3.
At least now I know
5 giugno 2018
L’Estragon era discretamente affollato, molte persone erano
giunte fin lì per assistere all’imperdibile concerto dell’ennesimo progetto di
Mike Patton. Le aspettative erano alte, soprattutto perché i Dead Cross
potevano contare anche sulla presenza di uno dei batteristi più famosi e
quotati della scena metal: Dave Lombardo degli Slayer.
Arianna era nervosa e si era rintanata in un angolo,
incollandosi a una parete. Stava già soffocando all’interno di quel capannone,
e a nulla erano valsi i tentativi di Carolina di convincerla a spostarsi un po’
più vicino al palco.
La sua migliore amica, allora, dopo essersi assicurata che
lei stesse bene e che fosse certa della sua decisione, aveva deciso di andare
insieme al suo fidanzato a dare un’occhiata in giro.
Arianna si sentiva sempre più inquieta, e non riusciva a
concentrarsi minimamente sulla musica prodotta dal gruppo spalla. Non sapeva
neanche come si chiamava, non le importava più di tanto. Forse non sarebbe
dovuta neanche andare a quel dannato concerto, perché si era lasciata convincere
da Carolina?
Si guardava attorno con circospezione, sperando di non dare
nell’occhio.
La musica rimbombava pesantemente all’interno del
palazzetto, le orecchie di Arianna stridevano e la sua voglia di rimanere
diminuiva sempre più.
Carolina e Massimo, poco dopo, tornarono da lei e le porsero
un bicchiere di birra. «Ti aiuterà a scioglierti un po’!» gridò la sua amica,
su di giri.
La ragazza dai capelli decolorati sorseggiò lentamente il
liquido ambrato. «Se lo dici tu…» sussurrò tra sé.
Il gruppo spalla abbandonò il palco, sostituito da una
musica d’intrattenimento. Partì Walk
dei Pantera e tutti i presenti esultarono, presi da una profonda eccitazione e
stima per chiunque avesse selezionato quel brano.
Is there no standard anymore?
What it takes, who I am, where I've been belong?
You can't be something you're not
Be yourself by yourself
Stay away from me
A lesson learned in life
Known from the dawn of time
Respect, walk
What did you say?
Respect, walk
Are you talking to me?
Are you talking to me?
Arianna conosceva quella canzone, anche se ormai non
ascoltava più molta musica metal.
E le piaceva quell’energia, tant’è che si ritrovò a muovere
a tempo il capo, trascinata dai ricordi di tempi in cui era stata felice, aveva
vissuto con spensieratezza e il cuore non le si era ancora spezzato.
Dopodiché fu il turno di un brano degli AC/DC, che fece
cantare ed esaltare tutti. Era tutto pronto, Arianna se lo sentiva: stava per
rivedere Mike, e non era assolutamente preparata.
Ci aveva pensato e ripensato, eppure non se ne era resa
conto finché non era successo.
E infine eccolo, Mike. Comparve sul palco senza preavviso,
mandando in visibilio tutto il pubblico. Anche Arianna si ritrovò a gridare,
trasportata dalle forti emozioni che solo lui sapeva farle provare.
Aveva nuovamente perso di vista Carolina e Massimo, ma non importava.
Quando lui era sul palco, quando interagiva con il pubblico
e quando cantava, tutti i ricordi negativi a lui legati scomparivano.
«Bella Bologna! Sono tornato a casa, eh?» gridò lui al
microfono.
«Cazzone!» urlò qualcuno tra la folla.
«Siete pronti a morire? Siete pronti per i Dead Cross?»
proseguì ancora il carismatico cantante.
Arianna era ipnotizzata, e improvvisamente i suoi occhi si appannarono.
Desiderò di poterlo abbracciare ancora una volta, ricominciando a illudersi che
tra loro potesse essere vero amore.
Con potenza, il primo brano ebbe inizio, e lei venne
catapultata in un mare di emozioni ancora più profonde e struggenti.
Conosceva a memoria tutte le canzoni di Mike, lei non si era
mai staccata da lui, non ce la faceva.
Quella era Seizure And
Desist.
Arianna cominciò a sgomitare tra la folla, trasportata dall’incontrollabile
necessità di ritrovarsi sotto il palco, a gridare e divertirsi, idolatrando
quell’artista che tanto amava e che sapeva come prenderla fin nelle viscere e
rivoltarla come un calzino, fino a far esplodere tutte le sue emozioni.
