Epilogo
EPILOGO
Anno 1224 d.C., Alessandria d’Egitto.
Sono passati oltre vent’anni dal giorno in cui ho ripudiato
la mia fede e i miei ideali, per avere salva la vita. Negli ultimi decenni ho
appreso il valore della religione islamica e sono diventato uno di quelli che
consideravo infedeli.
Sono un Moro, un Saraceno.
Dopo lo sputo contro la reliquia, il mio nome è diventato
Abdul Al-Rashid, in onore del comandante che ha condotto la mia cattura e
l’esecuzione dei miei compagni.
Sono stato circonciso e sono stato obbligato a seguire per
oltre due anni un Imam, che mi ha aiutato ad apprendere tutto ciò che serve a
un devoto fedele di Allah e del suo Profeta.
Mi sono state concesse tre mogli scelte tra le figlie degli
arabi più radicali, affinché potessi dimostrare che appartenevo ormai alla loro
realtà.
Ho appreso l’arabo, ho letto il Corano, ho imparato tutte le
preghiere e ad adagiarmi correttamente sullo stuoino per prostrarmi al cospetto
della potenza divina.
Ho avuto moltissimi figli dalle mie consorti, che con il
tempo ho imparato ad apprezzare e rispettare. Davvero, sono uno di loro. A
tutti gli effetti.
Il burqa di Fatima, la preferita tra le mie mogli, profuma di
henné e di cibo. Di casa.
Sa che non deve parlarmi se non glielo chiedo espressamente,
è stata educata così. Però, concluso questo lungo periodo di digiuno, viene da
me e si prostra ai miei piedi.
“Risparmia i tuoi inchini per rendere onore ad Allah, donna”,
la riprendo con tono rude.
Fatima allora si ritira e si mette in ginocchio, congiungendo
le mani all’altezza di quel viso inesistente, che posso scorgere solo durante
la notte. Non riesco a vedere nemmeno i suoi occhi, poiché coperti da un
leggero velo di lino che le permette solo di muoversi senza inciampare.
“Marito, mi prostro ai tuoi piedi solo per rivolgerti una
supplica a riguardo di nostro figlio Mohamed”, farfuglia con imbarazzo.
“Dimmi”, affermo. Mohamed è il nostro figlio maschio
maggiore, ed ho un buon dialogo con lui. Non capisco quindi il motivo
dell’intervento della madre.
“Nostro figlio vorrebbe partire con te, nel qual caso vengano
raccolti nuovi soldati per la guerra santa contro i Franchi”.
“Poteva dirmelo anche da solo”.
“Mohamed ha un carattere molto timido…”.
Non l’ascolto più, mi limito a scansarla. Ho bisogno di
parlare con mio figlio.
Mohamed è in giardino, dove si allena ogni giorno. Il suo
sogno è quello di diventare un guerriero di Allah e di cavalcare sulle terre dei
Franchi invocando il Profeta.
Mi avvicino a lui e noto quanto la sua pelle pallida sia
simile alla mia.
“Mohamed”, dico, “devo parlarti”.
Il giovane capisce al volo che cosa è successo.
Lascia a terra le sue armi e mi si avvicina, ma è titubante e
i suoi lineamenti esprimono tensione. Non sa a cosa abbia portato l’intervento
della madre.
“Dimmi, padre”, replica, ma continua a immaginare tutto.
Con un sospiro, gli poso le mani sulle sue spalle muscolose.
“Se volevi venire in guerra, bastava dirmelo. Sai che non mi
separerei mai da te, figliolo”, lo rassicuro. Pare felice di non essere
sgridato, e infatti sorride.
“Grazie, padre”, replica con attenzione, senza dire altro. La
soddisfazione però è evidente.
“Sai, vero, perché non siamo ancora partiti verso
l’Occidente?”. La mia domanda è una sorta di masso che ruzzola in un
precipizio.
Torna serio e si scosta i capelli castani dalla fronte,
turbato. È consapevole che un tempo ero un cristiano.
Sa che non ho potuto combattere per Allah, finora, solo
perché dovevo dimostrare di essere pienamente convertito.
Adesso pare prossimo il momento in cui io e il mio figlio maschio
maggiore potremo partire per combattere la Jihad. La maggior parte degli
uomini, a parte i contadini, l’hanno già fatto.
A seguito del disastro della crociata improvvisata di Enrico
Porfirogenito, il mondo islamico si è accanito duramente contro i Regni
Crociati e l’Impero Romano Germanico. Dopo la disfatta del nostro esercito e la
morte del principe, la flotta di Costantinopoli è stata annientata nei pressi
di Damietta proprio mentre cercava di approdare per offrirci rifornimenti e
truppe fresche.
L’altra metà dell’esercito, in movimento da Edessa, è stata
sconfitta e annientata una volta raggiunta la Mesopotamia.
