Erano dieci minuti che Akira era uscito dall'appartamento di Ryo.
Non comprendeva perchè, ma il giovane professore si sentiva
irrequieto. Non riusciva a concentrarsi sui preparativi dell'evento
sportivo e su ciò che dicevano i suoi collaboratori per il
progetto.
-Eh... Profesor Asuka, sta ascoltando?-
-Sì, certamente.- rispose pacato il ragazzo.
Ryo cercò di riflettere lucidamente, perchè aver
lasciato andare Akira doveva renderlo teso? ...Aveva lasciato a piede
libero un adolescente con un demone in corpo in senso letterale,
estremamente instabile, con scarsa capacità di autocontrollo
e in preda agli istinti... Cominciò a credere di aver
commesso una leggerezza, poteva non essere stata fra le sue trovate
migliori.
“Se perdesse il controllo e si trasformasse davanti a
qualcuno... se finisse per ferire o uccidere un essere
umano...” rivelare l'esistenza dei demoni era parte del suo
piano. “Ma è troppo presto per Akira, sarebbe
pericoloso...”
Improvvisamente una sgradevole sensazione investì in pieno
Ryo.
“Qualcosa sta andando male.” non aveva un motivo
razionale per pensarlo, ma ne era più che certo.
-Vogliate scusarmi, è urgente.- annunciò il
professor Asuka alzandosi senza degnare i due uomini neanche di uno
sguardo. Psyco Jenny gli porse il cappotto, le chiavi della macchina e
lo vide andare via senza poter fare niente per fermarlo.
La segretaria non poteva apertamente ostacolare il capo nella speranza
che quel inconveniente corrispondente al nome di Akira Fudo si
togliesse finalmente di mezzo e non era neanche sicura di come avrebbe
reagito il suo signore se fosse stato eliminato dai demoni... Si era
già dimostrato un protettore capriccioso a cui affidarsi,
pronto a sacrificare demoni per i sui bisogni egoistici. Qualcuno
avrebbe detto che in fondo pur sempre figlio di suo padre era... non
c'era troppo da fidarsi... Psyco Jenny si rassegnò
tristemente. Era molto probabile che la mattina seguente si sarebbe
risvegliata in un mondo in cui Akira Fudo esisteva ancora abbassando di
molto le già misere probabilità di successo dei
demoni...
Alla fine Ryo avrebbe anche potuto restarsene a casa, non era riuscito
a fare nulla di buono, neanche a sparare a Sirene. Quando aveva avuto i
due demoni abbastanza vicino da poter mirare, il suo corpo l'aveva
sabotato, le braccia e le mani avevano cominciato a tremare.
“Ho paura di colpire Akira...” si rese conto. Era
sicuro che se il suo corpo non avesse avuto quella reazione avrebbe
potuto colpire l'arpia senza problemi, quell'insicurezza era
ridicola... ma era umana, lui era umano? “Ma sono superiore a
queste cose!” pensò con superbia e frustrazione...
le sue mani erano di un altro avviso. Ma la paura non era una
sensazione a lui estranea, era stata la sua paura a spingerlo a
coinvolgere Akire in quel inferno, giusto?
L'opportunità sfumò e perse i due demoni di
vista. Non gli restava che tornare in macchina e cercare di
rintracciarli, se ad Akira fosse successo qualcosa la
responsabilità sarebbe stata sua...
Lo stato di agitazione finì e la sensazione che Akira fosse
in pericolo si affievolì. Non pensava che il ragazzo fosse
morto, era certo che l'avrebbe sentito se fosse stato così,
ma aveva bisogno di trovarlo e accertarsene di persona.
Il suono si faceva sempre più nitido. Era una voce che lo
stava richiamando, la conosceva bene.
-Akira!- quando il ragazzo aprì gli occhi, l'amico si
quietò.
-Ryo...- era una sensazione quasi nostalgica. Durante un breve periodo
della sua infanzia, quando si sentiva male, Ryo era sempre nei paraggi,
silenzioso ad attendere pazientemente che si riprendesse e potessero
tornane a giocare insieme... era un po' strano, Ryo non era un bambino
a cui giocare sembrava piacere molto, era Akira a trascinarlo e
coinvolgerlo, eppure lo seguiva comunque e gli lasciava decidere il
prossimo gioco. Ma non erano più bambini, non avevano il
tempo per giocare, né dei genitori che si sarebbero presi
cura di loro quando stavano male. Ryo non li aveva mai avuti, ma non
aveva mai dato prova di soffrire per questa mancanza, Akira li aveva
persi prematuramente e stava male. I suoi occhi cominciarono a
lacrimare. Quel ragazzo in bianco davanti a lui, la cui figura appariva
sempre più appannata, era l'unica cosa che gli rimaneva di
quel periodo dell'infanzia prima che i suoi genitori cominciassero ad
essere essere sempre meno presenti.
