hourglass
Houglass
Prima parte.
Erano le cinque
del pomeriggio quando il principe di quel maestoso castello
iniziò a svegliarsi, tuttavia i suoi occhi non si aprirono
in quanto il ragazzo si autoconvinse che dormire un altro po' non gli
avrebbe fatto male. Nella stanza vi era odore di fiori sconosciuti al
suo olfatto, proveniente dal giardino a pochi metri da lì.
Thomas non voleva alzarsi, non voleva avere a che fare con tutte quelle
persone e soprattutto di prepararsi per l'occasione più
importante del regno: il compleanno di sua cugina. In realtà
la conosceva a malapena, ma doveva ovviamente andarci. Aprì
gli occhi e alzò il busto, osservando con aria annoiata il
giardino che si intravedeva dalla grande finestra. Non vi si era mai
recato in realtà, a parte per posare per dei ritratti. Non
aveva mai fatto nulla di sua spontanea volontà e si chiese
se mai lo avrebbe fatto. In ogni caso si alzò dal letto e
osservò gli abiti che il maggiordomo aveva preparato per
lui: un abito rosso scuro con delle decorazioni oro e verdi
catturò la sua attezione, perciò decise di
indossare quello.
Così,
dopo essersi preparato per bene, scese e andò nella sala da
ballo. Sapeva bene che era in ritardo e che i suoi genitori lo stavano
aspettando, ma non gli importò. Era davvero stanco, tutti
quegli impegni stavano prendendo il sopravvento su tutto e non aveva
mai un attimo per riposare, a parte per gli scorsi trenta minuti in cui
si concesse una dormita.
Il principe
salutò i genitori anche se troppo occupati a parlare con gli
ospiti, fin troppi per entrare nella grande sala. In men che non si
dica donzelle con i propri accompagnatori regnavano nella pista da
ballo e la musica si udiva a malapena a causa degli schiamazzi degli
uomini all'angolo della stanza, venuti lì solo per usufruire
delle ricchezze del re e della regina, pronti a bere qualsiasi vino
presente mentre commentavano ogni singola donna che gli si presentava
davanti.
Ma soprattutto,
seduta su un piccolo trono all'estremità della sala, vi era
Cindy, la cuginetta di Thomas. Era ovvio che nessuno fosse venuto per
lei, bensì per l'aria di festa che avveniva in queste
occasioni, ma andava bene così. Cindy era lì con
delle sue amiche e sembrava felice. Thomas sorrise, consapevole di non
conoscerla, ma era sicuramente bello vederla in tal modo.
Ricordò
che lui, ad ogni compleanno, se ne stava nello stesso trono con la
differenza che non poteva parlare con nessuno. Non aveva mai avuto dei
veri amici, quelli di cui fidarsi e a cui puoi raccontare di tutto.
Aveva avuto solo delle brutte esperienze, specie da parte di quei
ragazzini che stavano con lui solo per la sua immense ricchezze,
perciò si stancò.
Decise di
appoggiarsi ad un muro e sorseggiare un po' di vino, osservando gli
altri. Non poteva far altro che aspettare che finisse,
perciò guardò la bottiglia di vino appoggiata al
tavolo lì vicino e pensò "spero di non doverlo
bere tutto dalla noia".
Finito di
sorseggiare il secondo bicchiere decise di smettere per il momento e di
limitarsi ad allontanarsi. Era stufo di quella festa, si stava
annoiando e la gente che lo salutava solo perché era il
principe gli stava dando abbastanza fastidio. Si diresse verso la
biblioteca e chiuse la porta, in modo tale da non sentire quel
miscuglio di schiamazzi e musica che stavano facendo male alla sua
testa.
Sospirò
rumorosamente e alzò lo sguardo, rendendosi conto che quella
fu la prima volta in cui fece qualcosa di sua spontanea
volontà. Ah, se solo i suoi genitori avessero scoperto che
si era allontanato! Prese a sorridere pensando di essere stato
imprudente, ma si rese conto che quella sensazione gli piaceva.
