Desclaimer: Tom Hiddleston non mi
appartiene e nemmeno il personaggio di Loki. Questa storia non è
stata scritta a scopo di lucro.
Tutto quanto scritto in questa fanfiction è
frutto della fantasia dell'autore e non rispecchia in nessun modo le
opinioni reali delle persone citate.
Un'ombra
nella sera, un sussurro nel vento
***
Finita.
Era. Finita.
Potersi rifugiare nella sua camera
d'albergo era stato un vero sollievo.
A quell'ora tutti i suoi colleghi, ad
un paio di fusi orari di distanza da lui, avevano già finito
la serata dell'anteprima mondiale di “Endgame”.
E lui non aveva partecipato, anzi era
scappato per qualche giorno in vacanza.
All'anteprima ci sarebbe stata già
abbastanza gente, e lui non avrebbe retto di vedere di persona la
delusione negli occhi dei fan.
La verità era che si sentiva un
traditore, altro che Loki!
Si tolse le scarpe con un sospiro di
gratitudine e si lasciò coccolare dalla moquette densa e
spessa durante il tragitto fino al minibar.
Nel momento in cui lo aprì fu
grato al suo manager, perché solo lui poteva aver dato ordine
di fargli trovare una bottiglia di whisky Jameson, ghiaccio ed i
bicchieri rocks.
Con cura prese un bicchiere, vi lasciò
cadere dentro tre cubetti di ghiaccio, e poi abbastanza whisky ma non
tanto da coprirli tutti.
Se solo tutto fosse stato elegante e
semplice come un Jameson on the rocks! Ma purtroppo non lo era, e Tom
ormai lo aveva imparato fin troppo bene.
Per il suo drink scelse la poltrona nel
salottino, e più che sedersi ci si accasciò come un
reduce di guerra dopo giorni di marcia forzata.
Il primo sorso di whiskey lo colpì
con il suo aroma forte, e lui lo trovò talmente familiare da
essere commovente. Almeno quello non era cambiato, come invece troppe
altre cose nella sua vita.
La sua prima premiere di Avengers era
stata un successo, alla seconda aveva fatto presenza per forza,
questa, la terza ed ultima, l'aveva evitata.
Erano successe troppe cose e ne erano
state dette ancora di più; chiacchiere buttate a casaccio che
però avevano fatto molto male, e lui era francamente stanco di
sentirsi sguardi puntati addosso e sentire giudizi mormorati dietro
le mani.
Più ancora era stanco che ogni
sua mossa venisse spiata e caricata di significati che lui nemmeno
aveva pensato.
La recitazione era magia, ma quello non
era più recitazione: era qualcosa che lui non sapeva definire
ma che non gli piaceva più.
Se i fan erano delusi poteva capirli,
ma lui non aveva più le forze di combattere quella battaglia.
Era sconfitto ed amareggiato. Era stato
bello salire sulla giostra della Marvel, ma era una giostra con un
certo ritmo, e non era il suo.
Non era finita come lui aveva sperato,
e già da quando gli era stato consegnato il suo copione di
“Endgame” sapeva che le reazioni del pubblico non
avrebbero potuto essere positive nemmeno volendo, semplicemente
perché non c'era materiale da giudicare: un minutaggio
striminzito e battute al limite della banalità.
Per questo non si era presentato: aveva
deluso tutti: i fan di Loki, i fan suoi, aveva deluso sé
stesso, e sapeva di aver deluso anche qualcun altro.
-Lo so che hai qualcosa da dire. Fatti
avanti e togliamoci il pensiero tutti e due-
Gli rispose solo il silenzio della sua
stanza, ma lui lo sapeva che non poteva essere così semplice.
Sospirò e bevve un altro sorso
di whisky; i cubetti di ghiaccio all'interno tintinnarono tra loro e
contro il vetro, ed il freddo sulle dita non potè non
ricordargli lo Scrigno degli Antichi Inverni.