-C-come mai sei qua?- chiese balbettando. -S-sono felice di
rivederti... ma...-
-Ho avuto un presentimento.- disse senza approfondire la questione. -Ti
aiuto ad alzarti...- lasciò che il ragazzo gli si
aggrappasse alla spalla e si alzò cercando di aiutarlo a
sollevarsi. Akira era ancora terribilmente dolorante.
-Com'è possibile che io sia ancora vivo?- domandò
a voce alta, più a se stesso che a Ryo. -S-Sirene... che
fine ha fatto?-
-Ah... aspetta, te la mostro.- Ryo lo portò di fronte ai
cadaveri irrigiditi di Sirene e Kaim. Akira rimase quasi incantato. Il
mostro che si era unito a lei aveva sacrificato la sua vita pur di
concedere all'amata la vittoria e un ultimo attimo di
felicità e da un certo punto di vista non aveva neanche
fallito. Il mostro quadrupede non era stato guidato da una cieca sete
di sangue e violenza, anche se Ryo lo aveva escluso. Per quanto Akira
si fidasse delle conoscenze del amico, era certo che Kaim doveva averla
amata molto.
-Io l'ho... l-lei mi ha... c-ci siamo, abbiamo...- si
ricordò turbato.
-Vi siete forzati ad accoppiarvi? Anche se fosse, in uno
scontro tra demoni è perfettamente normale.- disse Ryo
freddamente -Se invece di essere un devilman, fossi stato una devil
lady ti saresti trovato ad affrontare eventi di questo tipo ad ogni
scontro, i demoni sono fatti così...- sperava di poter
chiudere la questione in modo indolore. “E' meglio
allontanare Akira...” il ragazzo si mosse con ritardo,
inizialmente tenendosi a Ryo, ma cercando di non pesargli troppo. Era
titubante e guardò indietro diverse volte.
Il silenzio fra i due continuò mentre erano in macchina.
-Non sono ferrato in inglese...- disse ad un certo punto Akira cercando
di rompere quel silenzio anche se in modo un po' stupido. -E anche se
lo fossi non ne saprei più di te, questo è
ovvio... ma sono abbastanza sicuro che la controparte di man sia woman,
non lady...-
-Lo so, ma devil lady mi piace di più, tutto qua.-
-Uh... ok...-
-Ti porto a casa dei Makimura?- domandò Ryo, Akira si
irrigidì.
-NO! Non voglio dover fingere che sia tutto normale, che i mostri non
esistano o che i miei siano ancora vivi!- disse di getto tenendosi il
capo tra le mani.
-In teoria sono molto impegnato, devo recuperare e portarmi avanti con
i preparativi della staffetta...- “E devo perfezionare la mia
miscela per i devilman, non ho poi tanti giorni...” -Ma posso
comunque lasciarti stare con me nell'appartamento, basta che non ti
metti in mezzo e...- Akira ruppe le cinture di sicurezza dandogli uno
strattone. Credeva di essere troppo esausto per la rabbia. -Non dipende
da me, Akira... mi piacerebbe avere più tempo per te, ma...-
“Lo so, Ryo” era questo quello che gli avrebbe
voluto dire, ma... -Non è questo il problema, Ryo!- gli
scappò “Ma tu non puoi capirlo! Non hai mai avuto
dei genitori, una famiglia, non sai cosa sia vederli a pezzi!
Non puoi neanche immaginarlo! Così come non sai neanche cosa
voglia dire essere Devilman!”
-Hai perfettamente ragione.- Akira sbiancò quando si rese
conto che Ryo l'aveva sentito. -Ma non provare a sfogarti parlandone ai
Makimura, in particolare alla ragazza, neanche fingendo di star
parlando d'altro. Non possiamo permetterci di mettere a rischio il tuo
segreto.-
-Mi spiace, io non volevo...-
-A me dispiace di averti coinvolto in questa storia, non credevo che il
più grosso problema finora si sarebbe rivelato la tua
emotività...- sospirò. -Non posso prevedere
qualcosa che non conosco.- era stata davvero la paura a fargli
rintracciare Akira? - Avevo bisogno di te...- “Per
cosa?” Perchè si stava dando tanto da fare per
salvare degli umani che non apprezzava o capiva? Per salvare se stesso
e Akira? Ma c'era realmente bisogno di mettersi contro degli avversari
così forti e rischiare la vita dell'unica persona che
contasse qualcosa per lui? “Che cosa sto facendo? Mi sembra
di combattere per dei principi non miei...” era come se la
sua mente avesse trovato un blocco, uno dei tanti. Era uno studioso,
qualcuno poteva pensare che fosse una persona curiosa, ma la
verità era che c'erano diverse cose di se stesso che
accettava passivamente per quello che erano senza farsi troppe domande,
sentiva che era giusto in quel modo.
