La ragazza e il diavolo

di Little Mune
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Lui era lì, era di fronte a me, e i suoi occhi mi scrutavano lenti.
Ora il suo viso non era più del colorito rosso, sembrava un normale essere umano.
Ma i suoi  occhi erano ardenti proprio come la sua anima, e mi attirava a se come una calamita. 
Era lì davanti a me, ma non mi disse niente, mi lascio lì, in quella città di fuoco, che era l’inferno.
Mi ero voltata un istante e un uomo dalle fattezze di uno scheletro si poggiò sulla mia spalla, scostai immediatamente la sua mano di ossa da me, senza battere ciglio, e noncurante di ciò che mi  accadeva intorno, seguii la scia del ragazzo dagli occhi fiammanti. 
Le strade erano deserte, mentre di tanto in tanto cadeva una tegola da qualche tetto, e lui camminava su quel ciglio di strada, come se nulla potesse scalfirlo, ed io dietro di lui.
Le fiamme si mangiavano le case, e gli scheletrì si mangiavano le carni dei corpi in decomposizione.
Ma io avevo scelto questo, lo avevo desiderato, e lui me l’aveva donato.
Chissà perché sentivo un senso di pace interiore, chissà perché per la prima volta mi sentivo nel posto giusto, forse era la sua presenza, che non smetteva di attrarmi. Così lo chiamai.
“Ehi” aspettai un istante “tu” dissi poi.
Non rispose, si fermò soltanto, ma senza voltarsi. 
In quel momento la sua mano prese fuoco, e me la scagliò contro, la fiamma  colpì un punto appena dietro di me.
“Non sbaglio mai” mi disse, poi riprese a camminare.
Era forse un avvertimento questo?






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