Avanzò
e osservò gli immensi scaffali e le alte librerie che
decoravano quella stanza color giallo sbiadito dove vi erano profumati
libri di qualsiasi genere. Era lì che studiava ogni giorno,
conosceva quel posto come le sue tasche, ma quella volta fu diverso.
Ad un tratto
però sentì cadere qualcosa –
probabilmente un libro – e si rese conto di non essere da
solo. La dolce sensazione di ribellione ad un tratto svanì,
preoccupandosi di essere appena stato scoperto. Si fece coraggio e
avanzò verso il suono che tanto lo fece spaventare,
convincendosi ad ogni passo che forse era stato solo il vento, o
qualsiasi altra cosa.
Con grande
sorpresa trovò un ragazzo mai visto prima che riponeva un
libro nel suo apposito spazio, che poi si voltò verso il
principe e sobbalzò, componendosi subito e facendo un
inchino a dir poco imbarazzante. Era un ragazzo biondo, molto magro,
con degli abiti di scarsa qualità. Al collo aveva un curioso
ciondolo a forma di clessidra.
«S-Salve,
Vostra Altezza! Mi dispiace, esco subito! Dovrei essere al compleanno
di vostra cugina, ma...»
«Non
ti preoccupare. Dimmi, da dove vieni? Non ti ho mai visto agli eventi
del regno, specie qui al castello.»
Il biondo
esitò e si toccò la nuca, per poi rispondere.
«Vengo
da questo regno, ma non mi sono mai piaciute le feste. Sono venuto qui
perché i miei genitori mi hanno obbligato, dicevano che
forse avrei potuto fare amicizia con qualcuno, ma mi sono rifugiato qui
senza pensarci due volte. Se le da fastidio posso tornare alla festa o
magari uscire dal castello, la mia presenza non è
sicuramente gradita!»
«Non
essere sciocco. Sai, anche io sono venuto qui per lo stesso motivo.
Come ti chiami?»
Gli occhi del
biondo presero a scintillare a tali parole. Non aveva mai incontrato
qualcuno simile a lui, neanche lontanamente, e decise di inchinarsi
un'altra volta. Annunciò a gran voce il suo nome: Newt.
Thomas gli sorrise e si presentò di rimando, anche se sapeva
benissimo di essere conosciuto molto bene in tutto il regno. Per la
prima volta sentì una strana sensazione al petto, come se
fosse puramente felice. Conoscere qualcuno di propria
volontà, parlarci... era tutto così nuovo per
lui, e così bello.
«Principe
Thomas, deve sapere che l'ho sempre ammirata. E' sempre disposto ad
aiutare il popolo, nonostante la sua età e le
difficoltà del regno. Io e lei abbiamo la stessa
età, sembra che abbiamo gli stessi interessi considerato che
siamo qui adesso, ma allo stesso tempo sembriamo così
differenti.»
«Ammirato?
Non faccio nulla che non sia nei miei obblighi. Sono nato qui,
perciò devo fare certe cose, che mi piacciano o meno.»
Thomas prese ad
osservare il biondo di fronte a lui: aveva le guance leggermente
colorate di rosso, ed i suoi occhi splendevano come il sole in una
calda giornata di agosto. D'altronde non capì davvero come
mai vi era tutta quella ammirazione, faceva soltanto ciò che
gli veniva chiesto, tutto qui. Ad un certo punto la porta della
biblioteca si aprì e i due videro uno dei maggiordomi
entrare, probabilmente per prendere il regalo di Eliza. Sapeva lo aveva
nascosto lì, considerato che la piccina non sarebbe mai
entrata in biblioteca.