Akira protese timidamente una mano verso di lui. -Non ora,
sto guidando.- disse freddo, ma gli prese la mano e gliela
accarezzò con i polpastrelli, prima di rimettere la mano sul
volante.
-Dovresti dormire un po', non hai fatto altro che sbadigliare durante
tutto il tragitto.- gli disse Ryo arrivati all'appartamento.
-Già... così non ti disturberò...- non
sapeva neanche lui se fosse commento sarcastico. -Mi dispiace davvero
per quello che ti ho detto in macchina.- disse molto imbarazzato.
-Hai solo riportato un fatto.- rispose l'altro apparentemente privo di
turbamento.
Già, Akira avrebbe dovuto tenere ben presente quella parte
di Ryo, era anche per le sue difficoltà nel comunicare e
comprendere gli stati d'animo che Akira era stato così in
ansia per l'amico quando i due si erano separati, anche se
probabilmente era molto presuntuoso da parte sua credere che Ryo, senza
di lui, sarebbe stato condannato alla solitudine. I due negli anni
successivi si erano visti perlopiù tramite video-chiamate.
Akira si era ricreduto e sentito stupido col passare del tempo, Ryo
crescendo gli era apparso più spigliato e mentre da piccolo
tendeva ad essere mono espressivo, come ragazzino sembrava avere un
modo di approcciarsi più normale, ma in realtà si
era lasciato ingannare come gli altri, era più apparenza che
altro, all'interno Ryo rimaneva lo stesso. Era logico che avesse
imparato a recitare le emozioni. Era un professore, doveva parlare in
pubblico e collaborare con persone più grandi di lui. Anche
se forse... si era sentito sollevato nell'avere a che fare con un Ryo
meno estraneo del previsto... “Non ho il diritto di
lamentarmene ora...”
-Mi sono comportato da bambino, non posso essere geloso di te
perchè non hai mai avuto una famiglia... io ho sempre i
Makimura e per un attimo li ho scordati...- Ryo appariva piuttosto
pensieroso.
“Li hai scordati in favore di persone che non facevano
più parte della tua vita da anni... non c'erano
già da tanto tempo per te, quindi per quale motivo sei
rimasto così colpito?” ma nonostante tutto, aveva
qualche idea su cosa poteva dire e cosa non poteva dire ad Akira
così evito di farglielo presente.
-Ora che siamo di nuovo insieme potrei essere la tua famiglia...-
-Devo averti frainteso.- lo interruppe Ryo -Pensavo che avessi bisogno
di distrarti dai tuoi pensieri, invece avevi più bisogno di
poterti comportare in modo infantile e attirare l'attenzione.-
-...Eh?- Akira temeva che non l'avesse ascoltato.
-Suppongo sia normale avere dei momenti simili, non devi preoccuparti.
Se l'avessimo capito prima avremmo fatto meno traffico, ma tu tendi a
concentrarti troppo sui problemi altrui e a non capire i tuoi.-
-Eh... ecco...- Ryo lo stava riprendendo sul fatto che non
capisse i propri problemi... Ryo... perchè la situazione gli
appariva così assurda?
-Va a lavarti prima di metterti a letto.- gli consigliò
mettendosi sul divano a sedersi.
Akira andò alla ricerca del bagno muovendosi come uno
zombie, era stremato.
-Se non lo trovo subito mi lavo in piscina... tanto è la
stessa cosa...-
-No, non lo è.-
Ryo cominciò a fare delle telefonate. Aveva ancora bisogno
di mettersi d'accordo per la diretta del suo programma, ma alla fine il
sonno lo colse mentre era al telefono. Fu Psyco Jenny a chiudere la
telefonata per lui. Andò nella sua stanza a recuperare una
coperta da mettergli addosso. Entrando, pur essendo perfettamente
cosciente della sua presenza, i suoi grandi occhi non poterono fare a
meno di soffermarsi su Akira sotto le coperte del suo capo. L'umano
sembra stare avendo un incubo, si agitava molto, ma era vivo e in
salute... Psyco Jenny aveva sperato sul serio che facesse una brutta
fine tra gli artigli di Sirene o che lei riuscisse realmente a far
ritornare Amon in qualche modo... Ora l'umano giaceva lì
indifeso, ma lei non poteva toccarlo... Anche se avrebbe tanto voluto
sbarazzarsi di quello scroccone...
“Non ci provare!” sentì chiaramente
l'ordine accompagnato da una spiacevole sensazione di gelo. Proveniva
da Ryo... no, non proprio... era un telepate molto più
potente e capace di controllare i propri poteri.
