nel tuo giardino
Nel
tuo giardino
Molti
dicono che la cosa più
importante per i genitori sono i propri figli, considerati come i
loro preziosi gioielli di un valore inestimabile. Era così
anche per
Jack, uno scrittore talentuoso degli anni '90, o almeno così
sembrava dagli articoli di giornale ormai numerosi in tutto il mondo.
Egli conduceva una vita abbastanza tranquilla, abitava con sua figlia
in una piccola casetta in periferia. Sua moglie morì pochi
anni dopo
la nascita di Penny, e tutt'ora la causa è sconosciuta. La
curiosità
dei fan dello scrittore diventò sempre più
frequente, fino a farlo
sentire soffocare. La morte di quella donna diventò giorno
dopo
giorno un incubo e per questa ragione la sua salute ne
risentì.
Smise di fare lo scrittore e si chiuse in casa, non badando neppure
alla sua bimba.
–
Papà, neanche oggi mi
accompagni a scuola?
Come
al solito non ricevette
nessuna risposta: prima di afferrare la mano della nonna, la bimba
guardò con occhi lucidi il padre. Egli se ne stava seduto
sulla
solita poltrona, ormai talmente rovinata da poter vedere la bianca
bambagia di cui era formata, inoltre diventò talmente
instabile che
si potè ormai considerare una "poltrona a dondolo". I suoi
occhi erano incastonati verso la foto della moglie, inserita
all'interno di una cornice fatta dalla piccola Penny, decorata a sua
volta da tanti fiorellini composti di stoffa colorata. "I
fiori... I fiori...", continuava a ripetere l'uomo, tenendo le
secche labbra socchiuse, come se fossero sul punto di dire altro.
Jack
non battè ciglio
quando la porta si chiuse alle sue spalle con prepotenza, anzi,
rimase più impassibile di prima. I suoi pensieri, anche se
per pochi
istanti, si focalizzarono sulla sua bimba, ma chissà
perchè non
riusciva a pensare a nulla di sensato se non al suo secondo
compleanno. Ora che ci pensava seriamente, non è mai stato
un padre
come si deve. Dopo la morte di Cindy tutto cambiò, non si
sentì più
se stesso. Aveva un negozio tutto suo a pochi isolati da lì
e che,
ovviamente, dopo la sua morte venne abbandonato. A rendere la sua
morte ancora più dolorosa, per l'appunto, furono le continue
lettere
dei fan degli scrittori. "Dov'è finita Cindy?", "Voglio
i miei soldi indietro, non ha mai finito la sua saga!", o
addirittura persone che incolparono suo marito. Queste ultime
iniziarono a creare polemiche di ogni tipo, sempre più
convinti che
Jack era soltanto un uomo egoista in cerca dei soldi della moglie,
"rubandole" la scena. I suoi libri non vendettero più, e
la sua presenza non era gradita neanche nei luoghi più
comuni.
Jack
si alzò con fatica,
sentendo le sue ossa produrre un fastidioso rumore, e decise di
camminare lentamente per la casa. Essa era perfettamente intatta sin
da quando la moglie morì, non cambiò di una
virgola. Le pareti
ricoperte dei disegni della bimba, decorate però dai quadri
preferiti della madre, ovviamente raffiguranti dei fiori. Come
cominciò questa passione per i fiori, Jack non lo seppe
mai...
Eppure quella donna sembrava così felice quando si parlava
di
piante, come una bimba a Natale.
