il ponte

di fame
(/viewuser.php?uid=1097051)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


il ponte A guardar giù
da questo ponte:
il fiume,
e poi di là, verso quel monte,
e la luna sovrastante;
in quel momento,
il tempo,
sembra indugiare
per un istante.

La mente,
dinanzi alle tormente,
vaga, insieme a quelle;
e lontano va,
che tanto, di lei,
poi, più nulla si sà;
sfocia nel mare,
senza più ripensare
alle vecchie sorgenti,
che ha saputo
così tanto amare;
ma il suo,
è un continuo vagare.

Ma dalla mente mia,
i ricordi,
non seguono
alcuna via:
essi non sfociano
in mare;
nulla di cui loro
possano sognare,
e la tristezza abbandonare.
Mi parlano,
ed io, ascolto:
raccontano dei
momenti passati,
e di quegli occhi belli,
da me tanto amati!
e poi questi mi sovvengono,
come terribili latrati,
e dalla mia mente,
son come risputati.

Ma questo ponte resistente,
sempre mi riconduce
al tempo presente;
la corrente lenisce,
e nella mia mente,
la tempesta svanisce.

Poi, guardo il paese,
le vecchie chiese,
ed il bosco,
tanto verde
in questo mese.

Ascolto un rumore,
forse un suono,
ma nel mio cuore
è come un tuono!

Nel fragor dei lampi,
che illuminano i verdi campi,
un onda,
proveniente da questa
marea immonda,
via mi porta,
e verso di te,
la corrente mi scorta.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3849323