiucchiavi il mio regalo che, non vorrei allarmarti ma, era qualcosa di esclusivo per te,
ma non fa nulla, davvero, eh, però insomma è qualcosa di
serio? Cioè, è un qualche sorta di amico del cuore o--"
"Okay, okay, fermo un attimo."
Peter spostò la mano, buttando poi il cottone nel cestino, scrollando le spalle.
Perchè aveva avuto l'idea malsana di farlo parlare nuovamente?
Nel mentre, Wade prese quell'attimo di pausa per scegliere con cura i
cerotti da mettere - cosa con molto poco senso, visto che i tagli erano davvero
minuscoli.
Ovviamente, fra i migliaia di cerotti classici, scelse gli unici con gli
unicorni sopra e il moro non si sarebbe aspettato niente di meno da lui.
".. Okay, sintetizzando." mormorò Peter, prendendogli dalle mani
i cerotti, applicandoglieli sui graffi "Hai capito di non esserti
comportato correttamente con me e volevi farti perdonare ma, non
conoscendomi abbastanza, hai optato per qualcosa di un po' basilare,
offrendomi delle caramelle. Corretto?"
Il canadese annuì velocemente a quelle parole, iniziando a battere le mani un paio di volte.
"Wow, hai reso quello che ho detto meno stupido e più semplice
da spiegare." mormorò, sinceramente ammirato "Comunque,
sì, esatto. Quello, in più ho fatto in modo che nessuno
ti tormentasse in alcun modo."
Ecco che il newyorkese si ritrovò ad allargare gli occhi dalla
sorpresa e le sue labbra si dischiusero, iniziando poi a balbettare.
"No-- Tu-- Cosa? Perchè hai-- No, okay, ora devi rispondere ad alcune domande."
"Oh certo. Come vuoi, Petey pie."
Peter notò, con suo enorme disappunto, come l'altro ora sembrasse
tranquillo e, anzi, era tornato a sorridere come se nulla fosse
successo.
Che si divertisse del percettibile shock dell'altro?
"Non chiamarmi- vabbè, lasciamo stare. Intanto, metti la borsa del ghiaccio sulla fronte." mormorò,
incrociando le braccia al petto "Ad ogni modo, che vuoi dire che hai
fatto in modo che nessuno mi tormentasse? E come facevi a sapere ogni
volta dove mi sedevo? E perchè hai buttato così tanto
soldi per una cosa del genere? Ma, soprattutto, visto che volevi solo
scusarti, perchè non mi hai scritto direttamente un bigliettino
dove ti scusavi?"
"Okay, dunque." mormorò, mugugnando dal dolore per il ghiaccio
sulla fronte "Punto prima, non ho fatto niente di che. Parlato con
qualche tipo. Minacciato qualche tipo. Niente di più."
Fece una pausa, per poi notare lo sguardo scettico dell'altro.
"Oh, andiamo, non fare quella faccia! Sì, okay, va bene, ho anche
pestato qualche tipo, ma se lo meritavano! E poi mi sono divertito,
è da un po' che non pestavo così tanta gente e-- Uh,
sì, non ne ho beccato uno. Cioè. Flash. Non l'ho mai
beccato nel momento giusto. E poi è stato a casa per un po',
credo influenza? Penso ne abbiano anche parlato, ma, ahimè, non
presto spesso attenzione a quello che dicono gli altri."
Perchè Peter non ne era assolutamente sorpreso?
"Bene, prossima domanda! E' stato facile sapere dove ti sedevi,
insomma, sei un tipo abbastanza abituale. E' bastato osservarti un
po', fare qualche domanda in giro e il gioco era fatto."
Okay, ora era seriamente inquietato da Wade.
"E per rispondere alle ultime domande. L'ho fatto perchè volevo
farlo e poi eravamo in periodo di San Valentino, quindi, perchè
no? Tutti hanno bisogno di zucchero a San Valentino. E il tutto
è venuto a costare qualche spiccio. E sul perchè non ho
scritto un bigliettino... Uh...."
Il canadese si stoppò e il newyorkese gli rivolse uno sguardo interrogativo.
"... Ermh, non ho una risposta. Non ci ho proprio pensato."
esclamò, facendo spallucce per poi assumere uno sguardo
sbalordito "Wah, effettivamente, facendo così avrebbe avuto
tutto più senso e sarebbe stato più facile. Cavolo, sei proprio un genio!"
"Gggià." confermò il moro, roteando gli occhi esasperato
"Comunque. Quindi mi hai comprato una marea di merendina. Mi hai, emh,
sei diventato il mio..."
"... 'Serial killer personale'?"
"... Stavo per dire 'angelo custode' ma, sì, immagino vada bene
anche quel termine." mormorò, facendo spallucce "Insomma. Hai
fatto tutto questo... Perchè?"