Quante cose erano cambiate da allora!
Posò il bicchiere sul tavolino
di fronte alla poltrona, appoggiò la testa contro lo schienale
della poltrona e chiuse gli occhi.
-Va bene, Loki. Quando ti va di
parlarne io sono qui-
***
Non si era reso conto di essersi
addormentato, però si rese conto che avrebbe proprio dovuto
svegliarsi.
Sbattè un paio di volte le
palpebre e lui era lì, come si era aspettato. E non poteva
essere un effetto dell'alcol.
Loki di Asgard era in piedi di fronte a
lui, immobile, le mani dietro la schiena e l'espressione seria e
concentrata. Su di lui.
Tom avvertì un brivido che ormai
stava diventando familiare.
-Benvenuto, Loki di Asgard. Posso
offrirti da bere?-
-Quello che prenderà il padrone
di casa. Non è degno far bere l'ospire da solo-
“Messaggio ricevuto”
Tom si alzò dalla poltrona e
tornò al minibar.
Riuscì a trovare un piccolo
vassoio e preparò due bicchiaeri con ghiaccio come aveva fatto
poco prima, ma poi, invece di versare il whisky, ritenne più
opportuno portare tutta la bottiglia.
Loki era ancora in piedi, e scrutava
ogni sua mossa.
-Prego, accomodati. Non è degno
nemmeno lasciare l'ospite in piedi-
Loki si sedette nella poltrona di
fronte alla sua, ma non sembrava né a proprio agio né
più rilassato.
Era una sottile lastra di ghiaccio
pronta a spezzarsi.
Tom posò il vassoio sul tavolino
e solo allora versò il whisky. Prese lui il primo bicchiere. O
forse avrebbe dovuto fare scegliere all'ospite? No, era meglio bere
per primo per dimostrare che non aveva avvelenato la bevanda, cosa
che non aveva comunque intenzione di fare.
Loki lo guardò freddo mentre lui
beveva un sorso, poi prese il suo bicchiere e bagnò appena le
labbra.
-Non abbiamo brindato- gli fece
osservare Loki.
-Avremmo dovuto?-
-Dimmelo tu-
-No, meglio lasciar stare. Al prossimo
giro, magari-
-Ah, giusto-
Finirono ognuno il proprio bicchiere in
silenzio, e Tom non volle chiedere nulla. Ormai sapeva che era meglio
aspettare Loki.
Quando Tom riempì i bicchieri
per la seconda volta, Loki si fermò prima di bere.
-Stavolta brindiamo?- più che
una richiesta sembrava una provocazione, che Tom non aveva nessuna
intenzione di cogliere.
-Io non ho nulla a cui brindare. Se
vuoi proponi tu qualcosa-
-Ah, non saprei... potremmo brindare,
ad esempio, alla fine dei giochi-
Ecco, ci erano arrivati.
Il disprezzo nella voce di Loki era
denso come veleno.
-Non credo che tu lo voglia davvero, e
nemmeno io-
-Ed allora a cosa? Alla disfatta? Alla
delusione? Oppure alla mediocrità?-
-All'essere liberi?- tentò Tom.
-Questa non è libertà.
Questo è stancarsi di un giocattolo e metterlo da parte-
Dovette incassare in silenzio.
-Te lo dico io a cosa brindiamo-
Continuò Loki -Brindiamo alla fratellanza nell'essere
incompresi-
Quello Tom poteva accettarlo.
-E sia, allora: alla fratellanza
nell'essere incompresi-
Loki alzò il bicchiere e
pronunciò un sonoro
“skål!”,
a cui Tom riuscì ad unirsi a malapena.
La voce di Loki
aveva vibrato come un grido di guerra da un'epoca remota, non certo
un augurio, e lui, pur con tutto il suo talento, non riuscì a
ricreare l'inflessione perfetta di un principe del nord ferito
nell'orgoglio.
L'orgoglio di un
attore britannico non è lo stesso di quello di un dio norreno,
dopotutto.