“Satana, mio signore, stiamo perdendo demoni contro questo
umano... Non torcerò ad Akira Fudo un capello, posso
desiderarlo almeno...” se altri demoni l'avessero saputo non
avrebbero potuto capire, non erano abbastanza razionali... Satana era
necessario, non poteva fare a meno di stare dietro anche ai suoi
capricci. “E se non scegliesse la nostra parte e perdessimo
anche Amon?” sapeva come era andata le altre volte... non
poteva biasimare Satana, neanche lei inizialmente aveva previsto la
presa di posizione di Akira, neanche lei capiva gli umani. Forse
rivelandogli che non era la prima volta che percorrevano quella strada
e smettendo di occultare ogni pensiero riguardante le loro precedenti
sconfitte, il suo signore si sarebbe deciso a capire che salvare Akira
e sconfiggere Dio contemporaneamente non era possibile, ma a quel punto
nulla le assicurava che Satana avrebbe scelto la loro causa e non la
sua fissazione Akira... “In quanti saremo per combattere
Dio?” questa era una vera domanda... fino a quel punto dello
scontro non era mai sopravvissuta...
“Esci da quella stanza.”
“Non vi fidate di me?”
“Nel momento in cui Akira dovesse ritorcersi contro di me
sarà già morto, limiterò le vittime al
minimo. Anche tu dovresti avere più fiducia, Psyco Jenny, ho
tutto sotto controllo.” Psyco Jenny sapeva che non poteva
essere così risoluto nei confronti del fastidioso umano, non
era neanche sicura di quanto Akira avrebbe dovuto insistere con gli
attacchi perchè lui si decidesse ad ucciderlo...
“E' come se non riuscisse mai a decidersi fra il suo amore e
lo scontro con Dio... Anche se ci è necessario questa non
è la sua battaglia dopo tutto.”
“Ti stai sbagliando, restituirò la terra ai demoni
e non sono innamorato. Anche se sono in parte una donna Akira non mi
interessa. Non provo amore, come non lo provano i demoni, ma a
differenza di loro non ho un forte desiderio sessuale, anzi. Voglio
solo conservare Akira, considerala curiosità...”
“Non avete avuto bisogno della sua presenza quando eravate in
America, perchè ci tenete come se non poteste separarvi da
lui?” lo avrebbe fatto rinsavire puntando su quello? No...
All'inizio aveva creduto che avere il suo signore purificato
dalla maggior parte delle emozioni sarebbe stato un buon punto di
partenza... lo aveva anche tenuto separato dal marmocchio per anni,
invece Akira continuava a rappresentare un abnorme impiccio... Non era
d'accordo col pensiero del suo signore sui demoni, erano capaci di
affezionarsi anche se alcuni lo mostravano in modo più
esplicito di altri. “In compenso nessun demone infuatandosi
sarebbe capace di causare tanti danni quanti ne causa lui...”
A giudicare dal fatto che non le aveva ancora risposto, Psyco Jenny
pensò che Ryo dovesse essere tornato a dormire normalmente.
Scoprì Akira e gli rubò il cuscino. Erano sgarbi
un po' puerili, ma non poteva fare altro...
Quando tornò da Ryo si ricordò di non aver
riportato alcuna coperta... girandosi vide Akira in punta di piedi che
si avvicinava. Le sorrise e si mise un dito davanti la bocca. Prese in
braccio Ryo e lo portò via per poi tornare da solo con una
coperta.
-Ah... Lei non era... era la tutrice Ryo o qualcosa del genere?- le
domandò.-Scusi, non l'ho riconosciuta, poi Ryo l'ha
presentata come segretaria...- si scusò stendendosi sul
divano.
“Se mi avessi guardato in faccia ti saresti ricordato e
invece i tuoi occhi erano da un'altra parte... Non comprende
l'utilità di un emozione come l'amore e dice di non essere
vittima di desideri sessuali... perchè dovrebbe interessarsi
proprio ad un allupato ipersensibile?”
-La ringrazio per essersi presa cura di Ryo, signorina.- Psyco Jenny
rimase di spalle.
-Più che fare la figura genitoriale, si può dire
che lavori per lui da quando è un bambino...- rispose
fredda. Sentì che di aver messo a disagio il ragazzo, forse
la colpa era anche della sua voce poco umana. “Ryo non ha mai
avuto bisogno delle cure parentali di cui necessiterebbe un piccolo di
umano per quanto gli somigliasse e non ha mai dimostrato di cercarle...
quest'umano non capisce nulla...”
Akira non riuscì a riposarsi molto, dormì per
un'oretta, una terribile oretta, poi rimase disteso sul divano cercando
una posizione comoda. Non voleva pensare a niente e aveva erroneamente
creduto che dormire gli sarebbe stato d'aiuto.
Vide Ryo uscire dalla propria stanza.
