È una storia sai, che ascoltare tu non vuoi di zenzero (/viewuser.php?uid=61068)
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è una storia sai dark più che mai
La Bestia
giaceva lì, mortalmente ferita, gli splendidi occhi blu che
si chiudevano un’ultima volta, immersi in una sofferenza che
pian piano lasciava posto solamente al gelo.
“Ti
prego… non lasciarmi!” protestò Belle,
aggrappandosi al suo petto, cercando calore e battiti che presto non
avrebbe mai più trovato. “Io ti
amo…” sussurrò.
Perché
non glielo aveva detto prima? Ormai lo sapeva da tempo. Si era
innamorata di lui. Anche se non aveva più nulla di umano.
Anche se l’aveva rapita. Nulla aveva più
importanza. E ora non lo avrebbe mai saputo.
Per
un tempo infinito la pioggia la bagnò inutilmente.
Udì solamente i singhiozzi dei servitori. Poi tutto
d’un tratto avvertì che la notte si faceva meno
buia. Piccoli lampi luminosi rischiaravano la tempesta.
Con
sorpresa si accorse delle strane piccole scintille che precipitavano
tutto intorno, su di lei, sul terrazzo, sulla Bestia, li ricoprivano in
una folle grandine luminosa e calda.
Sussultò
mentre il corpo di lui si sollevava da terra, una forza sovrannaturale
lo animava come un fantoccio. ‘Magia’, si
ritrovò a pensare la ragazza. Lo sapeva e basta.
Mentre
il corpo del suo amato sussultava, il sangue smetteva di scorrere dalla
ferita fatale. Allungò braccia e gambe, come se si stesse
sgranchendo le membra dopo un lungo sonno.
Il
vento lo avvolgeva come in un turbine, agitandogli il mantello addosso.
E dopo un lungo istante, la Bestia cadde dolcemente a terra.
Belle
lo guardò immobile, indecisa su cosa fare. Ma di colpo,
senza preavviso, il corpo prese vita, e non poté che
lasciare che si alzasse da terra. Lui si mise in piedi senza sforzo.
Poi
si voltò.
“Belle…”
disse, la solita voce roca “Sono… sono
vivo!”
Belle
deglutì. Lo guardò attentamente. Non
c’erano dubbi. Facendosi coraggio, accarezzò la
pelliccia fulva e morbida. Guardò quegli occhi profondi come
il mare. Nulla era cambiato. Ma non le importava. Lo amava
così com’era.
“Sì…
sono contenta!” disse.
Lo
cinse come poteva e si strinse a lui. Il suo bacio fu intenso e dolce
come si aspettava.
Neanche
lui sembrava preoccupato che l’incantesimo non si fosse
sciolto. Gli bastava avere l’amore di Belle per essere felice
di sé stesso.
Lei
lo amava. Forse più di prima, perché lo amava
nonostante il suo aspetto. Era così sbagliato?
Un Mese
Dopo
Un
vento freddo rendeva molto, molto pericoloso restare sul ciglio del
terrazzo della torre principale. Ma i servitori erano decisamente
preoccupati per ben altro. Loro erano i superstiti, dopo i numerosi
incendi che gli altri si erano appiccati per andarsene il prima
possibili.
Superstiti,
ancora per poco.
“Io
non sono sicura… sarà la scelta
giusta?” chiese Miss Brick, guardando in basso, verso lo
strapiombo, che sembrava essere tanto profondo da raggiungere le porte
dell’inferno. Lo stesso che aveva accolto tra le sue braccia
Gaston.
“L’unica
che ci rimane” rispose Lumière laconico.
Tokins
alle sue spalle annuì, il volto stanco privo di espressione,
le lancette immobili.
“È
la scelta giusta mamma. Io non ricordo più cosa voglia dire
essere un bambino, e non lo sarò mai più su
questa terra!” esclamò Chicco, esibendo uno
squarcio che gli attraversava metà del volto ma che non
minava il suo ottimismo infantile. “Sono sicuro che in
paradiso potrò ritornare com’ero!”
“Ha
ragione!” concordò Spolverina. “Il buon
Dio avrà misericordia di noi!”
“D’accordo”
disse la teiera dopo un lungo silenzio. “Non voglio vivere
come un abominio per il resto
dell’eternità!”
I
cinque suppellettili si strinsero l’uno all’altro,
per farsi forza. Mrs Brick chiuse come poté gli occhi di
Chicco.
Dopo
pochi istanti, come con un accordo silenzioso, si gettarono assieme dal
torrione.
🌹
Il
folto gruppo di francesi avanzò inesorabile attraverso la
foresta magica, ognuno reggendo un’arma, chi di fortuna, chi
d’ordinanza. Stavolta, era stato allarmato anche
l’esercito, e vari uomini dai paesi vicini. Maurice era con
loro. Non camminava in testa al gruppo, ma cercava di mescolarsi alla
folla, proteggendo il capo ormai glabro con un vecchio cappello.
Non
c’era più nulla che potesse fare per salvare sua
figlia. Non dopo che era stata plagiata da quella creatura. Non dopo
che si era macchiata dell’assassinio del povero Gaston.
Quell’innocente diceva il vero.
Quella
bestia aveva sedotto sua figlia, iniziandola sicuramente ai piaceri
promiscui, privandola del futuro del matrimonio.
L’aveva
portata sulla via del male.
Maurice
aveva provato i primi tempi a parlarle, a convincerla, ma poi aveva
capito. Belle non aveva più intenzione di tornare alla sua
vita civilizzata.
Proteggeva
anzi Bestia durante i suoi attacchi notturni, quando sotto la luna
piena razziava le case abbandonate o aggrediva il bestiame. Lo
accompagnava e lo avvertiva se arrivava qualcuno e lo difendeva con un
fucile a pallini, altro esempio evidente di quanto la sua psiche fosse
compromessa.
Sua
figlia non poteva più essere salvata da nessuno, ormai, e il
pover’uomo si era messo il cuore in pace.
Quando
raggiunsero però il castello, aspettandosi un nuovo attacco
da parte dei suoi seguaci, maledetti quanto il loro Principe, non
trovarono resistenza.
Il castello si ergeva, minaccioso come sempre. Il silenzio regnava
sovrano. Neanche i corvi osavano emettere un gracchio. Solo una pioggia
lieve e deprimente bagnava tutto. Distrussero il portone principale.
Il
salone d’ingresso era vuoto. Filtrava a malapena la sola luce
delle finestre.
Parte del muro era talmente scuro che neanche la luce lo illuminava
bene. Accanto, videro i resti carbonizzati, una pila numerosi oggetti
di ogni foggia impilati uno sull'altro. Era stato il loro padrone a
gettarli nelle fiamme? O lo avevano fatto spontaneamente?
I
loro passi rimbombavano sui muri coperti di ragnatele e macchie di
muffa. Anche la stanza del padrone di casa era vuota, e abbandonata da
molto, molto tempo.
Erano
riusciti a fuggire.
“Dove
sarai andata, Belle? Siete fuggiti assieme, non è
così?” si chiese Maurice, osservando i resti di
una rosa secca, completamente nera, posata all’interno di una
teca di vetro tutta impolverata.
In
cuor suo, pur provando vergogna, il vecchio si ritrovò a
sperare che almeno lei fosse felice.
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