The paperwork explosion
There will come a day when the righteous laugh and rejoice
With a pure voice
Bathe your feet in the wicked's blood
Ezxplode!Top of Form 1
1 ottobre 2008
Il
sesso, con Mike, era qualcosa che Arianna non aveva mai sperimentato con nessun
altro. Lui era irruento e passionale, ma non le faceva male, la trattava con
rispetto e la amava con tutto se stesso.
Era uno
dei rari momenti in cui lei riusciva a scorgere qualcosa di vero e di puro in
lui, che quasi sempre era celato dietro la sua personalità enigmatica e
incomprensibile.
Lei e
Mike stavano riprendendo fiato, avvinghiati l’uno all’altra, quando lui parlò.
«Ti sei
messa nei casini con me» disse.
Arianna
sorrise e gli accarezzò i corti capelli intrisi di sudore. «È bello» commentò.
«È
terribile…»
«Mike?»
Lui
sollevò il capo, che fino a poco prima era abbandonato sul petto di Arianna. La
giovane lo trovò tenero, con gli occhi spalancati e l’espressione leggermente
spaesata ed estremamente dolce.
Lei
sorrise e sussurrò: «Ti amo».
Mike
scosse appena il capo e rimase per un attimo in silenzio, con fare pensoso.
Poi si
sollevò sui gomiti e, accarezzandola sul viso e tra i capelli, cominciò a
canticchiare sottovoce.
But you're perfect, and I cannot breathe
Forever longing to make you mine
But I can't escape your stare...
Hold me closer, keep me near
My underwater love
Hold me closer, keep me near
I'll never get enough
Touch me from below
I'll never let you go
But I can't escape
La voce
di Mike era roca, talmente bassa ed emozionante che gli occhi di Arianna non
tardarono a velarsi di lacrime.
Lui era
fatto così. Non le avrebbe mai risposto con uno stupido anche io ti amo, no; lui era tutto fuorché scontato.
E
Arianna sapeva che anche Underwater Love
sarebbe diventata una delle sue canzoni preferite.
5 giugno 2018
I Dead
Cross cominciarono a eseguire il secondo brano in scaletta, ovvero Idiopathic, e ormai Arianna si era
avvicinata parecchio al palco. Non le importava di trovarsi all’Estragon e del
fatto che detestasse quel luogo, non le importava di sentirsi schiacciata e
spintonata da chiunque.
Lei
voleva soltanto vederlo, ascoltarlo, lasciarsi avvolgere ancora da quella voce
e da quel carisma magnetico e irresistibile.
I
faretti piroettavano tra la folla e si infrangevano sulla band, illuminando
tutti i musicisti e soffermandosi ogni tanto su qualcuno in particolare.
Arianna
non riusciva più a smettere di piangere, i ricordi la stavano sopraffacendo e
la nostalgia si faceva sempre più opprimente.
Non
avrebbe dovuto dare retta a Carolina, sarebbe dovuta restare a casa e coccolare
Warhol sul divano e a guardare qualche stupido programma come La dottoressa schiacciabrufoli o Altà infedeltà.
Invece
era lì, a piangere, in mezzo a scimmioni decerebrati che pogavano e si
esaltavano per Dave Lombardo che picchiava sulla sua mastodontica batteria.
14 novembre 2008
«Lo sai
che devo lavorare, Ariana» le fece
notare Mike, aggirandosi per il piccolo appartamento.
«Anche
a Natale? Vorrei farti conoscere i miei» replicò Arianna, seduta con le gambe
incrociate sul divano.
«Registro
musica anche a Natale. Non vengo in Italia» precisò Mike, per poi sorriderle.
«Ma ti faccio un regalo.»
Arianna
aggrottò la fronte. «Un regalo? Non è necessario» borbottò imbarazzata.
«Ti
piace di certo» le assicurò lui, per poi raggiungerla e accarezzarle i capelli.
«Ora vado. Stammi bene, eh?»
Lei
sollevò il viso e incrociò i suoi occhi. Erano distanti, non erano caldi come
se li aspettava. Mike non aveva ancora lasciato il suo appartamento, ma lei già
sentiva che era altrove. Pensava ad altro, progettava altro.
«Mike?»
Lui le
fece cenno di proseguire, le dita della mano sinistra sotto il suo mento.
«Non
hai più tempo per me» sospirò.
Lui le
rivolse un sorriso sghembo e si chinò a baciarla sulle labbra, poi lasciò
l’appartamento senza aggiungere altro.
Improvvisamente
il freddo pungente di Bologna si era fatto ancora più penetrante e
insopportabile.
5 giugno 2018
Il
pubblico non faceva che richiamarli sul palco. Tutti sapevano che non era
finita così, Arianna lo sapeva più di tutti. Non avrebbero mai chiuso un live con
Church Of The Motherfuckers.
