Il
pirata e Prometeo
In
mezzo alla nebbia sul chiaro di luna, una grande nave stava solcando
il mar dei sargassi. Il capitano della nave era sempre taciturno, e
la ciurma non sapeva mai chiaramente cosa gli passasse per la testa.
Quella notte pero', erano particolarmente sospetti. Sara' forse stato
l'oltre mezzo litro di Rum che si erano bevuti? Questo non si sa.
Fatto sta che volevano a tutti i costi sapere, bagnati fradici sotto
la pioggia, dove il capitano li stava portando. La fioca luce delle
lanterne spaziava in mezzo alle tenebre, colorando di giallo le gocce
di pioggia che cadevano sul legno della nave. Un pirata fra tanti,
molto piu' robusto rispetto agli altri, stava perdendo la pazienza,
deciso cosi' a sfondare la porta della camera privata del
capitano. "Capitano! Dove diavolo ci sta portando?!" Comincio' ad
urlare, sbattendo violentemente quelle braccia che parevano due
arieti per quanto grosse e muscolose. "E' da mesi, dico mesi, che
siamo in mezzo al fottuto mare, senza aver mai toccato terra!" Piu'
cercava di sbattere contro la porta, piu' quest'ultima vibrava, con
schizzi di pioggia che gli finivano in faccia. "Persino Davy Jones
sarebbe sorpreso di te, e lui con la nave, ci andava anche
sott'acqua!" La porta d'improvviso si era aperta con una violenza
inaudita. Il pirata venne scaraventato fino all'albero maestro al
centro della nave, un bel paio di metri piu' avanti. Il capitano si
era deciso a farsi vivo. "Signori miei, siete tutti come lui?"
Disse urlando, in mezzo alla tempesta, con tutto l'equipaggio davanti
a lui. "Siete tutti cosi' dubbiosi nei miei confronti?" Comincio'
a camminare tra le fila di ognuno, si erano automaticamente messi in
fila, congelati, ma non faceva cosi' freddo. Il capitano li aveva
congelati. "Muovete il piede destro in avanti, se pensate che io
sia pazzo." Nessuno mosse un muscolo, tranne qualcuno, che forse
voleva farlo, ma troppo ipnotizzato dal carisma del capitano.
"Bene..." Disse a bassa voce, compiaciuto. "Questo significa
chiaramente che mi siete fedeli. E di questo io, vi ringrazio
sentitamente. Non avrei potuto desiderare un equipaggio migliore.
Leale, forte." Mentre il capitano faceva il suo monologo, tra i
tanti membri dell'equipaggio, uno in particolare, tiro' fuori un
pugnale dalla tasca posteriore del pantalone fradicio. Aveva
un'espressione determinata. Qualcosa del capitano non gli era mai
piaciuta, non ne poteva piu'. Voleva dare inizio ad un ammutinamento.
"Ed e' per questo che voglio ringraziarvi, non solo a parole. C'e'
un'isola molto interessante che voglio esplorare" continuava il
capitano, dietro di lui infatti si cominciavano a vedere delle linee
illuminate dalla luna calante. Delle montagne, un'isola. "anni di
ricerca mi hanno portato qui, tra coordinate del cielo, nodi da
calcolare, messaggi da decifrare. Vi chiederete voi 'ma perche'?' La
mia famiglia discende da una strana popolazione, questi individui
eseguono riti che garantiscono l'accesso al paradiso. Volete divenire
immortali?" La folla di innumerevoli individui comincio' ad
agitarsi, si misero a parlare tra di loro. "Volete diventare
onnipotenti e regnare sull'umanita'?!" Incalzo' il capitano, al che
l'equipaggio urlo', fiero ed esaltato, gente che si mise a brindare
col calice pieno di rum in mano, gente che per la gioia si picchio' a
vicenda. "Vi vedo eccitati... allora credete a me, se vi dico che
ne vale la fottutissima pena!" il pirata che voleva dare inizio
all'ammutinamento ripose il pugnale nel pantalone.
La
nave ondeggio', con la prua che solcava le onde di un mare agitato.
Ancorarono la nave ad un centinaio di metri dalla spiaggia oscura.