-Ti avevo anche ceduto il mio letto, eri tu quello che doveva
riposarsi.- commentò sedendosi di fianco al ragazzo.
-Ma sei comunque crollato come un bambino.- ribattè
sorridendo debolmente. -Era meglio metterti comodo, no?-
-Non avrei proprio dovuto addormentarmi.- sospirò. -Hai un
aspetto terribile...-
-Credo di sì...- rispose sbadigliando. -Sei tu ad essere
innaturalmente sveglio...- Ryo si allontanò con il telefono.
Avrebbe voluto continuare la telefonata che aveva fatto prima di
addormentarsi ma non rispose nessuno.
Il ragazzo sentiva il peso degli occhi di Akira addosso, in quel
momento non riusciva a capire cosa l'amico stesse pensando e la cosa lo
disturbava.
-E' tutto a posto?- domandò pacato tornando da lui.
-R... Ryo...- Akira ispirò profondamente. -Solo un incubo.-
per un attimo evitò lo sguardo di Ryo. -Hai ragione, essere
una devil lady sarebbe stato davvero terribile, ho fatto un sogno
piuttosto vivido a riguardo... e c'eri anche tu, mi dispiace...- disse
sfregandosi l'occhio.
-Qualunque cosa sia successa il sogno era tuo, io non ho visto niente,
non hai da scusarti.-
-Già... forse era una sorta di punizione da parte di Sirene,
sempre che i demoni abbiano un aldilà da dove maledire i
vivi, sempre che anche gli uomini c'è l'abbiano...-
sospirò -Mi sento turbato... per un po' non voglio
più saperne di sesso... credo...-
-Akira, ripeto, i demoni sono come animali e nel mondo animale certe
dinamiche sono normali.-
-Quindi mi hai fatto diventare un animale, è questo che
sono?- domandò a denti stretti. -Credevo che la mia anima
dovesse rimanere umana!-
-Sei abbastanza forte da non farti sopraffare dagli istinti
è questo che ti rende differente da loro, ma può
capitare qualche momento di debolezza, qualche imprevisto...-
“Imprevisto...” ripetè deglutendo Akira.
-Ammetto che avrei dovuto evitare di mandarti in giro da solo in quello
stato, è stato un errore. Ma so che non ti
ricapiterà qualcosa del genere se non lo vuoi. Ormai
è passato.- disse determinato. -Fidati. Di te stesso e di
me.-
-Lo farò.- acconsentì. -Ma... anche se dici che i
demoni sono come gli animali o che sono diversi da noi e non amano...
io non ne sono affatto sicuro.- ammise frustrato. -Mi sembrano
abbastanza intelligenti, quindi sei sicuro che dobbiamo per forza
combatterli? Non ci sarebbe un modo per metterci d'accordo e
convivere?- sul volto di Ryo comparve uno strano e minaccioso sorriso.
-...Ryo?-
-A te starebbe bene vivere di nascosto all'ombra di una specie che nel
frattempo invade gli habitat altrui, li rovina... che rovina lo stesso
pianeta... e non poter fare niente per impedirlo? Perchè
sì, gli esseri umani sono una specie numerosissima, ma
appena qualcuno di loro ci lascia la pelle per cause non naturali
cominciano a fare l'inferno, disperarsi e chiedere giustizia! Mettendo
che così possa essere chiamata!- disse con tono esaltato e
per certi versi rabbioso, non ricordava di averlo mai visto
così.
-O-ok, suppongo che visti dall'esterno siamo dei parassiti da
eliminare!- Akira era quasi spaventato. Ryo si massaggiò una
tempia, gli sembrò un po' spaesato e stanco.
-Beh sì, hai ragione...-
-Ma... lo hai detto tu...- disse Akira serio.
-...Ho detto cosa?-
-Forse stai davvero lavorando troppo ultimamente...-
commentò preoccupato anche se si domandava se Ryo non avesse
cercato di spaventarlo di proposito con quel cambio d'umore improvviso,
forse aveva detto qualcosa che per lui era talmente stupido da farlo
arrabbiare. -Non siamo fra le specie meno dannose, ma possiamo comunque
impegnarci per danneggiare meno il pianeta, potremmo provare a
spiegarlo ai demoni... no?- lo leggeva sul viso di Ryo, ma non ne aveva
neanche bisogno. La sua proposta risultava terribilmente ingenua, ma in
cuor suo avrebbe desiderato che una soluzione pacifica fosse fattibile
ora che non era più sicuro della natura del suo nemico.
-Non siamo proprio compatibili come specie.- rispose Ryo freddo. -Per
loro è inevitabile essere violenti e uccidere, non potremmo
comunque convivere senza che ci siano delle vittime. Akira, cerca di
capirmi...- apparve quasi apprensivo, all'inizio... poi si fece
più brusco. -Magari i nemici ti fanno pena, ma qui
è una questione di sopravvivenza, o loro o noi,
c'è poco da farsi problemi.- Akira sospirò per
quanto non gli piacesse doveva riconoscere che Ryo aveva ragione.