E lei
li aspettava, lo aspettava.
Mentre
Mike cantava those eyes, son lies, can’t
hide durante l’ultimo brano, Arianna aveva avuto come l’impressione che i
loro sguardi si fossero incrociati.
E
adesso non poteva più tirarsi indietro.
Non
sapeva dove fossero Carolina e il suo ragazzo, non sapeva cosa sarebbe successo
e se avrebbe ricevuto ancora pugni e spintoni, ma era lì per stare vicino a
Mike.
I Dead
Cross, dopo un po’, tornarono sul palco e cominciarono a eseguire Raining Blood degli Slayer. Una cover
che molti dei presenti stavano aspettando con ansia, visto che la reazione
generale fu piuttosto eloquente.
«Grandi,
cazzo!» strillò un tizio, mentre un altro si infilava due dita in bocca e
fischiava come se stesse richiamando le pecore a raccolta. Tutto direttamente
nelle orecchie di Arianna, la quale le tappò per un istante e si voltò a
guardarsi intorno spaesata.
Mike
non l’avrebbe mai lasciata là in mezzo da sola, non lo aveva mai fatto nel
periodo in cui si erano amati.
Raining blood
From a lacerated sky
Bleeding its horror
Creating my structure
Now I shall reign in blood!
Mike
era feroce, tutto nel suo modo di cantare lo rendeva estremamente psicopatico.
Arianna
stava impazzendo, voleva di più. Voleva tornare indietro nel tempo, ripensare a
quei giorni felici in cui lei lo aveva visto esibirsi e poi, subito dopo, era
sgattaiolata nel suo camerino e si era presa cura di lui per far sì che si
rilassasse. A volte gli aveva fatto dei massaggi, altre volte aveva fatto la
doccia con lui, e qualche volta avevano fatto l’amore con enfasi e trasporto.
Era
bello e doloroso ricordarlo.
Epic fu il brano
successivo. Arianna sorrise: Mike non perdeva mai occasione di fare un tributo
ai suoi Faith No More.
Un
ricordo abbagliante fece sì che un luminoso sorriso le increspasse le labbra,
mentre la musica cominciava a diffondersi in ogni cellula del suo corpo.
27 dicembre 2008
Quando
Arianna tornò a casa dal lavoro, quella sera, trovò una scatola di cartone sul
pianerottolo.
La
osservò con sospetto, temendo quasi di toccarla.
Poi un
dolce miagolio si diffuse e rimbombò per l’enorme androne, facendo sobbalzare
la giovane.
Si
inginocchiò di fronte alla scatola e sollevò i lembi, intravedendo all’interno
del contenitore un batuffolo di pelo grigio.
Il
miagolio si fece più acuto e insistente, forse il piccolo gatto aveva paura di
lei.
«E tu
chi sei?» mormorò la ragazza, allungando una mano per poter accarezzare
l’animaletto.
Quest’ultimo
si ritrasse e si rintanò in un angolo, smettendo improvvisamente di miagolare.
Arianna
allora recuperò le chiavi e aprì la porta, per poi apprestarsi a sollevare lo
scatolone. Solo in quel momento si rese conto che di lato, attaccato con cura,
campeggiava un bigliettino piegato in due.
Lo
staccò con delicatezza e lo spiegò, trovandosi di fronte delle parole scritte
al computer e stampate su carta semplice.
Ho deciso di diventare grigio, così nessuno avrebbe saputo quanti anni
avevo e poi mi avrebbero trovato più giovane dell'età che mi davano. [Andy
Warhol]
Buon Natale,
M.
Sorrise
e strinse al petto il piccolo foglietto strapazzato. Il suo Mike infine le
aveva fatto un regalo, e aveva trovato il modo per farle battere il cuore a
mille, per farla commuovere e sorridere.
Afferrò
lo scatolone ed entrò in casa, per poi richiudere l’uscio con un colpo d’anca.
Appoggiò
l’oggetto sul tappeto di fronte al divano e guardò nuovamente all’interno,
riuscendo finalmente a sfiorare il pelo morbido del gattino.
«Oh,
allora le fai le fusa» sussurrò. «Ma ciao!» Arianna afferrò la piccola creatura
con entrambe le mani, portandola fuori dalla scatola.
Il
gattino ricominciò a miagolare, e non si rifiutò di lasciarsi accarezzare.
«Tu sei
Warhol. Ti piace?»