Le paure di Thomas
presero nuovamente il sopravvento e si nascose dietro la libreria,
prendendo la mano del biondo per trascinarlo lì con lui per
poi posare l'altra mano sulla sua bocca per non farlo parlare. Ogni
tanto si affacciava per vedere se l'uomo aveva preso ciò che
gli serviva, ma inutilmente. Perciò prese a guardare il
biondo davanti a lui, al quale era distante solo pochi centimetri, che
se ne stava immobile ad osservare il principe con quella sua
espressione di adorazione.
Quando il
maggiordomo se ne andò e chiuse la porta, Thomas tolse la
mano dal viso del biondo e prese anche lui a fissarlo, sentendo di
nuovo quella dolce sensazione di calore nel suo petto. Quel ragazzo,
visto da più vicino, era davvero bello. I tratti del suo
viso lo facevano sembrare un angelo, e dei biondi ciuffi ricadevano sul
suo viso. Inoltre la forma delle sue labbra fecero arrossire il
principe, che chissà perché, aveva voglia di
baciare tutt'un tratto. I due si guardarono ancora per qualche istante,
consapevoli di essere ormai soli in quella vuota stanza del castello.
Thomas decise di
parlare, anche se ancora distratto da quelle soffici –
così gli sembravano alla vista – labbra che il
biondo si ritrovava.
«Ti
va di allontanarci un po'? Andiamo nella mia stanza.»
Newt
annuì, prendendo nuovamente la mano del principe per poi
stringerla. Quest'ultimo non obbiettò e la strinse a sua
volta, poi iniziarono a correre verso l'uscita della biblioteca. Una
volta fuori, Thomas guidò il ragazzo verso le scale e infine
nella sua stanza, la quale chiuse a chiave. Arrivati lì i
due scoppiarono a ridere, non avendo avuto neanche il tempo di
riprendere fiato dalla corsa.
«Principe
Thomas...»
«Chiamami
Thomas, ti prego. Non sopporto più tutte queste
formalità.»
Newt riprese a
toccarsi la nuca, poi annuì e si guardò intorno,
dimenticandosi completamente ciò che voleva chiedere: la
stanza era così spaziosa e le decorazioni sembravano davvero
costose! Mai nella sua vita aveva visto una stanza così
bella, perciò prese a guardare ogni singolo dettaglio con
attenzione, come se volesse fare una fotografia con i suoi stessi occhi.
«Questo
posto è...»
«Sì,
lo so.»
Newt sorride per un
attimo, poi prese a guardare il giardino dalla finestra, illuminato
unicamente dalla luce lunare.
«Noi...
non siamo una famiglia così ricca. Queste cose ce le
sogniamo, però non è colpa di nessuno e va bene
così, davvero Se non ci fosse mio padre probabilmente adesso
non sarei neanche qui. Lui è amico di un signore molto
ricco, che a sua volta è amico del re. Chissà
com'è avere questa vita, la Vostra vita.»
Thomas si
avvicinò al biondo e guardò anche lui in
direzione del giardino, per poi rispondere al ragazzo.
«Ti
hanno mai detto che i soldi non fanno la felicità? Credici.
Comunque puoi darmi del tu, Newt.»
Newt si
voltò verso il principe e lo osservò: aveva lo
sguardo perso nel vuoto, come se volesse scappare via, come se fosse
stanco di tutto. Non sapeva cosa passasse per la sua testa, ma voleva
aiutarlo. Non riusciva a vederlo in quello stato, anche se si
conoscevano da poco. Cercò dunque di sorridere e di cambiare
argomento.
«Allora
posso chiamarti Thomas? Però preferirei darti un soprannome.
Che ne dici di Tommy?»
Il principe
arrossì talmente tanto che sembrava dello stesso colore del
suo vestito. Nessuno lo aveva mai chiamato per nome, e nessuno gli
aveva mai dato addirittura un soprannome. Lo aveva trovato carino da
parte del ragazzo, e prese a sorridere dolcemente, annuendo con
felicità.
«Dunque
non sei felice, Tommy? Sai, vorrei davvero essere tuo amico,
perciò è meglio se inizi a confidarti con me!»
