La canzone
con ritornello spagnolo, futuro tormentone estivo, risuonava nella
vecchia Audi. L’auto arrancava a fatica, e non
c’era da meravigliarsi, immersa com’era nel
classico ingorgo delle 13:13 nelle vie del centro.
Giorgia
allungò i piedi tentando di carpire un po’ di
frescura dai bocchettoni dell’aria condizionata, ma sapeva
che era uno sforzo inutile. Forse in autobus avrebbe trovato
più refrigerio ma non poteva mandare all’aria le
tradizioni di famiglia. L’ultimo giorno si tornava a casa con mamma
e papà, caso chiuso.
“Allora,
come è andata?” chiese sua madre sistemandosi un
orecchino a forma di tucano.
“Come?”
chiese la ragazza osservando un ragnetto che resisteva eroicamente
attaccato al vetro del finestrino.
“L’ultimo
giorno di scuola. Avete festeggiato?”
Giorgia
valutò se considerare o meno come festa una semplice
assemblea di istituto. Era più propensa per un forse.
“Eh, più o meno. Almeno è
finita.” sospirò.
Oh
sì. Almeno non avrebbe più condiviso le mattinate
con i suoi compagni di classe. Poteva quasi chiamarsi una vittoria.
E
soprattutto niente più Claudio, almeno fino
all’inizio degli esami di stato, evvai!
L’Audi
si fermò all’ennesimo semaforo, che sembrava
d’accordo con gli altri semafori del centro nello scattare
col rosso a turno e nel minor tempo possibile.
“Immagino
che farete baldoria stasera!”
“Eh,
non… ci siamo messi d’accordo.” rispose
lei, sperando che la mamma non la guardasse negli occhi attraverso lo
specchietto retrovisore.
“Peccato.
È un evento da ricordare!”
“Guarda
qua che roba!” protestò improvvisamente suo padre
fermandosi di botto.
“Fai
piano, amore!” replicò la mamma, la cui testa era
quasi finita sul parabrezza.
“Sì
ma diamine… proprio adesso?” fece lui indicando il
gruppone di persone, vestite in colori sgargianti, che in fila
tutt’altro che indiana attraversava la strada.
Tutti
e tre gli occupanti della macchina capirono subito di cosa si trattava.
“Carnevalata
del cazzo!” dichiarò l’uomo cercando di
ripartire. “Proprio oggi!”
“Non
pensavo che il comune gli avesse dato il permesso.”
sospirò la mamma. “Certo, se proprio han voglia di
festeggiare potrebbero anche farlo in posti al chiuso! Di certo non con i bambini che possono vederli!”
“Oh,
beh...” borbottò Giorgia ma non le uscì
altro da dire. Mentre sperava di smettere di arrossire,
guardò l’eroico ragnetto scivolare giù
dal vetro del finestrino.
Stava
per mettersi ad ascoltare un po’ di musica, confidando di
avere tempo visto il traffico.
E
poi, in mezzo al gruppone successivo, quello in cui emergeva una enorme
bandiera arcobaleno, notò la testolina bionda di Daniela,
mentre avanzava con gli occhiali da sole e quella sua borsa
assolutamente falsa di Gucci con gli elefantini, e in un abito
sgargiante che mai le aveva visto addosso.
Daniela,
che ormai non le rispondeva più né ai messaggi
né alle chiamate, e manteneva il silenzio stampa sui social.
Ora
era lì, a meno di tre metri di distanza, anche se si stava
allontanando. Forse non l’avrebbe più rivista
così da vicino.
“Ehm”
Giorgia si schiarì la gola nel tentativo di sembrare
convincente. “Mi sono appena ricordata! Avevo un appuntamento
con i miei compagni dopo la scuola!”
“Come?”
chiese suo padre, la mano sul volante.
“Devo…
proprio scendere adesso! Ci troviamo in centro!”
esclamò afferrando lo zaino.
“Ma
come torni a casa?”
“Ho
l’abbonamento per l’autobus, non vi
preoccupate!” fece e prima che entrambi potessero dire o fare
altro, era già fuori dall’auto.
Sospirò
mentre l’auto si immergeva nuovamente nel traffico.