Anche il secondo
bicchiere venne vuotato in silenzio, e Tom ebbe l'impressione che il
ghiaccio in quello di Loki non si sciogliesse, e che il vetro si
stesse coprendo di uno strato di condensa più denso rispetto
al suo.
“L'eredità
degli jotnar” pensò.
Non osò farne
parola, e sperò che Loki non notasse che lui aveva notato.
Quando finirono Loki
posò il bicchiere in modo da farlo tintinnare sul vassoio.
Non era esattamante
sgarbato, anzi non perdeva nulla della sua eleganza, ma lo stesso
aveva lasciato intendere con chiarezza tutto il suo disappunto.
-Adesso, Thomas, esaurite tutte queste
graziose formalità, posso sapere perché mi hai
chiamato?-
Anche lui posò il bicchiere
prima di rispondere.
-Niente trucchi stavolta. Volevo
chiederti scusa-
Loki ostentò una falsissima aria
sorpresa, curandosi che lui capisse con precisione che era falsa.
-Chiedere scusa? A me? E perché
mai, di grazia?-
Tom scosse la testa. Gli era mancato in
fondo. Sapeva che Loki era megalomane, instabile, permaloso ed
offeso, e lo stesso gli era mancato.
-Non fare finta di non capire. So che
quello che hai visto stasera non era quello che ti aspettavi né
quello che avresti voluto vedere. E dunque... mi dispiace, Loki-
Si era aspettato una reazione,
un'escandescenza, una scenata da diva offesa, ed invece nulla; c'era
qualcosa di irrequieto, ma serpeggiava ancora sotto la superficie:
era nella contrazione delle lunghe dita affusolate posate sulle
ginocchia, nel modo di stringere le labbra e di serrare la mascella,
nel guardare lontano, con i suoi occhi limpidi e brucianti, verso
cose che lui nemmeno poteva immagiare.
-Ti dispiace- ripetè Loki con
voce sorda e distante -A te... dispiace-
La tempesta si scatenò
all'improvviso: senza che Tom avesse avuto il tempo di accorgersene,
Loki non era più sulla poltrona, ma era davanti a lui, con una
mano che lo stringeva alla gola e lo teneva inchiodato alla poltrona.
Il suo viso era stravolto, pallido, era
feroce e disperato.
-Avevo deciso che per questa volta
avrei lasciato correre, ma tu, con la tua arroganza nel convocarmi
per offrirmi delle patetiche scuse, hai superato ogni limite della
mia tolleranza!-
La stretta di Loki era una morsa
d'acciaio e Tom non riusciva a smuovere la sua mano nemmeno di un
millimetro. Dimenarsi serviva solo a stringere di più.
Le sue mani scivolavano inutilmente sul
metallo e sul cuoio che coprivano gli avambracci del principe.
-Sono stato umiliato oltre ogni più
infame aspettativa. Rubare e dileguarmi? E senza nemmeno poter dire
una parola o fare un gesto dignitoso? Avrebbe potuto farlo in quel
modo la più insignificante delle comparse! Dunque è
questo che sono? È questo che merito? E la museruola? Sbattuta
addosso così, per zittire delle battute stupide?-
-Lo so questo, ma...-
-E mio fratello? Sbaglio o ciò
che era piaciuto tanto era il rapporto con lui? Ebbene, dov'è
finito? Una frase sensata tra noi, anche una sola ma qualcosa che
restasse impresso, era chiedere troppo?-
-Non doveva... agh!-
-Silenzio! Non vi è bastato
togliermi tutto andando avanti nel tempo, avete anche dovuto
sottrarmi quello che ero nel passato! E per questo io non vi
perdonerò mai!-
Le lacrime che già gli facevano
bruciare gli occhi caddero sulla mano di Loki e sul polsino
metallico.
Non per il dolore o per la paura,
perché in fondo Loki non lo stava davvero soffocando e la
stretta serviva solo a fare scena ed a tenerlo fermo mentre lui
sfogava tutta la sua frustrazione.