Thomas
ridacchiò a malapena e poi si sedette sul letto, iniziando a
parlare e a sfogarsi su tutto. Sulla sua famiglia, sulla sua
infelicità lì al castello, sul fatto che non
poteva far nulla di sua volontà. Mai ne aveva parlato con
qualcuno, e adesso che lo aveva fatto si sentiva molto meglio, ma
sembrava sul punto di piangere. Newt si avvicinò e lo
abbracciò, facendo arrossire ancor di più il
principe. Il cuore di quest'ultimo prese a battere così
forte che ebbe paura che l'altro potesse sentirlo, perciò
inizialmente si allontanò di qualche millimetro.
«Se
vuoi posso venire qui ogni giorno. Beh, magari non entrerò
dall'entrata principale ma dalla tua finestra, troverò un
modo. Sei il primo amico che ho, perciò voglio fare del mio
meglio.»
Thomas lo strinse
maggiormente, non fiatando per qualche secondo. Si concentrò
sul dolce profumo del ragazzo che sapeva di piante, o forse di un fiore
di cui non conosceva il nome.
«Mi
farebbe molto piacere, Newt. Vorrei leggere dei libri con te, se lo
vorrai anche tu.»
Newt
annuì sciogliendo in seguito l'abbraccio per poi osservare
nuovamente il viso del principe. L'attenzione di quest'ultimo venne
catturata dal ciondolo a forma di clessidra che il biondo portava al
collo, perciò allungò la mano verso di essa e
prese a giocarci con le dita, sfiorandola più volte. Alzando
il viso osservò il volto di Newt, il quale lo stava
già osservando.
«Me
l'ha regalato mio nonno, che ormai se n'è andato da tempo.
Mi ha detto che questa è una collana speciale e che devo
stringerla quando desidero stare accanto alla persona che amo, o
qualcosa del genere.»
«E
funziona?»
«Non
lo so... insomma, non ho mai amato nessuno.»
«Capisco,
perciò aspetti la tua anima gemella.»
Newt
annuì arrossendo lievemente per poi osservare le labbra di
Thomas, e quest'ultimo fece lo stesso. I due si avvicinarono facendo
sfiorare le loro labbra, prima che il principe appoggiò la
mano sul petto del ragazzo per allontanarlo.
«Scusa,
scusami, scusa! Non so cosa mi sia preso! Non lo so, io... senti, forse
è meglio che vada.»
Newt prese a
balbettare e ad arrossire ancor più di prima e fece
ridacchiare Thomas, il quale iniziò ad accarezzare il suo
viso con cautela. Newt rimase fermo senza spiccare parola, anche se
sentiva la mano dell'altro perlustrare tutto il suo viso con le dita.
Passò ai capelli, accarezzandoli sempre con cura. Thomas
realizzò che forse erano questi ultimi che sprigionavano
quell'odore di fiori, perciò si avvicinò ad
odorarli. Newt non potè fare altro che rimanere fermo, ormai
impaurito da tutto ciò che avrebbe potuto fare. Davvero il
principe lo stava toccando in quel modo? Si sentiva sopra le nuvole, si
sentiva bene, ed il suo cuore stava battendo all'impazzata.
«Sei
molto bello, Newt. Ho visto molte persone in tutti questi anni, dico
sul serio, ma mai... mai ho visto qualcuno come te.»
Ancora una volta
Newt sentì che doveva svenire da un momento all'altro. Non
potè fare altro che balbettare un "Tommy", per poi
socchiudere gli occhi quando le dita del principe stavano sfiorando le
sue labbra. Si sentiva così fragile, così
impotente, non si sentì neanche se stesso. Era come se quel
ragazzo in poco tempo lo cambiò, trasformandolo in un
oggetto fragile.
«Vediamoci
di nuovo, alla prossima festa. Non devi venire qui di nascosto, o ti
cacceranno. Voglio vederti ancora, te ne prego.»