C'era un che di maligno nell'aria della spiaggia, come se qualcosa
avesse maledetto l'isola, un verde oscuro incombeva sui pirata ignari
di cio' che li avrebbe aspettati. Il capitano scese per primo dalla
nave, seguirono centinaia di persone della ciurma. Armati di pistole,
baionette, coltelli, spade, scimitarre, e ogni genere di diavoleria,
corsero per raggiungere il capitano, che era gia' abbastanza lontano.
Nella cuore dell'isola non vi era alcun suono, una foresta quasi
morta, circondata da una nebbia di verde oscuro. Inizialmente nessuno
ci fece caso a quell'aria torrida, ma poi qualcuno cominciava a
realizzare che c'era qualcosa di storto in quel posto. Un pirata dopo
l'altro cominciava a sparire nel nulla "Jack!" aveva iniziato ad
urlare uno, "Jack, dove sei?!", "Dove e' finito Benedict?!",
"Aiuto, Arnold non c'e', Arnold dove sei andato?!" si diffuse il
panico con la ciurma decimata, quando il capitano cerco' di calmare
gli animi "Non preoccupatevi, nessuno si sta perdendo, state
tranquilli!" ma non basto'. Si comincio' a sentire un sibilo, poi
una voce femminile dal suono acuto e demoniaco inizio' a parlare
facendo eco in tutta la foresta. "Ti chiamavi Uriel, teh heh eh...
poi hai cambiato nome, hai preferito qualcosa di piu' comune, in modo
che non mettesse in risalto chi realmente tu fossi..." Il
capitano, sentendosi chiamato in causa, comincio' a guardarsi
intorno. "Capo? Capitano? Chi sta parlando? Che sta dicendo?!"
Disse terrorizzato un pirata. "L-lei... no, non e' possibile..."
Per la prima volta, il capitano balbettava di insicurezza. "E'
tutto fuorche' impossibile, Archibald... o dovrei chiamarti Uriel,
portatore di luce? Sai, e' strano vederti ridotto in queste
condizioni, mi viene da chiederti cosa ti abbia spinto a ribellarti
cosi'. Hai seguito le storie di Prometeo, nevvero?" Il terreno
sotto ai loro piedi comincio' a vibrare, il capitano e tutti gli
altri iniziarono a correre. In lontananza si intravide una struttura
nell'oscurita', seminascosta dagli alberi tropici decadenti.
"Laggiu', quella struttura!" Ma non ce la fecero, molti pirati
caddero nell'abisso oscuro del terreno che cominciava a cedere. Solo
un pirata riusci' a farcela, e segui' il capitano all'interno della
struttura in mezzo alla foresta. "Ma che cazzo, non credevo che
sapesse..." Disse il capitano. "Sapesse cosa...?" Domando' il
pirata. "Va be', non ho scelta ormai che siamo qua." Mentre
camminavano all'interno della struttura, si potevano notare le mura,
piene di glifi raffiguranti miti e figure sumere, egizie, greche.
Praticamente l'intera storia umana d'europea. Il capitano si confido'
con l'unico pirata rimasto in vita. "Secondo te perche' ci troviamo
qui?"
"Qui
sull'isola o qui, dentro questa specie di... tempio?"
"Questo
tempio, si'."
"So
chi sei Archibald, e' percio' che intendevo farti fuori prima che
arrivassimo qui." D'improvviso il pirata salto' addosso al capitano
col pugnale alla gola. "Chi sei tu per sapere il mio nome? Non e'
solo perche' lo hai sentito dalla Strega, vero?"
