EFP 5
Non ti ucciderò un'altra volta
Era notte.
Il cacciatore osservava la sua preda; era su un ramo da dove poteva
osservare, attraverso una finestra, una ragazza: era proprio quella la
sua
preda, una ragazza che dormiva tranquilla nel suo letto, ignara del
pericolo che stava correndo.
All'esterno non si muoveva neppure un filo d'erba e non ci fu neanche
un soffio di vento quando il cacciatore aprì la finestra.
Entrare era stato fin troppo facile e, per un segugio come lui, serviva un po' d'azione.
Si avvicinò alla ragazza e ne aspirò l'odore: sapeva di miele.
Fece scivolare la mano sul suo collo e percepì il sangue nelle vene. . . fin troppo facile.
Si sedette ai piedi del letto e penso rapidamente a come movimentare la caccia.
Decise di svegliare la sua vittima nel modo più sadico
possibile: senza pensarci un secondo di più le prese il braccio
e lo spezzo in due.
La ragazza si svegliò urlando di dolore.
Quel urlo di agonia era musica per le orecchie del vampiro.
Lei lo guardò spaventata e lui le si avvicinò con un
sorriso rassicurante, le offrì una mano e attese una sua
reazione.
Ancora terrorizzata, la sua vittima lo fissò senza muoversi; il
cacciatore perse la pazienza: le prese immediatamente la mano e, senza
un minimo sforzo, le sbriciolò le ossa.
Con un altro urlo, la ragazza si alzò dal letto e corse via dalla stanza, lasciando il vampiro, sorridente, sul letto.
Con la mano sana prese il telefono e chiamò subito la polizia.
Aspettò, impaziente e terrorizzata, che qualcuno le rispondesse,
ma dopo due squilli, senti una mano fredda sulla spalla e un'altra che
le toglieva la cornetta.
Poi sentì le labbra del vampiro sul suo collo e poi più nulla.
Quando il segugio uscì dalla casa con le labbra sporche di
sangue, quel dolce profumo di miele era già sparito e le prime
gocce di pioggia cadevano dal cielo scuro.
Corse via mentre cominciava a diluviare, uscì dalla città e si inoltrò nella foresta.
Ora che la sua sete era placata, poteva dedicarsi ad un'altra attività che preferiva: la corsa.
Sentiva la paura degli animali selvatici che lo sentivano avvicinarsi e ne traeva felicità.
Corse fino all'alba, quando all'improvviso qualcosa lo fece fermare: un profumo dolcissimo di vaniglia e frutta.
Per qualche minuto non riuscì a pensare ad altro, quella
fragranza era talmente forte da offuscargli la mente. . . sorrise. . .
anche se non aveva sete una vittima era ben'accetta.
Seguì l'odore fino ad una casa isolata nella periferia di una
grande città, ma non seguì la sua solita strategia, non
osservò la preda, non pensò al modo di ucciderla...
Ormai era guidato solo da quel profumo e non seguì i suoi soliti
schemi: entrò dalla porta principale aprendola con un calcio.
Dentro la casa l'odore era ancora più forte, tanto da alterare i suoi
pensieri.
Doveva assolutamente sapere chi era quella creatura che,
solo con il proprio profumo, lo faceva eccitare così tanto.
Entrò nella stanza dove il profumo era più forte e vi trovo una ragazza.
Dormiva come la sua vittima precedente, in un sonno tranquillo, ma
questa volta il vampiro non provava voglia di uccidere, anzi, voleva
proteggere quella ragazza.
Si avvicinò al letto e le accarezzò i capelli.
Involontariamente, quel gesto svegliò la ragazza che, non appena
vide il vampiro, si allontanò da lui con un balzò che la
fece quasi cadere dal letto.
Il vampiro alzò le mani per tranquillizzarla, ma non sapeva cosa dire, perciò rimase in silenzio.
La ragazza, cercando di mascherare la paura gli chiese:"Cosa ci fai qui?"
Ci fu un lungo attimo di silenzio, mentre lacrime di terrore cominciavano a rigarle le guance.
Poi, ci fu una risposta sussurrata:"Sono qui per te"
La ragazza fraintese:"Mi vuoi uccidere?"
Il vampiro non rispose.
Ci fu un altro attimo di silenzio.