5 giugno 2018
You can touch it, smell it, taste it so sweet
But it makes no difference cuz it knocks you off your feet
You want it all but you can't have it
Arianna
si rivedeva in quelle parole, era il modo in cui lei si era sempre sentita
accanto a lui. Aveva sempre saputo di volerlo e di non poterlo avere, ma aveva
ignorato quella consapevolezza e si era immersa nella luce abbagliante dei suoi
sentimenti per Mike.
Era
stata una vera stupida, e solo adesso si rendeva conto di quanto lui fosse
distante.
All’improvviso
sentì l’impellente necessità di uscire da quel luogo infernale e di prendere
aria, non le importava se il concerto fosse finito o meno.
Cominciò
a farsi largo controcorrente, affrontando con spintoni e spallate la folla in
delirio. Ricevette non poche imprecazioni e fu certa che il suo corpo sarebbe
stato cosparso di lividi per settimane. Non le importava, doveva andare via di
lì e far entrare aria fresca e pulita nei suoi polmoni.
Stava
per uscire dal gorgo di corpi e sudore, quando inciampò e piovve addosso a un
tizio muscoloso e sbronzo. Lui la spinse via e Arianna riuscì miracolosamente a
non perdere del tutto l’equilibrio.
Raggiunse
subito una delle uscite laterali ed emerse velocemente all’aperto, prendendo
lunghe e rigeneranti boccate d’aria.
Aveva
sbagliato tutto. Non ci faceva niente in quell’inferno.
Si
sentiva fuori posto, alienata nella sua stessa angoscia. Forse Carolina non
aveva avuto torto quando, un paio d’anni prima, le aveva consigliato di vedere
uno psicanalista.
Da
dieci anni, Arianna non faceva che vivere nel passato.
12 marzo 2009
«Mike,
finalmente!»
Non
appena udì il suono del campanello, Arianna si precipitò ad aprire la porta.
Non lo vedeva da più di due mesi e le mancava terribilmente.
Quando
se lo ritrovò di fronte, fece per abbracciarlo, ma lui sollevò una mano e le
fece cenno di lasciarlo entrare.
La
ragazza lo fissò sbalordita, seguendo con lo sguardo i suoi movimenti. Mike era
evidentemente nervoso, c’era qualcosa che non andava.
«Cos’hai?»
gli domandò, dopo aver chiuso la porta.
Warhol
raggiunse il nuovo arrivato e gli si strofinò sulle caviglie. Poi, vedendo che
lui non aveva alcuna intenzione di considerarlo, se ne andò ed emise un lungo
miagolio che faceva intendere il suo completo disappunto.
Mike
prese a camminare avanti e indietro, senza mai staccare gli occhi da lei.
«Allora?»
insistette Arianna, sempre più preoccupata.
«Dobbiamo
chiudere. Questa cosa non va più bene.» Lo disse e basta, diretto, senza giri
di parole.
La
giovane sgranò gli occhi. «Che cazzo dici?»
«Dico
che ti devo lasciare, Ariana» spiegò
ancora Mike.
«Non…
ma… perché?» Le lacrime cominciarono a scorrere sulle guance arrossate di
Arianna, si sentiva come se l’intero universo avesse cominciato a girare
improvvisamente in senso opposto rispetto al solito.
«Troppe
cose da fare, impegni… non riesco a continuare. Lo sai, no?» Mike si strinse
nelle spalle e cercò il suo sguardo. «Perché piangi?»
La
giovane si lasciò cadere sul divano e guardò dritto davanti a sé. Stava male,
le faceva male tutto, anche l’anima. Eppure non era affatto sorpresa. Era come
se l’avesse sempre saputo, in fondo stava soltanto aspettando con timore quel
momento.
Lei e
Mike appartenevano a due mondi completamente diversi, e non importava che lei
ogni tanto suonasse nei locali con la sua stupida chitarra.
Lui le
si inginocchiò di fronte e si fece spazio tra le sue ginocchia con il busto,
per poi abbracciarla e farle posare il capo sulla sua spalla. «Ehi…» La cullò
con dolcezza e le accarezzò i capelli, baciandola di tanto in tanto sul capo. «Ariana» sussurrò.
Poi
cominciò a cantare qualcosa.
"Don't worry about a thing
'Cause every little thing gonna be all right"
Singin': "Don't worry about a thing
'Cause every little thing gonna be all right!"
Rise up this mornin'
Smile with the risin' sun
Three little birds
Pitch by my doorstep
Singin' sweet songs
Of melodies pure and true
Sayin': "This is my message to you"
Arianna
piangeva senza lacrime, era in uno stato talmente catatonico che le impediva
addirittura di rendersi pienamente conto del fatto che si trovasse ancora una
volta tra le braccia dell’uomo che amava più della sua stessa vita.