Sentiva ancora di essere arrabbiato con lui e sopratutto in quel
momento questo lo turbava.
-Che senso ha avercela con me? Non è possibile fare come
dici tu, non te lo dico certo per dispetto.- disse mostrandosi un po'
infastidito.
-N-no, non è per questo!- per essere poco empatico a volte
dimostrava di saperlo decifrare fin troppo bene. In qualche modo non
riusciva a non imputare a Ryo tutti i suoi dubbi e tutto quello che era
accaduto. Era una cosa terribilmente meschina, lo sentiva. Inoltre
aveva cominciato ad essere incontrollabile già da prima
della sera precedente, non era Ryo il responsabile della sua
irrequietezza. Ma non aveva fatto nulla per calmarlo anche se era
andato da lui a chiedere aiuto.
-Akira, avvicinati...- disse docilmente porgendogli le mani.
In realtà non pretendeva che Ryo lo capisse fino in fondo,
si improvvisasse motivatore e se ne uscisse con qualche discorso
incoraggiante o rassicurante. Erano cose completamente fuori dalla sua
portata, lo sapeva...
-...Akira?- ripetè incerto vedendo che il ragazzo rimaneva
immobile con lo sguardo basso. Si sporse leggermente verso di lui, ma
Akira gli si lanciò addosso rischiando di farlo cadere dal
divano. Alla fine, capendo che in un modo o nell'altro avrebbero
comunque perso l'equilibrio, Akira si buttò di lato e Ryo
gli cadde di sopra.
-Credevo fossi abituato a questo corpo e alla sua forza...-
osservò senza risultare troppo accusatorio.
-Stai bene?- chiese Akira.
-Sì, tutto intero...- rispose. -E tu?-
-Ah, solo ieri ho fatto cadute peggiori, tranquillo, questa
è niente.- sdrammatizzò il ragazzo.
Ryo si mise seduto, cercò di togliersi da sopra Akira e
alzarsi, ma il ragazzo lo trattenne e lo abbracciò
appoggiandosi con la fronte sulla sua spalla. Ryo si rilassò
adattandosi abbastanza in fretta e ricambiò l'abbraccio.
Ad Akira il fatto che Ryo dimostrasse di tenere a lui e di cercare di
confortarlo bastava... probabilmente non sapeva mai cosa dirgli e non
capiva perchè si sentisse in un certo modo, però
se faceva quello che poteva era tutto a posto, lo faceva sentire meglio.
Per qualcuno con i sensi sviluppati come Akira tenere così
vicino un altro essere vivente che non fosse una preda o una minaccia
era molto piacevole. Poteva sentirne distintamente la circolazione del
sangue, il battito cardiaco e il respiro, era in qualche modo strano ma
rilassante anche se per qualche ragione qui segni vitali sembrarono
improvvisamente accelerare un po' in Ryo... Anche se il ragazzo in
bianco si fosse sentito a disaggio e molto teso non lo avrebbe
dimostrato, Akira temeva che Ryo fosse teso pensando che fosse
seriamente arrabbiato con lui.
-E' tutto a posto, Ryo, davvero...- lo rassicurò
accarezzandogli il viso.
-Lo so... dovrei dirlo io...- Non capiva perchè i ruoli
sembravano essersi invertiti, credeva di essere lui doverlo
confortare...
-Nel mio sogno ero in collera con te...- ricordò
malvolentieri. -Sì, c'era una specie di mia versione
femminile, una devil lady, ma io avevo un punto di vista esterno e in
un momento in cui eri molto scossa per una cosa che credevi potesse
succederti... mi sono ritrovato a spaventarti.-
-Spaventarmi?- Ryo faceva molta fatica ad immaginarselo.
-Era come se fossi una specie di spettro, sono entrato mentre facevi la
doccia e ti ho messo paura chiamandoti... in un modo strano... anche se
già stavi male non mi importava, mi sentivo così
arrabbiato e anche confuso... Non capivo bene come dovermi sentire e se
tu eri tu anche se sembravi una donna...- l'amico gli parve abbastanza
perplesso. -N-non c'è un sotto testo misogino, non
c'è l'avevo con te perchè eri una donna, ma
perchè... n-non ricordo la ragione...- forse il
più confuso era lui, non Ryo... -Ah... lasciamo stare! Il
punto è che non voglio mai più sentirmi
così arrabbiato con te e trattarti male in un momento in cui
avresti bisogno di supporto...-
-Non potrebbe mai accadere qualcosa del genere...- disse con un tono
difficilmente decifrabile. Si alzò e porse la mano ad Akira
per aiutarlo ad alzarsi. -Ricordi il modo in cui mi hai chiamato?-
Akira ci pensò un po', gli venne un nodo in gola, ma alla
fine parlò.