Tom stava piangendo perché,
dietro la furia, vedeva negli occhi di Loki tutta la rabbia impotente
dell'avere così tanto da esprimere e che gliene fosse negata
la possibilita.
Come se quello che lui aveva da dire
non fosse importante o come se non interessasse a nessuno.
E Tom capiva troppo bene cosa
significasse avere denro di sé un mondo intero, volerlo
condividere, e trovare solo un muro di disinteresse.
-Loki, mi dispiace!- rantolò.
Riuscì a guardarlo negli occhi
attraverso il velo delle sue lacrime, e per un attimo si trovò
immerso in tutto quello che provava Loki.
Neanche il famoso “Dimmelo!”
bastava a rendere l'immensità della disperazione e della paura
del principe di Asgard.
-Mi dispiace davvero- mormorò
dritto alla parte più fragile, ferita, insicura, del malvagio
dal cuore a pezzi che lui aveva creato.
Loki per un attimo perse la parola.
Per un attimo sgranò gli occhi,
colpito a fondo.
Lo schiacciò un'ultima volta
contro la poltrona e poi lo lasciò andare con un gesto
sprezzante.
-Che dovrei farmene delle tue scuse?-
Tom si portò le mani alla gola,
per controllare che fosse tutto intero e forse per proteggersi dalla
prossima sfuriata.
-Volevo che tu lo sapessi. Volevo che
sapessi che avrei voluto darti di più, che sapevo che tu
avresti meritato molto di più. E mi dispiace, mi dispiace
che tu non lo abbia avuto-
-Parole nell'aria, le tue-
-Può darsi, ma tu lo sai che
sono sincere-
Lo sguardo di Loki lo fece tremare.
Era rabbia, e disprezzo, e paura. Era
l'agonia di chi avrebbe disperatamente voluto fidarsi ma non sarebbe
riuscito a sopportare l'ennesimo tradimento.
Durò pochi secondi, poi Loki
tornò il freddo, orgoglioso principe che era sempre stato.
-Io sono il Dio degli Inganni. Per me
sincerità è solo un'altra parola da utilizzare per
creare illusioni-
-So cosa sei. Ma davvero non vuoi
credermi?-
Come sempre quando si innervosiva, Loki
prese a muoversi per la stanza.
Era una meraviglia, dovette ammettere
Tom: era forza ed eleganza insieme, era fatto di contraddizioni, era
il personaggio perfetto; era a pezzi, eppure non abbattuto ma ancora
più grandioso nel suo dolore.
Tom si sentì in colpa: aveva
creato lui quell'essere meraviglioso, e poi lo aveva tradito; lui,
che avrebbe dovuto comprenderlo, difenderlo, più di ogni
altro.
Le lacrime tornarono a pizzicargli gli
occhi.
-Anche se ti credessi, Thomas, non
cambierebbe niente. Le tue scuse non mi restituiscono ciò che
mi è stato negato-
Tom non poteva sopporarlo: dietro il
disprezzo Loki era così ferito, così spezzato...
si alzò in piedi e d'istinto gli
afferrò un braccio.
-Loki, tu puoi essere molto di più.
Tu sei molto di più di ciò che è stato scritto
in quei copioni, ed io...-
Il dio degli inganni se lo scrollò
di dosso come avrebbe fatto con una mosca.
-Tu non hai capito niente! Non sono
stato abbastanza chiaro la volta scorsa? Oppure io ti ho fatto
credito di un'intelligenza che tu non possiedi?-
-Loki...-
-Silenzio! Ti ho spiegato che se una
cosa non è scritta, o fatta, o detta, per me non esiste! Io
posso essere solo ciò che mi fate essere. E se mi avete
plasmato per gloriosi propositi, perché adesso mi avete
tradito?-
Tradito. Tom poteva capire benissimo
come si sentisse Loki. Cosa volesse dire essere prigioniero di un
ruolo che altri hanno scelto per te.