«Ma
certo, Vostra Altezza.»
Newt sorrise
dolcemente al moro per poi avvicinarsi e baciare la sua guancia. Thomas
sorrise come mai prima d'ora e, quando sentì qualcuno
bussare alla porta, Thomas sobbalzò per poi urlare un "mi
sto cambiando, aspetti un istante per cortesia!"
«E'
meglio che vada. Però ci vedremo presto, Tommy!»
Thomas a quelle
parole non smise di sorridere e si alzò con il biondo, il
quale abbracciò di nuovo anche se per pochi istanti. Il
principe indicò lui la finestra come unica via d'uscita,
spiegando anche come scendere con cautela senza ovviamente saltare e
farsi male. Una volta ascoltata tutta la spiegazione, Newt
baciò velocemente la punta del naso del principe e lo
salutò ridacchiando ad alta voce, per poi scendere e
scomparire in men che non si dica.
Thomas rimase fermo
per poi voltarsi verso lo specchio lì vicino: esso
rifletteva il suo volto sorridente completamente colorato di rosso ed i
suoi occhi risplendevano come non mai.
I giorni seguenti sembravano tremendamente lunghi e come se non
bastasse a Thomas vennero assegnate diverse mansioni. Tutto gli
sembrava così vuoto, così privo di significato e
tutto a causa di Newt. Voleva assolutamente rivederlo, questa volta
come si deve. Avrebbe voluto uscire e passeggiare con lui per tutto il
regno, o magari parlare con lui dei loro libri preferiti. Un giorno
chiese al re quale sarebbe stata la prossima festa, ma quest'ultimo non
rispondeva o cambiava discorso. In effetti le feste al castello erano
rare in quel periodo, specie perché da poco erano passati il
Natale ed il Capodanno, perciò tutti dovevano tornare alla
solita routine.
Ma era tutto
così difficile. Però, che gli potesse piacere o
meno, il tempo passò e pian piano il ricordo di Newt si
allontanò. Era passato un mese ormai e il principe si arrese
dal chiedere al re e alla regina se volessero organizzare una festa.
Un giorno,
finalmente, qualcosa accadde.
Erano circa le
sette del mattino quando Thomas venne svegliato da un fastidiosissimo
rumore proveniente dalla finestra. Aprì gli occhi e rimase
ad osservare la parete, ma quel rumore non era assolutamente frutto
della sua fantasia, perciò si alzò di fretta e
aprì la finestra, cercando di capire da dove provenisse quel
rumore. Sotto di lui, poco vicino al giardino, vi era Newt sorridente
come sempre che, evidentemente, aveva lanciato dei sassolini per
attirare la sua attenzione. Thomas rimase così sorpreso che
sul suo viso ora vi era un dolce sorriso, iniziando a salutare il
biondo con la mano.
«Tommy!
Vieni, ti prego!»
Thomas gli fece
segno con la mano di fare silenzio, ma Newt ripetè l'ultima
frase ancora più forte, perciò si rese conto di
non avere scelta: si vestì velocemente e scese al piano
inferiore, per poi uscire e recarsi verso quello splendido giardino.
Ed ecco che di
fronte ai suoi occhi vi era nuovamente quel ragazzo biondo che tanto
aveva atteso, bello e raggiante come la prima volta.
Newt corse verso di
lui e lo strinse a sè, lasciando dei baci sulla guancia e
sul collo del principe.
«Cosa
ci fai qui?! Ti ho detto che non dovevi venire. Potrebbero scoprirti e
prenderti per un ladro o altro! Guarda come sei vestito, sicuramente ti
prendono per qualcuno con brutte intenzioni! Newt, devi
andartene!»
«Mi
mancavi così tanto, Tommy.»