"No,
infatti. Sono un discendente dell'arcangelo Michele. Sai, non lo
avrei mai saputo fino a che un giorno non ho fatto un sogno... in cui
Michele mi disse di uccidere il pazzo Arcangelo che credeva nella
profezia di Prometeo. Mi disse che ti avrei trovato ai porti
d'Egitto. Tu hai oltre cinquecento anni di vita terrena, Uriel,
arcangelo di Dio!" Uriel, il capitano, si libero' dalla potente
presa del pirata Nefilim, meta' umano e meta' divino. Si allontano'
di qualche metro, restando in guardia. "Non hai mai pensato che
quel sogno fosse semplicemente... un sogno, una stronzata, anziche'
la realta'?" Gli domandava, cercando di dissuaderlo. "Dici? Sarei
in grado di fare questo se non fossi un suo discendente?" Trasmise
dell'energia al pugnale, facendolo illuminare, Archibald Uriel, capi'
tutto. "La spada di Azrael? Vuoi seriamente uccidermi e cancellarmi
dall'esistenza divina e terrena?!" Disse arrabbiato Uriel, il
capitano. Il Nefilim non aveva mai gioito cosi' tanto, tirando fuori
il ghigno di chi aveva in pugno la situazione. "E' la volonta' di
Dio dopotutto." Il pirata Nefilim si scaglio' contro Archibald
Uriel, sfiorandolo al petto con la spada dell'arcangelo della morte,
creata in paradiso. Inizialmente fu forgiata per diletto dai
celestiali, come simbolo di Azrael per accompagnare i morti nel posto
in cielo dove li spettava. Ma a quanto pare nessuno vietava a nessuno
di usarla per scopi... piu' concreti.
"Ragazzi,
fermi, fermi!" Una bomba d'aria fece volar via il Nefilim, salvando
Uriel. "Cos?!" Il capitano si guardo' dietro, nelle profondita'
dell'edificio. La Strega. "Nefilim, non pensi di poter chiudere un
occhio e lasciare Uriel in pace?" La Strega si presento' di statura
molto bassa, dal fisico gracilino, della panciotta, della pelle verde
dovuta alle innumerevoli pozioni e incantesimi sperimentati nel
calderone. "Brutta troia, sei stata tu prima a scatenare quel
terremoto, eh? C'era bisogno d'arrivare a tanto? Il mio equipaggio
non c'e' piu'!" S'imbestiali' Uriel contro di lei, che invece ne
fece una questione di poco conto. βOh ma erano troppi, io volevo
parlare solo con voi due." Il pirata Nefilim era sorpreso di
sentirlo. "Sapevi che saremmo arrivati insieme?"
"Ohohoh,
io sapevo tutto, riesco un briciolino a prevedere il futuro. Dico un
briciolo perche' al 99% dei casi non funziona. Ma quando invece
riesco... Heh eh..."
"Sai
che io non dovrei stringere alcuna alleanza con un misero demone che
ha deciso di stabilirsi per conto suo sulla terra?" Disse con
ripugnanza il Nefilim.
"Bah,
primo, non ho dato fastidi a nessuno, secondo..." fece una pausa.
"...io non ti ho chiesto proprio nulla. Ho solo fatto una domanda,
per voi due e tra voi due. La questione e' tra voi due. Ho solo
calmato le acque. Tsk, chissa' cosa sarebbe successo se un mezzo
umano e divino avrebbe fatto fuori con una spada del Paradiso un
arcangelo. Per quanto Uriel sia ribelle, rimane un arcangelo."
"Non
mi fido, strega. Come puoi parlare cosi' bene di uno che teoricamente
ti e' nemico? Nascondi qualcosa, ne sono certo!" Esclamo' il
Nefilim. La Strega mise le mani avanti. "Io non nascondo nulla,
caro mio. Me ne sto per i fatti miei, siete voi due ad esser venuti
sulla mia isola, Uriel in particolare..."
La
Strega ed il Nefilim fissarono Uriel. Che scomparve all'improvviso.
"Ti pareva... prevedibile." Commento' la Strega. "Cosa? Dov'e'
andato?" Domando' il pirata Nefilim sorpreso. "Oh beh, e' stato
un onore, Nefilim."
"Eh?
Che?" Non fece in tempo a realizzare che anche la Strega scomparve.
"Siate maledetti, tutti e due! Una vita mi ci e' voluta per trovare
il momento giusto e capire se era davvero lui, l'Arcangelo!"
