Assassino in Mezzo a Noi

di Teco
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Il sole stava ormai calando lentamente su Tokyo, tingendo i palazzi e le strade di rosso. Ran era sola, seduta sul divano dell'ufficio di suo padre Kogoro, mentre leggeva ripetutamente un messaggio che stava scrivendo.
Era un messaggio che stava programmando da tanto tempo, un messaggio importante, un messaggio che non poteva contenere errori, un messaggio che doveva chiarire la situazione.
Lesse una frase.
La corresse.
Continuò la leggere.
Cancellò qualche parola.
Proseguí.
La giovane karateca fece un profondo respiro, appoggiò il telefono sul tavolino e si distese, guardando il vuoto: Sentiva il suo petto pesare a causa di tutte quelle emozioni contrastanti, e sentiva gli occhi pizzicare da qualche lacrima.
Non si era mai sentita cosí sola.
Mai.
Riprese il telefono, guardando il nome di quel contatto, quel dannato contatto a cui stava scrivendo: Shinichi Kudo. Il suo Shinichi. Ripensò a quella volta che lo aveva aspettato per ore ed ore, per un'appuntamento. Era buio pesto quando lui si presentò, e Ran si ricordava ancora del dolore ai piedi di quel giorno, della preoccupazione, dei castelli mentali. Eppure, quella sera, lo aveva perdonato.
Parlò di quella sera anche nel messaggio.
Ripensò a quella sera in cui lui si era dichiarato, ripensò alle farfalle nel suo stomaco quando le aveva detto quelle dolci parole. In cuor suo pensava che le cose, da quel momento, avrebbero preso una piega migliore, che si sarebbero visti e sentiti piú spesso. Ma erano punto e a capo.
-Non ho piú la forza di perdonarti, Shinichi. Sono stanca. Dimmi... dimmi se vale la pena aspettarti ancora... e sii sincero con me, Shinichi.-
Scrisse. Fece poi un profondo respiro, e cliccò “invia”. Strinse il telefono al petto, iniziando a piangere copiosamente. Non avrebbe mai voluto che finisse cosí. Non avrebbe mai voluto girare pagina, ma non poteva soffrire ancora.




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