Thomas
arrossì leggermente e sospirò, indicandogli una
panchina al centro del giardino. Si sedettero lì, tenendo le
mani una sopra l'altra. Il vento sfiorava i fiori facendo profumare
l'aria fredda di quella mattina, e i due ragazzi se ne stavano
lì ignorando il freddo, parlando di tutte le cose successe
in quel lungo mese. Thomas infine portò una mano sul volto
del ragazzo e lo avvicinò al proprio, facendo combaciare le
loro labbra. Rimasero fermi per un po' in quella posizione per poi
allontanarsi e baciarsi nuovamente. Continuarono così per
qualche minuto senza spiccare parola, ma Thomas voleva certamente dire
al biondo che tutto ciò era assolutamente magnifico. Mai
aveva provato quella sensazione, si sentiva in paradiso. Era come se il
tempo si fosse fermato, come se tutta la sua vita passata fosse solo un
periodo da cancellare per sempre, voleva solo vivere a pieno quei
minuti in compagnia del ragazzo dal volto angelico.
Quando si
allontanarono per riprendere fiato i due si guardarono con aria
imbarazzata, ed il vento sfiorò i loro volti deliziosamente
colorati di rosso.
«Anche
tu mi sei mancato tanto, tantissimo, Newt. Ogni giorno mi sembrava
vuoto senza di te. Grazie di essere venuto, ma non credo che potremo
vederci ancora per molto.»
Newt
arretrò ulteriormente per poi abbassare lo sguardo.
«La
mia famiglia non vorrebbe mai, e le guardie sono aumentate. Non sono
permessi qui i normali cittadini, e non voglio farti mettere nei guai.»
«Perciò
è davvero finita? Ti ho detto che verrei di nascosto, posso
farcela!»
«Smettila!
Non possiamo e basta, smettila Newt!»
Thomas aveva gli
occhi lucidi e spostò lo sguardo verso i fiori che venivano
spostati dal vento. Sapeva che potevano riuscirci, sapeva tutto quanto,
ma non avrebbe voluto mettere Newt nei guai. E poi non voleva
immaginare lo scandalo che si sarebbe creato se si sarebbe venuto a
sapere della loro relazione. Quanto avrebbe voluto essere un normale
cittadino e non un principe.
Newt non disse
nulla ma strinse la mano del ragazzo un'altra volta per poi avvicinarsi
e lasciare un soffice bacio sulle sue labbra.
«Farò
ciò che ti rende felice.»
Thomas sorrise e
rimase in silenzio in compagnia del ragazzo, fino a quando una guardia
si presentò vicino l'entrata del giardino. I due la notarono
nello stesso istante e decisero di alzarsi e correre insieme, sapendo
ormai di essere già stati visti. Corsero fino a quando il
loro fiato non cominciò a mancare, perciò si
fermarono. Altre guardie ormai erano lì vicino, e correvano
verso Newt. Thomas urlò più volte di lasciarlo
andare, ma loro lo ignorarono: lo presero e lo allontanarono, fino a
quando il biondo non fece qualcosa di assolutamente bizzarro agli occhi
del principe. Newt strappò il ciondolo dal suo collo e lo
portò alla mano:
«Tommy,
afferra la mia mano!»
Thomas non
capì le sue intenzioni ma corse verso di lui e strinse la
mano contenente il ciondolo della clessidra. Da lì vi fu un
bagliore e poi il nero, per tanto, tanto tempo.
Seconda
parte.
Quella lunga
giornata di marzo iniziò nel peggiore dei modi: pioveva a
dirotto e inoltre Thomas aveva dimenticato l'ombrello a casa. Eppure
sua cugina glielo aveva detto che avrebbe piovuto, ma come al solito
non le prestò ascolto. E adesso si ritrovava lì,
sotto la tettoia di un locale abbandonato mentre fissava i suoi jeans
fradici, sospirando a gran voce.
D'un tratto la sua
attenzione venne rivolta a un locale lì vicino da dove
proveniva della musica classica. Decise di correre lì e di
entrare, pensando che tutto sarebbe stato meglio di stare a fissare i
propri jeans bagnati o il cielo in attesa del ritorno del sole.