-Serpente di luce...- rispose, non capiva neanche perchè la
cosa lo turbasse tanto. -In qualche modo sento anche che ti si
addice...- per un attimo vide Ryo abbastanza divertito, era una cosa
che accadeva raramente e a volte in momenti sanguinolenti in cui c'era
davvero poco di cui ridere...
-Mi stai dando del diavolo, Akira.- affermò il ragazzo con
un tono serio. -Per quanto il Serpente nel Giardino dell'Eden non sia
identificato esplicitamente con Satana anche se quello è un
collegamento che diamo per scontato noi.-
-Scusa, non lo sapevo. Non volevo paragonarti al demonio.-
-Non fa niente.- Akira si sentì sollevato dal fatto che Ryo
gli apparisse sincero, ma avvertì un po' di fastidio quando
Ryo cercò nuovamente di chiamare un collaboratore. Con uno
scatto gli prese il telefono.
-Akira, che fai? Forza ridammelo.- disse Ryo porgendogli lo mano.
-No.- rispose ridendo Akira. Ryo lo guardò storto mentre gli
fregava anche il portatile. -Per oggi riposiamoci un po'. Dovresti
riguardarti, a volte sembri quasi bipolare.- gli disse serio.
-Non so di cosa parli... è una specie di vendetta per averti
lasciato da solo ieri?-
-Vedila in questo modo se ti va..-
-Ah... e va bene.- “Forse è un bene che si riposi,
testare la miscela potrà rivelarsi stressante...”
-Allora telefono a Miki per dirle che resto qua.- poi ad Akira venne un
idea. -Oppure potremmo andare entrambi dai Makimura.- disse felice
della sua idea. Nella sua testa era un passo avanti se voleva davvero
fungere da famiglia per Ryo. -Non le hai fatto una buona impressione,
ma sono sicuro che conoscendoti meglio...-
-No.- lo interruppe Ryo. -Se vuoi andare da Miki, vacci da solo.- disse
brusco. -E ridammi il computer!-
-E dai...- disse tenendogli sospeso il computer sospeso davanti alla
testa. Ryo rimaneva a braccia conserte. Non si aspettava mica che si
mettesse a saltellare per riprenderlo? -Miki ha anche un'amica molto
carina... magari potresti conoscerla.- scherzò Akira, non si
aspettava realmente che a Ryo potesse interessare una cosa del genere
anche se erano coetanei. “Anche se al Sabba sembrava
tranquillo e a suo agio... anche troppo...”
-Non dicevi che non ne volevi più sapere del sesso? Comunque
non sono interessato, ho già provato per
curiosità. Appagante sul momento, ma solo quello e non sento
chissà quale spinta a riprovare, grazie.- già,
forse Akira non si sarebbe dovuto stupire poi tanto. -Trovo ironico che
liquidi come il sangue facciano ribrezzo un po' a tutti, mentre per
altri liquidi e secrezioni non ci siano problemi...- disse con uno
sgradevole sorrisetto. -E l'odore degli altri è
terribile nella maggior parte dei casi, come valvola di sfogo non fa
per me.-
-Per alcune persone è difficile fare sesso con
qualcuno di cui non si è innamorati, non devi preoccuparti,
è normale.-
-L'azione rimane la stessa indipendentemente dalle posizioni. Non vedo
come dovrebbe cambiare qualcosa.- aveva un modo di pensare molto rigido
a volte, in questo non era cambiato da quando era bambino.
-D'accordo... comunque sei andato un po' troppo in la... Ho parlato
solo di conoscere e dicevo per scherzare.- sospirò Akira.
-Conoscere ha un significato diverso nella bibbia, dovresti saperlo, i
Makimura sono cristiani.- anche se era sicuro di non averglielo mai
accennato Akira non era sorpreso che lo sapesse. Lo prese per la mano e
cercò di trascinarlo fino alla porta.
-Dai, andiamo da Miki...- insistè. -Così potrai
conoscere la sua cristiana e amorevole famiglia, non sei davvero il
diavolo, il serpente o... che so, l'Anticristo, non prenderai mica
fuoco entrandogli in casa.- per qualche oscuro motivo si
sentì la risata della segretaria, Akira si guardò
intorno mentre Ryo aveva i piedi piantati a terra, era irremovibile.
-Makimura è la tua ragazza?- domandò.