-Ma tu puoi... insomma, tu sei un dio,
non puoi fare qualcosa?-
Loki si voltò verso di lui di
scatto, con tanta forza da fare schioccare i lembi della giacca di
pelle come una frusta.
-Niente! Non lo capisci? Non c'è
niente che io possa fare. Perchè io, il principe delle
illusioni, sono io stesso menzogna e finzione. Io sono un'ombra nella
sera, sono un sussurro nel vento. Senza te, a darmi una voce, un
corpo e un'anima, io non esisto. E sarebbero bastate poche parole,
purché fossero le parole giuste, a farmi essere non un re, non
un dio, ma solo me stesso-
Essere sé stesso.
Tom capiva fin troppo bene.
Non era solo un problema di Loki, e
forse la connessione tra loro era ben più complessa e profonda
di quella tra un attore ed un personaggio.
Anche Tom aveva sofferto a non poter
creare le sue illusioni con l'arte della recitazione.
Ma adesso avrebbe potuto. Dopotutto già
una volta Loki gli aveva chiesto di parlare per lui, e potersi
esprimere non era un bisogno solo di Loki.
Iniziò senza che il dio degli
inganni gli chiedesse nulla, senza nemmeno chiedere di cambiare il
suo aspetto ed i suoi vestiti. Lui non aveva bisogno del trucco per
essere Loki.
-Tra innumerevoli menzogne, io avrei
voluto poche cose reali- disse con la voce di Loki. Era tornato ad
essere il principe di Asgard.
Il suo doppio lo guardò
sorpreso. Poi sconvolto. Poi forse spaventato.
Tom riprese, e stavolta niente bugie.
-Avrei voluto potermi confrontare con
mio padre, avrei voluto poter piangere mia madre, avrei voluto
scambiare parole sincere con mio fratello-
-Cosa stai cercando di fare?-
Tom lo ignorò. Era il momento di
tirare fuori tutto, che a Loki piacesse o meno. Non lo avrebbe
lasciato a tenersi dentro tutte quelle cose.
-Avrei voluto raccontare dei mondi che
ho visto, tramandare le cose che ho imparato, avrei voluto tessere
ancora illusioni e sogni di grandezza-
Illusioni. Anche lui le creava. Ad
occhi chiusi poteva sentire su di sé la consistenza
dell'abbigliamento di Loki come era stato sul set del film. Non
illusione, ma reale. Ed i capelli potevano essere nero corvino nella
sua mente, mentre gli occhi sarebbero stati quelli: gli occhi del dio
degli inganni.
-Avrei voluto poter stringere ancora
quello scettro, e dire a tutti che io sapevo, oh, sì, io
sapevo di avere tra le mani una seconda Gemma dell'Infinito, e
narrare dei mille e mille progetti che avevo in proposito-
Adesso Loki tremava. Non aveva saputo
di sapere quella cosa finché a Tom non era venuto in mente che
lui avrebbe dovuto saperlo per forza, e che avrebbe potuto fare
grandi cose. Gli aveva restituito un altro pezzo della sua identità.
-Ed avrei preferito essere ancora il
nemico- Di nuovo gli bruciavano gli occhi ma non si fermò,
perché era quella la cosa più importante. Nello stesso
momento Loki di fronte a lui si accasciò sulla sedia
nascondendo il viso tra le mani.
Tom lo vedeva attraverso un velo di
lacrime ma non poteva fermarsi né poteva permettere alla sua
voce di tradirlo proprio in quel momento.
-Avrei preferito essere combattuto
altre mille volte, ed altre mille volte assaporare l'amarezza della
sconfitta, piuttosto che essere dimenticato-
Uno spasmo all'altezza del petto gli
mozzò il respiro, e nello stesso momento anche Loki si
premette una mano sul cuore.