In ogni caso,
quando entrò, vide diversi ragazzi e alcuni adulti suonare
una canzone davvero niente male, ma che di certo non era nei gusti di
Thomas. Non appena finirono, un signore presentò il pianista
che a quanto pare pareva chiamarsi Newt. Quest'ultimo fece un inchino
piuttosto buffo e poi si spostò verso i tavoli, raggiungendo
quelli che forse erano i suoi amici.
Thomas decise di
rimanere lì e di prendere posto vicino il tavolo in
questione, facendo in seguito un fischio alla cameriera.
Ordinò una fetta di carne con dell'insalata e, mentre
aspettava, notò che il pianista rimase solo. Se ne stava
lì a giocare con il telefonino e sembrava parecchio seccato.
Quando
arrivò la sua carne, Thomas iniziò a mangiare e
ad osservare un altro gruppo di ragazzi esibirsi, stavolta suonando
musica rock.
Il moro
ordinò una birra e decise di alzarsi per buttarsi nella
folla che si era creata in quei pochi minuti: una mandria di ragazzi
stavano ballando e bevendo nello stesso momento, mentre altri presero a
baciarsi o a scatenarsi in altre maniere.
Non appena
finì la bottiglia di birra, Thomas andò verso il
bancone per ordinarne un'altra e, quando si voltò,
notò che il pianista se ne stava ancora lì da
solo a giocare con il telefono con aria annoiata. Decise quindi di
avvicinarsi e, dopo aver bevuto un sorso di birra, di parlare:
«Deve
essere divertente quel gioco considerato che ci stai giocando da quando
sono arrivato.»
«Scusa,
ma che vuoi?»
Il biondo
alzò lo sguardo e sospirò, tornando a giocare con
il telefonino, ma Thomas parlò nuovamente.
«Voglio
ballare con te, ti va?»
Newt
alzò per l'ennesima volta la testa e fece spallucce per poi
alzarsi e dirigersi verso la pista da ballo. Lì i due
presero a ballare in modo bizzarro, considerato che nessuno lo sapeva
fare come si deve. Thomas bevve ancora e poi offrì la birra
al biondo, che la finì in un solo sorso.
«Come
ti chiami?»
«Newt.
«Thomas.»
In seguito i due si
allontanarono e uscirono dal locale, anche se Thomas iniziava ad avere
giramenti di testa. Si era fatta ormai sera – o forse notte
– e pioveva ancora come quel pomeriggio, solo che ora i due
ragazzi se ne stavano a casa del moro, giusto perché il
locale aveva chiuso e volevano passare del tempo insieme. Thomas
ricordava a malapena quel giorno, ma Newt... lui lo ricordava benissimo.
Erano arrivati a
casa di Thomas e quest'ultimo gli mostrò le stanze, e
soprattutto dove si trovava il bagno. "Qui c'è il bagno" lo
ripetè almeno cinque volte: sembrava ubriaco, o forse era
solo stupido.
Una volta arrivati
nella stanza del moro, Newt si sedette sul letto e sospirò
osservando il ragazzo che sembrava distratto. Successivamente si
distesero entrambi e Thomas si calmò chiudendo gli occhi
mentre Newt prese ad accarezzargli i capelli. Non seppe
perché lo fece, ma gli venne naturale.
Passarono alcuni
minuti in questo modo, fermi sul letto mentre sulla finestra
picchiettava la pioggia. Si stava bene, anche se Newt si
sentì un po' a disagio: insomma, si trovava a casa di uno
sconosciuto!
Thomas
aprì gli occhi e iniziò a guardare il biondo,
sorridendogli.
«Sei
molto bello, lo sai? Quando oggi ti ho visto suonare il piano ti ho
trovato bellissimo.»
Newt
arrossì e spostò lo sguardo, borbottando un "sei
ubriaco, smettila."