I Mori, arrabbiati per l’aggressione a sorpresa, hanno invaso
presto tutta la Terra Santa e i Regni Crociati, ormai rimasti vulnerabili e
indifesi. In pochi mesi hanno capitolato tutti. Poi è stata la volta
dell’Anatolia e dell’Armenia, sottomesse rapidamente.
Infine, la flotta islamica è sbarcata in Grecia, iniziando la
conquista dei Balcani, mentre l’esercito ha assediato Costantinopoli, la
capitale, che è caduta dopo quasi un anno di assedio costante. Durante il suo
saccheggio sono stati uccisi tutti i componenti della famiglia imperiale,
Imperatore ed erede compresi.
La potenza del mondo islamico si è rivelata in tutto il suo
impeto grazie all’unità delle sue componenti, che notando i successi improvvisi
hanno scelto di cogliere a loro volta il momento e di unirsi alla Guerra Santa.
Una Crociata invertita.
Dall’Al-Andalus, i Mori hanno invaso l’Impero da Ovest e
hanno sottomesso facilmente il Sud della Gallia, riuscendo a invadere anche il
Nord dell’Italia. I guerrieri berberi e beduini sono salpati dal porto di
Tunisi su imbarcazioni improvvisate, per sbarcare in Sicilia.
Attaccato da tutti i fronti e ormai senza più nessuna guida,
l’Impero ha subìto una sconfitta dopo l’altra ed ha perso la maggior parte dei
suoi territori.
Dopo oltre vent’anni di guerra incessante resta solo la città
di Roma a resistere nel cuore di un Mediterraneo islamico, grazie alle continue
ed esose tasse pagate dal pontefice.
Dell’Impero resta solo il suo nucleo tedesco, racchiuso tra
Brema e Amburgo. Anche la fortezza di Colonia resiste ancora. Per compiere
l’ultimo atto della lunghissima guerra e sancire la netta vittoria islamica
serve ogni guerriero disponibile, quindi anche le nostre braccia.
Dopo un lunghissimo silenzio, mio figlio pare riscuotersi.
“Lo so, e non mi interessa. Io sono un guerriero di Allah”,
replica. Secco, deciso. Forse ha ragione lui, ed ho sbagliato a ricordargli che
di me nessuno su fida, ancora, per via del mio passato.
Ma egli potrà fare grandi cose, questo è sicuro.
Tolgo le mani dalle sue spalle e lascio che torni a
esercitarsi, fingendomi felice per la sua risolutezza e per il suo modo
corretto di comportarsi, adatto alla nostra Fede.
In realtà, non è così. So che quando tornerò in Germania
perderò tutto quello che mi è stato insegnato con la forza in Egitto. So già
che odierò tutte le moschee che hanno rimpiazzato le chiese, saccheggiate e
date alle fiamme. So che cercherò ciò che resta della mia famiglia, le mie
sorelle e i loro discendenti. Già mi chiedo come se la staranno passando,
d’altronde sono tre anni che Magonza è sotto il dominio saraceno, quindi saranno
stati convertiti tutti da tempo.
Insomma, la Germania e l’Occidente sono per me un’attrazione
irresistibile. Mi allontano da mio figlio e mi lascio avvolgere dalle basse e
rigogliose fronde dei melograni, che prosperano in questa terra resa
fertilissima dal Nilo.
Solo e distante dagli occhi di tutti, dopo tanti anni riesco
a compiere quel gesto che mi riporta alla mia vita precedente, mandando in
frantumi tutti i giuramenti più recenti; compio il Segno della Croce.
Lo faccio con lentezza, pianissimo.
Adesso sono anche certo che non tornerò più indietro, e che
la mia missione è nell’altra sponda del Mediterraneo, che devo assolutamente
raggiungere. Ho forza e motivazione, e la certezza che il Cristo è ancora
dentro me e non mi ha mai abbandonato.
Quando torno indietro, trovo un funzionario che chiacchiera
con mio figlio. È venuto per arruolarci, lo so. Il Dio della mia infanzia mi
vuole riportare a casa al più presto.
Due anni dopo,
boschi della Danimarca.
È qui dove ho deciso di riprendere in mano le redini della
mia vita.
Sono tornato a essere Bruno.
Ho visto il mio figlio primogenito, Mohamed, morire di peste
durante il lungo viaggio che mi ha riportato in Germania.
Nonostante il fatto che fosse un Moro fino al midollo, lo
adoravo. È stato un colpo così duro da donarmi ancora più risolutezza quando ho
disertato, una volta giunto sotto le mura di Colonia.
Mi sono ricongiunto con ciò che resta delle truppe imperiali,
poche centinaia di uomini mal equipaggiati e spaventati che si nascondevano tra
i boschi.