Se era lo stesso cuore, Tom poteva
sentirlo battere contro le costole perché doveva trattenere
troppe cose.
Decise di non tormentarlo. Voleva
dargli voce per permettergli di esprimersi, ma non voleva farlo
soffrire ancora.
-Ma adesso resta solo questo. Vuoto,
freddo e silenzio. Il rumore delle promesse infrante. E lacrime e
rimpianto. Ma chi si cura delle lacrime del principe delle menzogne?-
-Non è adatto al dio degli
inganni affondare nell'autocommiserazione. Non è questo che
sono. E dunque ricordatemi come il traditore, il folle,
l'ingannatore, ricordate la guerra che ho scatenato, ricordatemi come
il peggio che sapete di me. Ma non vi azzardate a dimenticarmi-
Loki non lo ascoltava più. Era
piegato su sé stesso e sembrava che stesse singhiozzando con
tutta l'anima.
Non avrebbe potuto essere un trucco,
perché Tom provava le stesse emozioni.
Provò ad avvicinarsi a lui e gli
mise una mano sulla spalla per fargli sentire almeno che lo
comprendeva.
Loki non lo scacciò.
Rimasero un paio di minuti così,
uno accanto all'altro, e Tom non disse più nulla per lasciare
a Loki il tempo di sfogarsi e di riprendersi.
Non gli offrì un fazzoletto
perché i principi e gli dei non hanno bisogno di queste cose,
e comunque quel principe e quel dio in particolare si sarebbe offeso
a morte.
-Ti odio- gracchiò Loki quando
ebbe riacquistato un minimo di controllo su sé stesso.
Aveva ancora gli occhi arrossati e
lucidi, e Tom gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla.
-Davvero? Mi odi quanto odi Thor?-
Loki lo guardò storto ma ancor
non lo incenerì né lo trasformò in nulla di
spiacevole. Non si sottrasse nemmeno al contatto con lui.
-Vi odio alla pari- ammise alla fine
lentamente -Anche se per ragioni diverse-
-Lo considero un onore-
Ed era vero, dato che sapeva quanto
complicato, sfaccettato e splendido fosse l'odio di Loki verso suo
fratello.
Si alzò e fece un cenno verso la
bottiglia.
-Un altro bicchiere?-
Loki si limitò ad annuire.
I due bicchieri di prima erano pieni
d'acqua del ghiaccio sciolto, dunque Tom dovette andare a prenderne
altri due perché annacquare del Jameson sarebbe stato un
sacrilegio.
Al suo ritorno Loki era alla finestra e
non si voltò.
Gli fece l'onore di girarsi a guardarlo
solo quando lui gli porse il bicchiere.
-Sono ancora offeso-
-Lo so-
-E non mi passerà-
-Ne hai tutto il diritto. Non passerà
facilmente nemmeno a me-
-Però ti sono grato per tutto
quello che hai fatto per me in questi anni-
Tom sorrise. Aver conquistato la
gratitudine di Loki era un riconoscimento più unico che raro.
-Sono io che ti ringrazio. Per me è
stato un onore essere te-
Sollevò il bicchiere verso Loki.
-Skål?-
-Skål!
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Cantuccio
dell'Autore
Mea
culpa: ho visto “Endgame” solo due giorni fa.
Ok,
bel film e non è questa la sede per farne la critica completa,
ma per quanto riguarda Loki... Che cazzo hanno combinato?!!! Ma che
si sono fumati?
Se
qualcuno ha notizie me le dia, perché, davvero, non capisco
perché creare un personaggio così bello per due film e
poi non portarlo avanti come meritava.
I
registi lo odiavano? Tom Hiddleston si è stancato di fare i
cinecomics? Odino in persona è intervenuto di persona affinché
la Marvel smettesse immediatamente di sminchiare l'Edda poetica e
pure quella in prosa?
Datemi
una spiegazione se ce l'avete, perché su Loki io sono rimasta
delusa come poche altre volte nella storia del cinema.
Makoto
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