Successivamente
portò una mano sulla guancia del ragazzo e poi sul collo,
accarezzandolo con dolcezza. Notò anche che allacciato a
quest'ultimo vi era una collana, perciò fece uscire il
cindolo da sotto la felpa ancora bagnata: si trattava di una clessidra
con della sabbia colorata al suo interno. Essa stava scorrendo in
maniera infinita, come se la sabbia non finisse mai. Era davvero
strana, perciò si sentì obbligato a chiedere cosa
fosse.
«Non
lo so, non ricordo dove l'ho presa.»
«Ma
come fa la sabbia ad essere infinita? E' una specie di trucco?»
«In
che senso? La sabbia è sempre stata ferma.»
Newt disse l'ultima
frase sospirando per poi slacciarsi la collana e portarla alla mano:
era vero, la sabbia si stava muovendo, ma avrebbe giurato che mai
l'aveva vista muoversi. Ignorando l'avvenuto riprese ad osservare il
ragazzo in silenzio, tornando alla situazione precedente.
«Anche
tu sei molto bello, Thomas.»
I due si guardarono
e Thomas fece il primo passo: si avvicinò ulteriormente per
poi baciare il ragazzo. All'inizio lo fece dolcemente e poi, rendendosi
conto che gli stava piacendo più del dovuto, lo
baciò con passione. I due continuarono così senza
spiccare parola, rimanendo in pochi istanti senza maglia. I loro
respiri affannati rimbombavano nella stanza del moro, fino a quando
Newt non si allontanò per riprendere fiato. Qualcosa non
andava. O forse doveva andare così? Thomas fu il primo a
parlare, considerato che il secondo sembrava perso nel vuoto.
«Mi
sento strano. Come se...»
«Come
se fosse già successo?»
I due si guardarono
e iniziarono a parlare lentamente, cercando di ricordare. Si chiesero
se si fossero visti al supermercato, a scuola, al museo, al cinema, o
in qualsiasi altro posto. Si chiesero così tante cose che
diventò quasi un gioco, infatti iniziarono a ridere e a
dimenticare la situazione in cui si trovarono.
«Però
ne sono sicuro, ti ho visto da qualche parte, e sono sicuro di averti
baciato.»
«Anch'io
ho avuto questa sensazione.»
Thomas riprese in
mano la collana e ci giocò con le dita, fino a quando Newt
non notò qualcosa di molto strano: la sabbia al suo interno
si era fermata. Non appena lo fece notare al moro, i due cercarono di
farla funzionare di nuovo muovendola in ogni modo possibile ma senza
risultati.
«Credo
si sia rotta, forse riprenderà a funzionare.»
«Non
essere stupido, Tommy.»
«Tommy?
Non mi piace questo soprannome.»
Newt
ridacchiò e si rese conto di avere la mano sopra quella di
Thomas, la quale giocava ancora con quella clessidra. Ad un certo
punto, però, Newt svenne. Non vide il nero, anzi, vide tutto
ciò che visse o, come pensava lui, ciò che
sembrava un sogno con Thomas al suo interno. Eppure sembrava
così reale, come se avesse davvero vissuto quelle
situazioni. Quando quelle visioni finirono, Newt si
risvegliò piangendo. Vide Thomas fare la stessa cosa, dunque
si guardarono. Cosa era appena successo? I due si avvicinarono ancora
piangendo ed il biondo portò la sua mano sul volto
dell'altro, accarezzandone le soffici labbra mentre sussurrava una
frase: «Avrei
voluto renderti felice per davvero, Tommy.»
Note
di Morgana:
Eccoci
alla fine di questa one shot dedicata a una delle mie ship preferite, i
newtmas. Dedico questa poesia a Sara, una mia cara amica che, come me,
ama questi due e piange con me perché sono fin
troppo preziosi insieme. Spero che sia stato di vostro gradimento,
lasciate pure una recensione!
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