Per le vie di Firenze - Mia

di Restart
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Mia: Orgoglio e pregiudizio
Prologo: cioè vi spiego tutto quello che è successo prima.
Gennaio 2015
«Allora, Mia, mi vuoi sposare?» mi chiede Gabriele, il mio ragazzo storico, in ginocchio davanti a me, con Palazzo Vecchio alle sue spalle. Attorno a noi si è formato un capanello di persone e alcuni stanno perfino facendo il video con il loro cellulare. Come se fossimo dei fenomeni da baraccone.
Io fisso gli occhi chiari del mio ragazzo e tentenno un po’, non sapendo cosa rispondere. Accidenti alle domande a bruciapelo.
Okay, analizziamo la situazione.
Ho conosciuto Gabri quando avevo vent’anni. O meglio, ci conoscevamo di già grazie ai soliti amici comuni. Lui era proprio carino all’epoca. Anche ora ovviamente, anzi forse meglio (grazie barba). Comunque, non deviamo dalla strada principale.
Io venivo dal Linguistico e lui era uscito dall’Alberghiera ed aveva iniziato a lavorare insieme a qualche chef qui a Firenze. Cioè, faceva il lavapiatti. Ma è normale quando hai ventidue anni.
Gabriele è nato a Roma e io ho sempre detto che è stato un dono del cielo incontrarlo, perché la Capitale è la mia seconda città preferita al mondo, dopo Firenze, ovvio.
Quindi un punto a favore per il sì.
Secondo punto a favore: io lo amo. Okay, allora questo dovrebbe essere il primo punto a favore, no? In realtà non lo so nemmeno io. Sto insieme a Gabriele da così tanto tempo che neanche io riesco a capire i sentimenti che provo per lui. Amore? Semplice affetto? Abbiamo sempre avuto un’affinità particolare, ci siamo sempre capiti alla prima occhiata, siamo stati migliori amici prima di stare insieme. Ci siamo messi insieme perché sembrava la cosa migliore da fare. O almeno io l’ho percepito così. A quanto pare lui mi ama. È sempre presente, ha sempre cinque minuti per me, per coccolarmi, per aiutarmi quando ho bisogno. Quindi col tempo ho iniziato ad adorarlo e avere bisogno della sua presenza al suo fianco. E questo io lo definisco amore.
Gabriele è stato proprio un bel respiro a pieni polmoni dopo la strana storia che ho avuto a quasi fine liceo. Io lo amavo profondamente e anche lui, ma tutto è finito velocemente, e io non riuscivo nemmeno a respirare senza lui. Per fortuna c’era il mio migliore amico al mio fianco. Quello con cui avevo condiviso tutto, che c’era sempre stato. E io mi sono letteralmente tuffata nelle sue braccia. Ed ora sono qui.
Quindi, che rispondere? Premettiamo che non sono ancora pronta per un matrimonio: ho trentun anni, ma mi sento ancora un po’ acerba. Se penso che alla mia età mia madre era già sposata con un pargolo, mi viene da scappare e andare in Messico.
Non mi sento ancora pronta per un passo del genere.
Eppure il buonsenso continua a martellarmi, a dirmi che devo dire sì, che non devo fargli fare una figuraccia davanti a mezza città, non posso ferirgli i sentimenti, che lui è un ragazzo così fragile…
Mi inginocchio di fronte a lui, sorridendo più che posso. Guardo i suoi occhi luminosi, brillanti, pieni di speranza. Mi avvicino al suo orecchio e sussurro un debole sì, un sì che possa essere solo nostro, che non possa appartenere a quegli sciacalli attorno a noi. Lo vedo letteralmente esplodere di gioia. Mi abbraccia stretto e inspiro a lungo il suo profumo nuovo, quello che gli ho regalato io per Natale. Mi bacia ripetutamente sulle labbra, sul viso, sulle guancie, ma io sembro più un fantoccio. Non reagisco, se non per dei sorrisi fin troppo deboli per questa situazione.
Solo alla fine m’infila l’anello al dito. Lo riguardo a lungo e mi ripeto mentalmente “sono fidanzata”. Va bene, coscienza convinta. Ma ho una sensazione strana, avrò fatto la cosa giusta?




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