Il suo collo, una tela bianca.
Le mie labbra, tempera rossa e pervinca.
Ci contorciamo, come due animali, in un vortice di gemiti che sembrano provenire da un altro mondo, uno lontano, etereo.
Lei mi stringe, privandomi del respiro. Ed è il suo profumo che cerco, dalla pelle ai suoi capelli, alla lingua che sa di pesca.
Le sussurro parole che non riesco a decifrare. E lei non ascolta, impegnata a marchiare con le unghia, la mia schiena.
E mi ferisce, qualsiasi cosa le stia dicendo, non riesce a raggiungerla.
All'improvviso il mio cervello va in blackout.
Le parole che le ho detto, è poi così importante ricordarle?
...
Adesso son solo, in mezzo alla stanza.
Sento le sue carezze, la sua voce roca e melodiosa che chiama il mio nome.
Ma la stanza è vuota.
Ed io sembro il suo guscio.
"Torna da me", le sento pronunciare. Ma non son parole sue, non è da lei, non lo è affatto. La conosco.
Correrei, mi inginocchierei, con disperazione cercherei il suo sguardo, il suo consenso.
Alla minima parola, sarei suo.
E poi ci rifletto, a lei piace, giocare con me.
E così come io conosco lei, lei conosce me.
...
Chiudo a chiave la porta, abbasso le tapparelle e mi rannicchio sul letto.
Ora ricordo cosa le dissi, pervaso dall'amore.
Ma l'amore è futile, quando lei non ascolta. Come un ronzio fastidioso all'orecchio, lo scaccia via con la mano.
Poi si volta, come se nulla fosse, e ti sorride. Ed io pendo dalle sue labbra, lei è conscia del loro effetto su me. Sono in grado di perdonarle tutto, basta un sorriso, nient'altro.
E le parole svaniscono, muoiono in gola.
Ma forse, non è poi così importante.
Cos'è un mugugnare di parole senza senso, quando posso sentire la sua pelle a contatto con la mia? Quando posso giocare con i suoi capelli, col suo seno nudo, mentre è assorta nei suoi pensieri, svanendo nel fumo di una sigaretta?
Così l'avvicino, tirandola per i fianchi. La abbraccio e poggio la mia guancia sul suo ventre.
Lei mi osserva attentamente e mi allontana, deve andare, ha altro fare.
Nemmeno mi guarda, mi dice di scriverle e si dilegua.
Glielo dico, "Ti amo", ma ormai è troppo distante, e non ha più importanza.
Così chiuso gli occhi, mi distendo e torno a sognarla.
E mi risponde nel sogno, ma nel svegliarmi, non rammento mai la sua risposta
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