Lui
voleva che lei stesse bene, ed era convinto che ciò potesse accadere
lasciandola andare. Ma la giovane era pienamente consapevole che ciò sarebbe
stato impossibile.
Mike si
era infilato con nonchalance nella sua esistenza e vi era penetrato a fondo, e
adesso pretendeva di uscire di scena come se niente fosse, di lasciare il
palcoscenico come faceva ogni volta che si esibiva, e di non lasciare alcun
segno del suo passaggio.
Arianna
non ce l’avrebbe fatta.
Si
disperò, d’improvviso, si aggrappò a lui e gridò, gli graffiò le braccia e lo
implorò di non lasciarla, di ripensarci, di ascoltare quanto lo amava e quanto
viveva in sua funzione.
Mike la
lasciò, restando irremovibile, e a lei parve di leggere nei suoi occhi una
compassione malata, una pietà che non aveva niente a che fare con l’amore che
aveva creduto di ricevere da lui.
Solo
una frase martellava nel suo cervello.
Now everything’s
ruined.
Now everything’s
ruined.
Now everything’s
ruined.
5 giugno 2018
La
notte era fresca, Arianna era contenta di poterne godere.
Voleva
tornare a casa, l’Estragon si era rivelato ancora una volta un luogo orribile e
per niente incline a curare le sue ferite.
Dall’interno
proveniva ancora della musica, ma non era più quella dei Dead Cross. Avevano
finito, ora qualcuno stava mandando famosissimi brani rock e metal. Il pubblico
in delirio, Arianna che affogava nella sua stessa angoscia.
Decise
di inviare un messaggio a Carolina per avvertirla che avrebbe chiamato un taxi
e se ne sarebbe andata. Sapeva che la sua amica adorava trattenersi ai concerti
anche quando la band aveva smesso di suonare, le piaceva gustarsi l’atmosfera
che si faceva a tratti malinconica e notare quanto l’adrenalina scemasse in
fretta.
Anche
ad Arianna piaceva, in genere, ma non quella sera.
Sospirò
e finì di digitare sullo schermo dello smartphone, poi prese a scorrere i
numeri in rubrica in cerca di quello di una qualsiasi compagnia di taxi.
Udì
delle voci, ma le ignorò e continuò a frugare nel suo cellulare. Tremava
leggermente, le veniva male premere i comandi sullo schermo.
Poi
qualcosa attirò la sua attenzione e si bloccò, gli occhi sgranati e il cuore
spezzato che batteva a mille.
Mike.
«Possiamo
fare una foto?» chiese qualcuno, una voce maschile che biascicava un poco.
«Come
no!» replicò Mike.
Arianna
si sentiva male. Sapeva di doversi dirigere verso via Stalingrado come stavano
facendo alcuni ragazzi, e poi da lì chiamare il dannato taxi che l’avrebbe
riportata nel suo covo sicuro. Lo sapeva, eppure tese le orecchie e rimase in
ascolto, protetta dall’oscurità.
«E
Lombardo dov’è? Volevo una foto anche con lui…» si intromise un altro tizio.
«Non ho
idea» replicò Mike, era gentile. Arianna strinse i pugni per non gridare.
«Lo
chiami?» se ne uscì una ragazza dalla voce sottile.
«Non so
dov’è» mentì Mike, Arianna lo percepiva dall’inflessione leggermente irritata
che aveva assunto il suo tono.
«Comunque
mi fai troppo ridere!» riprese il primo che aveva parlato.
«Grazie.»
Arianna
voleva avvicinarsi e spingerli via, riprendersi colui che amava e che le aveva
spezzato il cuore.
Per
scacciare l’istinto di correre in quella direzione, cominciò a canticchiare
sottovoce la prima canzone che le venne in mente. Midlife Crisis, il ritornello in loop per almeno tre, quattro
volte. Almeno smise di ascoltare quelle conversazioni patetiche, che non le
appartenevano.
You're perfect, yes, it's true
But without me you're only you
You're only you
Your menstruating heart
It ain't bleedin' enough for two
Si
riscosse quando vide passare di fronte a lei i ragazzi che fino a poco prima si
erano intrattenuti con Mike. Abbassò lo sguardo per non guardarli con odio, del
resto non era colpa loro.
Poi non
riuscì più a resistere e le sue gambe si mossero in automatico. Uscì
dall’oscurità e camminò a passo spedito.
Lo vide
che tracannava dell’acqua da una bottiglietta, era solo.