Il
viaggio di Jack continuò,
dirigendosi verso la camera da letto. Quest'ultima odorava ancora
come la giovane donna, e così come i suoi vestiti posti
sistematicamente all'interno di un armadio spalancato all'angolo
della stanza. L'uomo si avvicinò e afferrò con
indecisione una
delle sue camicie preferite – anch'essa decorata con dei
fiori –
e la strinse, come per cercare di rovinarla. D'un tratto si
voltò e
cambiò stanza, arrivando quindi in fondo al corridoio. Prima
di
entrare si tolse gli occhiali, li appoggiò per terra, e
successivamente fece così con i suoi vestiti, rimanendo
completamente nudo. Una volta entrato dentro, un odore nauseante
penetrò nel suo corpo, facendolo tossire rumorosamente. Si
muoveva
con destrezza in quel luogo buio e tetro, forse perchè vi si
recava
ogni giorno, quando la sua bambina non era lì con lui. Forse
si
trovava a suo agio dentro una stanza piena di fiori appassiti e di
cibo scaduto da chissà quanti mesi. Il pavimento ormai non
era più
visibile dati i numerosi fiori – se così si
potevano ancora
considerare – e i vari oggetti, vestiti e alimenti sparsi.
Prese
quindi un fiore da terra e camminò verso l'angolo della
stanza, dove
vi era un grande vaso. Lo appoggiò su quest'ultimo,
così come la
camicia presa tra gli indumenti della donna.
–
Spero ti piaccia, l'ho
curato esattamente come volevi tu.
L'uomo
infilò le sue mani
all'interno del vaso ed estrasse un teschio, ancora leggermente
incollato all'osso del collo. Sistemò quindi la terra
– anch'essa
maleodorante – e ve lo appoggiò sopra, iniziando
successivamente
ad accarezzare quella che era la sua fronte.
–
Guarda, il tuo sogno si
è realizzato, stiamo creando un fantastico giardino
assieme...
Scommetto che ne sarai fiera! Quando tornerai a casa voglio
assolutamente mostrartelo, ne sarai entusiasta... Eppure ultimamente
ho notato che non mangi a dovere, per caso non hai fame?
Osservò
di sfuggita un
piatto contenente delle uova ormai marce, poi prese dal bordo del
grande vaso altri fiori – anche se alcuni di essi si
sbriciolarono
nelle sue stesse mani – e li posò ai lati del
teschio. Infine
l'uomo si sdraiò alla destra del vaso, sistemandogli la
camicia
sopra la terra, come se volesse vestire lo scheletro ormai
inesistente. Accarezzò quindi la morbida seta e sorrise
puramente.
–
Ancora mi vergogna un
po' rimanere nudo di fronte a te, ma mi sto facendo coraggio. Prima o
poi so che riusciremo ad avere un'altra figlia, nonostante i tuoi
problemi di salute... Io ti starò accanto. So che hai
vissuto un
periodo difficile, ma vedrai che insieme ce la faremo. Per adesso
godiamoci la nostra umile vita con la nostra bimba, ha da poco
compiuto due anni! Cresce così in fretta, non è
così?
Egli
decise di chiudere gli
occhi e di continuare ad accarezzare la camicia della donna, poi si
avvicinò al suo teschio e posò le labbra secche
sullo zigomo,
rimanendo così per vari istanti. L'aria circostante aveva
un'aria
fin troppo inquinata, sporca, e solo entrare in quel luogo poteva
nuocere alla salute. Forse fu per questo che, quando la bambina
scoprì l'esistenza di quella stanza, la sua testa
iniziò a girare
talmente velocemente che cadde a terra, tagliandosi lievemente la
gamba con un vaso scagliato precedentemente. Accanto al suo corpo
debole vi era soltanto un pezzo di carta ormai rovinato, contenente
una frase: "Mio amato Jack, portami nel giardino più bello
che
conosci, dove posso rimanere con te per tutta la vita! E' questo il
mio desiderio, te ne prego!
Note di Morgana: Scrissi questa storia
esattamente un anno fa e ancora oggi mi chiedo come mai abbia smesso di
scrivere per un bel po' di tempo. Questa storia racchiude la mia
essenza - non sono inquietante giuro, semplicemente amo le storie
creepy! - e non fa altro che farmi tornare la voglia di buttare su un
foglio le mie idee più assurde. Spero vi sia piaciuta!
|