Alla fine, Colonia, Brema e Amburgo hanno capitolato, come
tutte le altre cittadelle fortificate della Germania Settentrionale. Noi ci
siamo riorganizzati qui, nella Danimarca ancora libera, nell’ultimo lembo di
terra rimasto ancora inviolato dai temibili Saraceni.
Essi hanno già sconfitto i Variaghi, espandendosi ancora più
verso Est, e condotto terribili incursioni in Scandinavia e nelle remote Isole
dei Britanni. La Marca Danese si è salvata, però, e si salverà dall’immenso
Impero islamico.
I miei compagni erano allo sbando, certi della sconfitta, ma
io mi sono impegnato a convincerli del contrario. Non si fidavano di me, poiché
sono giunto presso di loro vestito ancora da Saraceno.
Ho raccontato a loro la mia storia personale, ed ho mostrato
le ferite sul mio corpo, segno delle battaglie condotte per conto degli infedeli.
Ho raccontato delle mostruosità che essi compiono contro i nostri
correligionari, essendo schiavi di una divinità demoniaca.
Ho inventato tutto ciò di sana pianta, per dare loro
un’ultima motivazione per resistere ancora e a oltranza. Per loro ora sono
l’Ultimo Crociato, l’unico uomo tornato dall’Oltremare per servire ancora la
Croce.
All’onorevole età di cinquant’anni sono diventato la loro
guida, un barlume di speranza nel mezzo della devastazione e della sconfitta.
Alla fine, ho scoperto che l’unico dettaglio che può
permetterci di vincere è il combattere durante il rigido inverno. Dio ha
mostrato di essere dalla nostra parte, quando il clima negli ultimi anni si è
mostrato più rigido e inclemente, con estati brevissime e spesso gelide.
Noi, abituati al freddo, e loro, abituati al caldo.
Combattere seminudi e leggeri non è semplice in queste
condizioni climatiche, e soprattutto non sono in grado di farlo sulla neve.
Possiamo vincere, quindi, anche se siamo in pochi; sono
convinto che lo sterminato Impero dei Porfirogeniti tornerà a splendere, seppur
magari non raggiungerà le dimensioni precedenti. Possiamo farcela e per la
prima volta dopo quasi un trentennio di guerra siamo riusciti a infliggere
alcune sconfitte ai Mori.
Adesso anche la popolazione locale ha trovato la forza per
ribellarsi agli infedeli e molte delle principali città tedesche e italiane
stanno cercando di espellerli dalle loro mura. Noi giungeremo loro in aiuto.
Che questi freddi boschi possano essere imperituri testimoni
del nostro coraggio e del desiderio di rivalsa.
La speranza è tornata, e che Dio sia per sempre con noi.
Amen.
NOTA DELL’AUTORE
Ogni volta che Mystery indice un Contest, so già che mi
divertirò a scrivere.
Ne ho saltato solo uno perché ero indaffaratissimo, ma
ricordo che era molto ispirante. Complimenti al giudice quindi per offrire alla
mia mente tante idee su cui scrivere.
Detto questo, andiamo al sodo.
La traccia che ho scelto non era molto scontata. Ho deciso di
complicarmi ancora la vita tramite alcune scelte narrative non semplici.
L’Ordine a cui Bruno appartiene è costruito sulla base di
quello Templare. Tuttavia, dopo la prima crociata, nel mio racconto si sono
assestati i confini tra Regni Crociati e Islamici, sulla base di una pace
stabile.
La Cristianità è riunita, i due Imperi si sono fusi da
secoli. Ho scelto di mantenere il latino come lingua principale del riformato
Impero Romano, anche se ho preferito chiamarlo Impero Romano Germanico poiché
si presuppone la fondazione del lobo occidentale a opera di Carlo Magno e dei
Franchi, ed esso ha come nucleo proprio la Germania. Il momento in cui la linea
del tempo cambia rotta, infatti, è proprio a seguito del matrimonio tra l’erede
bizantina e l’Imperatore del Sacro Romano Impero, avvenuto nel 1002. Nella
Storia che tutti conosciamo, però, l’Imperatore muore poco prima del
matrimonio.
Grazie allo stato di pace, il fenomeno dell’incastellamento è
stato minore, quindi da qui la maggior vulnerabilità al cospetto del repentino
attacco in massa del nemico.
Ci tengo a precisare che nel racconto nulla vuole ledere
qualcuno. Ho utilizzato il termine infedeli e alcune scene delicate solo per
restare fedeli al periodo storico e, appunto, agli eventi e al lessico delle
crociate. Naturalmente io sostengo la pace tra le varie culture e le varie
religioni. Il mondo è bello proprio perché è variegato.
Vi ringrazio tantissimo per aver letto questo racconto.
|