L'aurora sa di te

di Atramentum
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L'aurora
sa di te


Quella di Durbe, nello spettacolo che gli si presentava davanti, era una totale immersione. I suoi grandi occhi grigi vagavano alla scoperta di quei colori che abbellivano il cielo, proprio come le vesti abbellivano lei.
Seduto su un letto sfatto, con il fiato ancora corto e nulla a coprirlo, respirava a pieni polmoni l'aria gelida dell'estremo Nord, aria che penetrava da un'ampia finestra abbellita da due colonne con funzione prettamente decorativa.
Accarezzava quelle lenzuola che gli parlavano di lei, dei suoi respiri, dei suoi gemiti, del suo nome pronunciato in maniera lasciva.
Era incredibile come la figura di lei fosse in contrasto, nel suo cuore, con quella del fratello, loro re. L'amore che Durbe provava per lui era un amore platonico, scandito da sguardi ricolmi di affetto e ammirazione, di carezze e baci mancati. L'amore che provava per lei lo esprimeva sfiorandola, baciandola, diventando uno con lei. Agape ed Eros si contendevano il suo cuore da cavaliere, leale al suo re e fedele alla sua principessa.
Eppure l'aurora del Nord gli portava alla mente soltanto lei. Leggiadra come sembrava fosse la luce che danzava nel cielo, luminosa come quel lungo fascio che percorreva il manto notturno.
Se l'aurora avesse avuto un gusto, avrebbe saputo di lei. Avrebbe avuto quel sapore che conosceva molto bene, così dolce e così amaro da farlo impazzire ogni giorno e ogni notte della sua vita.
Le tende vennero scostate dolcemente e il suo profumo si disperse nell'aria. Durbe l'accolse tra le sue braccia e le sfilò la seta che copriva la sua pelle, bramosa di venire a contatto con quella di lui. Con la mano percorse il suo braccio facendogli venire i brividi, fino a quando non incastrò la sua, stringendola come se fosse l'ultima volta. Durbe la baciò dolcemente sul collo; i baci divennero man mano roventi e lei iniziò a gemere di piacere. Lui percorse con un dito la sua spina dorsale e i brividi nella principessa aumentarono.
Era lì, come l'aurora, solo per essere ammirata da lui. Soli in quel palazzo sperduto tra le rovine di una civiltà ormai dispersa.
Durbe era suo, Merag era sua. Nient'altro importava in quel momento.
Ne era certo: l'aurora sapeva di lei.




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