Wade rimase per un lungo istante in silenzio, per poi poggiare la borsa
del ghiaccio di fianco a sè, iniziando a giocherellare con le
dita.
"... Eeee che..." esordì, con un leggero sorrisetto "Potrai non
credermi, ed insomma, non ti biasimo, chi lo farebbe mai? Maaaa, non
so, ti trovo interessante? Sei particolare, mi piacciono le cose
particolari! Non che tu sia una cosa, sia chiaro, le persone non sono
cose, le cose non sono persone. Uh. Dicevo? Ah sì, io volevo
davvero davvero davvero aiutarti quella volta! Con quel tipo. Che non
so chi sia. ... E' il tuo amico dell'altra volta? Il tuo forse
amico del cuore? Ma stavi scappando l'altra volta, quindi magari io
potrei-- No no no no no , Wade, basta cambiare discorso!"
Era una sua impressione o si era appena parlato in terza persona?
"Ti ho osservato in tutto questo tempo e-- cioè, non osservato
nella maniera creepy degli stalker ma tipo, a volte controllavo che
stessi bene ed effettivamente sembravi stare meglio? Più
tranquillo?? Credo. E.. E oggi, oggi non mi aspettavo che le nostre due
classi avrebbero lavorato assieme e- ho cercato di non farmi notare
troppo, ho pensato, 'se magari lo innervosisco e non mi vuole vedere?'
e- è andata. Ma- Non so, ho visto come ti trattava l'insegnate,
come gli altri facessero finta di nulla e- non so, dovevo fare
qualcosa. Quindi, mi sono lanciato e-- e---"
" ... Hai provato a proteggermi?" sussurrò con sorpresa, non aspettandosi per nulla un discorso del genere.
"SI'. Sì, è quello ciò che volevo dire, bene,
suona molto meno
imbarazzante detta da te." esclamò il biondo, guardandosi
intorno - e il moro avrebbe quasi giurato che le sue guance si fossero
colorate un po' "Quindi... Non ti volevo
spaventare, quella volta. E non volevo creare, altri problemi ora. Non
sono bravo a scusarmi, quindi non credo che riuscirò a dire
qualcosa meglio di questo discorso senza senso."
Peter non sapeva davvero che pensare di questo discorso.
Insomma, era confuso dal perchè avesse attirato così
tanto l'attenzione dell'altro e del perchè avesse
così tanto al cuore il moro.
Decisamente, il modo che aveva di pensare era insolito e, in qualche
modo, per quanto il discorso forse strano e confuso, era riuscito a
riscaldargli il cuore in qualche modo.
"...Non - Non mi ero spaventato quella volta." commentò quasi senza voce, passandosi una mano fra i capelli.
Dopo tutto quello che gli aveva confessato, il newyorkese quasi sentiva
che dovesse dargli una spiegazione, come minimo, ma non ci riusciva.
Era una cosa troppo difficile di cui parlare con chiunque, figurarsi
con una persona che conosceva appena.
"... D'accordo." esordì nuovamente il canadese, inclinando il capo "Quindi. Siamo apposto, io e te?"
"... Sì, va bene." esclamò il newyorkese, lasciandosi scappare un sospiro di sollievo.
Era davvero grato che l'altro non avesse insistito oltre.
Dopotutto, per quanto avesse dei modi discutibili e, per molte cose, non sembravano compatibili, non lo odiava.
E poi, quelle merendine e quelle caramelle che gli aveva regalato erano davvero buone.
E--- Oddio, stava ammettendo a se stesso che Wade Wilson gli stava quasi simpatico.
"Uh, ancora non arriva nessuno." esordì Peter, cercando di
cacciare l'imbarazzo che provava in quel momento "Vuoi, mh, qualcosa
per quel livido?"
"Livido?" chiese sorpreso il canadese "Che livido?"
Il più piccolo si guardò in giro, per poi trovare su uno
dei tavolini uno specchietto, che portò poi all'altro, in modo
che potesse vedersi.
"Vedi?" insistette, facendogli ancora segno "Vuoi che ti cerchi una pomata Wade, o-?"
Dopo che l'altro individuò il livido, alzò lo sguardo
visibilmente perplesso, per poi scrutare il viso di Peter, come se
volesse cogliere qualcosa.
Ma, notando l'espressione confusa dell'altro, Wade gli rivolse un sorriso strano.
"Oh tesoro, non so come dirtelo." mormorò con tono fintamente
intenerito, cosa che infastidì il più piccolo "Ma questo
non è un livido."
"Come non è un livido?" esclamò l'altro sorpreso, sbattendo ripetutamente gli occhi "Allora cos'è?"