Aguzzò
lo sguardo nel tentativo di rivedere la sua chioma bionda. Si rese
conto di essere con ogni probabilità scesa inutilmente. Come
poteva ritrovarla in mezzo a tanta gente?
“Ehi!”
udì alle spalle e sentendosi toccare un braccio si
voltò.
Daniela
le sorrise, anche se il suo sguardo era piuttosto interrogativo.
“Giorgia!
Come mai qui?” chiese.
“Ehm…
ho visto la parata tornando da scuola.” disse lei,
arrotondandosi senza successo una ciocca di capelli castani attorno
all’indice.
“Non
sapevo ti interessasse. Con chi sei venuta?”
“Con
nessuno.” dichiarò Giorgia.
Attorno
a loro, la folla stava cantando Tanti Auguri di Raffaella
Carrà.
“Spero
ti divertirai. Allora ciao!” disse lei sbrigativa stringendo
a sé la borsa.
“Sono
venuta per te.” Giorgia la guardò dritto nelle sue
lenti a specchio.
Daniela
si fermò. “Come?”
“Sei
scomparsa all’improvviso e senza dire nulla…
volevo solo vederti di nuovo.”
“Beh,
ti servivano ripetizioni, ma adesso la scuola è finita,
giusto? Che serve vedersi ancora?”
Fece
nuovamente per superarla, ma stavolta Giorgia la anticipò,
afferrandole un braccio. “So che hai litigato con mia sorella
e che sei arrabbiata per questo.”
Daniela
abbassò il braccio che stava per scrollare via e si tolse
gli occhiali da sole, le sopracciglia ancora corrucciate.
“Sì,
mi ha fatto incazzare. Ha detto che una come me non
deve infastidire sua sorella, è meglio tenermi a distanza!
Ehi, visto i miei orientamenti, dovrei fare attenzione, potrei
inavvertitamente sedurti! In otto
anni che la conosco, devo dire che non mi ha mai fatto incazzare
tanto!”
“Capisco.”
Fece Giorgia, evitando tre uomini barbuti vestiti come guerriere
Sailor, che camminavano sottobraccio urlando un Tanti
auguri! A chi tanti amanti ha!
“No,
tu non capisci! In tutti questi anni, ha sempre finto di apprezzarmi, e
invece mi schifava e basta! Quindi non vuole certo che ti riveda
ancora!”
“Immagino.
Quando si arrabbia mette sempre questi termini assoluti.” Ma esagera ogni volta,
evitò di aggiungere Giorgia.
“E
allora, perché sei qui?”
“Perché
io non sono mia sorella. Non la penso affatto come lei. E avevo voglia
di rivederti.”
“Sei
seria?” chiese Daniela mentre il suo viso prendeva un
po’ di colorito.
“Certo.
E se hai intenzione, non so… di sedurmi inavvertitamente…
beh, puoi anche provarci. Non mi offendo.” concluse Giorgia.
Un
sorriso spontaneo nacque dalle labbra sottili della sua (ex) insegnante
di ripetizioni, e Giorgia capì che il peggio era passato.
“Allora,
sarà meglio partecipare a questa parata, invece che restare
ferma a parlare! Vieni con me?” chiese Daniela, invitandola a
sé con un braccio.
“Ma
certo. Sai che per me è la prima volta?” fece lei,
rispondendo al gesto e prendendola sottobraccio.
E
mentre si mescolavano alla folla festante Giorgia riuscì a
mettere da parte i problemi dei suoi diciotto anni.
Per
la prima volta dopo mesi, si sentì del tutto in pace, con
sé stessa e con Daniela.
Note Autrice: Questa
storia è un missing moment che avviene tra le due
protagoniste del mio videogame Pure
Affection. L’ho scritta comunque pensandola come
una storia originale. Volendo dare più informazioni
aggiungerei che Petra, la sorella maggiore di Giorgia, si è
accorta che tra lei e Daniela c’è un certo feeling
ma non ne è per nulla felice, considerando anche che tra le
due ci sono sei anni di differenza, e intima a Daniela di stare lontana
dalla sorellina. Per questo, Daniela scompare senza dare troppe
spiegazioni, lasciando la giovane Giorgia piena di domande.
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