Non
avrebbe permesso che qualcun altro rovinasse quel momento.
«Adesso
vieni con me» esordì Arianna. Non lo salutò, si limitò ad afferrarlò per il
braccio sinistro, era un riflesso incondizionato. Era ancora abituata ad avere
un occhio di riguardo per lui, sapeva che non amava particolarmente essere
toccato sulla parte bassa del braccio destro.
Le
aveva raccontato com’era andata, le aveva spiegato di quando aveva perso la
sensibilità alla mano destra e questo lo aveva portato a rivalutare tutte le
sue abitudini e a diventare mancino per forza di cose.
«Ariana» si stupì lui, ma non si ritrasse
e lasciò che lei lo trascinasse con sé, nuovamente dentro il locale.
Poi
Arianna ci ripensò e tornò indietro, spingendolo ad allontanarsi dal
palazzetto. Lo portò verso un’altra struttura poco distante e, dopo essersi
assicurata che nessuno fosse nei paraggi e li stesse seguendo, lo spinse contro
la parete e lo inchiodò con le mani e con lo sguardo.
«So che
non ti sono mancata, Mike Patton. Ma vedi, purtroppo tu sei mancato a me. E
molto» esordì.
Lui la
fissava senza ribattere, senza capire. Arianna lo sapeva, lui non aveva mai
capito niente. Era senza speranze.
Lei
voleva ripagarlo con la sua stessa moneta, cantargli qualcosa anziché dire ciò
che aveva in testa. Lui lo aveva sempre fatto, aveva lasciato parlare la musica
e non le aveva mai davvero parlato con il cuore in mano.
Questo
la faceva impazzire.
Lo
baciò con foga e si strinse a lui, avvertendo finalmente la familiare
sensazione di completezza che solo lui sapeva darle. Lo tenne per le spalle e
spinse con forza la lingua dentro la sua bocca.
Mike
non si tirò indietro, respirava forte e lasciava scivolare le mani sul corpo di
lei.
Poi
Arianna si staccò e lo guardò con rabbia, per poi spostarsi a solleticare il
suo orecchio con la lingua.
E
cominciò a cantare Motherfucker.
Hello Motherfucker
My lover
You saw it coming
Goodbye Motherfucker
My lover
You had it coming
Mike
gemette quando i denti di lei affondarono con poca grazia nella pelle del suo
collo. Arianna voleva marchiarlo, voleva averlo tutto per sé e non aveva
intenzione di lasciarlo andare.
Non si
preoccupò di accarezzarlo, di essere delicata e dolce come era sempre stata.
Del resto Mike non era stato dolce con lei, l’aveva abbandonata e trasformata
in un involucro pieno soltanto di dolore e risentimento.
Lo
sentiva rispondere ai suoi baci rabbiosi, lo sentiva toccarla con urgenza, e
così liberò la sua erezione e la torturò con le mani, guardandolo drittò negli
occhi.
Lo
teneva fermo contro la parete e ne faceva ciò che voleva, giocava con lui.
Adesso
Arianna aveva le idee chiare, vedeva con lucidità ciò che il loro rapporto era
sempre stato. Sesso, chiacchiere di poco conto, qualche carezza di circostanza.
Anche
se lei lo aveva amato e lo avrebbe sempre amato, la realtà dei fatti le si
presentava con una trasparenza disarmante.
Anche
quando lui la sbatté contro la parete, invertendo le posizioni. Anche quando le
disse che gli era mancata. Anche quando la penetrò con decisione e la fece sua
come mai aveva fatto.
Anche
quando Arianna gemette di un piacere sconosciuto che non aveva mai
sperimentato.
Anche
mentre nella mente offuscata della giovane si formava la consapevolezza che
quello sarebbe stato il vero addio, l’ultimo, il definitivo.
Anche
quando sentì l’ansia mischiarsi all’orgasmo e ai suoi gemiti soffocati e
intrisi di lacrime amare.
E Separation Anxiety strabordava dalle sue
orecchie.
Separate the anxiety
You know it's mine
Had love come back
Like it was before
House creaking
The hinges on the door
Thoughts creeping
Separating anxiety
You know it's mine
Say when your mind
Has a mind of its own
Please take mine
Don't leave me alone
Capture me
Separation anxiety
You know it's mine
I can't let you go
Cause you're a part of me
Not apart from me
You got a song from me
Well, it's good enough for me
I cannot separate from this anxiety
Come home and make our truce
Violence is what we learned
Listen in reverence
Why it can not pass
If you only make us
Then violence is what we learn
How can I separate
From this anxiety?