Calò nuovamente il silenzio fra loro.
Peter guardava Wade.
Wade guardava Peter.
Peter guardava in maniera sempre più confusa Wade.
Wade iniziò a mordersi il labbro inferiore, tremando, distogliendo lo sguardo.
A quel punto, finalmente Peter capì che quello era un succhiotto
e arrossì terribilmente mentre Wade cercava malamente di
trattenere le risate.
Fortunatamente in soccorso del newyorkese - o forse, meglio dire in
soccorso del canadese, visto che Peter era lì lì per
strozzarlo - ecco che arrivò finalmente la
responsabile dell'infermeria, segno che finalmente potesse lasciare il
più grande in buone mani.
"Oh, uh." borbottò, distogliendo lo sguardo, cercando di calmarsi "Ora meglio che vada."
Davvero, per un istante, si era intenerito per uno come lui? Decisamente, aveva preso un abbaglio.
Non che comunque, ora avrebbero dovuto frequentarsi o qualcosa del genere. Quindi-
"No, aspetta!"
Il biondo si alzò di scatto e sembrò avere un giramento
di testa così Peter e l'infermiera dovettero soccorrerlo all'istante per sorreggerlo e farlo
sedere nuovamente.
"Penso tu abbia preso una brutta botta" ipotizzò l'infermiera "Forse dovresti--"
"Sìsì, un attimo." la bloccò subito Wade, -ricevendo in cambio un'occhiataccia dalla donna - per poi
rivolgere l'attenzione nuovamente al più basso "Quindi. Uh.
Possiamo. Sai. Fare quella cosa dello studiare?"
A quelle parole, il ragazzo lo guardò stranito, come se si fosse messo a parlare una strana lingua di punto in bianco.
Wade stava completamente impazzendo?
"... Anche se non ti farò i compiti?"
"Sì!"
"Anche se ti farò studiare sodo?"
"Sì."
"Anche se dovrai lavorare duramente?"
"Uh-uh, mi piace come suona..." mormorò il canadese con tono
flirtante, per poi osservare lo sguardo serio di Peter che, no, non
stava scherzando "... Cioè, sì."
Peter era davvero deciso se accettare perchè, insomma, aveva dei veri e propri alti e bassi con Wade.
A volte lo inteneriva, alcune volte l'avrebbe lanciato volentieri da una scogliera: era una relazione strana.
Tuttavia, pensò a tutto quello che il più grande avesse
fatto per lui e di come si fosse ridotto per una pallonata destinata a
lui. Effettivamente, se non fosse stato per l'altro, ora ci sarebbe il
newyorkese sul lettino dell'infermeria.
Eh poi sì, al ragazzo faceva ancora gola quella probabile raccomandazione all'università.
".. Va bene."
"Va bene? Davvero?" esclamò il biondo, in tono sbalordito.
"Sì." borbottò Peter , sorpreso dalle sue stesse parole "Va bene. Ci... Vediamo venerdì in biblioteca?"
"Sì! Assolutamente. Quando vuoi. 24 su 24. Anche se vuoi fare al--"
"Ragazzo, adesso basta." commentò spazientita la responsabile
"Vedo che ti hanno prestato delle prime cure, ma ora è il caso
che ti visiti io. E cambiati quella maglietta, è orribile."
"Dottoressa, è un suo modo per flirtare con me o-"
"E' un modo per dirti che quella maglietta è così intrisa
di sangue che sembra che tu abbia sgozzato un animale perciò
muoviti. " esclamò stizzita, per poi far segno a Peter di
allontanarsi con la mano "Tu torna a lezione, al tuo amico di
penso io."
Il newyorkese annuì con la testa e dischiuse le labbra per
salutare quando il biondo, senza vergogna alcuna, si tolse la maglia e
la lanciò da un lato.
Peter non ebbe neanche il tempo di imbarazzarsi di nuovo, che vide
qualcosa che lo sconvolse ancora di più: quelli che vedeva su
tutto il corpo di Wade, questa volta, era assai sicuro che non fossero
succhiotti.
//Salve ragazzi <3
Intanto alcune precisazioni.
Sì, mi sono dimenticato di dirlo, la storia è ambientata
verso metà gennaio (in questo capitolo dovrebbe essere
metà Febbraio, more or less) quindi tranquilli, non ho sbagliato a scrivere. uvu
E sì, quelle che ho elencato sono tutti dolcicaramelle americane (alcuni
li ho anche assaggiati, tipo gli Sno Ball, sono buonissimi,
consigliatissimi per chi ama il cocco **)
E niente, dopo questa pubblicità occulta (?) spero il capitolo
vi sia piaciuto! Grazie ancora a tutti che continuano a sostenermi
e che leggono la storia!
|