Poi il vampiro si mosse, e si
avvicino guardandola negli occhi. . . quelli occhi così azzurri
che sembravano rispecchiare il cielo. . .poi le tolse una ciocca dei
suoi ondulati capelli rossi dal viso e la baciò.
All'inizio la ragazza era ancora troppo spaventata per rispondere a quel bacio, ma poi si arrese e si lasciò andare.
La ragazza sapeva che in quel bacio avrebbe trovato la morte, mentre il vampiro la disperazione.
Quel profumo era troppo forte per lui, e sentiva che per ogni secondo che passava, la sua sete aumentava.
Alla fine del bacio la ragazza gli sorrise, sembrò persino che la paura fosse scomparsa, e gli chiese il suo nome.
Il vampiro esitò qualche istante poi rispose:"James".
"Che bel nome" commentò la ragazza. " Io, invece, sono Victoria"
Il cacciatore sorrise:"Beh, sarà davvero una vittoria se io non ti ucciderò"
"Vuoi il mio sangue?"
"Come fai a sapere...?"
"Ho tirato a indovinare" gli rispose la ragazza, sorridendo.
Il vampiro però non rispose: ormai il richiamo del sangue era troppo forte.
Per un attimo perse il controllo e fu troppo tardi.
Il morso fu doloroso ma la ragazza sembrò resistere al dolore;
James invece stava avendo una durissima lotta interiore. . . il sangue
di Vittoria era buono, delizioso, ma voleva che la ragazza sopravvivesse, così da trasformarsi poi in vampira.
Era dura decidere. . . ancora un sorso di sangue, poi un
altro, e altri ancora. . . si doveva fermare. . . ancora un altro
sorso. . .
La mattina seguente il cadavere di Victoria fu trovato completamente
dissanguato da un vicino.
La polizia archiviò il caso dicendo che molto probabilmente la ragazza è stata attaccata da un animale.
James non seppe darsi pace per quel fatto, aveva ucciso Victoria, la
sua Victoria, era stato debole e si era lasciato preda della propria
natura...
Vagò per diverso tempo nei boschi, si nutriva attaccando
semplicemente le sue prede, senza fare i suoi giochetti sadici che
tanto amava... perché il suo unico amore adesso era lei,
Victoria, e lui l'aveva uccisa....
Dopo diversi mesi si accorse che continuava sempre a girare nei boschi
attorno alla città di Victoria e non se ne accorse perché
vide la casa della sua amata o per qualcos'altro di simile.
No, lui si accorse di essere nella stessa città perché
sentì lo stesso profumo di vaniglia e frutta, lo stesso di
Victoria.
Non ci poteva credere.
Corse immediatamente nella direzione dal quale proveniva e si
trovò davanti ad un ospedale.
Entrò subito nell'edificio e seguì l'odore, a quel punto
non gli importava che nell'ospedale c'erano altre persone che lo
guardavano come se fosse pazzo, ormai gli interessava solamente vedere
quel umano che aveva lo stesso profumo della sua Victoria.
Senza rendersene conto arrivò al reparto maternità dove, oltre un vetro vide alcuni neonati.
Guardò quei bambini, finché non rimase incantato da due occhi azzurri...gli stessi di Victoria.
All'improvviso sentì che qualcuno si era avvicinato a lui: erano
un uomo e una donna, evidentemente sposati, accompagnati da
un'infermiera.
I tre guardarono oltre il vetro e l'uomo chiese:"Dov'è la nostra bambina?"
L'infermiera gli indicò una culla, e James si accorse che
indicava proprio la neonata con gli occhi azzurri che lo stava
guardando.
"Come avete deciso di chiamarla?" chiese l'infermiera.
"Victoria".
James rimasse impietrito...non ci poteva credere. . . era proprio lei. . . lo stesso aspetto, lo
stesso nome, lo stesso odore. . . sorrise e pensò: " Adesso
sei ancora troppo piccola, ma aspettami, tornerò tra qualche anno. . .e ti giuro che non ti
ucciderò un'altra volta."
Angolo della scrittrice:
Ciao a tutti! La vostra amata (mica tanto, eh? XD) scrittrice vi scrive
dalla capitale. Per fortuna sono venuta a Roma con il mio portatile e
posso finalmente pubblicare questa fan-fic che mi ha tenuta
occupata per diversi giorni. E' la mia prima fan-fiction su Twilight.
Spero che vi sia piaciuta.
Mi raccomando: recensite!!!
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