Closing my eyes
Rimasero
spossati a lungo, aggrappati scompastamente l’uno all’altra, i respiri
affannati e irregolari.
Arianna
teneva ancora i denti affondati sulla spalla sinistra di lui, gli occhi
cosparsi di lacrime e stravolti dalla sua nuova consapevolezza.
Sollevò
il capo e incrociò quelli torbidi di Mike.
«Sei
stato tutto per me, lo sarai sempre. Anche se io non ho alcun valore per te.
Sono sempre stata questo, vero? Una bella scopata, niente di più.»
Lo
spinse via con disgusto, si sistemò i vestiti e non lasciò mai i suoi occhi.
«E adesso
cosa vuoi cantare per me, Mike Patton?» chiese retorica.
Lui,
con calma, si sistemò a sua volta gli abiti alla bell’e meglio, poi si accostò
ad Arianna e prese ad accarezzare piano il suo viso.
Lei
sapeva cosa stava per succedere, sapeva che lui avrebbe tradotto in note e
melodie i suoi pensieri.
Now I'll say what I think
I'll never be what you want me to be
(Just to be who I am)
What do you want me to be?
You'll be on your knees
Tell me
Tell me it's not true
Arianna
aveva riconosciuto She Loves Me Not;
le canzoni di Mike, tutte, facevano parte di lei e la permeavano, le erano
familiari e scivolavano sotto la sua pelle con naturalezza.
Si
scostò da lui e scosse il capo. «Adesso me ne vado. E sappi che io ti amo, sarà
sempre così. Ma adesso non sarò più il tuo ostaggio. Sei stato una perfetta
illusione per me, ma adesso è finita.»
Si
avvicinò e lo baciò con calma, lo abbracciò con il cuore a pezzi e lo accarezzò
come non aveva fatto finora.
Poi si
voltò e lo lasciò, stavolta era lei ad andarsene. Era lei a decidere di porre
fine a tutto quanto.
Non era
certa che non avrebbe più visto Mike, non poteva vivere senza di lui e la sua
musica, ma qualcosa era mutato in lei. Non aveva più provato quei sentimenti
struggenti e scintillanti nel fare sesso con lui.
Aveva
avvertito chiaramente che lui non la ricambiava.
Finalmente
l’aveva capito e aveva fatto sua quella cruda e necessaria verità.
7 agosto 2018
Un
piccolo locale nella periferia di Bologna era ancora una volta lo scenario in
cui Arianna si sarebbe esibita.
Aveva
apportato una sola modifica alla scaletta, ma per il resto era tutto come
prima. Lei, la chitarra e il suo cuore sanguinante.
Eppure
si sentiva meglio, forse perché avrebbe suonato all’aperto e non si sarebbe
sentita soffocare all’interno di un buco angusto e afoso.
La
veranda del piccolo bar sorgeva su una piccola piazza, c’erano diversi
avventori e stavolta anche Carolina era riuscita a presenziare.
Arianna
finì di accordare la sua chitarra, scaldò un poco la voce e si concentrò su ciò
che doveva fare.
Si
sistemò sullo sgabello a lei dedicato e salutò il pubblico con un lieve
sorriso: «Buonasera, sono Arianna. Vi faccio ascoltare delle cover. Zombie Eaters dei Faith No More è la
prima».
Aveva
stranamente voglia di interagire con il suo pubblico, nonostante gli avventori,
come al solito, le stessero prestando poca attenzione.
Aveva
deciso di inserire quel brano per primo anziché per ultimo, era il suo modo per
esorcizzare il passato e lasciarselo alle spalle, per poi proseguire con la
scaletta.
Riuscì
immediatamente a catturare i presenti con la sua energia, e allora capì che
forse avrebbe dovuto sempre iniziare con un brano potente. E decise che avrebbe
continuato a farlo.
Notò
una certa curiosità nei presenti, forse contagiati dall’entusiasmo spumeggiante
di Carolina, la quale si esibiva spesso in applausi, grida d’approvazione e commenti
qua e là.
Arrivò
all’ultimo brano e si guardò attorno, sorridendo a chi le sorrideva, a chi la
ignorava e a chi mostrava aperto disinteresse.
«Vi
saluto con Perfect Illusion di Lady
Gaga. Buonanotte.»
E
neanche il finalmente borbottato da
qualcuno la scalfì. Era diventata una roccia, non trascorreva più il tempo a
medicare le sue ferite. Tanto aveva compreso che non si sarebbero più rimarginate,
si era abituata al dolore. Le era amico, compagno di vita, si sarebbe sentita
sola se lui d’improvviso fosse sparito.