Se
piu' avanti saremmo andati dentro il tempio, avremmo trovato delle
scale, che avrebbero portato ad una sala circolare. Una sala
circolare, con al centro un calderone ricolmo di un liquido nero, che
pero', emanava vapori vedi. "Quindi e' a causa di questo che
l'isola era cosi' tossica..." Commento' a bassa voce Archibald
Uriel. Li', si materializzo' anche la Strega tramite un vortice
trasparente. "Non farlo, Uriel. Prometeo ti avra' anche dato
l'ispirazione, ma non si fanno mai pazzie del genere." Gli disse la
Strega. Uriel si mise a ridere. "Un misero demone che fa la
ramanzina ad un arcangelo? Ma non farmi ridere!"
"Sto
solo cercando di farti capire... voglio solo difendere... la terra,
si', il popolo e il pianeta. Se dai un potere simile nelle mani
dell'uomo... altro che apocalisse e cieli rossi!" Disse agitata la
Strega.
"Tu
non stai difendendo nessuno se non te stessa e la tua orrenda casa,
che per la cronaca, sta facendo soffrire quest'isola!"
"B-beh,
okay, si', ammetto che sto difendendo e inquinando... ma..."
"Niente
ma, Strega. Come dice la profezia dei Greci, il fuoco di Prometeo
rendera' tutti dei Nefilim, non soltanto me. L'uomo merita questo
diritto." La Strega si fece seria. "Se e' questo quel che
vuoi..." Sentenzio' la Strega "allora in qualita' di demone ti
dichiaro guerra, perche' stai minacciando la mia casa!" La Strega
fece comparire nella propria mano uno scettro, di legno, con un globo
e degli anelli che si muovevano incastonati alla cima. "Fatti
avanti Uriel, Arcangelo di Dio, portatore di Luce... o vorrei dire,
portatore dell'apocalisse?" I due cominciarono a lottare,
comparendo e scomparendo da una parte all'altra dell'isola. Uriel
utilizzo' poteri arcani celesti contro un demone che altro non pote'
fare se non difendersi. La Strega sapeva fin dall'inizio che non
avrebbe potuto fare molto contro un Arcangelo. C'era fin troppa
disparita' di potenza. Ma si sa', ai demoni interessa la propria
casa. "Uriel, ragiona, per favore! Se renderai l'intera umanita'
Nefilim, si scatenera' una catastrofe. Non sono pronti per questo!
C'e' una ragione se Dio li ha resi mortali e niente altro!" La
Strega scaglio' un globo nero dai fulmini viola verso Uriel, che
senza troppe difficolta' quest'ultimo lo fece dissolvere con una sola
mano. L'arcangelo non volle sentir ragioni. "Dio e' solo uno
sciocco che crede di avere la presunzione di saper tutto! Ho visto
persone che non meritavano morire, persone che avrebbero potuto fare
grandi cose se rese Nefilim!" Con il potere celeste gestito dalla
propria mano, Uriel porto' a se' la Strega facendola volare, resa
inerme.
"Ad
esempio...?!" Urlo' lei, arrabbiata. "Evitare guerre, che hanno
dilaniato l'umanita'!" le rispose l'arcangelo. "Ma coi poteri da
Nefilim non saprebbero gestire la situazione..." Uriel lancio' la
Strega contro un albero, alla velocita' della luce, lontana
chilometri. "Taci." Chiuse gli occhi, si lascio' andare. La
Strega, un demone senza anima, cesso' di esistere, senza alcuna
energia rimasta.
L'Arcangelo
si precipito' subito dentro la sala circolare all'interno del tempio.
"So che lo hai sempre avuto tu... nascosto da qualche parte..."
Frugo' per tutta la libreria che circondava il calderone, ma niente
da fare, non riusci' a trovare alcuno scritto riguardo il fuoco di
Prometeo. Parlo' da solo, arrabbiato. "E' solo un mito,
interpretato dai mortali, ma so che il fuoco dei Nefilim lo nasconde
qui da qualche parte...piuttosto che lasciarlo incustodito in mano a
chiunque, lo terrebbe con se'..."
"Ti
riferisci a questo?" Uriel si volto' di scatto. Vide il pirata
nipote di un essere celeste. "Il mio Nefilim... da quanto sei
infiltrato nel mio equipaggio, giusto per curiosita'..." Gli disse.
