Quello che la neve sa

di Earth
(/viewuser.php?uid=280174)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


8.
Il reame perduto

 

Quando Brina scomparve, la buona sorte abbandonò l’Impero del Nord con lei.
I guerrieri d'oro avevano preso fiumi e valli, macchiando con i loro stivali ingordi campi, strade e villaggi.
E quando i cavalieri del ghiaccio persero i Colli Bassi, quando gli avamposti cedettero, sembrò per un istante che potesse concludersi lì, con una firma sbavata su di una pergamena sgualcita e gli sguardi rabbiosi di due generali.
Ma Velio era caparbio e non si arrese — perché aveva giurato davanti alla vecchia strega delle api che avrebbe lottato, per la vittoria, per l'onore, per la gloria, per l'odio e la follia.
Ma le sue milizie erano stanche mentre gli invasori cavalcavano sicuri e briosi. E il caso beffardo volle che arrivassero alle montagne nei giorni del sole — che aveva fatto scivolare via la neve dai sentieri tortuosi e impedito alle loro calzature di congelarsi. Quell'esercito chiassoso e brutale aveva passato il Valico della Volpe nell'ombra del crepuscolo, sotto la nebbia pigra della Foresta Rossa. Per un giorno intero furono in vista, ma dalla guglia di guarda l'allarme non era partito, perché due sacchi di monete sonanti avevano reso ciechi gli occhi dei vedettieri.
Poi, quando le prime stelle silenziose si fecero alte nel cielo, le porte di Dulcamara furono abbattute e il panico e l'orrore corse tra le vie.
I cavalieri del ghiaccio non poterono nulla contro i guerrieri stranieri dai bei mantelli ricamati, le armature scintillanti e i destrieri possenti — che a guardarli più che un esercito sembravano una parata: una sfilata di orgoglio e fierezza.
Il sangue riempì i vani delle fontane e macchiò le anime degli uomini.
La Terra del Nord fu conquistata: nel ridicolo tempo di una notte la città era caduta — erano crollate le torri e demoliti i ponti, spaccate le mura dei palazzi, frantumate le ossa e distrutte le vite.
Con la fine di Dulcamara finì anche quella guerra.
E Velio masticò vendetta e odio, per il suo reame perduto. Camminò tra i suoi soldati rotti e le spade dei nemici che brillavano alla pallida luce dell'alba. Mise il suo nome sotto un ricatto di pace e maledisse tra i denti il sole e l’oro dei drappi di Adonide.


 

Animale e simbolo scelti: serpente - cattivo 
Parole 370
Note: e questa era la fine. Era da tantissimo che non scrivevo nulla e grazie al contest di Arianna.1992 mi sono decisa a rimettermi in gioco. Per me è stata una bella avventura XD
E per te?


 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3850940