It wasn't love, it wasn't love
It was a perfect illusion (perfect illusion)
Mistaken for love, it wasn't love
It was a perfect illusion (perfect illusion)
Oh
You were a perfect illusion
Certo
che non era stato amore tra lei e Mike, e non lo cantava con rabbia o
risentimento. Cantava con dolce malinconia, con nella mente impressi i bei
momenti e quelli dolorosi; ripensava a tutto con un certo distacco, riusciva
ora a guardare le cose da una nuova angolazione, e sentiva che non sarebbero
potute andare diversamente.
Cantò
l’ultimo ritornello e ripeté diverse volte le frasi.
It was a perfect illusion
Somewhere in all the confusion
You were so perfect
You were a... you were a perfect illusion
Infine
ripeté le ultime due frasi dello special, mettendoci enfasi e sentendo dentro
sé che era vero ciò che stava pronunciando.
I'm over the show
Yeah, at least now I know
Era
alla fine dello show e adesso sapeva, era finalmente consapevole di se stessa e
di quell’amore per Mike che non sarebbe mai cambiato.
Ed era
pronta a vivere ancora.
♫ ♪ ♫ ♪
♫
Siamo
giunti alla fine di questa piccola avventura, miei cari lettori!
Sono veramente
emozionata, non avrei mai pensato di poter scrivere su Mike. È una persona
molto enigmatica, non è affatto semplice riuscire a caratterizzarlo, e questo
mi ha spinto a provarci. Perché a me le sfide piacciono, anche quando sono
difficili, soprattutto in questo caso.
Spero
di aver fatto un lavoro quantomeno decente, ma ovviamente non conosco Mike e
non vi assicuro che lui sia proprio così come l’ho descritto! :D
Ma
veniamo alle solite spiegazioni, e questa volta vado di elenco perché ho da
dire diverse cose e voglio fare con ordine:
- Il primo brano
nominato è Walk dei Pantera, una canzone molto energica e che ci sta
proprio bene in un’occasione come quella descritta;
- Per scrivere
particolari sulla scaletta del concerto dei Dead Cross a Bologna (che, come già
detto, è avvenuto realmente all’Estragon il 5 giugno 2018), ho cercato
informazioni su internet, perciò se ci dovesse essere qualche imprecisione,
abbiate pietà ^^
- I brani Seizure
And Desist, Idiopathic e Church Of The Motherfuckers
provengono tutte e tre dal primo EP omonimo dei Dead Cross, uscito nel 2017;
- Il brano Underwater
Love, cantato da Mike durante il primo flashback, proviene dall’album The
Real Thing dei Faith No More del 1989, così come Epic e Zombie
Eaters;
- I brani Midlife
Crisis (che Arianna canticchia mentre cerca di non ascoltare Mike che parla
con i suoi fan) e Everything’s Ruined (il cui verso viene in mente ad
Arianna dopo che Mike lascia definitivamente il suo appartamento) sono estratti
entrambi dall’album Angel Dust dei Faith No More, anno 1992;
- Mentre Mike
abbraccia Arianna, dopo averle detto che tra loro è finita, canta Three
Little Birds di Bob Marley;
- Le canzoni Motherfucker
e Separation Anxiety, presenti nel momento in cui Arianna e Mike si
trovano assieme per l’ultima volta, provengono entrambe dall’album Sol
Invictus dei Faith No More, uscito nel 2015, a diciotto anni dal loro
ultimo lavoro in studio;
- Il brano She
Loves Me Not fa parte del disco Album Of The Year dei Faith No More,
anno 1997;
- I Dead Cross hanno
eseguito, oltre alla cover di Epic, anche quella di Raining Blood degli
Slayer, brano del 1986 estratto dal terzo album in studio della band, Reign
In Blood;
- Infine trovate
nuovamente Perfect Illusion di Lady Gaga, che come già detto faceva
parte del pacchetto che ho scelto di seguire per partecipare al contest di
MaryLondon.
Credo
di aver detto tutto, ma intanto voglio ringraziare sia Soul che Mary per avermi
accettato nei loro bellissimi concorsi, spero di non averle deluse con questo
racconto ^^
Un grazie
speciale va anche a chi ha letto e seguito questa mini-long, pur non conoscendo
questo artista eccezionale: come sempre mi date fiducia e questo mi fa sentire
davvero felice *-*
E
infine ringrazio il favoloso Mike Patton, capace di ispirare tantissimi aspetti
della mia vita, e di aiutarmi a creare storie e scenari che prima non avevo mai
sperimentato!
Alla
prossima avventura ♥
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