-N-no...-
-Ma ti interessa? Hai detto di volermi presentare la tua amica, non
lei.-
-Beh... non importa, penso che lei non mi veda come qualcosa di diverso
da un fratello. Neanche ora che il resto delle ragazze sembra essersi
accorto che esisto... A-aspetta...- Akira sgranò gli occhi e
realizzò. -L-lei ti interessa?!-
-No.- rispose senza il minimo tentennamento con un lieve sorriso. -E'
che questo è il momento peggiore in cui potresti pensare di
avere una relazione, chiedevo per quello.- tornò serio
-Comunque è irrilevante, non verrò con te.-
-Ma perchè? Visto che hai il giorno libero potremmo
approfittarne...-
-L'hai deciso tu che oggi ho il giorno libero.- approfittò
della vicinanza per riprendere computer e cellulare e si sottrasse alla
presa.
-Se rimango con te c'è l'hai?- Ryo per un attimo
sembrò pensarci. -Volevo solo passare del tempo con te in un
contesto più tranquillo e normale.- spiegò
Akira con una nota di preoccupazione nella voce. -E vorrei
che... cercassi di socializzare... con altre persone a parte me
intendo.- si sentiva stupido nel dirlo, gli sembrava di essere una
maestra, effettivamente la loro era così.
-Come passavi il tempo quando eri in America?- domandò.
-Quando non facevi ricerche e tenevi lezioni... al di fuori del
lavoro.-
-Non facevo nulla di importante.- rispose mantenendosi sul vago.
-Guarda che non devi preoccuparti. Sono sopravvissuto tranquillamente
senza di te.- “Infatti... però...”
-Beh... grazie mille.-
-Però... anche se non siamo fisicamente vicini, se ho
bisogno di te posso venire a cercarti ed essere sicuro che tu farai il
possibile per aiutarmi. Anche quando non siamo nello stesso paese tu
continui ad esistere Akira, tutto quello che devo fare è
trovare il modo per raggiungerti.- “Devo fare tutto il
possibile in modo che continui ad esistere...” in quel
momento intuì un po' meglio perchè Akira si fosse
addolorato tanto per dei genitori che non vedeva praticamente mai.
-Hai... hai ragione...- rispose Akira un po' imbarazzato. -Certo che
però ci hai messo un eternità! Troppo occupato
dal lavoro per ricordarti di me?- scherzò anche se la
giudicava una cosa probabile.
-Uh...- era stato come se le sue emozioni fossero in ibernazione quando
non c'era Akira, poteva concentrarsi sulle cose che doveva fare senza
sentirne la mancanza. Era stato bene finchè non aveva subito
una scossa tale da aver bisogno del suo aiuto. -Sì, in un
certo senso...- rispose con un sorriso enigmatico.
-Ed io che pensavo ti fossi completamente scordato di me.- ne era stato
davvero convinto quando Ryo l'aveva contattato con sempre meno
frequenza. Anche se in teoria era lui quello preoccupato per le
capacità sociali dell'amico. “Non siamo in
situazioni così diverse in fondo... Al di fuori di Miki e
suoi amici, neanche io sono riuscito a farmi apprezzare dagli
altri...”
Angolo dell'autrice:
Questa storia è sul mio computer da un po', mi ci
è voluto un po' di coraggio per riprenderla. Ho avuto
qualche problema a scriverla anche se l'avevo in mente da un po',
è stato in un momento in cui ero molto sotto pressione.
Se avete avuto la pazienza di leggerla tutta mi fa piacere, spero possa
esservi piaciuta almeno un po' e che non vi sia risultata troppo OOC,
per forza di cose Psyco Jenny doveva esserlo per forza. Se avete
qualche consiglio, qualche opinione da darmi mi fa solo piacere.
Riferimenti:
-Nel manga Satana si riferisce a Dio come suo padre.
-Crybaby non è in continuità, è una
storia a sé, ma non mi dispiace fare collegamenti con il
manga e le altre storie collegate. Devilman viene considerato come una
storia che si ripete con Satana che perde ogni volta, anche se non
è un vero loop temporale, il tempo non si resetta, non
avvengono le stesse cose, non ci devono essere per forza neanche gli
stessi personaggi. Ho dato a Psyco Jenny il ruolo di quella al corrente
di tutto perchè è il demone che si occupa di
sigillare e modificare i ricordi.
-Nel manga viene messo in luce un sotto testo ecologista dietro il
volersi riprendere il pianeta e sterminare gli esseri umani dei demoni.
-L'incubo di Akira è effettivamente ripreso da una scena di
Devil Lady, quando la protagonista cerca informazioni sul
“Serpente di luce” modo in cui l'Akira di Devilman
si riferisce a Ran(Lan?)(il personaggio che svolge il ruolo di Ryo) le
viene detto che è un modo di riferirsi a Satana, ma non ho
trovato conferma di questa cosa. Al massimo ho trovato che
effettivamente nella corrente Ofita dello gnosticismo il serpente
è visto come una figura positiva in quanto dona la
conoscenza come aveva detto la collega stranamente informata alla
protagonista
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