"Abbastanza da sapere che sei un Arcangelo malato. Samael si era
ribellato per motivi diversi dai tuoi, ma tu sei piu' malato di lui."
Il pirata Nefilim aveva nella mano sinistra un globo da cui si
liberavano delle fiamme gialle, arancioni e rosse. Nella destra... la
spada di Azrael. "Ora, nella mia vita ho studiato molte cose, tra
le quali l'esoterismo" disse il pirata, quindi indico' il calderone
al centro della stanza. "e so che quel calderone contiene una
sostanza in grado di distruggere qualunque oggetto celeste. Indovina
chi giochera' a canestro col nostro fuoco dei Nefilim?" Il pirata
mezzo divinita' e mezzo uomo stava per lanciare il globo di fuoco dei
Nefilim nel calderone della Strega, ma l'Arcangelo tento' a tutti i
costi di fermarlo. "Noo!!" Urlo' a tutta forza, fece richiamare
una tempesta d'aria che mando' il Nefilim lontano dal calderone.
Quest'ultimo pur di non lasciare nessuno dei due oggetti che aveva in
mano, si fece cadere per terra rovinosamente procurandosi contusioni
in tutto il corpo. L'Arcangelo era ufficialmente arrabbiato, al punto
che fini per volerne la sua morte. Un desiderio che Uriel non aveva
mai provato, ma la rabbia era troppa. Prese difatti il pirata per la
gola, ignorando il fatto che poteva venir trafitto dalla spada di
Azrael se solo chi l'aveva in mano ne avesse avuta la volonta'.
"Nefilim... fa' attenzione... non farmi innervosire piu' del
necessario... le regole degli esseri celesti sono severe, non posso
uccidere alcun mortale..." Il Nefilim guardo' negli occhi
l'Arcangelo con un lampo di sfida. "E se... succedesse il
contrario?" Alla fine successe, il mezzo uomo e mezzo divinita'
trafisse un essere celeste con la spada di Azrael, facendo contrarre
Uriel di dolore mentre era a terra. "Pensi davvero che un misero
pezzo di metallo possa farmi del male?" Gli domando' mentre
agonizzava per terra. 'Come ho potuto abbassare la guardia cosi'...
stupido, stupido! Come ho potuto farmi accecare dalla rabbia in
questo modo!' penso' Uriel. 'Questa cosa deve finire.' Uriel
scomparve di nuovo, riusci' a muoversi nonostante la ferita. Il
Nefilim si guardo' intorno stupito. L'arcangelo gli si materializzo'
dietro la schiena. Gli torse il collo, rompendolo. "Addio
Nefilim..." Il pirata cadde a terra senza riuscire a respirare, ne'
muoversi. Uriel prese quindi finalmente il fuoco dei Nefilim tanto
profetizzato da Prometeo, e lo fece distruggere, liberando il potere
racchiuso in esso. Un'enorme energia venne fatta scatenare, facendo
distruggere tutto il tempio, la casa circolare della Strega,
provocando un altro terremoto e facendo agitare ancor di piu' il
mare. Il cielo divenne rosso, una tempesta comincio' a farsi largo
nell'atmosfera, sprigionando fulmini e tuoni, ma non cadde alcuna
goccia d'acqua. L'arcangelo infine s'accascio' a terra, tra le
macerie rimaste del tempio, nelle vicinanze del Nefilim ormai senza
vita. Guardo' la propria ferita con amarezza. "Un giusto prezzo da
pagare... per far si che l'umanita' abbia cio' che le spetta. E tutto
sara' perfettamente equilibrato, l'uomo e le divinita' celesti al
pari. Ti aspetto, Samael... tanto so che nessun essere celeste
approvera' le mie azioni..." L'arcangelo fini' processato
all'inferno con l'accusa di aver tradito la volonta' di Dio e di
"crimini contro l'umanita' nella sua sopravvivenza". Anche se...
a dirla tutta... il Re dell'inferno fu sorpreso delle azioni di
Uriel, ma per adempiere alla volonta' di Dio... dovette giustiziarlo
per forza.
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