Ciò
che è morto non
muoia mai.
Secondo
il culto del Dio Abissale, dopo la morte gli uomini venivano accolti
nelle sale
acquose del suo palazzo sotto l’oceano e allietati per
l’eternità dal canto
delle sirene. Ma a Yara non importava delle credenze tradizionali:
l’unica
forza che riconoscesse e venerasse era il mare, di per sé
stesso. Dalla riva
rocciosa osservava le onde alzarsi e abbassarsi. L’odore di
salsedine le
riempiva le narici. Tra non molto i pescatori si sarebbero messi
all’opera, ma era
ancora troppo presto: Yara era sola. Aveva sempre apprezzato la
solitudine,
però adesso era diverso, adesso non era sola per scelta.
L’unica Greyjoy
rimasta. La vita umana era come il mare: non sapevi mai in anticipo
cosa avesse
in serbo. Il mare dava e toglieva, sapeva essere generoso e implacabile.
Suo
fratello era morto da uomo del Nord, dando la vita per difendere grande
Inverno,
e il suo corpo era stato bruciato assieme a quelli degli eroi caduti
nella
grande battaglia. Dopotutto gli Stark erano la sua famiglia molto
più di quanto
lo fossero i Greyjoy e Grande Inverno la sua vera casa. Theon aveva
smesso di
appartenere ai Greyjoy il giorno in cui Eddard Stark lo aveva portato
via con
sé, ma non aveva mai smesso di essere il suo fratellino.
Yara era fiera dell’uomo
che era diventato nonostante tutto, coraggioso e impavido.
L’onore lo doveva
agli Stark, ma la tempra proveniva dalle Isole di Ferro.
Ciò
che è morto non
muoia mai.
A
volte però è bene che ciò che è
morto resti tale, come suo zio Euron. Lo aveva
ucciso con le sue stesse mani, quel miserabile, ammazzato da una donna
nella
battaglia di una donna per il trono. Stavolta era venuto il suo turno
di
ridere, mentre gli conficcava la lama nel petto e assaporava la sua
vendetta
fino all’ultimo rantolo del bastardo. Non si era tolto quel
ghigno sprezzante
neanche al momento della morte, ma l’ultima risata era stata
la sua: «Chi è il
codardo senza cazzo ora, zietto?»
Ciò
che è morto non
muoia mai.
L’indipendenza
delle Isole di Ferro, invece, era qualcosa che doveva durare in eterno.
L’aveva
ottenuta, finalmente, ed era stata la prima a pretenderla. Dopo la
morte della
Regina dei Draghi, a cui Yara aveva giurato fedeltà, non
avrebbe accettato nessun
altro. Con la sua perdita, si perdeva anche ogni giuramento di
sottomissione:
mai più assoggettati. Questa mossa l’aveva fatta
accettare dagli indomiti e
bruschi abitanti delle Isole di Ferro, ancora restii ad avere una donna
al
comando. Ma lei non era una semplice donna, era una guerriera. Quel
posto se lo
era guadagnato, non con la forza ma con la fiducia. La seconda a
chiedere l’indipendenza
era stata Sansa Stark, seguita dal principe di Dorne, e presto si era
deciso
all’unanimità di affrancare tutti i Regni. Ad una
condizione: la garanzia della
pace. Sarebbe spettato a Brandon Stark, o meglio al Corvo a tre Occhi,
vigilare
affinché venisse rispettata e fungere da collante.
Così Westeros era diventato
una comunità di Regni indipendenti, uniti dalla memoria
comune.
Ciò
che è morto non
muoia mai.
Le
sue Isole di Ferro avevano una memoria lunga e lei anche di
più. Non avrebbe
dimenticato chi aveva lottato per la loro libertà, come suo
padre Balon e suo
fratello Theon. Dovunque egli fosse, restava un figlio del mare e
questo niente
poteva cancellarlo. Ma mentre le onde spazzavano via ogni cosa e
l’acqua era sfuggente,
il suo nome sarebbe stato ricordato e con rispetto. Ci avrebbe pensato
lei,
invitta e ferrea.
Ciò
che è morto non
muoia mai, ma risorga, più duro e più forte.
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Non ho
potuto
resistere a scrivere qualcosa dal punto di vista della mia adorata
Yara, le
parole sono sorte da sole e con insistenza. È caparbia, la
ragazza! Ho pensato
di calarmi nei suoi panni dopo la morte di Theon, dato che nella serie
non l’abbiamo
vista neanche accennarvi, e di esprimere la mia visione su come
avrebbero
dovuto svolgersi le cose. Credo spettasse a lei uccidere Euron nella
8x04 e,
inoltre, la vera Yara (e quella non lo era, mi dispiace) avrebbe di
certo
lottato per l’indipendenza delle Isole di Ferro nella 8x05.
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